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Autore: AkaRen    19/12/2013    4 recensioni
“Ehi, Violettà… è andato tuto bene, tu sei arrivata terzà ed è una cosa completamente buonissima.” Le ho sussurrato all’orecchio, piano e con dolcezza.
Nel frattempo, il mio cuore ha iniziato a battere velocemente. Troppo velocemente.
[...]
Alla fine, sospirando, glielo chiesi. “Violettà, perché tu piangi?” mormorai, portando un dito sotto il suo mento e alzandole il viso.
Quando i nostri sguardi si unirono, non vi fu più bisogno di parole.
[...]
Lei deglutì, io mi limitai ad annullare la distanza e a posare le mie labbra sulle sue, chiudendo gli occhi.
Quel momento fu meraviglioso, energia pura. Non credo dimenticherò mai la scarica elettrica che mi ha attraversato la schiena, né la sensazione di essere finalmente completo, con il cuore in pace.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Domani non mi sentirai partire
Amarti non è mica così strano
Io ho un nome senza via
Per distrarre la mia voglia di tornare

 
Guardo un’ultima volta la mia valigia, aperta. Dentro vi sono tutte le cose che mi sono portato dietro quando ho cominciato a lavorare qui, a XFactor, come giudice. Questo percorso non è stato formativo solo per le persone che sono state ammesse, ma penso che quest’esperienza abbia giovato molto anche a me. Ho imparato a distaccarmi dagli oggetti, a vedere il mondo sotto un po’ di vista più spirituale che materiale. Le mie ragazze hanno condizionato molto questo mio cambiamento, è in parte grazie a loro se mi sono trasformato.
Mi passo una mano tra i capelli, scompigliandomeli appena. E così è tutto finito, mh? Non sembra essere passato neanche un giorno da quando mi sono ritrovato nel loft con le mie tre ragazze, Violetta, Gaia e Valentina, a parlare del primo brano che avrei assegnato loro.
Sospiro, guardando di nuovo questa stanza. Forse è l’ultima volta che la vedo, ma di sicuro è l’ultima volta che la osservo e che il mio sguardo si posa sul profilo di Violetta.
Ieri l’ho seguita, dopo la sua eliminazione e la vittoria di Michele. Aveva le lacrime agli occhi, sembrava così indifesa. L’unica cosa che mi sono sentito in grado di fare, in quel momento struggente, perché guardarla mentre soffriva è stato davvero triste, è stato abbracciarla. L’ho stretta forte contro il mio petto. È stato un momento che avevo aspettato da tanto, perché non era un abbraccio come gli altri: l’esperienza a XFactor era finita, perciò nessuna telecamera avrebbe importunato quell’attimo, consentendomi di esprimere in quel gesto tutte le mie emozioni.
“Ehi, Violettà… è andato tuto bene, tu sei arrivata terzà ed è una cosa completamente buonissima.” Le ho sussurrato all’orecchio, piano e con dolcezza.
Nel frattempo, il mio cuore ha iniziato a battere velocemente. Troppo velocemente. Ho sentito un fremito per tutto il corpo, ma non per il freddo che vi era in quella stanza. Le mani sono diventate appena sudate. È Violetta che mi fa quest’effetto ed è lei che mi ha fatto dubitare del mio orientamento sessuale.
La sua risposta mi ha sorpreso: “Non è per l’eliminazione che piango, Mika. Magari fosse per quella.” aveva tirato su col naso. “No, quella me l'aspettavo. È per… u-un altro motivo, che pia-piango... ” poi ha nascosto il viso contro la mia spalla, mentre il suo corpo veniva scosso dai singhiozzi.
L’ho stretta ancor di più a me, cercando il motivo di quelle lacrime. Se non era stato per l’eliminazione, allora qual era la causa che l’aveva ridotta a piangere?
D’istinto, le accarezzai i capelli, dolcemente, e vi posai sopra un casto bacio. Cercai, nella mia mente, un qualsiasi indizio che mi portasse sulla strada della soluzione, che mi aiutasse a comprendere cosa fosse successo. Cercai, cercai davvero, ma non riuscii a trovare nulla di particolarmente strano in ciò che era successo, né nel tempo in cui lei era rimasta con me, perché non credevo di aver fatto o detto nulla di disdicevole, né durante la Finale.
Alla fine, sospirando, glielo chiesi. “Violettà, perché tu piangi?” mormorai, portando un dito sotto il suo mento e alzandole il viso.
Quando i nostri sguardi si unirono, non vi fu più bisogno di parole. “Oh.” Riuscii solo a dire, perché nei suoi occhi lessi tutto quelli che, a quanto pare, aveva cercato di nascondere per tutto questo tempo.
C’era dolore, ma c’era anche amore. I suoi occhi erano liquidi, ma non per le lacrime, come avevo creduto: erano così perché erano riempiti dalla troppa passione che aveva scosso Violetta durante tutto il percorso.
Avvicinai piano il viso al suo, osservandola mordersi appena il labbro inferiore. La sua espressione, nel frattempo, era cambiata, si era fatta colpita, poi impaurita. Si era accorta che avevo capito ciò che la affliggeva e una parte di lei si era messa in posizione di difesa. Probabile riflesso dei troppi pensieri sul fatto che non avrei mai potuto ricambiarla.
Le accarezzai piano la schiena, facendola rilassare, quindi avvicinai di più il mio volto al suo, fino a che i nostri fiati non si confusero insieme. Lei deglutì, io mi limitai ad annullare la distanza e a posare le mie labbra sulle sue, chiudendo gli occhi.
Quel momento fu meraviglioso, energia pura. Non credo dimenticherò mai la scarica elettrica che mi ha attraversato la schiena, né la sensazione di essere finalmente completo, con il cuore in pace.
Dopo, l’ho portata nel mio camerino, e infine nella mia camera.
I suoi movimenti mi distraggono, riportandomi alla realtà. Si è rigirata, ma continua a dormire.
Sorrido, ma è un sorriso triste, un sorriso che sa di allontanamento. Presto me ne andrò e non ho neanche il coraggio di aspettare che si svegli e di dirle addio. Perché non potrei mai, non riuscirei a dirle “Arrivederci”.
Perché io ho il mio mondo, la mia casa, le mie conoscenze, e lei ha le proprie. Facciamo parte di due universi troppo diversi per incontrarsi, per cui me ne andrò.

