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Autore: francar2225    18/12/2013    1 recensioni
Damon alzò gli occhi al cielo. Accidenti a lui a alla sua insana totale impossibilità di ragionare lucidamente quando era accanto alla sua compagna. Come diavolo gli era venuto in mente di promettere ad Elena il Natale dei suoi sogni insieme a tutti i suoi amici?
Semplice: perché era il natale dei suoi sogni.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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1.
 
L’enorme abete adornato di palline colorate troneggiava imponente nel grande salotto di casa Salvatore, e il camino acceso emanava un lieve tepore che si irradiava attraverso tutta la stanza.
Damon Salvatore, seduto sul divano, stringeva a se Elena, la sua unica ragione di vita, osservando assorto le luci colorate dell’albero.
“Damon?”
La voce di Elena lo riportò alla realtà. La baciò dolcemente sulla fronte.
“Dimmi.”
Lei si mosse leggermente, in modo da poterlo guardare negli occhi.
“Cos’hai?”
Damon sospirò, era arrivato il momento di vuotare il sacco. Era stato nervoso tutta la giornata, e questo suo atteggiamento non era sfuggito alla sua ragazza. Lo conosceva bene, meglio di chiunque altro. La baciò, come a voler trarre forza da quel bacio.
“Che motivo c’è di trascorrere la vigilia di Natale insieme agli altri? Potremmo trascorrerla da soli, a letto, a fare un mucchio di cose decisamente peccaminose mentre beviamo Champagne e ci scambiamo il sangue….”
Elena sorrise. “No, no, no. Hai promesso Damon!”
Lui alzò gli occhi al cielo. Accidenti a lui a alla sua insana totale impossibilità di ragionare lucidamente quando era accanto alla sua compagna. Come diavolo gli era venuto in mente di promettere ad Elena il Natale dei suoi sogni insieme a tutti i suoi amici?
Semplice: perché era il natale dei suoi sogni.
Damon sapeva perfettamente di essere un mostro della peggior specie, e sapeva perfettamente di non essere in grado di impedire ad Elena di soffrire per il suo devastante passato. Però poteva regalarle un futuro felice. E lo avrebbe fatto. A qualunque costo, anche se voleva dire sopportare i suoi amici. Cosa di cui avrebbe fatto volentieri a meno.
Questo non gli  impediva, tuttavia, di provare a proporre delle alternative che potessero soddisfare entrambi. Anche se non ricordava una sola volta in cui tali alternative fossero state accettate.
La baciò di nuovo. “Ok. Ci ho provato.”
Continuando a sorridere, Elena salì sopra di lui e cominciò a baciargli il collo. Damon chiuse gli occhi e sussurrò. “Dai, Elena, fallo..”
Non c’era via d’uscita, quando Elena lo baciava il quel modo, lui non desiderava altro che di essere morso. Il piacere che ne provava era sconvolgente, un orgasmo pari al rapporto sessuale che lo stordiva totalmente. Aprì gli occhi fremendo e vide Elena che aveva sfoderato i suoi denti candidi e appuntiti. La guardò per un attimo ed in un ultimo barlume di lucidità si ritrovò a pensare a quanto fosse bella.
Lo squillo del telefono produsse uno squarcio nella bolla in cui entrambi stavano fluttuando.
Elena sbuffò, e Damon cercò di riprendere il controllo di se, evitando l’impulso di sbriciolare il telefono che continuava a suonare. Rispose.
“Ciao Fratello!”
La voce di Stefan lo irritò. Amava suo fratello. Ci aveva messo quasi 200 anni a capirlo, ma il suo tempismo nel rovinare le cose lo mandava ancora su tutte le furie.
“Sei contento di sentirmi?”
“No.” Rispose seccamente Damon, e Stefan rise.
“Volevo avvisarti che sono a New York con la scuola, ma che per Natale cercherò di esserci. ”
“Tranquillo. Non avevo dubbi in proposito.” Damon chiuse la conversazione e gettò il telefonino sul divano, cercando di non pensare al fatto che Stefan era di fatto considerato da tutti colui che avrebbe dovuto essere l’Amore Epico della sua donna.
 
