Anime & Manga > Lupin III
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Autore: monsieur Bordeaux    19/12/2013    3 recensioni
Al noto investigatore privato Ryo Saeba viene insegnato un incarico molto particolare e allo stesso tempo molto delicato: riuscirà a fermare il losco piano progettato dal ben noto Lupin III?
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Italian chase - Un inseguimento all'italiana



Nella caotica stazione centrale di Shinjuku, uno dei più importarti collegamenti ferroviari della capitale giapponese, una giovane donna dai capelli corti e rossi stava osservando con attenzione una lavagna situata vicino all'ingresso principale, alla ricerca di una particolare firma. Dopo pochi secondi Kaori, così si chiamava l'assistente di Ryo Saeba, conosciuto anche col nome di "City Hunter", trovò sulla parte destra della lavagna le lettere "XYZ" scritte con il gesso, il codice per chiedere un incarico a Ryo, e una richiesta d'aiuto, in cui si pretendeva una risposta entro breve. Per questo motivo, Kaori si affrettò a tornare indietro, per avvisare il prima possibile il suo compagno di lavoro, ancora addormentato a letto.
Nel giro di un'ora, la persona che aveva lasciato il messaggio alla stazione di Shinjuku si presentò all'appartamento di Ryo, che appena la vide rimase di sasso: era una bellissima donna dai lunghi capelli color rame, che scendevano liberi lungo la schiena, e dalle forme abbondanti, racchiuse in una giacca di pelle e in una minigonna color bordeaux. Ryo rimase letteralmente fulminato da quella che considerava una dea scesa dal cielo, e la sua camminata sulle scarpe a tacco basso lo fece esaltare ancora di più. Abbandonata l'espressione seria che solitamente mostrava in pubblico, il suo lato da maniaco era già pronto ad entrare in azione, ma appena vide lo sguardo sinistro e rabbioso di Kaori, l'uomo preferì desistere ed evitare guai: l'idea di ricevere l'ennesima martellata in testa lo spaventò a tal punto che tornò quasi subito serio.
La donna che aveva chiesto aiuto a Ryo Saeba si chiamava Kyoko, ed era la segretaria di un noto uomo d'affari della zona, il signor Nakata. Dal suo tono di voce, era evidente che la donna era disperata e Ryo, nonostante il parere contrario di Kaori, accettò quasi subito l'incarico offerto da Kyoko, anche se fin da subito gli fu spiegato che si trattava di un caso assai delicato: doveva proteggere, a tutti i costi, un importante gioiello di Nakata dal famigerato Lupin III, che di recente era rientrato in Giappone. La segretaria poi aggiunse che in precedenza aveva tentato di contattare l'ispettore Zenigata, noto nell'ambiente per la sua ossessione nel voler catturare il ladro gentiluomo, ma che al momento non poteva ritornare nel suo paese d'origine, perché era rimasto bloccato in un ospedale europeo con un febbrone da cavallo. Ryo Saeba per lei rappresentava l'unica persona in grado di poter fermare Lupin e si sentì veramente sollevata quando l'uomo accettò l'incarico, stringendole delicatamente la mano.
Senza perdere altro tempo, Kyoko accompagnò Ryo e la sua compagna fino all'abitazione del signor Nakata, che si trovava nel centro del quartiere di Shinjuku.

«Quest'appartamento è largo quanto il piano in cui abito...» pensò Ryo, paragonandolo al suo modesto locale situato in una palazzina periferica. L'abitazione di Nakata era completamente bianca e dall'enorme finestra del salotto si poteva ammirare una vista mozzafiato della città. Situato al decimo piano di un grattacielo in cui aveva sede la sua azienda, l'appartamento sembrava ben protetto contro i ladri: la porta d'ingresso era blindata e spessa alcuni centimetri, mentre un gruppo di tre guardie, vestite di nero e con indosso degli occhiali da sole, sorvegliavano di persona il gioiello su cui Lupin aveva posato gli occhi.
Racchiuso in una bacheca di vetro ben sigillata, c'era un raffinato bracciale in oro, tempestato di rubini e smeraldi, a forma di serpente con la testa alzata, il cui sguardo quasi ipnotizzava chiunque lo guardasse. Essendo stato lavorato interamente a mano, era un esemplare unico e il suo prezzo era veramente alto.
«Sono orgoglioso di avere quel serpente!» intervenne una voce alle spalle di Ryo, mentre stava osservando con cura il gioiello. «Benvenuto nella mia dimora, signor Saeba!»