 
Perché non sarai lì
In questa casa che decise che ci sapevamo amare
Con la vecchia foto dei miei genitori sull’altare
Con la voglia di restare anche se non ti sai spiegare
Cosa manca a questo amore

 
Sarà meglio per entrambi andarsene. Semmai tornerò qui, o andrò nel loft, lei non ci sarà. Avrebbe senso venire di nuovo in Italia, a presentare XFactor, con la consapevolezza che dopo le esibizioni non potrò più seguirla, come ho fatto tutto questo tempo, quando si dirigeva alle sue stanze? Vorrei tornare sapendo che non le assegnerò più nessun pezzo, non potrò più correggere un suo errore, e magari sfruttare l’occasione per guardarla intensamente? No. Farebbe troppo male ricordare.
Non posso neanche continuare a frequentarla: siamo troppo distanti per amarci davvero, ma troppo vicini per non farlo. Io a Parigi, lei in Italia.
Perciò sarà meglio per entrambi fuggire da questa realtà, che altrimenti si farebbe troppo scomoda.
Proprio mentre la guardo, lei apre gli occhi e incontra i miei. Sorride, dolcemente. Non pensa che presto non ci vedremo più, per adesso ci sono io e c’è lei e non c’è bisogno d’altro. Che bella beatitudine, quella che ti coglie appena svegliato.
Ricambio il sorriso, più per riflesso che per altro.
Lei si corruccia, notando che non è vero, ed io mi sorprendo di questa sua capacità di leggermi dentro.
Per non farla incuriosire troppo, decido di sedermi al suo fianco, accanto alla valigia aperta, e di darle un bacio a fior di labbra. “Buongìornò.”. Lei sorride, probabilmente ho sbagliato pronuncia, allorché anch’io sorrido, stavolta veramente, e scuoto la testa. “Non imparerò mai vostra linguà.”  Dico, quasi desolato, facendola ridere.
Mi beo del suono della sua risata, socchiudendo gli occhi. È così pura.
Si avvicina a me, cerca il contatto con le mie labbra, ed io ricambio quel bacio. È un momento dolce, quello, mentre io le circondo la vita e lei intreccia le mani tra i miei capelli. Non capisco perché ciò che proviamo debba sparire così brutalmente.
A questo quesito, mi viene in mente ciò che mi aveva Morgan quando ho iniziato il programma: “Mai intromettere gli affari personali con gli affari lavorativi. Questo, Mika, XFactor, è un affare lavorativo. Non fare lo stesso mio errore.”.
Mika mai avrebbe pensato che Morgan, ignaro, l’avesse messo in guardia da quest'amore.