2.
Elena guardò Damon gettare il telefono sul divano perplessa. Aveva capito perfettamente che si trattava di Stefan.
“Qualcosa non va?”
Lui scosse la testa. “Stefan ci fa sapere che è a New York con la scuola ma che per Natale ci sarà.”
Elena annuì. Stefan si era trasferito da tempo ormai, e si era iscritto di nuovo al liceo. Per l’ennesima volta quell’anno avrebbe preso il diploma. Era strana la vita dei vampiri. Costretti a ripetere all’infinito sempre le solite cose per dare una parvenza di umanità ad una vita che di umano non aveva ormai più nulla. Stefan era fermo da 200 anni all’età di 17, e quindi l’unica alternativa che aveva era quella di iscriversi al liceo. Sempre un liceo diverso, decine di diplomi.
Damon, da questo punto di vista era più fortunato. Lui era fermo a 25 anni, quindi poteva evitare quella ripetizione infinita, anche perché Elena non avrebbe proprio potuto immaginare Damon tra i banchi di scuola. Avrebbe finito per fare una strage di professori al primo brutto voto.
“Non vedo l’ora di rivedere tutti ” sorrise.
Damon, seduto accanto a lei, la stava osservando con sguardo impenetrabile e occhi di ghiaccio. Il sorriso di lei si spense. Elena conosceva Damon troppo bene per essere tratta in inganno. Si preparava la tempesta. La burrasca dalla quale non sarebbe uscita vincitrice. Lo guardò con aria interrogativa in attesa dei tuoni e dei fulmini che puntualmente arrivarono.
"Dì la verità Elena, ti dispiace essere quì? Magari vorresti essere a New York con la scuola anche tu."
"Ma che dici?" Elena lo fissò attonita.
 "Beh, magari avresti voluto essere lì con lui."
Damon parlava calmo, ma la fissava con sguardo penetrante. Elena odiava quello sguardo. L' aveva visto così tante volte in passato da riconoscerlo al volo. Era lo sguardo che Damon le riservava quando veniva colto da uno dei suoi folli attacchi di gelosia nei confronti di Stefan. Non aveva mai veramente compreso quanto lei lo amasse. Si riteneva il fratello sbagliato per l
lei, e probabilmente era vero. Durante la sua lunga vita Damon era stato molto di più che un mostro. Aveva vissuto per decenni senza sentimenti, commettendo dei crimini orribili. Poi si era innamorato e aveva cominciato a soffrire, soprattutto quando aveva realizzato quello che era stato.
Non riusciva a darsi pace e sfidava tutti ad accettarlo senza riserve, come se fosse un modo infallibile per allontanare le persone da se. Il fatto che Elena fosse tra coloro che se ne infischiavano del suo passato, lo spiazzava. In realtà, lei non era del tutto indifferente ai fantasmi che ogni tanto riemergevano e andavano a scagliarsi sulla loro vita, ma lo amava. Incondizionatamente. E gli sarebbe rimasta accanto, qualsiasi cosa fosse successa, anche se lui credeva di non essere degno del suo amore e, puntualmente, le sue insicurezze riaffioravano rischiando di rovinare tutto.
Questo era uno di quei momenti. Ora che tutto sembrava andare per il meglio, ecco che lui ricominciava a guardarla in quel modo.
Ora mi stai irritando Damon!"
 Lui continuò ad insistere: "Stai evitando la mia domanda per caso?"
"Quale domanda?"
 "Avresti voluto essere a New York con Stefan?" Damon continuava a fissarla, probabilmente cercando di scorgere qualche segno nella risposta di lei, ma lei rimase in silenzio e lui si irritò ancora di più. Si alzò dal divano.
Elena cominciò ad innervosirsi: "Non capisco dove vuoi arrivare."
 "Andiamo! Stiamo parlando di Stefan, il tuo amore Epico. Non vorresti essere lì con lui a festeggiare il Natale?"   
 "Non posso credere che stiamo facendo ancora questi discorsi su Stefan e su questa stupidaggine dell’Amore Epico!"
 "Non hai risposto alla mia domanda Elena."
 "E non ho intenzione di farlo! Credevo che avessimo superato quella fase! Si può sapere che ti prende?"
 "Devo prenderlo come un "si" questo tuo sfogo, vero?"
 A Elena venne voglia di piangere: "Credevo che con gli anni la tua paranoia e il tuo senso di inferiorità fossero scomparsi."
 Gli occhi di lui si dilatarono, il naturale azzurro lasciò il posto ad un grigio intenso. Acciaio fuso. "Come puoi credere che io abbia dimenticato chi sono! Sono un mostro Elena! Svegliati! Non puoi desiderare veramente di trascorrere l’eternità con me!"
“Damon, io TI AMO!”
“E allora smetti di amarmi! Smettila Elena! Scappa lontano da me! Io non merito l’amore di nessuno! Tanto meno il tuo! Io merito di stare da solo. E tu meriti di stare con Stefan.” Le ultime parole di lui si persero in un sussurro.
Lacrime di rabbia e di dolore cominciarono a  scivolare sulle guance di lei. Si sedette sul divano e, con la testa tre le mani, scoppiò in singhiozzi.
 
