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Autore: Eve Ell    18/12/2013    0 recensioni
[...] Sono sempre stata una persona abbastanza restia a legarmi troppo a chi mi si avvicinava, semplicemente perché dopo tanto tempo ho capito che le persone sono un po’ come i pesci rossi: durano giusto il tempo di affezionarcisi ben bene e poi li ritrovi morti nell'acquario, o a fare gli amiconi con l’ultima arrivata della lista. Gli esseri umani ovviamente, non i pesci rossi. [...]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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RESPIRIAMO LE PAROLE CHE GLI ALTRI NON RESPIRANO

 

Non sono mai stata brava con le parole io.
E non sono certo una di quelle a cui bastava un battito di ciglia oppure un sorriso per incantare tutti quanti in una stanza, io.
Non è che non sono bella, oppure che mi manchi realmente qualcosa per rendere qualcuno interessato a me.
Semplicemente non mi è mai piaciuto essere il centro dell’attenzione di nessuno.
Essere al centro delle attenzioni di qualcun altro significa sempre e comunque venir guardati, giudicati, e trovarsi sulle spalle delle aspettative.
Io le ho sempre odiate le aspettative.
‘Aspettativa’ viene dal latino ‘exspectare’ aspettare, composto di ‘ex’ fuori e ‘spectare’ guardare.
Guardare fuori. Guardare cosa viene fuori. E cosa viene fuori da te? Quasi per certo non quello che gli altri si aspetterebbero di vedere.
Gli esseri umani sono creature dannatamente complicate: un giorno sono felici e contente, quello dopo si chiedono che cosa cavolo vivono a fare e per quale motivo gli sia toccata proprio quella vita di merda.
Non sono mai stata brava a capirli gli esseri umani io.
E non sono certo una che si sforza troppo di capirli comunque, io.
Preferirei spesso e volentieri starmene da sola in una stanzetta, su una sedia a dondolo magari pure di legno, con un paio di mele e un buon libro, e magari qualche raggio di sole a farmi luce.
Non è che non mi piacciano gli esseri umani, tutt’altro, li trovo interessanti, ricchi di sfumature e alquanto buffi spesso, però ancora più spesso riescono ad essere aridi, malvagi, egoisti e lunatici.
Chi di noi non ha mai avuto a che fare con qualcuno di lunatico. Un giorno è la tua migliore amica, il giorno dopo preferirebbe non sentirti nemmeno nominare. Il lunedì è il principe azzurro senza macchia e senza paura, e il giorno dopo vuole solo scopare senza lasciarti il tempo nemmeno di dire la tua.
Gli esseri umani sono così, pieni di se ma allo stesso tempo paurosi, allegri ma nello stesso tempo pronti a deprimersi appena possibile, innamorati ma malfidati, pieni di vita eppure così inclini a morire.
Non è che io non voglia relazionarmi con gli esseri umani io.
E non sono certo una di quelle misantrope piene di odio per l’umanità e per tutto ciò che mi circonda, io.
È solo che spesso vorrei volarmene via su una piccola isola deserta, una canna da pesca, un accetta e un accendino, e mi costruirei un rifugio per starmene un po’ per conto mio senza dover sentire storie di ordinaria follia e straordinaria normalità ogni volta che qualcuno apre bocca.
Sono sempre stata una persona abbastanza restia a legarmi troppo a chi mi si avvicinava, semplicemente perché dopo tanto tempo ho capito che le persone sono un po’ come i pesci rossi: durano giusto il tempo di affezionarcisi ben bene e poi li ritrovi morti nell’acquario, o a fare gli amiconi con l’ultima arrivata della lista. Gli esseri umani ovviamente, non i pesci rossi.
Quando ero piccola mi piaceva moltissimo andare allo zoo a vedere tutti quegli animali nei loro piccoli mondi fasulli, stretti fra di loro a chiedersi se tutti i loro simili vivono davvero cos’, ma sicuri che i loro amici e compagni non sarebbero mai andati via da li, che sarebbero rimasti per sempre insieme. Poi realizzai una cosa: non è una gabbia che rende le persone amiche, ma al contrario, se anche con la libertà di non tornare, le persone tornano da te, è quello che ti può far considerare qualcuno amico.
Questa storia che sto per raccontarvi si basa un po’ sul concetto della libertà, dell’amicizia e del ritorno, ma anche su concetti un po’ meno belli, quali la dipendenza, l’attaccamento insano a qualcuno e l’estremismo in campo sentimentale. L’amicizia è la droga della gioventù, e noi giovani siamo sempre pronti a iniettarcela in vena; ma l’amore è la droga della vita, ed è sempre pronta a spezzarci il cuore, a renderci dipendenti e schiavi fino alla perdita totale di ogni valore in cui credevamo, di ogni concetto in cui fino a qualche giorno prima avevamo basato la vita, e allo smarrimento di noi stessi. Ci innamoriamo e ci re inventiamo, ancora e ancora, sempre pronti a essere qualcos’altro o peggio qualcun’alto, che poi in realtà finiremo ad odiare.
Non sono stata mai brava con le parole io, ma dato che non so con che altri mezzi raccontarvela, userò questa arma affilata fatta di lettere e punti, esclamazioni e domande, sospensioni e spazi, per narrarvi la mia storia.
E comincerei proprio da un “Titolo, due punti, a capo, aperte le virgolette”.

   
 
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