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Autore: monsieur Bordeaux    19/12/2013    0 recensioni
Attentati, sabotaggi e altri strani eventi stanno sconvolgendo la pace nelle Terre ninja. La tensione è tale che nessuno sa cosa potrebbe accadere in futuro, forse addirittura una nuova Grande Guerra ninja. Nel frattempo il Paese del Vento deve gestire un'altra emergenza: un fuga in massa di prigionieri da un carcere di massima sicurezza. E tra questi, due personaggi che saranno costretti a collaborare per farla franca ai loro inseguitori.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Rieccomi qui gente, per una nuova fan-fiction!
Per la seconda volta torno ad ambientare la storia nel mondo di Naruto, ma stavolta parliamo della seconda serie. Come idea di base, avevo pensato di stare sul genere azione-avventura, con alcuni elementi thriller e un po' di sentimentale. Spero di farcela!
Questo primo capitolo sarà più che altro un’introduzione ai miei due personaggi creati per la fan-fic, quindi spero di non annoiarvi troppo! Per il momento non ho altro da dirvi, se non... buona lettura!!!



Capitolo 1 - Fuga rocambolesca


A circa due giorni di viaggio dal Villaggio della Sabbia, in direzione ovest, si trovava uno dei penitenziari più isolati e temuti di tutto il Paese del Vento, considerato da molti come il fiore all'occhiello del suo sistema carcerario.
Soprannominata "la Rocca", questa prigione era posizionata in cima ad una collina di roccia, dai versanti piuttosto ripidi, e il suo aspetto ricordava quello di uno scoglio isolato che emergeva da un mare di sabbia. Di forma rettangolare e con un colore leggermente più scuro del deserto che lo circondava, il carcere appariva come una struttura solida e minacciosa, con poche aperture verso l'esterno e sparse sulle quattro pareti in posizioni strategiche. Per raggiungere l'unica entrata disponibile, bisognava percorrere un lungo e tortuoso sentiero in salita, fino ad arrivare ad un grosso portone metallico, talmente pesante che ci voleva la forza di almeno due uomini per aprirlo. La sorveglianza all'interno era molto rigida e c'era una precisa gerarchia per la disposizione dei prigionieri: i più pericolosi erano trasferiti e isolati nei piani più bassi della prigione, praticamente nel cuore roccioso della collina, mentre i criminali comuni erano sistemati dal piano terra in su, in celle affollate e a malapena illuminate da torce a parete; nella parte alta della struttura si trovavano gli alloggi delle guardie, in cui erano compresi dormitorio, cucina e palestra, e quelli del direttore del carcere, un uomo ossessionato dall'ordine. Tutta questa organizzazione avevano reso questa prigione a prova d'evasione, almeno in teoria, ma il suo vero punto di forza non erano le sue robuste mura di roccia o l'alto numero di guardie presenti, bensì la sua posizione geografica: una volta usciti dalla collina di roccia, si doveva affrontare uno dei deserti più aridi e tremendi del Paese del Vento, dove spesso si scatenavano delle violente tempeste di sabbia. Chiunque, senza un punto di riferimento, sarebbe andato incontro a morte certa e ciò aveva funzionato come deterrente su molti dei prigionieri. Ma non su tutti...
Alle prime ore dell'alba, di un giorno qualunque, all'improvviso la tranquillità della prigione fu sconvolta da un potente botto, che fece sussultare l'intero edificio. La maggior parte delle guardie e il direttore del carcere si svegliarono di soprassalto e immediatamente andarono a controllare la parte inferiore del carcere: increduli ai loro occhi, constatarono che un enorme varco, alto almeno due piani, si era aperto in una delle mura e da esso decine di prigionieri stavano scappando in maniera caotica. Quella voragine non poteva essere stata creata da una tecnica ninja, tutti i prigionieri che sapevano manipolare il chakra avevano dei sigilli che lo bloccavano, quindi l'unica spiegazione a quel botto era che uno o più detenuti avevano costruito una rudimentale bomba con quello che avevano a disposizione; ciò era piuttosto realistico, visto che molti prigionieri avevano delle conoscenze di tipo militare. Fu subito evidente che l'apertura delle celle nei piani inferiori era uno stratagemma per confondere le acque, ma il direttore del carcere, dimostrando molta freddezza, reagì immediatamente a quello stato di crisi mandando un messaggio d'aiuto ai ninja di Suna.
Appena la richiesta arrivò a destinazione, alcune squadre ninja partirono in direzione del carcere, ma arrivarono sul posto solamente a notte inoltrata, quando ormai la maggior parte degli evasi avevano abbandonato le mura della prigione. Senza un attimo di sosta, i ninja del Villaggio della Sabbia iniziarono una lunga e fatica ricerca attorno alla collina di roccia, catturando moltissimi prigionieri e aiutando le guardie a risistemarli nelle loro celle. L'impegno delle squadre schierate dal Kazekage proseguì per tutta la notte, ma alla fine la situazione attorno al carcere tornò alla normalità e l'indomani mattina i ninja poterono finalmente avere qualche ora di riposo. Ma al loro risveglio, dopo aver dormito su alcune brande messe a disposizione nel dormitorio, ricevettero una brutta notizia: le guardie del carcere avevano fatto un controllo e all'appello mancavano due evasi, che con tutta probabilità erano riusciti a scappare in pieno deserto. Il direttore del carcere non era molto preoccupato della notizia, riteneva impossibile che quei due potessero farcela a sopravvivere, ma il capitano delle squadre ninja non voleva correre rischi e immediatamente organizzò il rientro a Suna, per evitare ogni genere di rischio.