3.
 
Damon rimase fermo al centro della sala, combattendo la voglia di correre a prenderla tra le braccia e chiederle scusa. Ma  la gelosia, il rimorso, il senso di inadeguatezza e l’orrore gli annebbiavano il cervello. Chiuse gli occhi cercando di cancellare l’ennesima sofferenza che stava infliggendo alla donna che amava, ma i suoi singhiozzi gli laceravano il cuore, allora fece un lungo respiro e uscì nella notte pensando che nessuna luce natalizia avrebbe mai potuto illuminare il buio della sua anima.
 
Damon non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato da quando si era seduto allo sgabello del bar. Il suo sgabello. Accanto a quello di Rick. Senza Rick. Continuava a bere bourbon e a pensare ad Elena. Forse aveva ragione, forse doveva davvero scrollarsi il passato di dosso, ma come si faceva a fare i conti con la propria coscienza? Cosa avrebbe dato per avere il suo amico accanto a consigliarlo!
“E’ libero?”
La voce familiare di suo fratello penetrò come una lama nella sua  mente annebbiata dall’alcool.
“No.”
Lui si sedette lo stesso. “Sei ubriaco?”
Damon si voltò a guardarlo “Non abbastanza.”
“Dai, sputa il rospo.”
Damon lo fissò ironico. “Perché dovrei raccontarti i miei problemi?”
“Perché sono tuo fratello, ed ho un disperato bisogno che tu ti tenga la tua ragazza. Senza di lei sei un inesauribile fonte di guai.”
Damon sospirò e bevve ancora. “Non ce la faccio a vivere con me stesso.”
“E te lo ricordi solo ora?”. Damon sbuffò.
Stefan chiese un altro bicchere. “Se devo ascoltare i tuoi piagnistei voglio bere.”
Colto da un improvvisa folgorazione, Damon osservò suo fratello. “Come ma sei quì, e come sai che io ed Elena abbiamo litigato?”
Stefan alzò le spalle. “Sono tornato prima e l’ho trovata in lacrime.”
Damon sospirò e tornò a bere. Il cuore stretto in una morsa.
“Scusa, ma se la ami così tanto, perchè diavolo non la pianti di fare del male a te stesso e a lei?"
“Vorrei che non mi amasse proprio per evitare di farle del male. Vorrei che tornasse con te. Tutto sarebbe più facile.”
“Ma lei ama te. Ha scelto te.”
“Ha scelto il fratello sbagliato.”
Stefan lo guardò aggrottando le sopracciglia. “Non crederai davvero che Elena tornerebbe con me?”
“Perché no?”
“Damon, tu sei malato! Come puoi credere che Elena tornerebbe da me, la cotta che ha avuto da umana, dopo aver amato te per tutto questo tempo?”
"Lascia che ti rinfreschi un pò la memoria, fratello...Stiamo parlando del più famoso legame indissolubile che Mystic Falls abbia mai conosciuto. Tu e Elena, l’amore Epico, le anime gemelle.  Quelle due anime che nessuno ha mai osato separare."
 "Nessuno tranne te, se non ricordo male..."
 "Beh, tu mi conosci, sono sempre stato uno cui piacciono le cause perse."