Di fianco all'uomo dal fisico scultoreo, comparve il proprietario del gioiello, il signor Nakata. Quest'ultimo aveva all'incirca cinquant’anni ed era un uomo di media statura e piuttosto corpulento, con i capelli completamente brizzolati. Da come si comportava, sembrava una persona simpatica e il suo faccione tondo sembrò quasi illuminarsi quando Ryo gli strinse la mano per ricambiare il saluto.
«Lei non sa quanto sono felice di vederla! Ora che si trova qui, nel mio appartamento, mi sento nettamente più tranquillo!»
«Mi dica, il ladro si è fatto vivo? Ho visto che ci sono ben tre guardie che sorvegliano la bacheca.»
«Sì! Quel maledetto infame ci ha lasciato pure un messaggio di sfida! C'è scritto che ruberà il mio gioiello alle due del pomeriggio... è un pazzo!»
«Lupin vuole fare il colpo in pieno giorno? Deve avere molta fiducia in se stesso, se vuole tentare un azzardo simile!» affermò Ryo, osservando poco dopo l'ora su un orologio a muro. «Manca poco più di due ore all'orario stabilito, ci conviene fare una pausa!»
«Ne è sicuro? Non sarebbe il caso di rimanere qui, a sorvegliare l'appartamento?»
«Non è necessario, signor Nakata! Conosco i metodi di Lupin ed è sempre stato puntuale con i suoi furti: sarà qui per le due del pomeriggio, in perfetto orario! In ogni caso, ho lasciato la mia collega nel garage sotterraneo e, se ci saranno dei movimenti strani, mi chiamerà subito.»
«Perfetto! La mia segretaria me lo aveva detto che di lei potevo fidarmi!»
«A proposito di Kyoko, dove si trova?» domandò Ryo, guardandosi attorno con sguardo preoccupato.
«Si trova nel suo ufficio» rispose Nakata desolatamente. «Sarà impegnata per tutto il pomeriggio...»
«Che iella!!!»

Dopo una lunga pausa, in cui Ryo ne approfittò per fare una dormita, quest'ultimo tornò tutto pimpante nell'appartamento, quando mancavano solo pochi minuti alle due del pomeriggio. Nonostante il nervosismo del signor Nakata, che osservava con agitazione lo scorrere delle lancette sull'orologio a muro, la situazione era ancora tranquilla: nessuno aveva tentato di introdursi di nascosto nel grattacielo, Ryo aveva controllato sia il tetto, che le scale ed entrambi erano vuoti. Inoltre non vi erano corde o altro per arrivare dall'alto, quindi l'unica via per entrare nell'appartamento era quella di passare per la porta d'ingresso.
Ad un certo punto, a poco più di un minuto alle due, Ryo si accorse di uno strano particolare: una delle guardie, vicino alla bacheca, continuava a muovere gli occhiali in maniera anomala e questo insospettì il detective privato, che si avvicinò per controllare. La guardia, infastidita, ammise che era un suo tic nervoso e allontanò Ryo in malo modo, come se fosse un estraneo. Senza darci troppa importanza, il detective si spostò davanti al finestrone, dando uno sguardo verso l'esterno.
All'improvviso l'occhio esperto di Ryo vide uno strano riflesso lampeggiare sul palazzo di fronte, vicino al margine di una finestra. In un batter di ciglio, il detective capì di aver trovato un binocolo da cecchino e con un urlo pazzesco, ordinò a tutti i presenti di gettarsi a terra. Dopo pochi secondi, un proiettile di medio calibro trapassò la finestra, volando sopra la testa di Ryo e finendo la sua corsa nella parete, creando un bel foro perfettamente tondo.
«Oddio!!!» gridò l'uomo d'affari, nascondendosi dietro una poltrona.
«Lei rimanga dov'è, signor Nakata!» esclamò Ryo, cercando di rassicurarlo. «Se staremo sdraiati, non potrà mai colpirci!»
Mantenendo la calma con un respiro profondo e prendendo in mano la sua pistola, una 357 Magnum, il detective privato si avvicinò lentamente alla finestra, che a parte un foro largo un paio di centimetri, era rimasta integra. Trovandosi un paio di piani più in alto rispetto al cecchino, Ryo fece capolino dalla finestra, facendo molta attenzione a non esporsi troppo. Aveva già calcolato mentalmente la posizione esatta del suo avversario, ma non era facile rispondere al fuoco in quella situazione: se avesse tentennato solo di qualche secondo, il cecchino lo avrebbe preso diritto in fronte!