 
E l’estate che non passerà
Si troverà una soluzione
La vita e la felicità
Nessuna via
Nessuna convinzione
Qui mi troverai
Qualunque volta vorrai rivedermi
Qui a sognare se vorrai tornare
Io rimango qua

 
“Violettà, tu lo sai adeso che sucedde, vero?” sospiro sulle sue labbra.
Lei mi guarda, disorientata. Oh sì, se lo sa, ma non vuole ammetterlo neanche a se stessa.
Guardo in basso e le prendo una mano nella mia. Lei intreccia le nostre dita.
Nessuno dei due è pronto ad andarsene, questo lo sappiamo entrambi. Ma dobbiamo, non possiamo restare qui per sempre.
Lei deve tornare dai suoi genitori, che probabilmente la stanno cercando da ieri e si staranno chiedendo se qualche fan impazzito o chissà cosa l’abbia rapita.
Io… beh, io devo giungere in Francia, per partecipare a The Voice. Ho già firmato il contratto, lei lo sa, quando siamo usciti per prendere una cioccolata calda e un caffè ci siamo soffermati un attimo a parlarne.
Tuttavia, questo momento rimarrà, nelle memorie di entrambi, basterà solo rievocarne i ricordi nella propria mente. Ogni volta vorremo ritornare indietro, rivederci l’una insieme all’altro, potremo tornare qui.
La guardo negli occhi e ci fermiamo entrambi a contemplarci, in silenzio.
Credo che mi abbia letto dentro, perché in questo momento ci stiamo dicendo tutto quello che abbiamo trattenuto nel corso delle numerose puntate, semplicemente restando in silenzio.

 
Perché sei così piccola che quasi
Potrei tenerti dentro ad una mano
Però sei anche un gigante
E non ti accorgi che io sono sotto il tuo passato

 
In questo momento mi sembra così fragile, così piccola che vorrei solo stringerla a me e non lasciarla andare più. E lo faccio. La avvolgo con le mie braccia, stringendo il suo corpo al mio, poso la testa sulla sua spalla e chiudo gli occhi.
La coccolo, godendomi quel calore che lei e solo lei sa emanare.
Ha un’energia incredibile e in questo momento capisco che non è fragile come la credo. È emotiva, certo, quello l’hanno capito tutti, ma è anche forte. Ha una forza d’animo incredibile e credo che sia stato ciò a farmi innamorare di lei.
Sorrido, di un sorriso amaro: in questo momento Violetta sembra quasi essere forte per entrambi, per sorreggere questa situazione instabile, per portarci fuori dall’apnea nella quale siamo precipitati, salvandoci, trascinandoci a riva.
Ma è un momento, poi tutto svanisce. Ed io ritorno il suo ormai imminente passato.