 "Si, mi pare di ricordare anche questo. E sai cosa mi ricordo? Mi ricordo di quando hai conosciuto Katherine. Cos’era quello?"
Damon tornò a guardare suo fratello. “Era amore Stefan.”
“Infatti,  ma eri umano allora. Onestamente, puoi dire oggi, di averla amata come ami Elena?"
 "No..."
“Bingo.” Stefan sorrise. “Conosco Elena, l’ho osservata in tutti questi anni, e l’ho vista amarti in maniera totale ed incondizionata. Nonostante quello che sei, nonostante quello che sei stato, nonostante i crimini feroci che hai commesso. Lei vuole te. Lascia che ti abbia.”
Damon scosse le testa, incredulo. Non poteva essere vero quello che stava dicendo Stefan.
“Damon, cerca di essere realista, e finiscila con questa storia dell’amore Epico. E’ solo una scusa.”
Lui non rispose. Come poteva dargli torto? Non si sentiva all’altezza della compagna che aveva scelto per la vita, e cercava di allontanarla con la scusa dell’amore Epico perché con nessun’altra scusa aveva mai funzionato. Sospirò.
"In fondo hai ragione. Sono così terrorizzato all'idea di perdere Elena, che non riesco a vivere la mia vita serenamente. Cerco ogni giorno di esorcizzare i fantasmi del mio passato, ma tutte le volte che ci penso, non riesco a capire il motivo per cui, una donna sensata come Elena, possa amare proprio me, invece di te."
"Da quando sei diventato così negativo?"Stefan sbuffò. "Dov'è finito il ragazzo per cui niente era impossibile?"
 "E' diventato un vampiro. E ha vissuto per 200 anni.”
“ Scusa se te lo dico, ma io credo che tu sia rimasto il ragazzo insicuro di sempre."
Damon strinse gli occhi. “ Non posso credere di stare qui a confidarmi con te. Devo essere davvero disperato.”
Stefan sorrise, ironico. Poi riprese. "Ti sottovaluti troppo Damon. E’ facile, molto facile, amarti. Tu sei l'uomo che ogni donna sogna di avere accanto per la vita. Sei spiritoso, brillante, forte, dolce, e sai come rendere felice una donna. Sai come farla sentire al centro dell'universo, e sai come farla sognare con un semplice gesto. Elena è molto fortunata."
Damon lo fissò per un attimo con sguardo penetrante. Stefan sorrise di nuovo, stavolta sinceramente, poi si alzò. “Devo andare ora. Ma prima ti svelo un segreto. Mamma diceva sempre che se ami qualcuno devi lasciarlo libero. Se torna vuol dire che è tuo. Se non torna vuol dire che non lo è mai stato. Quante volte hai lasciato Elena libera di scegliere? E quante volte ha scelto te?”
Con queste ultime parole, Stefan si allontanò verso l’uscita.
“Stefan!”  Damon lo chiamò, non sapeva perché, ma sapeva che doveva farlo. Glielo doveva.
Lui si voltò sulla porta. “Si?”
“Grazie. Per tutto quello che hai sempre fatto per me."
"Sei mio fratello Damon, e ti voglio bene."

4.