A quel punto Ryo cercò la maggior concentrazione possibile, per non commettere errori, ma ci fu un piccolo colpo di scena: senza alcun motivo, il cecchino sparò un secondo colpo, che passò perfettamente per il foro creato dal proiettile in precedenza. Il detective rimase molto sorpreso dall'abilità del suo avversario: se era riuscito a centrare lo stesso bersaglio, largo un centimetro e distante almeno un centinaio di metri, aveva veramente una mira fuori dal comune.
Neanche il tempo di capire il perché del secondo sparo e improvvisamente l'appartamento si riempì di fumo, che creò in pochi istanti una nube grigiastra e molto densa. Ryo intuì che il secondo proiettile conteneva del gas, ma non riusciva a comprendere il motivo di quella scelta. Poi di colpo, come un fulmine a ciel sereno, il detective si ricordò la strana reazione della guardia incontrata poco prima e d'istinto si gettò sulla bacheca. Con grande delusione, Ryo si accorse che era aperta, qualcuno l'aveva manomessa e, approfittando del caos creato dalla nube, aveva preso il gioiello ed era scappato dalla porta blindata. Alla fine il detective dovette ammettere a se stesso che il piano di Lupin, con tanto di travestimento, lo aveva fregato in pieno, ma non per questo avrebbe gettato la spugna: lui non era un tipo che si sarebbe arreso così facilmente...

Abbandonati gli occhiali da sole e i vestiti da guardia, il ladro dalla giacca rossa si precipitò verso l'ascensore, stringendo tra le mani il bracciale appena rubato. Appena le porte si aprirono, Lupin entrò nel vano dell'ascensore e velocemente schiacciò il bottone per il piano interrato, tenendo d'occhio se qualcuno lo stava inseguendo. Il ladro intravide una sagoma correre verso la sua direzione, ma era molto distante e, per il momento, poteva tirare un sospiro di sollievo, mentre l'ascensore iniziava la sua lunga discesa.
Una volta arrivato al piano interrato, in cui vi era il parcheggio per le vetture, Lupin riprese a correre come un matto verso l'uscita, raggiungendo in breve tempo la rampa che confluiva nella strada principale. Lì, con tanto di sigaretta in bocca e custodia per il fucile di precisione in spalla, c'era Jigen, che tutto tranquillo stava aspettando l'arrivo del suo socio, seduto sul cofano di una 500 gialla.
«Hai fatto un ottimo lavoro, socio!» commentò Lupin, con un po' di fiatone per la corsa di prima.
«Grazie, ma ora sbrighiamoci! Le guardie di Nakata saranno qui tra pochissimo... guidi tu?»
«Certamente!»
«Allora, a te l'onore!»
Saliti nella piccola utilitaria italiana, Lupin partì letteralmente a razzo, facendo derapare le gomme posteriori e creando un bel po' di rumore. Dopo aver percorso alcuni metri di strada, il ladro dalla giacca rossa guardò nello specchietto retrovisore e, con suo grande stupore, si accorse che una macchina si era messa al suo inseguimento. Per qualche secondo Lupin rimase di sasso ad osservare la scena perché, durante la pausa chiesta da Ryo, aveva manipolato personalmente le vetture messe a disposizione di Nakata, in modo tale da garantirsi una fuga in auto relativamente tranquilla. Solo poco più tardi intuì che quella riflessa nello specchietto era la macchina di Ryo Saeba, una Panda color verde acqua, che velocemente stava guadagnando terreno.
«Ma-ma-ma... com'è possibile?!?» quasi balbettò Lupin.
«Ma sei un cretino! Te ne sei dimenticata una!»
«E chi se lo immaginava che quella specie di palestrato avesse un'utilitaria!»
«Ora smettila di lamentarti e parti a tavoletta!!!»
«Tieniti forte, Jigen! Ora si corre!»
Nel tentativo di seminare il suo inseguitore, Lupin si gettò in mezzo al traffico cittadino, facendo lo slalom tra le vetture che procedevano lentamente su una strada a tre corsie. La 500 gialla scansava con grande agilità le auto davanti a sé, ma ciò non bastò a distanziare la vettura di Ryo, che continuava a tallonare il suo fuggitivo. Non riuscendo a distanziarlo, Lupin provò a scappare imboccando un piccolo vicolo laterale, poco più largo della sua utilitaria gialla.
