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Autore: Fallingdeadangels    19/12/2013    6 recensioni
Ciascuno di noi è una frazione dell’essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un’altra che le è complementare, perché quell’unico essere è stato tagliato in due, è per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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"Nei tempi andati, la nostra natura non era quella che è oggi, ma molto differente. Allora, esisteva solo un genere che aveva entrambi i caratteri degli altri. Era l’ermafrodito, un essere che per la forma e il nome aveva caratteristiche sia del maschio che della femmina. Oggi non ci sono più persone di questo genere. Quanto al nome, ha tra noi un significato poco onorevole.
Questi ermafroditi avevano quattro mani, quattro gambe, due volti su un collo perfettamente rotondo, ai due lati dell’unica testa. Avevano quattro orecchie, due organi per la generazione, e il resto come potete immaginare. Erano terribilmente forti e vigorosi e il loro orgoglio era immenso. Così attaccarono gli dèi e tentarono la scalata al cielo, per combatterli.
Allora Zeus e gli altri dèi si domandarono quale partito prendere. Erano infatti in grave imbarazzo: non potevano certo ucciderli tutti e distruggerne la specie con i fulmini, perché questo avrebbe significato perdere completamente gli onori e le offerte che venivano loro dagli uomini; ma neppure potevano tollerare oltre la loro arroganza. Dopo aver laboriosamente riflettuto, Zeus ebbe un’idea, tagliare ciascuno di essi in due, così ciascuna delle due parti sarebbe stata più debole.
Quando dunque gli uomini primitivi furono così tagliati , ciascuna delle due parti desiderava ricongiungersi all’altra. Si abbracciavano, si stringevano l’un l’altra, desiderando null’altro che di formare un solo essere. E così morivano di fame e d’inazione, perché ciascuna parte non voleva far nulla senza l’altra. Zeus, mosso da pietà, ricorse a un nuovo espediente. Spostò sul davanti gli organi della generazione e fece in modo che gli uomini potessero generare accoppiandosi tra loro, l’uomo con la donna. Per cui nel formare la coppia, se un uomo avesse incontrato una donna, essi avrebbero avuto un bambino e la specie si sarebbe così riprodotta.
E così evidentemente sin da quei tempi lontani in noi uomini è innato il desiderio d’amore gli uni per gli altri, per riformare l’unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: così potrà guarire la natura dell’uomo. Dunque ciascuno di noi è una frazione dell’essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un’altra che le è complementare, perché quell’unico essere è stato tagliato in due, come le sogliole. E’ per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare.”

                                                                                                 
                                                                                                                    Il mito della metà – Simposio, Platone

Colpii pesantemente la sveglia, che con il suo insopportabile suono mi impediva di dormire. Mi rigirai nel letto fino a trovare una posizione comoda e calda, ma quella quiete durò poco più di cinque minuti poiché mia madre decise che, alle 7 del mattino, doveva passare l’aspirapolvere nel corridoio.
Mi alzai, infastidita più che mai e inciampai nelle scarpe che avevo lasciato in giro la sera prima.
Non degnai di uno sguardo mia madre, come di consueto dopo tutto, e mi diressi direttamente verso il bagno, seguendo la mia routine.
Snobbai il mostro riflesso nello specchio, diventato ormai il mio peggior nemico, e feci una doccia veloce per poi vestirmi e truccarmi.
Scappai, letteralmente, correndo verso la fermata del bus, affollata come sempre di ragazzi assonnati che ripetevano alcune lezioni o che semplicemente canticchiavano il ritornello di qualche canzone.
Infilai le cuffiette, che erano diventate come flebo per me, e premetti il tasto “play”. Subito sentì intonare le prime note di “Smells Like Teen Spirt” dei Nirvana e cominciai anche io a bisbigliare il testo della canzone che mi rappresentava più che mai.
Il pullman arrivò con il suo solito ritardo, poiché, per mia sfortuna l’autista non aveva la mia stessa fretta.
Salii e affollato com’era dovetti rimanere in piedi fino a quando non raggiunse la piazza centrale. Da lì in poi avrei dovuto camminare per circa 20 minuti a piedi per raggiungere il mio liceo.
Fortunatamente non mi perdetti e finalmente lo raggiunsi.
Con la sua struttura imponente, l’edificio somigliava a una prigione: intonaco grigio e finestre sbarrate non gli conferivano un aria molto stimolante, ma l’interno è l’opposto. Riverniciato da poco la struttura è una miscela di colori ,imponenti sculture in gesso decorano l’ingresso e altrettanti quadri variopinti i corridoi, non a caso quello era un liceo artistico.
Mentre raggiungevo la mia classe, mi ritornò in mente la materia , o meglio il professore che mi aspettava, Storia dell’Arte, un rompipalle di prima categoria.
< Le lezioni cominciano alle otto > precisava sempre.
Ma quella volta fu diverso, non mi disse nulla, mi cacciò fuori direttamente e mi disse di restarci fino alla fine delle sue due ore.
Sconsolata e sfinita poggiai le mie cose sul pavimento e mi ci sedetti vicino a gambe incrociate, infilai le cuffiette bianche del mio Samsung nelle orecchie e alzai il volume così da poter ascoltare meglio la melodica voce di Harry Styles nella sua interpretazione di “Don’t let me go”.
Cominciai ad osservare, osservare come facevo quando ero in quel bar. Quel bar in cui fuggivo quando ero stressata, arrabbiata o depressa. Mi sedevo allo sgabello infondo al locale e ordinavo la mia solita cioccolata calda. Dalla grande vetrata del locale, osservavo la gente  passare, troppo impegnata ad andare per la sua strada, da accorgersi della mia presenza. Fantasticavo sulla loro storia, su dove stessero andando o da dove stessero tornando. Era il mio gioco preferito quello, sognare attraverso gli altri e fargli vivere le avventure che io non avrei mai avuto il coraggio di fare.
Improvvisamente un ragazzo attirò la mia attenzione, non lo avevo mai visto prima d’ora all’interno dell’istituto; capelli scuri rivolti verso l’alto e occhi chiari, di un colore cristallino, una montatura impediva di ammirarne i particolari.
Mi ci persi in quegli occhi, così azzurri che sembrava contenessero il mare. Anche lui mi osservava, chiedendosi, forse perché io fossi seduta lì.
Inavvertitamente sorrise ,forse non se ne rese nemmeno conto, continuò poi per la sua strada, scosse la testa ed entrò nella sua classe.
Poco dopo sentii qualcuno urlare fuori di se e mi voltai in direzione di quelle grida, vidi lo stesso ragazzo uscire dall’aula sghignazzando, richiudendosi la potra alle spalle. Si guardò intorno in cerca di QUALCOSA, o meglio qualcuno, io.
Non appena il suoi occhi incontrarono i miei, un’ improvvisa ondata di calore mi colpì e abbassai lo sguardo, trovando più interessanti le mie mani che lui.
Di colpo mi si sedette accanto e si presentò con un grosso sorriso stampato in faccia. Non lo conoscevo eppure sentivo di potermi fidare di lui.

Così come nel mito della metà, in cuor mio sentivo di aver trovato la mia.

"Ciascuno di noi è una frazione dell’essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un’altra che le è complementare, perché quell’unico essere è stato tagliato in due, è per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare."

   
 
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