Affaticati dalla calura pomeridiana, due figure stavano avanzando lentamente nel deserto alla ricerca di un riparo, mantenendo fisso lo sguardo all'orizzonte che per colpa del caldo torrido appariva offuscato. Entrambi indossavano un largo cappello di paglia, e stavano avanzando più velocemente che poteva per raggiungere il Villaggio della Sabbia, prima che i loro inseguitori potessero raggiungerli.
Il primo della fila si chiamava Tomohiko Saito ed era un ragazzo che aveva poco meno di vent'anni, di media corporatura e dai capelli neri. Sotto il mantello indossava una maglia color grigio pietra, con disegnata sulla schiena una lucertola con due stelle ai lati, un fazzoletto bianco al collo per coprire la bocca dalla sabbia e un paio di pantaloni neri. A differenza del suo compagno di fuga, sembrava sopportare abbastanza bene il clima desertico, nonostante il suo cammino affannoso nella sabbia.
L'altro ragazzo, diciottenne e originario del Villaggio della Nebbia, era in seria difficoltà in quella situazione, preferiva di gran lunga un clima più umido, ma continuò lo stesso a rimanere in scia a Tomohiko, senza protestare e cercando di resistere più che poteva. Il suo nome era Yuji Atsumi e aveva i capelli neri lunghi, tenuti insieme da un codino, e indossava un vestito color blu elettrico, tenuto fermo in vita da una fascia azzurra. Esattamente come il suo compagno, aveva con sé una sacca nera che trasportava a spalla, nella quale aveva messo tutto ciò che aveva recuperato durante la fuga dalla prigione.
Dopo aver superato l'ennesima duna di sabbia, gli occhi marroni di Tomohiko controllarono nuovamente l'orizzonte e finalmente videro in lontananza la sagoma che stavano cercando da ore: quella delle mura difensive di Suna, dal profilo alto e roccioso. Una volta individuate, al ragazzo scappò un urlo liberatorio.
«Finalmente ci siamo! Manca poco alla meta!»
«Io aspetterei a cantar vittoria...» intervenne Yuji, quasi fulminando il suo compagno con i suoi occhi color verde smeraldo.
«Ah, capisco!» esclamò Tomohiko osservandolo a sua volta. Notò fin da subito che Yuji era piuttosto stanco, nonostante avesse un fisico più allenato del suo, e gli rispose in maniera ironica: «Stai per morire, per caso?»
«Che idiota! Sto solo dicendo che non dobbiamo abbassare la guardia proprio adesso, quando la meta è così vicina!»
«Puoi stare tranquillo, tutto procede come volevo. Hai visto quella fila di persone laggiù, che si stanno muovendo verso le mura?»
Yuji allungò lo sguardo e vide una decina di persone che stavano per entrare al Villaggio della Sabbia, probabilmente erano dei mercanti. «Sì, le vedo.»
«Lì si trova l'entrata principale per Suna. Se tutto andrà bene, tra pochi minuti saremo al suo interno.»
«Ottimo!»
«Però devo ammettere una cosa: quello che aveva ideato la fuga dalla Rocca era veramente un genio. Aveva calcolato tutto, da come costruire la bomba al modo per orientarsi in pieno deserto... ha commesso solo un piccolo errore: si è fatto beccare quasi subito!»
«Ed era pure uno che non teneva a freno la lingua» aggiunse Yuji.
«Già! Amava troppo il suono della sua voce. Però anche tu a momenti stavi per fare lo stesso errore!» lamentò Tomohiko, cambiando tono di voce e diventando serio.
«In che senso?»
«Durante la fuga, avrai perso non so quanto tempo nel magazzino! Sei stato fortunato se non ti hanno preso quella volta, io avrò perso al massimo un paio di minuti per cambiarmi d'abito e controllare la mia roba!»
«Ho dovuto farlo! Avevano sistemato da un'altra parte il mio daisho!»
Dopo aver sentito quelle parole, Tomohiko scuotè visibilmente la testa per la desolazione. Il daisho era la coppia formata da una katana e da una spada più corta, il wakizashi, ed era il tipico armamento da samurai. «Proprio uno come te dovevo incontrare?!?»
«Ora che ti prende?»
«Mettiamo in chiaro una cosa: se inizi a parlarmi del tuo codice d'onore da samurai o roba del genere, giuro che ti lascio qui in mezzo al deserto, anche se stai per morire!»
«Stai tranquillo, non ho alcuna voglia di fare l'eroe. Ora però muoviamoci, i ninja della Sabbia saranno qui tra poche ore!»
«Sono d'accordo!»

