Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: Taila    15/05/2008    0 recensioni
Qualcosa si spezzò dentro di lei: aveva resistito per anni combattendo contro quel sentimento che era troppo patetico e riduttivo chiamare amore che provava per quel colonnello, ma quella mattina c’era qualcosa di stonato e sbagliato, non riusciva a risollevare le sue barriere ed a ricacciare in dietro quella voglia opprimente che aveva di lui… non doveva farlo e lo sapeva, ma allo stesso tempo non riuscì a trattenersi: era stanca di quel rigido autocontrollo che si imponeva costantemente, era stanca di guardarlo da lontano, era stanca di reprimere i suoi sentimenti e di essere sempre perfetta e ligia al dovere! Con le dita tremanti si tolse la maschera bianca e si liberò del passamontagna, fissò per un attimo ancora l’uomo che dormiva ignaro davanti a lei ed si chiese cosa stesse facendo, ma fu solo un attimo, poi l’unica cosa che riuscì a fare fu di chinarsi su di lui… Quella mattina Mustang si svegliò con un sapore diverso sulle labbra ed il ricordo di un paio di occhi blu cupi e disperati, mentre gli echi di un dolce e caldo «Ti amo!» gli riempivano piacevolmente l’anima.
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Raccogliendo una bambola rotta.
Autore: Taila.
Serie: Fullmetal alchemist.
Genere: sentimentale, avventura (credo…).
Tipo: long fic.
Raiting: Arancione (per adesso)
Desclaimers: i personaggi, ad eccezione di Saya, Lee e tutti gli altri che non compaiono nella serie regolare, appartengono agli aventi diritti, io scrivo solo per divertirmi.
Note: Stavo guardando tranquillamente una delle ultime puntate trasmesse su MTV, quando mi iniziata a girare in testa un’ideuzza… Mi sono chiesta come sarebbe stato se Mustang avesse avuto un amore segreto e non corrisposto, come potesse essere l’unica ragazza al mondo ad essere stata così coraggiosa (o stupida, dipende dai punti di vista!) ad aver detto di no a Mustang, e, siccome adoro i personaggi femminili tosti, mi è venuta in mente Saya. In questa che intreccia parti totalmente inventate da me ad episodi della serie regolare, mi concentro soprattutto su Mustang e la sua squadra, e Saya; ma il personaggio di Saya mi ha così affascinata che ho iniziato a scrivere una fic incentrata interamente su di lei, sul suo passato prima che iniziasse questa fic, è a buon punto e spero di pubblicarla presto (ecco, mi sono fatta anche un po’ di pubblicità ^^’’). È la mia prima long fic e la prima fic che scrivo su questo manga quindi cercate di capirmi… Le canzoni usate nei bibliettini di S.Valentino sono 'A modo mio' di C. Baglioni e 'Meravigliosa Creatura' di G. Nannini. Ringrazio chiunque leggerà e commenterà ^.^


Capitolo I.



Cammina lentamente trascinando i passi pesanti e stanchi, sente come se mesi e mesi di combattimenti in quella terra lontana e misteriosa fossero precipitati all’improvviso sulle sue spalle portando con se una stanchezza infinita, gli anfibi che affondano nella sabbia appesantiscono ancora di più i suoi movimenti. Si ferma un istante e si guarda intorno: la gloriosa Ishibal è crollata la notte prima, cancellata dalla furia di un pugno di uomini, della città non restano che malinconici mozziconi di edifici divorati da quel mare di sabbia incandescente e brillante. Nella notte appena trascorsa le sue fiamme si sono levate fino a lambire quel cielo nero, dove anche la luna e le stelle si erano nascoste per non vedere quell’inutile massacro, accendendolo di mille scintille dorate, mai la sua alchimia del fuoco aveva mostrato una simile potenza, e tutto grazie ad una frammento dell’Acqua Rossa dell’alchimista di cristallo, del dottor Marcoh. Si è sentito un dio davanti un esercito di insetti, ora sente solo un vuoto freddo ed assordante dentro di sé. Ed ora guardando tutta quella devastazione si chiede se è questo quello che ha desiderato la prima volta che ha aperto un testo di alchimia, se è questo quello che aveva cercato quando aveva affrontato l’esame per Alchimisti di Stato, è seriamente questo quello che voleva per sé… Sospira pesantemente: il Fuhrer gli ha appena confidato che proporrà la sua promozione a tenente colonnello per il suo comportamento durante la guerra e per aver eliminato due pericolosi ribelli come i Rockbell, dovrebbe essere felice ed onorato della cosa! Finalmente la sua vera scalata alla gerarchia militare è cominciata, manca veramente poco al grado di generale, poi potrà proporsi per la nomina a Fuhrer, il suo sogno di una vita intera: allora perché non prova niente? Perché si sente come se fosse stato sprofondato in un limbo, come se ogni cellula del suo corpo fosse ghermita da una densa atarassia? Dove sono finite la felicità, la gioia e l’orgoglio? Oh, la risposa la conosce perfettamente e questo rende più dolorosa la sua situazione! Ribelli… quei due erano medici la cui colpa era solo quella di curare indistintamente amici e nemici! Non è mai arrivato tanto vicino a spararsi in bocca come in quel momento! Ha solo eseguito gli ordini, non c’era niente di personale in quello che ha fatto, ma allora perché saperlo non fa meno male? Solleva lo sguardo verso un cielo così terso da accecare… sembra che la natura di quel posto non si sia minimamente resa conto di quello che era accaduto! Non sa nemmeno lui cosa si era aspettato di vedere quella mattina, ma forse, ora che ci pensa, sarebbe stato più adatto un acquazzone a quel sole abbacinante! Riprende a camminare, appesantito da quell’animo impregnato dai peccati più orrendi che era stato costretto a compiere in nome di quella divisa che indossa, sente di possedere ora l’anima di un assassino. Sorride amaramente a questo pensiero e nemmeno guarda dove si sta dirigendo. Solo alla fine si rende conto di essere arrivato al tempio, o meglio a quello che ne resta, e solleva lo sguardo verso il punto dove la scala d’accesso al portico si è spaccata a metà e si è inclinata verso l’interno, sprofondando a metà nella sabbia. Anche quel posto sacro è perduto. Sperava di trovarlo intatto, miracolosamente risparmiato da quel dio misericordioso che non si è degnato di muovere un solo dito per salvare quella a città a lui dedicata e quel popolo che lo aveva pregato ed onorato incessantemente per generazioni. Per lui quel luogo non ha alcun valore mistico e sacro, ma è un importante ricordo, per questo avrebbe voluto vederlo ancora in piede. Chiude gli occhi e rivede loro due seduti sui gradini, uno accanto all’altro, in un silenzio calmo e rilassato. Rivede nitidamente l’attillata uniforme nera, simile ad una muta, che lei indossa contrastare nettamente con il biancore del marmo della costruzione, mentre la maschera bianca che le copre il volto sembra mescolarsi con esso. Ricorda che man mano che il tempo scorreva sentiva qualcosa attorcigliarsi e premere nel suo petto, e sfogare all’esterno con quella domanda “Ma tu quanti anni hai?”. Beh, lei non era scappata come aveva temuto, si era limitata a fissarlo un breve istante attraverso le iridi cieche della maschera e poi le parole erano uscite da quelle labbra che ha potuto solo immaginare come le acque da una diga rotta, dipingendo in tinte fosche la vita che aveva vissuto da quando era entrata nell’esercito…
Il crepitio della sabbia alle sue spalle lo scuote dai suoi pensieri, si volta e si trova davanti lei, l’Agente Speciale 653, la donna senza volto e senza nome che ha preso possesso stabile dei suoi pensieri da molto tempo ormai. E come ogni volta il cuore nel petto accelera la sua corsa mentre nella sua mente si formano tanti pensieri e tante frasi che ha cercato senza successo di archiviare come insensate ed inutili. In guerra la parola Amore non ha significato, questo gli è stato insegnato! Eppure è quello il sentimento che dalla punta della sua lingua preme sulle labbra per poter uscire fuori, venire liberato ed espresso! Si fissano immobili per… un minuto, un’ora, un’eternità? Le sue iridi nere scrutano in quelle cieche della maschera che lei indossa per ritrovare quelle meravigliose iridi blu cobalto, che ha potuto scorgere solo di sfuggita attraverso il passamontagna che lei indossa sotto quel rivestimento candido, quella notte che lei ha trascorso nel suo alloggio per assicurarsi che non tentasse più il suicidio. E di nuovo un mare di sensazioni simili e contrastanti ha iniziato a ribollirgli ed a dibattersi nel petto, sensazioni a cui ha dato un nome, a cui è pronto a sottomettersi, ma per cui ha una paura quasi folle! Non ha mai provato quei sentimenti, lei è stata la prima ad aver risvegliato il suo cuore a lungo inutilizzato! Distoglie lo sguardo sperando di rifuggire a quell’imbarazzo che lo minaccia per la prima volta nella sua vita, inutilmente: sa che per convincerla deve guardarla dritta negli occhi per mostrarle che è serio e convinto della sua scelta, sa che deve parlarle con il cuore in mano per mostrarle tutti quei pulsanti, quasi dolorosi, sentimenti che prova per lei… Allora si volta, lentamente, come per ritardare il più possibile quella confessione che lo renderà nudo e vulnerabile come non lo è mai stato, poi finalmente riesce a scollare le labbra ed a ritrovare la voce.