Le luci natalizie illuminavano Mystic Falls a giorno. Stefan si fermò per un attimo ad osservarle chiedendosi se fosse giusto rimanere per festeggiare il Natale. Aveva compiuto la sua buona azione quotidiana, quindi non c’era più motivo di restare a Mystic Falls. Si sentiva strano. Non era facile per lui rinunciare all'amore della sua vita. Non le era mai importato niente di nessuno se non di Elena. Ma con Damon era diverso. Era suo fratello. Il suo unico parente in vita. Si sentiva responsabile per essere stato la causa della sua trasformazione. Era stato egoista e meschino. E lo sapeva.
Era arrivato a casa prima perchè aveva bisogno di lui, ma soprattutto di Elena. Non la vedeva da giorni e si sentiva perso. E Stefan odiava sentirsi perso.
Quando era entrato in casa, Elena era accorsa con una foga che Stefan non si aspettava, e si era subito accorto che Elena aveva pianto.
“Ciao Stefan.”
"Ehi... Perchè piangi?"
Elena non aveva risposto.
"Damon, vero?" Stefan aveva visto raramente Elena in quello stato, e tutte le volte c'era di  mezzo suo fratello.
Lei intanto aveva ricominciato a piangere: "Non finirà mai...Il suo passato è, e sarà sempre tra noi...Damon sa che lo amo, ma non riesce a liberarsi dai suoi fantasmi...Perchè, perché fa così?"
 "Perchè Damon è Damon Elena, se lo ami devi accettarlo così com'è, con le sue insicurezze, le sue fragilità e le sue psicosi."
 "Non so proprio dove lo prende quel suo complesso di inferiorità. Ha sempre paura di essere felice. Per lui la felicità è una meta irraggiungibile..."
 "...E quando arriva ad un passo dal raggiungerla, deve trovare il modo di rovinare tutto." Stefan aveva finito la frase per lei.
 Elena aveva tirato su con il naso."Non riesco a sopportare di guardarlo mentre si fa del male."
 "E' per questo che devi stargli vicino. Devi essere forte anche per lui.”
Mentre Elena annuiva, Stefan si era alzato. “Bene, mi sembra di capire che è arrivato il momento di rimettere insieme i cocci.... Ci vediamo più tardi.”
 
5.
 
"Elena?" la casa era immersa nell’oscurità. Anche le luci dell’enorme albero di Natale erano spente. Damon sentì il cuore diventare pesante come un macigno.
“Elena?” Cercando di soffocare l’ondata di panico  che lo aveva assalito,  accese la luce e l’enorme sala si illuminò a giorno, ma di Elena nemmeno l’ombra. Il sangue si gelò nelle sue vene e Damon rimase pietrificato. Se n’era andata, se n’era andata davvero questa volta.
“No…”  Cercò di ricacciare indietro quelle stupide lacrime che cercavano ostinatamente di uscire. Lui era Damon Salvatore. Il mostro. E i mostri non piangono come femminucce. I mostri spaccano tutto, mettono a ferro e fuoco ciò che li circonda, uccidono. Ma non piangono. Si accasciò sul divano e fissò smarrito l’abete che aveva davanti.
Frenò l’impulso di ridurlo in mille pezzi ricordando quanto si era divertito ad addobbarlo insieme ad Elena. Un momento felice, uno di quei rari momenti in cui ringraziava il cielo di essere ancora vivo. Nonostante tutto. Rivedeva chiaramente la risata di Elena mentre prendeva dallo scatolone le palline colorate, i baci rubati mentre mettevano i fili dorati, i loro corpi avvinghiati mentre facevano l’amore sotto l’albero illuminati solo dalle flebili luci colorate intermittenti….
Momenti felici spazzati via in un attimo dalle sue assurde paure. Ed Elena se n’era andata. Era di nuovo solo. Come era giusto che fosse. Come aveva voluto lui, perché lui meritava questo: stare da solo.
Perché allora faceva così male?
Si prese la testa tra le mani e lasciò che le calde lacrime gli solcassero il viso. Ma si, anche i mostri hanno il diritto di soffrire, dannazione!
Ma come reagire a tutto questo dolore?
Asciugando le lacrime che ancora scendevano inesorabili, Damon si alzò come un automa dal divano ed andò ad accendere le luci dell’albero che si illuminò all’istante. Quello avrebbe dovuto essere il Natale dei sogni di Elena, e lui lo aveva rovinato. Un altro dei suoi soliti sbagli. Forse stavolta quello fatale.
Sfiorò con la mano una pallina rossa con l’ incisione in argento: Damon & Elena, sorridendo tristemente. Era stata l’ultima che avevano posizionato…..

