Please, don’t die

C’è caos intorno a me.

Solo un tremendo, assordante caos.

Un rumore scrosciante inonda la sala, coperto solo da mille voci che, se ascoltate singolarmente posseggono un loro significato, ma che insieme diventano solo indefinibili frasi senza senso.

I miei occhi cercano inutilmente i tuoi tra le persone che corrono frenetiche nella stanza per portare tutto alla normalità. E sebbene non riesca a trovarti, io continuo. Non mi arrendo. Non puoi scappare, l’avevi giurato. Poi all’improvviso un bagliore bianco mi acceca e mi costringe a chiudere gli occhi. Qualcosa cambia: le voci diventano un mormorio, i passi si fermano, il rumore diventa quiete. Apro gli occhi per vedere finalmente cosa succede: il portale si è chiuso. Ora immaginazione e realtà sono di nuovo due mondi distinti. Tutto è tornato alla normalità. Tutto tranne…

“Libera!” un medico cerca di riportare in vita un corpo che giace non lontano da me, ma “Niente da fare.” fa arreso, “Se n’è andato.”

“No.” sento la mia voce uscire da sola. Mi avvicino al tuo corpo che sta, inerte, davanti al portale, ormai privo di colore, quegli occhi color smeraldo che mi fissano.

“Kyle?” mormoro con voce esile, e il mondo improvvisamente si ferma e diventa gelido. Tutto sembra coperto di ghiaccio. “No…” la disperazione prende il sopravvento, nessuno fa più niente per salvarti, “Dannazione faccia qualcosa!” urlo, rivolto al dottore. Lui prova di nuovo far ripartire il tuo cuore, ma invano.

“Mi spiace ragazzo, non c’è più niente da fare.” Mi dice, addolorato, e una sensazione gelida pervade il mio corpo. Possibile che…

No, io non mollerò! Oh, no. E tu lo sai bene che è così. Non ti lascerò andare via in alcun modo. Vivrai di nuovo, a qualunque costo. Perché...

Strappo la tua giacca e inizio a fare il massaggio cardiaco. “Riprovate!” ordino, “Adesso!”

Il medico obbedisce, ma il tuo polso si rifiuta ancora di emettere pulsazioni, e i tuoi occhi non smettono di fissarmi. Metto di nuovo la mia mano sopra l’altra e continuo a spingere sul tuo cuore. Uno…due…tre, pausa. Uno…due…tre, pausa. Uno…due…tre. Ancora niente.

“Maledizione, Kyle!Combatti!” non riesco a fermarmi. Sentimenti vaghi e confusi mi muovono senza ragione: disperazione, timore, amore, odio, paura….Paura di cosa?

Paura di perderti.

Cerco inutilmente di svegliarti da quell’incubo con uno schiaffo, “Porca troia! Combatti, dannato ebreo!”

Con il pugno colpisco il tuo petto ancora una…due…tre volte, ed ecco allora che, finalmente, i tuoi polmoni si gonfiano, desiderosi di ossigeno. Vedo il tuo petto alzarsi e abbassarsi ripetutamente, i tuoi occhi che riprendono vita, e il tuo affannoso respiro spazza via tutte le mie preoccupazioni come polvere al vento. La speranza riscalda di nuovo il mio cuore.

“Kyle” bisbiglio, con una nota di emozione. Un sorriso di sollievo compare sul mio viso mentre ti vedo riprendere lentamente un po’ di colore, “Datemi una maschera per l’ossigeno, presto!” dico, ancora vigile. Il medico non esita a passarmela.

“Tutto ok, Kyle.” Sento la tua mano cercare la mia e il mio respiro si spezza per un attimo. Con calore la stringo forte contro il mio petto, “Ora è tutto ok.”
 

Angolino