- Io non so perché sia successo, né quando, so solo che… ti amo!-.
Parla a ruota libera di tutto quello che la sua mente gli suggerisce, cercando di spiegarle come sia successa una cosa simile, cercando di inculcarle che questa volta sta facendo seriamente, che non è solo una tattica per portarsela a letto e poi scaricarla, dannazione ma non lo sente quanto furiosamente batte il suo cuore in quel momento?! Mille giri di parole ed un fiume di frasi solo per confessarle un’unica verità: era irrimediabilmente perso per lei! Non è sicuro di aver detto le cose giuste, né se la sua voce è stata abbastanza ferma e decisa. Ora sa solo che deve aspettare, è cosciente che quell’eterno istante di silenzio può annunciare la sua salvezza come la sua dannazione.
- Tu sei innamorato dell’idea che ti sei fatto, non di me. Ragiona Roy, non conosci nemmeno il mio volto come puoi dire di amarmi? Io non ti amo, mi dispiace!- .
Secco, asettico, disinteressato. Un sottile stiletto infilzato lentamente e con precisione chirurgica nel suo cuore. Il suo cuore batte ancora? Perché non riesce a pensare? Dov’è andata a nascondersi la sua voce? Lei si volta indifferente allo tsunami che l’ha sommerso e lo sta soffocando, e si allontana senza voltarsi una sola volta, veloce e leggera come un sospiro.
Lui si sente tanto come un pezzo di vetro infranto da una pietra.
Ha ragione Maes quando lo rimprovera che le donne che abbandona appena è stufo di loro soffrono: fa un male cane essere gettati via da chi si ama!




Quartiere Generale. Central City.
Ufficio del Fuhrer.
- Mi ha fatto chiamare signore?- chiese Mustang.
- Vieni pure avanti. Volevo informarti che è stato destinato un nuovo elemento alla tua squadra, arriverà entro domani.- .
- Non ne capisco il motivo… la mia squadra è già molto valida!- .
L’uomo non rispose, si limitò a sollevare l’unico occhio che possedeva sul giovane ufficiale in piedi davanti la sua scrivania, e Mustang in quell’occhio verde scorse un qualcosa che lo fece rabbrividire di disagio, nonostante il sorriso tranquillo che ancora gli incurvava le labbra. Capì che quello era un ordine che non poteva essere discusso.
- Agli ordini!- si rassegnò Mustang.

Mustang entrò nel suo ufficio sbattendo la porta e crollando sulla sedia della scrivania con uno sguardo truce: che significava quel trasferimento così all’improvviso? Quando era stato trasferito dal settore orientale gli avevano ordinato di portare con se solo sei persone, ed ora gli rifilavano un nuovo elemento, magari una recluta fresca di accademia, totalmente inservibile per la sua squadra. Oppure era una spia che doveva controllare le sue mosse e riferirle ad uno dei suoi nemici in modo da farlo cadere al primo passo falso ed escluderlo dai giochi…
Rimuginare non aveva alcun senso, doveva solo aspettare e vedere cosa sarebbe successo, solo allora avrebbe potuto agire!
Nel tardo pomeriggio qualcuno bussò alla porta del suo ufficio.
- Avanti!- ordinò.
La porta si aprì docilmente ruotando sui cardini ben oliati, e nella stanza entrò il nuovo elemento della sua squadra: era una ragazza molto giovane, i lineamenti delicati che sembravano fusi nel bronzo erano tesi in un’espressione seria, i capelli neri legati in una lunga treccia incorniciavano l’ovale perfetta del viso, sottolineato da grandi occhi azzurri, simili a laghi di alta montagna, stranamente screziati da sottili fili d’ambra. Mustang si chiese quanto tempo gli sarebbe occorso per raccogliere la mascella che gli era crollata sul pavimento per la sorpresa: quella ragazza era bellissima!
La nuova arrivata avanzò fino alla scrivania del colonnello con movimenti lenti e felini, poi scattò sull’attenti.
- Maresciallo capo Saya Takano ai suoi ordini!- .
Mustang cercò di ricomporsi come meglio poté, poi la sua attenzione fu calamitata dagli occhi azzurri della ragazza: li aveva già visti! Non ricordava né dove né quando ma era sicurissimo di aver già fissato quelle acquemarine perfette!
- Colonnello?- la voce della ragazza lo riportò coi piedi per terra.
- Ah, si… Quindi tu saresti il nuovo elemento?- .
- Esatto signore! Trasferito dalla Prefettura Sud!- .
- Bene, si scelga una scrivania! Riza aiutala con il suo nuovo lavoro!-.
- Agli ordini!- scattò una donna bionda.
La giornata di Saya trascorse tranquillamente ad imparare le sue nuove mansioni: quando era a Sud operava quasi sempre sul campo e quelle stupide faccende burocratiche lei ed i suoi compagni di squadra le lasciavano sempre a quei topi di biblioteca che se ne stavano sempre rintanati nell’ufficio, le trovava noiose ed inutili, ma visto che ora si trovava rinchiusa in un ufficio che solo quando otteneva degli ordini diventava operativo doveva adeguarsi… La cosa strana era che sentiva spesso lo sguardo gelido del colonnello posarsi su di lei, da come l’aveva trattata al suo arrivo si vedeva che non gli era piaciuta: prevedeva tempi grami, molto grami!
All’improvviso dall’esterno iniziarono a provenire delle urla, il tenente si alzò ed andò a vedere cosa stesse succedendo.
- Colonnello hanno trovato una tigre nel cortile!- urlò ritornando sui suoi passi.
A quelle parole Saya scattò in piedi: si era dimenticata di Ranja!
- Colonnello quella tigre è la mia compagna di squadra, mi permetta di andare a prenderla!- si affrettò a chiedere.
Mustang alzò uno sguardo stupito su di lei.
- Tu vai in giro con una tigre?!- .
- Stiamo insieme da molti anni: è la mia migliore amica! Non farebbe male ad una mosca, mi permetta di andare a prenderla prima che le possa succedere qualcosa!- .
- Perché non l’hai portata subito dentro?- .
- Perché non sapevo come l’avrebbe presa, di solito tutti hanno paura del suo aspetto alla prima occhiata e quindi l’ho lasciata in cortile a svagarsi un po’ dopo il lungo viaggio in treno in cui è stata costretta in una gabbia, sarei tornata a riprenderla dopo il colloqui con lei, ma l’ho dimenticata, perché nella vecchia sede la lasciavo sempre libera di gironzolare perché la conoscevano tutti, e…- .
- Vai a riprenderti la tua tigre!- sospirò il colonnello.