6.

“Finito!” Elena aveva sorriso soddisfatta e Damon aveva sentito  il suo cuore freddo scaldarsi. “Che te ne pare?”
“Dico che hai fatto un piccolo capolavoro.”
“Grazie.”
Damon aveva guardato Elena estasiato beandosi dalla sua felicità. Quando era rientrato a casa, quel giorno, l’aveva trovata ad aspettarlo con la grande sala invasa dagli scatoloni e l’enorme abete che faceva mostra di se al centro del soggiorno.
“Elena, cosa stai facendo?”
“Facciamo l’albero di Natale.”
“Cosa? ” Damon aveva soffocato un moto di irritazione. Non voleva decorare l’albero di Natale. Il Natale per lui era un giorno come gli altri, anzi, forse peggio degli altri. Cercando di scacciare via i pensieri negativi legati a quella particolare giornata, aveva cercato di spiegare alla sua ragazza che non intendeva festeggiare, ma lei non aveva voluto sentire ragioni e lui aveva ceduto. Come sempre.
Ora, vederla così, davanti all’abete completamente adornato di palline, luci, e perline, gli aveva fatto capire di avere fatto, per una volta la scelta giusta.
“Cos’hai in mano Damon?”
Perso nella felicità di Elena, Damon aveva completamente dimenticato il regalo che aveva per lei. Si era avvicinato e l’aveva abbracciata.
“E’ per te…”
Elena aveva preso in mano la pallina rossa con l’incisione in argento, ed una lacrima era scesa dai suoi occhi. Lui l’aveva baciata asciugandogliela. “Ehi, non volevo farti piangere.”
“Sono lacrime di felicità. E’ bellissima. Dove l’hai presa, quando…”
Lui sorrise. “Prima… volevo farti un regalo. Ma non credevo davvero che l’avremmo attacata ad un albero di Natale.”
“Attacchiamola insieme!”
Damon aveva annuito ed insieme avevano attaccato la pallina con i loro nomi, poi Elena si era voltata e l’aveva baciato, dolcemente, lentamente. Sapeva che a lui piaceva così.
“Elena…”
Lei non aveva ascoltato il suo sussurro ed aveva iniziato a slacciargli la camicia nera. Quando l’aveva aperta, aveva lasciato la sua bocca per concentrarsi sui suoi capezzoli e lui aveva chiuso gli occhi, ansimando e lasciando che lei slacciasse anche i pantaloni. Poi come in una nuvola aveva sentito scendere anche i boxer, mentre le labbra di lei lasciavano i suo capezzoli e cominciavano a scendere sempre più giù, più giù…. Troppo giù…. Quando Damon aveva capito le intenzioni di Elena aveva sbarrato gli occhi ed era tornato in se. “Elena … No.”
Lei aveva smesso di baciarlo ed era tornata sulle sue labbra. Lo aveva baciato di nuovo. “Perché no ?”
Damon l’aveva guardata negli occhi. “Perché non voglio che tu lo faccia.”
Elena lo aveva guardato imbronciata. “Ma io ho voglia di farlo.” Lo aveva accarezzato dolcemente tra le gambe e lui aveva chiuso di nuovo gli occhi pensando assurdamente di lasciarla fare. Ma no. Quello no.
Aveva tolto la mano di lei che lo stava torturando, e l’aveva portata alle labbra facendo un lungo respiro per tornare in se, poi l’aveva guardata, determinato. “Elena, non ti permetterò di avere quel tipo di rapporto con me.”
“Perché Damon? Non ti piaccio abbastanza?” Lui aveva sentito la delusione nella voce di lei, e questo l’aveva fatto soffrire.
“No Elena. Perché ti Amo.”
 Era ovvio che la desiderava, e la desiderava al punto che se fosse dipeso da lui non si sarebbe mai staccato da lei. Ma quello non poteva permetterlo. Era fuori discussione. Punto.
Lei lo aveva guardato con i suoi occhioni tristi e lui si era sentito in colpa, così, soffocando l’orrore per se stesso, aveva sospirato.
“Elena, non puoi capire. Sei così giovane….”
“Spiegami. Spiegamelo Damon.”
Damon aveva sospirato di nuovo. Ora l’avrebbe ferita, lo sapeva. Ecco che ciò che era tornava a tormentarlo. Cercò di trovare le parole adatte.
“Quando avevo spento le emozioni, quello era il modo più veloce per placare i miei istinti. Soggiogavo le donne, le facevo inginocchiare davanti a me e lasciavo che mi facessero godere. Poi cancellavo loro la memoria. In un certo senso le obbligavo…. ” Non aveva avuto il coraggio di guardarla negli occhi.
“Damon, guardami.” Lui l’aveva guardata, e con stupore aveva letto nei suoi occhi solo un infinito amore. Ma come faceva?
“Non mi interessa il tuo passato, lo sai. Ti amo.”
“Voglio che usi la tua bocca solo per baciarmi. E voglio raggiungere il piacere solo insieme a te. Ok?”
“Ok.” Elena aveva sorriso e il cuore di Damon si era dilatato. Mentre la baciava si era chiesto come era possibile che il cuore potesse essere sottoposto a simili sollecitazioni senza subire urti fatali, ma la risposta era chiara. Lui era in vampiro, il suo cuore era fermo. Se fosse stato umano sarebbe di sicuro morto d’infarto.
Il morso di Elena aveva annullato ogni suo pensiero e il mondo intorno a lui era scomparso. Tutto. Tranne l’enorme abete, le luci colorate, ed una pallina rossa con incisi due nomi in argento: Damon e Elena.
 