Ma Ryo non si fece sorprendere e, con una sterzata molto brusca, continuò l'inseguimento, senza mai mollare il piede dall'acceleratore. Vedendo ancora la sagoma della Panda nello specchietto retrovisore, Lupin provò a distanziare il suo inseguitore uscendo dal vicolo e rientrando, con una curva ad angolo retto, in un'altra via laterale, ma per sua sfortuna il distacco tra i due rimase pressoché invariato. Innervosito dalla tenacia del suo avversario, il ladro dalla giacca rossa riprese la sua corsa su un'altra strada principale, ma poco dopo si ritrovò davanti ad un ostacolo: un incrocio con tutte le corsie occupate da decine di vetture ferme. Alla disperata, Lupin sterzò a destra, compiendo una lunga derapata laterale, e salì di colpo sul marciapiede, senza però fermarsi del tutto. Suonando con decisione il clacson, per spostare le persone che incredule stavano assistendo a quella scena, il ladro proseguì la sua corsa fino all'angolo dell'incrocio, gettandosi poi in una strada meno trafficata. Anche Ryo seguì il tragitto improvvisato da Lupin, nonostante le urla di una terrorizzata Kaori seduta al suo fianco, continuando così quel folle inseguimento cittadino.
Non riuscendo a seminarlo usando l'agilità, Lupin decise di usare tutta la potenza che aveva a disposizione per distanziare Ryo: approfittando dei larghi spazi davanti a lui, il ladro spinse a fondo il pedale dell'acceleratore, vedendo schizzare il tachimetro oltre i cento chilometri orari. All'inizio l'idea di Lupin sembrava funzionare, la distanza tra le due auto stava aumentando di qualche metro, ma non era abbastanza per poter scappare da quell'ostinato inseguitore: nonostante avesse toccato i centotrenta chilometri orari, la Panda era ancora ben visibile dallo specchietto!
«Non vuole mollare!» esclamò Lupin. «Dobbiamo inventarci qualcosa per seminarli, sennò ci ritroviamo tutta la polizia alle calcagna!»
«Lascia fare a me!» affermò Jigen, impugnando il suo revolver. «Io miro alle gomme, tu pensa a tenere ferma la macchina!»
«Vai pure, Jigen!»
Una volta aperto il tettuccio della 500, il pistolero puntò i piedi e allungò in avanti le mani, avvolgendo con cura la pistola e inquadrando la vettura color verde acqua davanti a sé. Era pronto a sparare, ma poi dovette fermarsi di colpo: Ryo, lasciando il volante a Kaori, si era leggermente esposto dal finestrino e stava puntando la sua pistola contro Jigen, che a sua volta mirò verso il suo avversario.
«Ma quello che ha in mano è un cannone!» esclamò Lupin spaventato, osservando la scena dallo specchietto laterale.
«Quel tizio deve aver fegato!» mormorò Jigen, osservando lo sguardo calmo e serio di Ryo. «E da come la impugna, deve essere anche un gran tiratore...»
I due pistoleri rimasero in stallo per diversi secondi, in cui il tempo sembrava essersi congelato, finché Lupin non fece l'ennesimo azzardo al volante. Cercando una nuova via di fuga, il ladro dalla giacca rossa prima tirò il freno a mano e poi sterzò bruscamente verso destra, causando un forte stridio delle gomme e puntando il muso della piccola utilitaria in una curva a gomito. Sorpresa da quel testacoda così improvviso, Kaori svoltò di scatto e per un pelo schivò la vettura gialla, che si era quasi bloccata in mezzo alla strada. Con un rapido gesto delle mani, Ryo ripose la pistola nella fondina e prese al volo il volante, sterzando più che poteva per girare la sua auto di centottanta gradi. Percorrendo una curva più tonda, rispetto a quella eseguita da Lupin, il detective riuscì a non perdere terreno dal suo fuggiasco e a continuare l'inseguimento, lungo una stretta via laterale. Dopo aver percorso un centinaio di metri, schivando alcune auto che venivano dalla parte opposta, le due utilitarie sbucarono davanti ad un giardino pubblico, interamente circondato da solide mura di pietra.
Imboccata l'entrata con un salto, dopo aver preso in pieno un dosso che non aveva visto, Lupin guidò con molta attenzione sulla strada selciata, ma questo non bastò a distanziare la Panda di Ryo, che ormai lo aveva raggiunto. Superate un paio di curve a tutta velocità, il detective provò a fermare l'automobile gialla, affiancandosi al suo rivale e spingendo sul retro per fargli perdere il controllo. La macchina di Lupin sbandò per qualche metro, ma grazie a continui movimenti sul volante, il ladro evitò di andare in sottosterzo e proseguì la sua corsa, sempre tallonato dalla Panda.