Saya tornò poco dopo accompagnata da uno degli esemplari di tigre più grossi che avessero mai visto! Si guardò intorno sospettosa, per poi puntare dritta verso Mustang che si appiattiva sempre più sulla sedia nella speranza di attraversarla e scappare. Ranja si piantò davanti a lui fissandolo in volto con uno strano luccichio negli occhi, poi alzò le pesanti zampe anteriori e le adagiò non proprio delicatamente sulle spalle del colonnello che iniziava a sudare freddo ed ad accarezzare l’idea di farla saltare in aria, vide la tigre aprire le fauci ed avvicinarsi, chiuse gli occhi e … sentì una cosa ruvida ed umida passargli sulla guancia! Aprì sospettoso un occhio e vide che la tigre gli stava facendo le fusa come un micio qualunque! Quando l’animale lo liberò e si accoccolò ai suoi piedi poggiando il muso sui suoi anfibi, Mustang emise un sonoro sospiro di sollievo.
Saya gli si avvicinò ridendo ed iniziò ad accarezzare quel bestione come se fosse un innocuo gattino.
- Non deve aver paura di Ranja colonnello, è l’animale più buono che io conosca! E poi l’ha preso subito in simpatia visto le fusa che ha fatto! E le assicuro che è la prima volta che si comporta così!- .
Mustang restò letteralmente incantato dall’espressione dolcissima che si era dipinta sul suo volto quando gli aveva sorriso, un sorriso che aveva ammorbidito i suoi lineamenti ed illuminato i suoi occhi.

Come ogni sera da un mese a quella parte, uscito dal lavoro Mustang ordinò al suo autista di andare al cimitero. Come ogni volta era chiuso vista l’ora tarda e lui restava a fissare le file scure delle lapidi contro il buio della sera che si intravedevano al di la del cancello di ferro battuto, immaginando di camminare fino a raggiungere quella dell’amico. Fermarsi e raccontargli quella strana giornata, di quelle ragazza bella come un sogno che gli era comparsa davanti, magari Hughes sarebbe esploso a ridere dicendogli che non esisteva solo il lavoro e che era ora di accasarsi! Ma non avrebbe mai avuto una moglie bellissima ed un figlia intelligentissima e bellissima come la sua!
Mustang sbuffò automaticamente ricordando tutte le volte che gli aveva sbattuto il telefono in faccia perché lo aveva chiamato solo per parlare di Alicya; e come dimenticare quando, prima dell’esame di Ed che aveva deciso di sfidarlo, aveva esposto un megaposter della piccolina annunciandola come “la donna più bella del mondo” e scatenò le ire di tutti i militari accorsi ad assistere al loro scontro?!
Si, poteva ammetterlo ora che era solo: Hughes gli mancava da morire! Gli mancava la sua amicizia e la sua allegria! Era la classica persona che si crede che resterà al nostro fianco per sempre a vegliarci e tirarci fuori dai guai, ma che se ne va presto, troppo presto… Si sentiva abbandonato in un certo qual modo… E tremendamente in colpa per non essere stato al suo fianco quando… quando … beh, lui era l’Alchimista di Fuoco, sarebbe stato in grado di aiutarlo, di proteggerlo, di riportarlo dalla sua amatissima famiglia, un po’ ammaccato, ma almeno vivo… nessuno avrebbe dovuto portare a quella donna la notizia della morte dell’uomo che amava e alla bambina quella del padre che adorava… Sentiva ancora rimbombargli nelle orecchi le urla di Alicya il giorno del funerale quando chiedeva a sua madre il perché suo padre era chiuso in quella bara, per poi iniziare ad implorarla tra le lacrime di farli smettere di buttare terra su di essa altrimenti suo padre non sarebbe mai potuto uscire da li e tornare da loro… Era stato semplicemente straziante per lui… E si vergognava come un ladro per aver lasciato cadere la cosa senza nemmeno aprire un’indagine ufficiosa, per questo non aveva ancora trovato il coraggio di andare a trovare la vedova… e poi sentire lodare l’amico sarebbe stata un’ulteriore pugnalata in pieno petto per lui!
Un leggero pizzicore ai lati degli occhi lo avvertì che stava per mettersi a piangere, scosse la testa ed ordinò all’autista di portarlo a casa.
Mentre apriva il portone notò un’ombra nascosta dietro l’albero di fronte la casa, fece finta di niente continuando a tenere quel punto sotto controllo, entrò ed accese la luce della cucina per attirare l’attenzione di quello che lo stava spiando, salì le scale e senza accendere la luce si appostò alla finestra della sua camera da letto. Osservò una figura scura uscire dopo alcuni minuti dal suo nascondiglio, guardarsi un attimo intorno, per poi saltare sull’albero. Mustang notò sorpreso che si muoveva con l’agilità di un acrobata. La sua mente iniziò a lavorare febbrile mentre notava che stava salendo verso la sua camera: chi era? E che diavolo voleva da lui?
Vide la figura vestita di una tuta nera aderente con il volto coperto, arrampicarsi agilmente sul ramo che arrivava fino alla finestra dietro cui era appostato, si nascose di più sotto la spessa tenda. Ormai la figura era a ridosso del vetro, la sentì battere le nocche contro la lastra e poi armeggiare nella sacca che portava a tracolla. Aveva abbassato la testa: era il momento buono per agire! Mustang balzò fuori dal suo nascondiglio ed aprì la finestra di scatto, per un secondo i due si fissarono, poi il colonnello fece schioccare le dita producendo una fiammata che rivolse contro l’avversario, istantaneamente anche l’intruso schioccò le dita creando una barriera bianca e solida attorno al suo corpo. Un’esplosione. Una luce accecante. Tanto fumo. Quando Mustang ricominciò a vedere la spia era scomparsa nel nulla, lasciando dietro di se soltanto un ramo spezzato e gocciolante d’acqua.
Il colonnello fissò basito quello che aveva appena visto: usava l’alchimia nel suo stesso modo, facendo schioccare le dita, senza cerchio alchemico, ma invece del fuoco, il suo elemento era il ghiaccio… aveva già visto una cosa del genere, ad Ishibar sei anni prima! Il suo cuore mancò di un battito: possibile che fosse lei?

Intanto la spia lo fissava da un nascondiglio più sicuro. Fissava la sua figura inghiottita dal buio grigio della stanza ed avvolta nell’uniforma blu dell’esercito. Sorrise divertita: Mustang in quegli anni non era cambiato di una virgola, forse era solo diventato un po’ più carino! Beh, ci sarebbe stato proprio da divertirsi!
E ringraziò mentalmente Hughes dovunque fosse in quel momento…

In quella settimana Saya si era mostrata un elemento più che valido! Era sempre pronta ed attiva, intelligente e capace. Mustang aveva notato che portava due pugnali con la lama di almeno una trentina di centimetri nascosti sotto la giacca in astucci probabilmente di cuoio legati alla cintura, e doveva portare qualche stiletto anche nello stivale destro visto come lo piegava. Ed aveva superato il tenente sia nella lotta corpo a corpo che nell’uso della pistola. Cominciava a ricredersi sul suo conto!
Saya aveva solo la pessima abitudine di lavorare ascoltando la musica con gli auricolari, diceva che non poteva farne a meno, ma almeno la teneva bassa e quando le ordinavano qualcosa li sentiva…
Era la pausa pranzo e Mustang stava tornando dalla mensa: ancora una decina di minuti e poi si ritornava a lavorare! Si fermò davanti una finestra che dava sul cortile, un movimento in basso attirò la sua attenzione, guardò e vide che Ranja saltellava allegra sul prato spaventando un po’ i militari che si muovevano da un reparto all’altro; se c’era quel bestione ci doveva essere anche Saya, la cercò con lo sguardo e la trovò seduta poco distante su una delle panchine di pietra che puntellavano il prato e stava leggendo un libro. Da quella distanza non poteva vedere bene i suoi lineamenti, ma gli sembravano rilassati, mentre la luce del sole giocava spietatamente con i suoi capelli e la sua pelle, animandoli di una miriade di riflessi; la osservò mentre si stirava le membra, per poi guardare l’ora sull’orologio da polso. Come se si sentisse osservata sollevò le testa incrociando lo sguardo del colonnello, che saltò sorpreso vedendosi scoperto. Ma Saya si limitò a sorridergli, un sorriso dolcissimo che fece arrossire Mustang. Che poteva inventarsi per spiegare il perché la stava guardando? Le fece cenno di salire perché era tardi e si allontanò velocemente dalla finestra. Non poté vedere l’espressione triste che aveva velato il volto della ragazza.