8
.
Ora tutto questo era finito. Damon accarezzò un ultima volta la pallina e andò a cercare del bourbon. La casa era di nuovo fredda e buia. Come avrebbe fatto ora a sopravvivere a se stesso?
Prese la bottiglia deciso a scolarsela tutta nella vasca da bagno. Ma una volta arrivato in camera da letto gli sembrò che il suo cuore avesse ripreso a battere. Assurdo, a pensarci bene, ma lui ora non voleva pensare. Voleva solo credere che la figura davanti a lui fosse Elena. La sua Elena. Perchè se era lei, voleva dire che Stefan aveva ragione, che Elena era sua, perché nonostante lui avesse cercato per l’ennesima volta di allontanarla, lei era ancora li.
Rimase in silenzio. Ogni parola gli sembrava superflua.
"Oggi ho pianto per te Damon...E non è la prima volta in questi anni. Tutte le volte che ho pianto, ho pianto per te.”   
 “Perdonami Elena.”
Elena sgranò gli occhi. “Mi stai davvero chiedendo perdono?”
Damon annuì. Non lo aveva mai fatto. Non le aveva mai chiesto scusa. “Si Elena, ti chiedo perdono, perché nonostante io ti ami più della mia stessa vita, non riesco ad impedirmi di farti del male.”
    Lei lo fissò con occhi pieni di speranza e lui faticò a sostenere il suo sguardo: "Tanto per rispondere alla domanda che mi hai fatto prima, no, non volevo essere con Stefan, a meno che tu non fossi stato lì accanto a me. Perchè Damon, io ti amo, e, anche se questo ti sembra assurdo ed illogico, non voglio stare con nessun'altro che non sia tu...."
    "Elena, io..."
    "Damon. Amo te. E sarai sempre te."
    Damon corse da lei e la strinse forte a se: "...Ma come fai ad amarmi tanto...Cosa faccio di così speciale?"
    "Tu non fai niente di speciale, tu sei speciale. Le persone come te non hanno bisogno di fare nulla per farsi amare. Ed io ti amo. Così come sei. "
    Lui si allontanò e la guardò negli occhi. "La mia più grande paura è che tu possa aver amato Stefan più di quanto ami me...In fondo l’eroe è sempre stato lui."
Elena gli sfiorò la guancia: “Il fatto è, Damon, che io ho sempre amato te. E te l’ho anche detto, quel giorno, quando credevo che stessi per morire. Stavo con Stefan, ma amavo te. E l’idea di perderti mi era insopportabile.”
Lui la baciò di nuovo. “Te lo giuro Elena, non ti farò mai più soffrire con le mie paranoie.”
Lei annuì, poi lo prese per mano ed insieme si diressero verso il grande letto.
 