Con un passo più lento rispetto a prima, i due evasi proseguirono la loro marcia d'avvicinamento al Villaggio della Sabbia, mettendosi in fila al gruppo di mercanti che avevano notato in precedenza. Qualche minuto dopo i due arrivarono nei pressi dell'entrata principale, una colossale fenditura rettangolare che saliva per parecchi metri, fino alla cima delle mura. Ciò che impressionò di più Tomohiko fu lo spessore della roccia, era larga almeno una decina di metri e sembrava in grado di reggere a qualunque cosa, persino all'usura del tempo.
Una volta ripreso dallo stupore, Tomohiko si voltò leggermente all'indietro e bisbigliò qualcosa a Yuji, per informarlo che di guardia all'ingresso c'erano solo quattro ninja. Sembrava proprio la loro giornata fortunata, ma all'improvviso il fuggiasco di testa sentì un breve lamento alle sue spalle: il suo compare, ormai stravolto dal caldo, aveva avuto un mancamento ed era caduto in avanti, allungando una mano sulla sabbia e appoggiando le ginocchia a terra per rimanere in equilibrio. A quel punto Tomohiko si voltò per soccorrere il compagno e in quel momento si accorse che uno dei ninja di guardia, vestito di rosso e con un giubbetto bianco senza maniche, lo aveva quasi raggiunto. Era solo una ragazzina, ma avrebbe potuto scoprire le spade nella sacca di Yuji e rovinare così tutto il loro piano.
«Si sente male?» domandò gentilmente la giovane ninja, dai capelli marroni. Nonostante l'agitazione, Tomohiko cercò di rimanere calmo e dopo qualche secondo rispose alla ragazza.
«No, niente di grave! Ha solo preso un colpo di sole... sapresti indicarmi il pozzo più vicino, così posso rinfrescarlo?»
«Ce ne uno più avanti, proseguendo verso il centro del villaggio» spiegò la ragazza, incuriosita dal comportamento dei due viaggiatori. Poi notò il bagaglio a mano lasciato a terra da Yuji. «Vi serve una mano con le sacche?»
«No, no!» esclamò Tomohiko. «Facciamo da soli, non vorremmo essere d'intralcio!»
«Ah, va bene. In questo caso, vi saluto!»
«Arrivederci!»
Quando la ragazza tornò al suo posto, Tomohiko tirò un lungo sospiro di sollievo. Nonostante la tensione, era riuscito a cavaserla e poco dopo accompagnò il suo compagno oltre l'entrata, dove il clima nettamente era più mite rispetto a quello del deserto.


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