Perché si comportava in quel modo? Con lei non riusciva mai ad essere gentile come con gli altri e non riusciva proprio a spiegarsene il motivo!
Entrò nell’ufficio e sprofondò nella sua poltrona, sospirò e posò lo sguardo sulla scrivania che stava proprio di fronte alla sua, quella di Takano. Indubbiamente quella ragazza era molto bella, ma c’era qualcosa che non lo convinceva, sembrava che attorno a lei ci fosse un alone di mistero… Quando chiacchierava con gli altri dribblava con una destrezza straordinaria tutte le domande che riguardavano il suo vecchio lavoro e la sua famiglia, come se ci fosse qualcosa che non doveva essere scoperto… eppure il suo dossier era più che pulito! Non c’era una sola macchia nella sua carriera, anzi aveva collezionato più di un riconoscimento in azioni al limite, dove aveva rischiato più volte la vita, ma comportandosi più che coraggiosamente!
Era pomeriggio inoltrato e tutti erano più o meno impegnati nel lavoro. Saya era impegnata nella compilazione di verbale che richiedeva la consultazione di altri vecchi di anni che aveva dovuto riesumare in archivio sotto almeno quattro strati di polvere… Mentre poggiava sul ripiano della scrivania l’enorme pila di cartelline, nell’ufficio entrò un agente posto di guardia all’ingresso.
- Maresciallo capo Takano?! C’è una visita per lei all’ingresso… AHIA!!!- una mano aveva spinto il povero militare facendolo finire lungo disteso nel corridoio con una sonora imprecazione.
- Ciao sorellina! Ti sono mancata?- urlò il ciclone biondo che si era catapultato nell’ufficio.
- A… Aiko??!!- per la sorpresa Saya cadde dalla sedia su cui si stava sedendo, trascinandosi dietro le cartelline e finendovi sepolta sotto.
Appena Saya riuscì a rialzarsi guardò la ragazza che era ripiombata nella sua vita: tutti i suoi progetti di tranquillità erano stati sgretolati in un attimo! Sua sorella era peggio di un ciclone ed un tornado messi insieme, era capace di fare più danni di un terremoto, di una eruzione vulcanica e di uno tsunami simultanee nella stessa zona, era un maremoto su due gambe, la personificazione stessa della distruzione!!
- Aiko!! Che diavolo ci fai qui??!! Dovresti essere a July City non qui!!!- .
Per tutta risposta la ragazza bionda le corse incontro e l’abbracciò affondando il viso nel suo torace e passandole le braccia attorno alla vita essendo di molto più bassa.
- E’ questo il modo di accogliere la tua adorata sorellina?! – e la fissò imbronciata – Non ci vediamo da sei mesi e quando ho saputo che ti avevano trasferito a Central City, mi sono fatta trasferire anch’io, così potremo stare sempre insieme, contenta?- e fissò la sorella speranzosa.
- Entusiasta!- rispose Saya con lo stesso entusiasmo di un condannato a morte che si avvia verso il patibolo.
- Sei sempre la solita Saya! Mi faccio tre giorni di treno per stare con la mia adorata sorellina e tu che fai?! Mi accogli come se fossi un ordigno sul punto di deflagrare!- esclamò Aiko fintamente offesa, sperando che la sorella ci cascasse come ogni volta.
E così fu.
- Ma… ma dai! Cosa ti metti in testa?! … E’ solo che non mi aspettavo una simile eventualità, cioè mi… mi hai trovata impreparata… ecco tutto!! Dai, sono felicissima di rivederti, credimi!- cercò di convincere la sorella spinta dal senso di colpa per averla trattata male.
Aiko guardò la sorella diffidente.
- Sul serio?- chiese.
- Ma… ma certo!- rispose con un sorriso tirato.
- Ah-ha! Lo sapevo che ci saresti cascata! Basta un niente per farti sentire in colpa!- scoppiò a ridere mentre tornava a riabbracciarla.
- Mi hai presa in giro???!!! Aiko io ti…- .
- Che sta succedendo qui?- la voce di Mustang che rientrava nell’ufficio le fece sobbalzare.
- C…colonnello?! Ecco…io…posso spiegare!- balbettò Saya cercando di scollarsi la sorella di dosso.
Aiko si voltò verso il proprietario di quella voce e restò di sasso.
- Cavoli! È bellissimo!- esclamò a voce altissima.
Mustang si volse verso quella ragazzina sconosciuta con sguardo corrucciato, mentre Saya cercava di zittirla in tutti i modi.
- Eh, eh, eh… ora ho capito perché sei entrata nell’esercito sorellina! Se sono tutti come lui, credo proprio che a breve presenterò anch’io la mia domannnnmmmmpppfff….!-.
Saya le aveva tappato la bocca, ma ormai il danno era fatto! Dire una cosa del genere al suo diretto superiore! Aiko era una vera e propria calamità naturale! E doveva allontanarla di li prima che potesse combinare qualche altro macello!
Quindi la trascinò fuori, il più lontano possibile. Aiko scalciava e guaiva.
- Per poco non mi hai soffocata!- protestò quando finalmente Saya la liberò.
- Non mi provocare! – ringhiò – Ma sei fusa?! Quello è il mio capo!- .
- Ed allora?! Non ho detto niente di male, solo che è carino!- possibile che fosse così ottusa?!
- Mi hai fatto fare una figura tale che devo solo correre a nascondermi! In pratica hai detto che io mi sono fatta trasferire nella sua unità perché è bello!- .
- È la verità?- chiese maliziosa.
- No che non è la verità!!! Che accidenti ti è saltato in quella testaccia?! – urlò rossa in volto: Aiko era semplicemente impossibile! – Di sicuro mi sbatterà in qualche posto sperduto del deserto orientale…- .
- Ma è possibile che tu non lo trovi bello?- chiese Aiko con la solita ingenuità.
Saya sollevò la testa di scatto a fissare sbalordita sua sorella: come poteva spiegarle tutto? Avrebbe dovuto raccontare una storia molto lunga, difficile da capire…
- Ho capito! – annunciò Aiko orgogliosa – Sei cotta a puntino del bel colonnello, eh?!- .
- Ma che cavolo dici?!- scattò il sottotenente che aveva assunto una tonalità violacea.
- Colpita ed affondata! Da come hai reagito devo aver colto nel segno!- gongolava la responsabile di quel terremoto emotivo.
- Sorellina ti conviene sparire prima che perda la pazienza!- .
- Più fai così più significa che nascondi qualcosa!- .
- Queste sono le chiavi di casa e questo l’indirizzo, ok?!- .
Aiko prese le chiavi ed il foglietto che le porgeva la sorella.
- Va beh, ora vado! Ci vediamo stasera! – Saya la fissò perplessa: possibile che si arrendesse così?! – E buona fortuna con il tuo colonnello! – sghignazzò mentre correva per mettersi fuori dalla portata della sorella.
- AIKOOOOOOOOO!!!!!!!- .
Saya rimase parecchio tempo a fissare la porta dell’ufficio senza decidersi ad entrare: come avrebbe potuto guardare in faccia i suoi colleghi e soprattutto il colonnello dopo quello che aveva combinato sua sorella?! Sospirò.
Improvvisamente la porta venne aperta dall’interno e sulla soglia comparve il colonnello che la fissava con un’aria divertita: sarebbe voluta sprofondare fino al nucleo della terra.
- Quanto ancora resterai qui fuori a fissare la porta invece di entrare e lavorare?- le chiese con un sorrisetto malizioso che fece diventare Saya del colore di pomodoro maturo.
… Azz! … se n’era accorto! Ed ora che si inventava?!
Saya inchinò la testa e si preparò a chiedere scusa al suo superiore.
- Colonnello le porgo le mie più sentite scuse per le parole poco educate che le ha rivolto mia sorella!- .
- E perché mai?!- rispose Mustang tra le risate.
Saya alzò la testa a fissarlo stupita da quella risposta.
- Ha solo detto la verità: sono bellissimo ed intelligentissimo!- proclamò puntando il dito al cielo e coronando tutto con una risata da deficiente puro.
Vedendo che Saya era parecchio sconvolta da quella versione del colonnello Mustang che non aveva mai visto, il tenente Hawkaye le si avvicinò.