9.

“Buon Natale!”
Il gruppo di amici alzò i calici al cielo in segno di augurio. Elena, stretta a Damon, non riusciva a smettere di sorridere mentre guardava il gruppo di persone riunite nella grande sala davanti all’enorme albero di Natale. Jeremy e Bonnie, più innamorati che mai. Caroline e Klaus, dei quali Elena non riusciva ancora a capirne il rapporto. Matt, Stefan … .
Eppure,  era vedere sorridere Damon che la rendeva veramente felice. Il sorriso dell’uomo che amava era il regalo di Natale più bello.
Gli ultimi due giorni erano stati meravigliosi, ed Elena aveva vissuto come in un sogno. Sapeva che questa parentesi non sarebbe durata a lungo, ma per ora voleva godersi il suo Damon migliore, c’era tempo per lottare con il peggiore.
“Allora! Li apriamo o no questi regali?” La voce squillante di Caroline la fece sobbalzare.
Elena scosse la testa. Sempre la solita, irritante Caroline.
Vide il gruppo correre verso l’albero e cominciare a scartare gli innumerevoli pacchetti accatastati a terra, e fece per andare anche lei, ma Damon la bloccò.
“Aspetta.” Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una piccola scatolina di velluto nero e gliela porse. “E’ per te.”
Elena prese la scatolina con aria interrogativa.
“Aprila.”
Lei l’aprì e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Il ciondolo, il vecchio ciondolo che le aveva regalato Stefan, contenente la verbena, per proteggerla proprio da Damon.
“Ehi, possibile che ogni mio regalo ti fa piangere?” Damon le asciugò le lacrime.
“Dove l’hai trovato?”
“L’ho sempre avuto io. Da quando sei diventata un vampiro. Ovviamente ora la verbena non c’è.”
“Perche?”
“Perché, Elena, è stato quel ciondolo che mi ha fatto capire di essere innamorato di te. Dopo che mi hai dato il primo schiaffo e non ti ho uccisa.”
“Volevi uccidermi?”
“Si, e credimi, ti amavo già davvero tanto se ho contato fino a dieci e me ne sono andato. In passato chi i ha provato a colpirmi non è stato così fortunato. Ho trascorso tutta la notte a guardarti dormire. ”
Elena tornò a fissare il ciondolo.
“Elena…”
“Si?”
“Aiutami. Non posso prometterti che non ti farò del male in futuro. Non posso essere quello che non sono. Ma posso provare a farti felice. Non mi lasciare.”
Elena lo baciò. “Sono qui. Sarò sempre qui.”
“Ehi voi due. Allora? ”
Damon smise di baciarla e guardò Caroline irritato. “Anche lei è ancora viva grazie a te, visto che è la tua migliore amica, ma ti prego. Fammi un regalo di Natale. Permettimi di ucciderla ora.”
Elena scoppiò a ridere. “No Damon, non rovinerai il mio Natale perfetto. La ucciderò io dopo.”
Prese la catenina con il ciondolo dalla scatola e la passò all’uomo che amava.
“Ora mettimi questa.”
Damon gliela mise al collo. “Buon Natale Elena.”
“Buon Natale Damon.”
Damon sorrise poi la prese per mano e la condusse nel punto dove era appeso il vischio.
“Sono anni che ti devo un bacio sotto il vischio.”
Con queste ultime parole la prese tra le braccia e la baciò.
Elena si perse in lui, come sempre, pensando che quello era stato davvero il Natale dei suoi sogni. 
   
 
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