Alla curva successiva, Ryo osò di più e si affiancò alla macchina di Lupin, tentando nuovamente di farlo uscire di strada, con una spinta laterale. Lo scontro fu così violento che entrambe le vetture persero il controllo e uscirono dal selciato, lasciando sul luogo dell'incidente diversi pezzi di carrozzeria. La 500 gialla proseguì la sua lunga sbandata lungo i prati ai margini della strada lastricata, compiendo ben due testacoda consecutivi, mentre la Panda finì la sua corsa contro un muro di pietra, picchiando violentemente il retro e mandando in frantumi il lunotto posteriore. Nonostante il colpo subito, la macchina di Lupin riuscì ad uscire dall'erba e a riprendere la marcia, mentre Ryo si rese conto che lo sterzo non rispondeva più come prima e per curiosità scese dalla vettura per controllare l'accaduto.
«Merda! Una delle gomme è bucata!» esclamò il detective, notando un profondo taglio in uno degli pneumatici. A provocarlo, con tutta probabilità, era stato un pezzo della carrozzeria che si era staccato dalla macchina di Lupin.
«Ryo, non li vedo più! Sono spariti!» urlò Kaori agitata.
«A questo punto, non possiamo fare niente. Ci vorrebbe troppo tempo per cambiare la gomma... siamo stati proprio sfortunati!»
Se Ryo sembrava aver accettato l'idea che Lupin lo avesse fregato, anche se in maniera fortunosa, Kaori incrociò le braccia e preferì rimanere in silenzio, evitando così di sfogare la sua rabbia. Poco dopo la ragazza, incredula, sentì arrivare sul posto una moto rossa che, a tutta velocità, attraversò il giardino pubblico e passò accanto a Ryo, prendendo la direzione in cui il ladro dalla giacca rossa era scappato.
«Ma che cavolo succede?!?» esclamò Kaori.
«Ma quella... era Kyoko! Ne sono sicuro al cento per cento! Ma che ci fa qui?»

Non vedendo più la macchina del suo inseguitore nello specchietto, Lupin si sentì sollevato e per rilassarsi scambiò due chiacchiere con il suo braccio destro, mentre stava uscendo dal parco per una via secondaria. All'improvviso però la 500 gialla iniziò a perdere colpi, rallentando in maniera repentina, e poco dopo dal cofano posteriore uscì una densa nuvola di fumo bianca, un chiaro segno che c'era un grave problema al motore. Cercando di capire l'accaduto, Jigen scese dalla macchina e aprì il cofano.
«Brutta storia!» commentò il pistolero, portandosi una mano alla bocca per non respirare direttamente il fumo. «Lupin! Qui il motore si è surriscaldato, forse le botte di prima hanno danneggiato il radiatore!»
«Proprio adesso doveva farmi questo scherzo!» lamentò Lupin, che subito dopo prese in mano una bottiglietta di plastica vuota. «Jigen, vai a quella fontana e prendi un po' d'acqua! Forse riusciamo a farlo ripartire!»
«Speriamo...»
Mentre Jigen si allontanò per qualche secondo, Lupin sentì un rumore metallico provenire alle sue spalle. In un primo momento pensò che fosse la vettura di Ryo, ma poco dopo capì che si trattava invece di una moto ed infatti, poco dopo, di fianco a lui comparve una motociclista, con indosso una tuta nera, a bordo di una potente Kawasaki rossa. Quando quest'ultima si tolse il casco, il ladro dalla giacca rossa rimase di sasso nel vederla accanto a lui.
«Fujiko!!!»
«Ciao caro!» salutò lei, tenendo il motore della moto accesa. «Ho seguito il tuo folle inseguimento da lontano e devo ammettere che sei stato bravissimo! Ti devo proprio ringraziare...»
«Per lo spettacolo visto, chérie?» domandò Lupin, fissandola negli occhi con uno sguardo innamorato.
«No! Senza di te, non avrei mai potuto prendere questo!»
Con un rapido gesto della mano, Fujiko rubò il bracciale sotto gli occhi di Lupin, che rimase completamente confuso davanti a quel gesto. «Ma-ma-ma... chérie!»
«E non dimentichiamo il signor Saeba, senza di lui il mio piano non avrebbe mai funzionato! Addio, Lupin!» concluse Fujiko, baciando il bracciale e scappando a tutto gas dal giardino.
«Fujikoooooooo!» urlò Lupin disperato, allungando inutilmente una mano per fermarla.
«Ma allora sei proprio un cretino!» gridò Jigen arrabbiato, che nel frattempo era tornato indietro nel tentativo di fermare Fujiko. «Ti sei lasciato fregato per l'ennesima volta!»
«Che posso dirti Jigen... c'est la vie!»
Scuotendo la testa per il rammarico e sbuffando vistosamente, Jigen versò l'acqua che aveva raccolto nel radiatore e risalì in macchina, permettendo a lui e a Lupin di andarsene dal parco e di mescolarsi nel traffico cittadino, sparendo tra le strade di Shinjuku.



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