- Non farci caso, non sembra ma spesso si comporta da vero buffone, soprattutto se ci sono di mezzo donne che gli fanno i complimenti… – le sussurrò la bionda della squadra.
- Ah… ah, si?! … Non lo sapevo…- .
Già, Saya aveva dimenticato quanto Mustang potesse essere un buffone ed un maniaco…

Quella sera Saya uscì molto tardi dal lavoro, fuori dall’HQ trovò la macchina di rappresentanza di Mustang bloccata al centro del piazzale con il cofano sollevato ed il motore fumante, il tenente Havoc si affaccendava per capire cosa avesse quel macinino mentre il colonnello non la smetteva un secondo di protestare. Saya sbuffò e decise di andare a dare una mano al povero Havoc.
- Serve una mano?- chiese.
- Giusto una femmina ci mancava! La macchina è in panne e non credo che tu possa fare qualcosa!- rispose acido Mustang.
- Se parla così vuol dire che non ha letto il mio curriculum…- rispose con un sorriso furbo il sottotenente.
- Che vuole dire?!- le chiese Havoc.
Saya sorrise divertita mentre si sbottonava la giacca e la lanciava al colonnello prendendolo alla testa, poi si arrotolò le maniche della camicia fino al gomito rivelando quella che doveva essere la parte inferiore di un tatuaggio. Infine si chinò sul motore iniziando a muovere le mani in quell’ammasso di ferraglia.
- A-ha! Trovato!- esclamò all’improvviso.
Poi prese una torcia, la accese e la bloccò tra le labbra, e sprofondò ancora di più dentro il cofano della macchina.
- Cacciavite!- ordinò allungando la mano all’indietro senza alzare la testa.
Havoc dopo un attimo di incertezza le allungò il cacciavite che aveva in mano, Saya lo prese.
- Non ne ha uno più piccolo?- .
- Eh?! Ah… no, no…- .
- Uffa!!!- .
Allora fece scivolare le mani dietro la schiena, all’altezza dei fianchi e tirò su la camicia bianca lasciando ovunque impronte di grasso per motori, sotto il tessuto portava una specie di cintura in cuoio in cui erano alloggiati una serie di pugnali di varie dimensioni, ne tastò alcuni con la punta della dita, fino a quando non trovò quello che cercava: due coltellini così piccoli da essere quasi trasparenti nella luce, di visibile avevano solo il manico in acciaio ed una linea scura contro lo sfondo che era la lama. Li sfilò dalla cintura ed iniziò a manovrarli insieme al posto del cacciavite. Poco dopo si alzò con il viso e le mani fino ai gomiti imbrattati di grasso.
- Dia gas!- ordinò al tenente.
Havoc un po’ perplesso si sedette al posto di guida, girò la chiave nel cruscotto e diede gas, e la macchina incredibilmente partì. Sia lui che Mustang la guardarono stupiti.
- Primo meccanico all’HQ di North City! – spiegò intuendo la loro muta domanda – Avete per caso qualcosa per pulirmi?- chiese mostrando i palmi delle mani completamente neri.
Allora Havoc le lanciò un panno bianco vecchio e sporco che aveva nel bagagliaio e che doveva usare per quel genere di lavori.
- Ma come…?!- le chiese stupito.
- Prima di entrare nell’esercito ho lavorato in un’officina meccanica, è li che ho imparato!- .
Quella ragazza era eccezionale! Pensarono all’unisono i due ufficiali! Era speciale, semplicemente!
- Posso offrirle un passaggio per sdebitarmi del suo aiuto?- chiese Mustang cercando di sfruttare tutto il suo charme sulla ragazza.
- Mmmhh… No, grazie! Faccia pure come se avessi accettato!- rispose intuendo le intenzioni di quel casanova di un colonnello.
- Eehh?? E perché?!- era un tantino deluso, ma Havoc festeggiava: finalmente aveva trovato una ragazza che non sarebbe caduta nelle grinfie di Mustang e con cui forse aveva una speranza!!
- Preferisco fare due passi…- rispose mentre recuperava la giacca dalle mani del colonnello e se la rimetteva.
Entrambi la osservarono un po’ delusi mentre si allontanava: Saya era bella quanto introversa e misteriosa, e questo accresceva a livello esponenziale l’interesse che i due aveva per lei…

Era il giorno di S. Valentino e Saya era da un pezzo che se ne stava impalata davanti la vetrina del fioraio sotto casa: voleva comprare un mazzo di non ti scordar di me, con una rosa rossa al centro, amore sincero e passione… da fargli recapitare in forma anonima con un corriere e con un bigliettino scritto rigorosamente con una macchina da scrivere per non far riconoscere la calligrafia…
Aveva passato la ultime settimane a maledirsi per essersi innamorata di quello che era diventato da poche settimane il suo capo, sia perché era una cosa fuori discussione vietata severamente dal regolamento militare, sia perché sperava ardentemente che in tutti quegli anni in cui erano stati lontani e non aveva pensato a lui nemmeno un secondo, si fosse dimenticata di lui…
… invece esattamente sei anni dopo si ritrovava impalata davanti una vetrina, indecisa se attuare o no il suo piano, dopo aver passato una notte a scrivere una frase che potesse trasmettergli il suo amore, riaprì la busta con il bigliettino e rilesse le poche parole scritte con lettere meccaniche: “E tu che sei comparso tutto ad un tratto, ed in un momento hai colorato tutto, tu sei diverso sei importante, ed ho paura io, ho paura, e chissà se riuscirò a dire che ti amo a modo mio! ”. Si, era decisamente uscita di testa! Qualche anno prima non avrebbe mai nemmeno contemplato l’ipotesi di mettersi a fare la corte al proprio superiore, ma ora che lo aveva visto in un contesto diverso dal campo militare che condividevano al tempo della guerra ed al di fuori della gerarchia militare che vi vigeva, che aveva potuto scoprire quanto potesse essere dolce, gentile e simpatico… non riusciva più a far funzionare i neuroni e si metteva a pensare a cose così inutili! Accartocciò il foglietto e se lo cacciò in tasca, allontanandosi furiosamente: era terribilmente in ritardo e, per quanto potesse essere gentile e disponibile con i subordinati, Mustang l’avrebbe scuoiata viva per quel ritardo!
Entrando in ufficiò vide che tutti la fissavano con uno strano sorrisetto sulle labbra, anche il tenente che solitamente era così seria. Poi notò che sulla scrivania del colonnello spiccava un enorme mazzo di rose rosse: qualcun altro aveva avuto la sua idea ed il coraggio che lei non aveva avuto…
- Takano!- la voce autoritaria di Mustang la fulminò.
Si avvicinò titubante alla scrivania: il volto dell’uomo era serio, eppure i suoi occhi luccicavano divertiti.
- Posso esserle utile colonnello?- chiese scattando sull’attenti.
- Beh, la prossima volta che vuoi mandarmi un mazzo di fiori, ricordati di inviarmelo a casa per discrezione e poi alle rose rosse preferisco tulipani, gigli, orchidee…- le disse rivolgendole un sorriso derisorio.
- Cosa?! Mi dispiace colonnello, ma non so di cosa stia parlando!- balbettò ad occhi sbarrati.
- Vuoi negare di avermi mandato queste rose rosse con quella dedica appassionata?- .
Saya per poco non svenne a quella domanda.
- Ovviamente signore! Non farei mai una cosa simile!- ringhiò raggiungendo la tonalità viola.
Per tutta risposta Mustang le allungò il biglietto allegato ai fiori, Saya lo prese tremante ed aprì temendo già di sapere chi ci fosse dietro a tutto quello. “Meravigliosa creatura sei sola al mondo…
Meravigliosa paura di averti accanto…
Occhi di sole mi bruciano dentro il cuore…
Amo la vita … Meraviglioso…
Saya Takano.”

. AIKO!!!!!!! Solo lei poteva esserci dietro uno scherzo così assurdo! E non si era neppure premunita di mascherare la sua calligrafia! Aveva passato ogni limite! E non l’avrebbe passata liscia! Questo scherzetto gliel’avrebbe pagato a carissimo prezzo!