 
E se mi mancherai
Proverò a non affidarti alle foto in cui ridiamo
Senza avere niente al mondo
In fondo il mondo lo avevamo
Resto ancora sveglio ad aspettarti che son quasi a casa
Ho nuove storie da ascoltare

 
Mi mancherà, di questo ne sono sicuro. Mancherò molto anche lei, penso.
Ciò che proverò a non fare è cercare di aggrapparmi ai nostri ricordi felici, ai momenti in cui ridiamo, in cui abbiamo sentito il mondo leggero, come se non esistesse niente tranne me e lei.
Sarebbe inutile aggrapparsi a quegli istanti, li colmerei solo di malinconia, annullando così la loro bellezza.
Sciogliamo l’abbraccio, lei mi guarda e una lacrima solca il suo viso. Io l’asciugo con un bacio, accarezzandole i capelli.
“Shh.” sussurro. “Io non me ne vado, non del tuto. Mai del tuto. Queli che si ammano trovano sempre un posto per ritrovarsì e sai dove?” le chiedo, guardandola dolcemente.
Lei scuote la testa, mentre il suo corpo comincia a tremare. È sull’orlo di una crisi e lo sono anch’io, solo che io non riesco a versare quelle lacrime che m’inondano gli occhi.
“Qui dentro.” poso una mano sul suo cuore, che manca un battito a quel tocco, per poi cominciare a battere velocemente.
Sorrido, quindi riavvicino il viso a quello di Violetta e la bacio.
Coi baciamo ancora. Una, due, tre, quattro volte, fino a che non ne perdo il conto.
Ogni bacio potrebbe essere l’ultimo e quella è la consapevolezza che alleggia nell’aria e che nessuno dei due vuole comprendere.

 
[…] E non stupirti degli errori che è normale aver paura
E ricorda che ci siamo stati sempre fino ad ora
Se mi aspetterai ti aspetterò
e vivremo ancora per poi dimenticare tutto il male in un
Ciao amore
Amore […]

 
Alla fine, tuttavia, siamo costretti a separarci, per mancanza di fiato.
La guardo, cerco qualcosa nei suoi occhi, disperatamente: qualcosa che possa trovare una soluzione per entrambi, una giustificazione per non andare.
Ma è tardi.
Il mio telefonino squilla, lo prendo e, controvoglia, non smettendo di osservare Violetta, rispondo. “Prontò?”.
“Michael, où êtes-vous?” mi risponde una voce dall’altro capo del telefono. Francese. Sbuffo appena, ma cerco di camuffarlo con uno sbadiglio.
“Je suis en train d’arriver.” rispondo, quindi attacco al cellulare.
Devo proprio andare.
Violetta scuote la testa, come per dirmi di non andare, di restare lì, con lei, in quella stanza, per sempre.
Se potessi, acconsentirei.
Ma la vita va avanti e noi dobbiamo essere abbastanza forti da sorreggerla, lo dobbiamo fare uno per l’altra.
Ha paura, ma non vuole darlo a vedere. Le direi che anch’io ho paura, ma, se lo facessi, ci tireremmo indietro dall’affrontare il mondo a testa alta, ne sono consapevole, e non posso permettermi un errore del genere.
“Ci rivreddremò. Te lo prometo. E poi saremo insieme forever.” è l’unica cosa che posso dirle, con la speranza che ciò accada per davvero.
Che dimenticheremo tutto il male di questo istante, un giorno, l’uno tra le braccia dell’altra, in un gesto pieno di significato. E saluteremo il nostro amore che non finirà, perché è un amore puro.
Come lei, Violetta, come il suo sorriso.

 

Angolo della baka scrittrice (・ω・)/

Aaallora... che posso dire? Questa storia mi è venuta in mente ieri, perché avevo voglia di scrivere su Mika e ascoltando la canzone di Michele, beh, è uscita fuori sta cosa, che non ho neanche il coraggio di chiamarla FanFiction, LOL.
Beh, mi sono divertita comunque a scriverla, quindi se mai ho divertito anche voi ne sono contenta.
Mika se n'è andato, questo lo sappiamo tutti, e spero che tutti quelli che abbiamo aperto questa storia sappiano anche che presto parteciperà a The Voice. Beh, la malinconia perché non è più un questo Paese rimane, così ci ho buttato su una storiella, che tratta del rapporto tra Mika e Violetta.
Come se non lo sapessero!
Shh. Zitto tu!
Coomunque, io mi ritiro popolo (・ω・)/
Ciau. AkaRen.
   
 
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