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Autore: Miss J    19/12/2013    1 recensioni
Una storia che parla del caso, del fortunato incidente, che ha portato due persone a trovarsi... perchè era destino.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note: Questa storia è molto personale. Il titolo che ho scelto è una parola che ho sempre trovato azzeccata per la mia storia perché significa “fortunato incidente” e credo ce ne siano stati tanti che hanno permesso il nostro incontro. I testi parlano di come ho incontrato il mio primo amore, o meglio di come, io credo, il destino mi abbia condotto verso di lui. Le cinque drabbles si articolano in un lasso di tempo molto ampio. La prima risale al 2006, quando ho avuto la prima delusione d’amore; la seconda al 2007, quando il mio compagno notò per la prima volta la fumetteria di fronte la mia scuola; la terza individua tutto il periodo dal 2004 al 2008, quando prendevamo il treno per tornare a casa e abbiamo scoperto in seguito di averlo preso assieme centinaia di volte senza mai incontrarci, ma anche il 2008 stesso in cui io mi son lasciata con l’ennesimo fidanzato sbagliato; la quarta parla del 2008 e del nostro primo incontro; l’ultima parla del nostro primo bacio nel 2010, quando ci raccontammo tutto e scoprimmo che, forse, era destino che stessimo assieme.
Tutto il testo è un flusso di pensieri superficiali, quelli che si interfacciano col mondo reale e che, pur consapevoli di pensarli, non ce ne rendiamo conto come quando si cammina, che si pensa “sto camminando” ma allo stesso tempo non ci si rende conto di farlo, perché è una azione naturale del nostro corpo. Sono quei pensieri scatenati dall’istinto e dagli oggetti che ci circondano, talvolta senza senso, talvolta pregni di significato.
 
SGUARDO
Alberi. Semaforo. Il cimitero. I miei occhi corrono veloci per riuscire a carpire tutto il paesaggio. Sono gonfi. Di pianto, di dolore. Mi sento assonnata come tutte le mattine, ma senza la solita nausea; non son riuscita a fare colazione. Il mio stomaco, più incredulo di me, si chiude al solo pensiero di quello che lui mi ha detto.
“Mi dispiace. Non posso.”
Perché? Perché puoi uscire con me, portarmi fuori al parco, ai concerti, ma non possiamo stare insieme seriamente?
L’auto svolta. Eccola! La casa rosa. Nascosta da siepi ed edera. È così bella. Uno sguardo, e dimentico tutto.
 
ODORE
Il campanello suona, il commesso mi sorride. L’aria è satura dell’odore di pagine appena stampate. È un momento di pace e mi appartiene. Prendo un fumetto e inizio a sfogliarlo. Ma poi son rapito dai movimenti fuori. Una scuola, un liceo. Tanti studenti escono e corrono verso le auto per tornare a casa. Mi sistemo il ciuffo e fisso alcune ragazze, così belle e così sorridenti.
Poi penso a lei e a quello che c’è fra noi, ma mi sembra inutile. Non c’è nulla, solo noia.
Sfoglio queste pagine, per trovare qualcosa che dia a tutto un senso.
 
RUMORE
La sirena suona. Le porte si chiudono. Il cigolio dei binari manifesta la partenza del treno, ma non sento nulla.
Credevo che mi sarebbe importato, ma sono indifferente. Mi siedo e continuo a pensarci.
Mi sforzo: cosa non andava? Lui è bello e piace a tutti, è simpatico e un ottimo musicista. Ma cosa c’è che non va? Ad ogni modo è finita e io non provo nulla. Forse non è quello giusto. O forse non è il momento giusto. O forse sono io? Beh, quel che è fatto è fatto. Per ora.
C’è poca gente oggi. Solo due vecchiette e un ragazzo che legge un fumetto.
 
TOCCO
Il mio incedere si fa più veloce alle voci che aumentano. È sabato e finalmente rivedo la mia compagnia. Appena varcata la porta del pub, eccoli. Mi salutano. Mi siedo.
S’inizia a ridere e a bere, ci si racconta delle delusioni della settimana e di quelle che ci si aspetta. Tutto è routine, ma all’improvviso qualcosa cambia. Un viso sorridente, nuovo, si avvicina. Si siede vicino a me e saluta tutti con fare dolce e affabile. È bellissima, e anche gli altri lo notano. Si volta verso di me e mi porge la mano.
Un tocco leggero e in un secondo mi ha incatenato.
 
 
SAPORE
Le sue labbra sono avvolgenti e delicate, le sue mani mi stringono con delicatezza e in questo momento sento di appartenergli completamente. Era questo il nostro bacio, forse il primo con lui o, in realtà, il primo vero della mia intera vita. Lo sento. È il traguardo verso cui tutta la mia vita mi aveva indirizzata sin da ora.
Ci guardiamo e sorrido.
 
-Non riesco a credere che questa sia casa tua.-
 
-Beh, io non riesco a immaginare che tutte le mattine passassi di fronte alla tua scuola.-
 
-E chissà quante volte ci siamo incrociati sul treno, senza mai vederci.-
 
-Forse era destino.-
 
-Sì, forse lo è davvero.-
 
  
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