- Quella è una donna morta!- ringhiò mentre stringeva quel pezzo di carta fin quasi a strapparlo.
Ma perché le aveva fatto una cosa simile?! Altrochè se le avrebbe fatto passare la voglia di fare Cupido!! Era arrabbiata nera e si vedeva dai lampi violacei che mandavano i suoi occhi ed dal tremore delle mani, e poi stava letteralmente fumando!
- Takano?- la voce a metà fra lo spaventato ed il divertito di Mustang la riportarono nell’ufficio.
Rimise a fuoco lo sguardo sulla figura del suo superiore ed inspirò lentamente varie volte per calmarsi, e poi prese un foglio dalla sua scrivania che aveva compilato con la sua calligrafia e lo porse al colonnello insieme al bigliettino.
- Come vede non sono stata io a mandarle fiori e bigliettino d’amore, la scrittura è diversa! Le pongo nuovamente le mie più sentite scuse per il comportamento censurabile di mia sorella!- ora la sua voce era gelida e tagliente.
- Certo che sua sorella è un bel tipetto…- rise Breda.
- Farei volentieri a meno di lei, mi creda! Non è la prima volta che mi fa di questi tiri, e l’ultima volta me la sono vista proprio brutta…- .
- Va bene, capitolo chiuso! Facciamo che non sia successo nulla, intesi Takano?- .
- Va bene! Ma io Aiko l’ammazzo comunque!- .
- Calmati e torna a lavoro!- .
- Va bene colonnello...- .
Durante la pausa pranzo Saya si munì di un’enorme quantità di monete e si recò al telefono pubblico della struttura, da cui i militari potevano telefonare liberamente.
A quell’ora quella delinquente stava di sicuro lavorando… compose il numero dell’ospedale ed attese.
- Ospedale Universitario, posso esserle utile?- le chiese dopo qualche istante una voce femminile dal tono formale dall’altro capo.
Saya assunse il suo tono più ufficiale.
- Sono il maresciallo capo Saya Takano, vorrei parlare con l’infermiera Aiko Takano, è mia sorella!- .
- Solo un attimo!- .
Fu messa in attesa mentre il telefono trasmetteva le note dolci di una ballata di musica classica. Prese due monete e le infilò nella fessura del telefono.
- Sono Aiko Takano!- .
- Proprio un bello scherzo sorellina, non c’è che dire!- .
- Allora sei stata contenta?! Ti ho vista così in crisi ieri notte che ho pensato di darti una mano!- gongolava felice senza aver colto il sarcasmo acido della sorella.
- TU SEI FUORI!!!! MA CHE DIAVOLO TI E’ SALTATO IN QUELLA ZUCCA VUOTA?? TI DEVO RICORDARE CHE QUELLO E’ IL MIO DIRETTO SUPERIORE E CHE AVREBBE POTUTO FARMI ESPELLERE ALL’ISTANTE DALL’ESERCITO????!!!- .
- Ahhh!! Non urlare, mi hai quasi forato un timpano! – protestò la voce della sorella all’altro capo del telefono – Non volevo fare niente male, solo aiutarti…- .
- QUESTI SONO AFFARI CHE NON TI RIGUARDANO! STANNE FUORI O LA PROSSIMA VOLTA PAGHI ANCHE QUESTA, MI SONO SPIEGATA??!!- e riattaccò violentemente senza dare alla sorella il tempo di rispondere.
Quando faceva così sentiva il disperato desiderio di caricarla sul primo treno per il deserto del non ritorno ed abbandonarla li! Ma che aveva fatto di male? Eppure da piccola non era mai stata così…

Quella sera Saya chiese ed ottenne il permesso di uscire prima da lavoro: nessuna appuntamento galante quella sera, anzi!, Aiko usciva con un suo collega e sicuramente sarebbe rimasta a dormire fuori, e lei sarebbe rimasta a casa godendosi una cenetta semplice ed una serata di sana lettura accanto al camino scoppiettante…
Ma prima aveva una cosa importante da fare, doveva andare a trovare un caro amico, ed il giorno degli innamorati era l’ideale per un tipo come lui che era puramente innamorato della sua famiglia!
Anche se era uscita dal lavoro un’ora prima il cimitero era già chiuso, ed imprecò contro il custode che lavorava troppo poco. Si appoggiò al muro di cinta, vicino il pesante cancello in ferro battuto e si mise a cercare la tomba del suo amico con l’immaginazione. Ricordò quando aveva incontrato Hughes la prima volta, di come l’avesse convinta ad entrare nell’esercito dopo averla vista all’opera durante una rissa, di quanto si era preoccupato quando gli aveva detto che l’avevano inserita nel gruppo degli Speciali, di come si era arrabbiato quando se l’era ritrovata davanti durante la guerra di Ishibal, con il nome di Speciale 653…
Persa a rincorrere i suoi ricordi non si era resa conto dello scivolare del tempo né che avesse iniziato a piovere, né tanto meno dell’auto di rappresentanza che come ogni sera arrivava fin li per permettere ad una persona sola e triste di fare una visita, almeno virtuale, ad un amico perso per sempre.
- E tu che ci fai qui?- la voce del colonnello Mustang fece sobbalzare Saya.
Si voltò di scatto con gli occhi rossi di pianto e si ritrovò davanti l’unica persona al mondo dalla quale non avrebbe mai dovuto farsi scoprire in quel posto! Solo in quel momento si rese conto che stava piovendo e che lei era completamente fradicia: ma quanto tempo era passato?
- Sono venuta a trovare un caro amico morto qualche tempo fa, non sono potuta venire al suo funerale, e nemmeno sono andata a trovarlo… volevo farlo stasera, ma il cimitero era già chiuso quando sono arrivata… così mi sono messa a pensare e…- .
Le parole le morirono in gola notando per la prima volta l’alone di tristezza che velava lo sguardo dell’uomo che le stava davanti, non era individuabile ad una prima, superficiale occhiata, ma era lo sguardo di una persona che provava un dolore simile al suo… Senza pensare, con il cervello completamente annebbiato dal dolore, si gettò fra le sue braccia, affondando il volto nel suo torace, artigliandogli la giacca dell’uniforme, scossa dai singhiozzi e con il volto inondato dalle lacrime, per la prima volta dopo tanto tempo dimentica di tutto il resto e lasciando spazio solo a quel dolore lancinante che la stava sommergendo e soffocando…
Perché era morto? Perché non era li con lui quando era accaduto? Perché non aveva avuto la possibilità di aiutarlo come lui aveva fatto con lei? Perché era dovuto morire lui che aveva una famiglia e non lei che non aveva nessuno, o quasi? … Troppe domande che le bruciavano dentro come acido, che infettavano la ferita causata dalla sua morte, mandando tutto in cancrena…
Mustang restò impietrito da quel gesto imprevisto: aveva visto quelle acquemarine che gli piacevano da impazzire incresparsi per le lacrime, la pelle delle guance arrossarsi per il pianto, le labbra sussultare nel disperato tentativo di trattenersi… Stava tremando… riusciva a sentire chiaramente tutto il dolore che le si agitava dentro, mischiato all’amarezza ed al rimpianto… Gli stessi sentimenti che si agitavano dentro di lui! Quella ragazzina sempre sorridente ed allegra andava avanti facendo finta di niente, continuando a pensare ad una persona cara che non avrebbe mai più potuto vedere da sola, lontana dallo sguardo degli altri, lottando in solitario contro quel dolore lancinante che le mordeva costantemente il cuore… esattamente quello che provava lui! Non sapendo cosa fare per consolarla le passò un braccio intorno alle spalle ed aspettò: per la prima volta aveva avuto il desiderio di comportarsi gentilmente con una persona senza nascondersi dietro a gesti cinici.
Quando Saya si fu calmata erano ormai crollate molte barriere tra i due, che ora si vedevano partecipi di un dolore comune, un dolore che non era più solo esclusivo, ma apparteneva anche a qualcun altro, e ciò li faceva sentire meno soli.
- Come ti senti ora?- le chiese gentilmente Mustang costringendola ad alzare il volto verso di lui.
Saya sorrise, un sorriso triste e dolce, che provocò una fitta al colonnello. Saya non poteva certo rispondere che ora era tutto passato, perché la ferita era ancora più aperta e faceva un male cane, ma la gentilezza del colonnello l’aveva indirizzata verso la strada della guarigione…
- Ora sto un po’ meglio, la ringrazio colonnello!- .
- E di cosa dovresti ringraziarmi?- .
- Della gentilezza e della pazienza che ha dimostrato nei miei confronti!- sorrise ancora, un po’ meno tristemente.
Era una confessione fatta con l’innocenza di un bambino, con il tono di quelle verità ovvie a tutti. Mustang la guardò in volto: alcune gocce continuavano a scorrere ad intervalli irregolari sulle guance, gli occhi erano gonfi e rossi, come anche le guance che avevano raggiunto una spiccata tonalità porpora… non se la sentiva di lasciare da sola quella ragazzina dall’aria spaurita, non per il momento almeno!
- Vieni, ti serve qualcosa di forte!- e la spinse verso la macchina.
Ma Saya inchiodò i piedi: quel colonnello doveva essere proprio un ingenuo cosmico a proporle una cosa simile!
- Beh, che ti prende, ora?!- .
- Signore le devo ricordare il regolamento per caso?!- balbettò la ragazza.
- Eh?!- niente da fare, non aveva capito niente!
- “Nessun ufficiale deve intrattenere rapporti con i propri sottoposti dopo l’orario di lavoro!”- recitò Saya.
- Chi se ne frega del regolamento?! Se ci beccano diremo che ti ho incontrata per caso e ti sto mostrando la città visto che sei appena arrivata, va bene?- le sorrise furbescamente.
Saya lo fissò stupita: quello era sul serio l’ufficiale inflessibile che le avevano descritto? Era lo stesso Roy Mustang che aveva incontrato ad Ishibal? Rientrava perfettamente nella descrizione che le aveva fatto una volta Hughes: “Di Roy esistono varie sfaccettature, è capace di uccidere senza un’esitazione, è un autentico psicopatico, per esaminare tutte le sue turbe mentali ci vorrebbero secoli ed i migliori cervelli dell’universo, è un sadico che non si pone mai troppi problemi per quello che fa, è un capo carismatico che sa suscitare le simpatie dei suoi uomini, è un clown patentato, non si riesce mai a capire quando è serio e quando no, è un temerario capace di sfidare ogni regola se ne ha voglia, o se è per il suo tornaconto…è una persona che ha sofferto terribilmente per quello che ha dovuto fare in nome della divisa che indossa, anche se non lo da mai a vedere… Sai che la notte si sveglia urlando in preda ad incubi popolati dalle persone che ha ucciso ad Ishibal? È un amico leale, una persona su cui si può fare affidamento, non abbandona mai chi gli chiede aiuto… Sa essere molto gentile e dolce, anche se lo nasconde dietro una maschera di cinica freddezza… Tu hai solo visto il soldato fedele che eseguiva gli ordini come un burattino dei militari, non la persona che c’è dietro la divisa… Roy Mustang fondamentalmente è un insicuro che patisce la solitudine, anche se vuole dare ad intendere che è forte, intoccabile dal dolore”
Scoppiò a ridere, dopo tanto tempo, con il cuore, fino alle lacrime, Mustang rimase incantato ad ascoltare quella risata cristallina, che risuonava riempiendo piacevolmente l’aria attorno a loro, e che si adattava perfettamente all’aspetto fragile di quella ragazza che gli faceva perdere il ritmo…
- Che hai da ridere adesso?- chiese sperando che la sua voce non risultasse troppo incrinata.
- Niente, niente…- scosse la testa e cercando di ricomporsi.
- Vieni!- e la prese per il polso trascinandola via con malagrazia.
Ed alla fine, senza sapere come, il maresciallo si ritrovò nella macchina privata del colonnello, seduta al suo fianco. All’improvviso iniziò a tremare di freddo: era stata sotto quella pioggia gelida per più di un’ora, ed ora invece di tornare a casa a farsi un bagno caldo ed a mettersi qualcosa di asciutto, se ne andava in giro con l’uniforme fradicia: si, era uscita di testa! Ora ne aveva la conferma scientifica!
- Cerca di resistere: siamo quasi arrivati!- disse Mustang vedendola scossa dai brividi e sentendola starnutire.
Saya lo guardò battendo un po’ i denti e chiedendosi dove diavolo la stesse portando. La macchina li lasciò in una strada frequentatissima del centro e Saya subito scattò indietro appiattendosi contro i muri degli edifici e scivolando contro di essi nella speranza di non essere notati: ora era scientificamente provato anche che Mustang era un pazzo incosciente e questo Hughes aveva omesso di dirglielo!
- Ma che fai?! Quello è proprio il modo giusto per attirare l’attenzione, cammina tranquillamente e nessuno ti noterà!- la riprese.
La ragazza seguì, non proprio tranquillamente, il colonnello in un vicolo laterale alla piazza cittadina, fino a trovarsi in un locale costruito nel piano terra di una vecchia casa, totalmente in penombra: sembrava uno di quei ritrovi per gangster dove ognuno si faceva gli affari propri e tutti vivevano felici. Mustang entrò deciso: doveva venirci spesso in quel posto poco raccomandabile. Si avvicinò al bancone.
- Salve capo!- lo salutò.
- Ehilà colonnello, da quanto tempo!- eh, si: Mustang era un abitudinario di quel luogo...
- Il lavoro… senti è libero il solito tavolo?- .
- Certamente! Che ti porto?- .
- Due whisky, uno doppio: la mia amica sta congelando! – ed il “capo” sorrise divertito dopo aver gettato uno sguardo a Saya – Si può mangiare qualcosa?- .
- Lascia fare a me colonnello: ti porterò una cenetta senza pretese che ti farà fare un bella figura con la tua splendida amica!- .
- Allora mi fido di te! – Prese i due bicchieri di whisky e si allontanò – Seguimi!- ordinò a Saya.
Si sedettero ad un tavolo piuttosto appartato, contro il muro e circondato dagli altri tavoli, e più in penombra. Mustang posò i bicchieri sul ripiano e fece scivolare quello con più liquido verso Saya. La ragazza guardò senza capire il bicchiere e poi il colonnello.
- Bevi! Sei fradicia e mezza intirizzita, questo ti scalderà e ti eviterà una polmonite!- le spiegò.
- Mi dispiace, ma io sono astemia! Non ho mai bevuto qualcosa di alcolico in vita mia!- rispose allontanando un po’ il bicchiere da se.
- Bevi: è un ordine! Non ho bisogno di elementi malaticci nella mia unità!- sbuffò con millanteria.
Poi osservò divertito Saya che chiudeva titubante la mano destra attorno al bicchiere e se lo portava diffidente alle labbra, per poi assaggiarne un sorso e tossire perché non essendo abituata l’alcool le stava bruciando la gola.
- Allora, com’è?- chiese trattenendo a stento una risata.
- Preferisco una tazza di tè per riscaldarmi!- borbottò reprimendo un colpo di tosse.
- Ti abituerai… - esclamò sicuro mentre beveva un sorso dal suo bicchiere.
Saya si guardava intorno sospettosa: man mano che ne registrava i particolari quel locale le sembrava sempre più un ritrovo per criminali, forse avrebbe potuto trovarci qualche informazione utile, in fondo non era molto differente dai soliti locali di ultim'ordine che frequentava lei per lavoro…
- Ci venivo spesso con un amico… - disse all’improvviso il colonnello con un tono triste nella voce un po’ roca.
Saya si volse a guardarlo: il colonnello aveva il volto girato di tre quarti in modo che lei non potesse incrociare il suo sguardo, mentre fingeva di guardare un punto misterioso della stanza.
- Era un colonnello della polizia militare, ed era l’unico che mi parlava sinceramente mettendomi spietatamente davanti ai miei errori… era l’unico vero amico che avevo! Ed ora non c’è più…è morto durante un’operazione in cui non ha voluto coinvolgermi!- .
La ragazza abbassò la testa: c’era quasi rabbia nella voce di Mustang! E poi stava parlando senza saperlo di una persona importante anche per lei, e non voleva che il colonnello vedesse la tristezza nel suo sguardo… per il momento non doveva sapere nulla di quella storia!
- Mi dispiace!- mormorò a testa bassa.
- E di cosa?- le chiese Mustang tornando a guardarla.
- Mi sono sfogata con lei, nonostante anche lei stesse soffrendo, mi dispiace tantissimo per la mia mancanza di sensibilità colonnello!- in realtà sapeva benissimo che Mustang soffriva per la perdita di Hughes, ma proprio per questo non era riuscita a trattenersi.
- Non preoccuparti! È tutto a posto!- e le rivolse un sorriso mesto.
- Però…- .
- Credimi! È tutto ok!- e bevve un lungo sorso di whisky.
- Va bene…- non ne era del tutto convinta, ma sapeva che Mustang non sarebbe andato oltre a scoprirsi quella notte.
Il lungo silenzio che si era creato tra loro fu interrotto dall’arrivo del tipo che aveva servito il whisky a Mustang: depose una ciotola di legno bassa ed ampia piena di una zuppa di legumi fumante, con alcune fette di pane tostato infilate dentro, davanti a Saya, al colonnello servì invece una bistecca ai ferri con un’insalata mista.
- Se avete ancora bisogno di qualcosa chiamatemi!- disse mentre versava altro whisky nei bicchieri.
- Grazie!- rispose Mustang affondando forchetta e coltello nella bistecca.
Imitando il suo superiore Saya affondò il cucchiaio di legno nella zuppa e se ne portò un’abbondante porzione alle labbra: il liquido bollente le bruciò la gola scivolando caldo nell’esofago e riscaldando lentamente ogni cellula del suo corpo con un piacevole calore, e rabbrividì per contrasto. Mangiarono per un po’ in silenzio.
- Allora come ti trovi qui a Central City?- le chiese all’improvviso Mustang.
- Vivete nel lusso qui, mi creda!- rispose con un sorriso divertito.
- E perché?- chiese stupito Mustang.
- Lavorate in una costruzione nuovissima splendente di marmi, i giardini sono curati al millimetro, avete biblioteche ed archivi ordinati con precisione maniacale, una mensa super efficiente che prepara piatti freschi e mangiabili; agenti costantemente di guardia…- .
- Perché tu dove lavoravi? Mi hanno detto che il quartier generale a sud è super moderno!- .
- Oh si, come no?! Vediamo… hanno ristrutturato un vecchio accampamento militare fatiscente messo su durante una guerra di una trentina di anni fa, hanno trasformato le baracche di legno marcio in container di ferro dove si congela d’inverno mentre d’estate si frigge, è recintato con quadrilatero di filo spinato, la guardia la dobbiamo fare noi, soprattutto le reclute, siccome il terreno non è pavimentato ma in terra battuta, quando piove il fango arriva alle caviglie, per tacere di quello che succede quando nevica…Non abbiamo una mensa, ma ogni squadra è messa in un container con letti a castello, un bagno ed una cucina in cui i militari stessi devono preparare la colazione e la cena, per pranzo un tizio che di spaccia per cuoco prepara una brodaglia dallo strano colore e dal sapore rivoltante che si potrebbe usare tranquillamente per torturare i nemici… -.
- Caspita! Siete messi davvero male! Ma perché non protestate?- .
- Perché vale la pena soffrire un po’ per vivere in quel paradiso!- .
- Che cosa?! Ma se…- .
- Noi non siamo distaccati a South City, ma al War South Team. La base si trova al centro di una pianura immensa circondata da colline, costruita sui bordi di un lago, mentre alle spalle c’è un bosco. In primavera l’intera valle si copre si un manto si prato verde smeraldo puntellato di margherite, primule, ed ogni altro genere di fiore di campo, d’estate il bosco si riempie di more, lamponi, ribes, fragole, ciliegie ed ogni altro tipo di frutto ed il profumo arriva fin dentro le baracche e facciamo a gara a sgattaiolare fuori dalla caserma per andarci a rimpinzare di quei frutti, colonnelli e generali compresi; d’autunno tutto si tinge di cremisi ed oro, mentre d’inverno siamo ricoperti di un manto di soffice neve che rende tutto silenzioso ed innaturale… è un vero paradiso!- .
Mustang osservò un po’ addolorato l’espressione felice che si era dipinta sul viso della ragazza mentre gli descriveva il luogo in cui aveva vissuto fino a pochi giorni prima e che doveva mancarle da morire.
- Vorresti tornare?- non poté esimersi di chiederle.
Saya lo fissò un istante con uno sguardo impenetrabile, come se stesse scegliendo cosa poter dire e cosa no al suo superiore.
- No, altrimenti non avrei chiesto il trasferimento nella sua unità!- rispose con una decisione che Mustang non le aveva mai visto in volto.
- Hai chiesto tu di essere trasferita nella mia unità? Perché lo hai fatto?!- nessuno gliel’aveva mai detto e voleva proprio scoprirne il motivo.
- Beh, ho sentito parlare molto di lei colonnello e volevo vedere di persona se quello che mi hanno detto fosse vero o se era solo il frutto di un’ammirazione sconfinata che aveva accecato il loro giudizio!- .
- Il risultato?- chiese un po’ preoccupato il moretto.
Sulle labbra di Saya fiorì un sorriso enigmatico che fece scorrere un brivido lungo la schiena al colonnello.
- Mi dispiace ma di questo non riuscirà ad estorcermi neanche una lettera!- rise.
Mustang la fissò incantato mentre assisteva ancora una volta al movimento di quelle morbide labbra carminio verso l’altro e che si stendevano nel sorriso più dolce che avesse mai visto sul volto di una persona, e desiderò scoprire se quel sorriso era veramente dolce come appariva…
Scosse la testa: no, non andava così! Doveva smetterla con pensieri come quello, del tutto fuori luogo!
Continuarono a parlare dimentichi di quello che li circondava, del tempo che scorreva e del fatto che gli altri avventori man mano andavano via svuotando il locale.
Stavano ridendo tranquillamente per qualcosa, quando il capo gli si avvicinò.
- Non vorrei disturbare, ma noi staremmo per chiudere…- .
Mustang e Saya lo fissarono sorpresi, poi guardarono l’ora sull’orologio appeso alla parete di fronte: le 02:00???!!! Com’era possibile che avessero fatto quell’ora senza accorgersene?! Saya sorrise imbarazzata, mentre Mustang sbuffò un po’ contrariato.
- Scusaci, ma non ce n’eravamo resi conto… Ci porti il conto, per favore?- chiese Mustang.
- Eccolo qui!- e prontamente il capo depose sul tavolo il foglietto del conto che aveva già fatto, per poi scomparire nella cucina.
- Che fai?- chiese il colonnello vedendo che la ragazza aveva preso il portafogli e ne stava tirando fuori dei soldi.
- Pago la mia parte!- ed allungò la mano per vede il conto quant’era.
Mustang però fu più veloce e le tolse il foglio da sotto le dita.
- Pago io! Ti ho invitata io, no?!- .
- Non posso accettare, lei è il mio diretto superiore e non posso accettare un simile favoritismo nei miei confronti!- .
- Ma per una volta non potresti dimenticare che sono il tuo superiore?!- borbottò un po’ offeso.
- Mi scusi!- ecco, l’aveva fatto di nuovo! Perché non riusciva a mettere da parte il suo carattere inflessibile?!
Il colonnello però si pentì della sua uscita brusca vedendo la sua espressione triste e cercò di rimediare con una battuta.
- Diciamo che è un ringraziamento per le rose che mi hai regalato!- sghignazzò.
- Non gliel’ho mandate io!- ringhiò Saya di scatto.
- Va bene, va bene… facciamo finta che me le hai regalate sul serio tu e che questo è il mio ringraziamento, ok?- .
- Ok…- si rassegnò il maresciallo: non voleva rischiare di contrariare di nuovo il suo colonnello – Ad una condizione però!- .
- Sentiamo!- sbuffò divertito: quella li era incorreggibile!
- Per il White Day mi permetta di ricambiarla con una cena preparata da me!- .
- Sei brava a cucinare?- .
- Nessuno può battermi nessuno ai fornelli!- .
- Affare fatto!- rispose Mustang contento di essere riuscito a strappare un altro appuntamento a Saya…
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Taila