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Autore: Angel_15    19/12/2013    1 recensioni
< Emh… Changmin? >
< Mhh? > Rispose, quasi si fosse ridestato da un sogno ad occhi aperti.
< Tutto… Bene? >
< Mai stato meglio! >
Rivolse loro un sorriso raggiante prima di tornare alla sua cartella.
< È che… > Continuò uno dei suoi compagni < Ti vediamo particolarmente… Felice! Mentre prima eri mogio mogio >
< È successo qualcosa di bello? >
< Sta per succedere > Rispose vago Changmin, prima di portare lo zaino alle spalle, e uscire a passi misurati fuori dall’aula.
[ ... ]
Mi sei mancato da morire.
E proprio quello sguardo, fece all’improvviso dimenticare a Changmin, ma anche a Yunho, quei dolorosi giorni trascorsi in solitudine.
Che gli importava infondo? Ora erano insieme?
E la cosa giusta da fare in un amore, è godersi ogni istante.
Così, Changmin decise che l’unica cosa che gli importava in quel momento, era donare al suo ragazzo il più bel benvenuto che esistesse.
Donandogli un altro veloce bacio a stampo sulla fronte, e con il sorriso più ampio che avesse mai fatto:
< Ben tornato, amore >
~
[Yunho/Changmin]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Max Changmin, U-Know Yunho
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Welcome back, Love.
 

 
 
Quel giorno, il difficilissimo test di matematica era l’ultima preoccupazione di Changmin.
Se ne stava seduto al suo banco, con un apparente sguardo disinteressato verso finestra e la mente che vagava fuori da quell’alula.
Il professore di storia e le sue parole sulla seconda guerra mondiale, gli entravano da un orecchio e uscivano dall’altro.
La campanella sarebbe suonata di lì a cinque minuti.
Si ridestò un minuto dal suo stato di semi incoscienza, stirandosi le braccia per poi coprire uno sbadiglio con la mano. Diede un occhiata alla classe: OGNI studente teneva il libro di matematica sotto il proprio banchino.
Chi ripassava, chi preparava i bigliettini, chi si strappava i capelli dalla disperazione…
Quando la lezione finì, si alzò e svogliatamente si diresse verso l’aula dove lo attendeva il test.
Gli studenti che lo incrociavano, ad un primo sguardo, avrebbero pensato fosse giù di morale, o semplicemente annoiato dalla quotidianità scolastica….
Niente di più sbagliato.
Perché dentro quel corpo, di un apparente studente annoiato… Si stava scatenando una marea di emozioni, che neanche lui stesso si capacitava di come riuscissero a non fuoriuscire.
Il test fu una passeggiata, non aveva mai avuto grosse difficoltà in matematica.
Consegnò il foglio per primo, e tornò ad attendere al suo banchino il tanto atteso suono dell’ultima campanella.
Quando questo arrivò, il suo sguardo, prima fiacco e disinteressato, mutò completamente.
Le labbra formarono un ampio sorriso, gli occhi parevano luccicare come due stelline e il corpo scattò all’istante in piedi.
Raccolse le sue cose, cercando di muoversi il più lentamente possibile, ma la cosa risultava un po’ difficile.
Certo, mancavano ancora tre ore al suo ritorno, quindi Changmin era nettamente in anticipo. Ciononostante non vedeva l’ora di uscire da quell’edificio.
La sua eccitazione era avvertibile, tant’è che alcuni suoi compagni di classe, intorno a lui, smisero di sistemare le proprie cose per osservare lo strambo comportamento del ragazzo.
< Emh… Changmin? >
< Mhh? > Rispose, quasi si fosse ridestato da un sogno ad occhi aperti.
< Tutto… Bene? >
< Mai stato meglio! >
Rivolse loro un sorriso raggiante prima di tornare alla sua cartella.
< È che… > Continuò uno dei suoi compagni < Ti vediamo particolarmente… Felice! Mentre prima eri mogio mogio >
< È successo qualcosa di bello? >
< Sta per succedere > Rispose vago Changmin, prima di portare lo zaino alle spalle, e uscire a passi misurati fuori dall’aula.
 
***
 
La massa di persone, che si accalcavano spingendosi e correndo, per non perdere il proprio volo, misero non poca confusione a Changmin, che da circa mezz’ora stava disperatamente cercando un qualsiasi banco per chiedere informazioni.
Cercava di farsi spazio con le braccia, ma ogni volta un gruppo di persone gli “remava” contro, spingendolo nella direzione opposta dell’aeroporto.
Sbuffò, dando un occhiata all’orologio.
14.50
Cavolo!
Si guardò intorno e, come un miraggio, adocchiò un bancone dove una signorina dietro a un PC si stava sistemando gli occhiali.
Fregandosene altamente delle imprecazioni che gli arrivavano dalle persone che spingeva correndo, puntò dritto verso la sua meta, raggiungendola in pochi secondi.
Poggiò le mani sulle ginocchia, riprendendo fiato, mentre la signorina lo guardava stranita.
< S-serve aiuto? > Gli chiese, leggermente a disagio nel vedere il ragazzo che ansimava.
Changmin alzò la testa e il respirò torno man mano regolare.
Scosse la testa per risistemare i capelli arruffati, ed esalò:
< Si. Da che punto arriva il volo proveniente da Los Angeles? >
Una volta ascoltate attentamente le indicazioni, si diresse nel punto esatto dove vedeva già delle persone che entravano da una porta scorrevole, accompagnati dalle proprie valigie.
Osservò prima l’orologio e poi il tabellone degli arrivi:
14.54
Volo proveniente da Los Angeles: Atterrato
“Ovviamente, la solita sfiga… I voli sono sempre in ritardo, una volta tanto che sono io in ritardo, il volo anticipa!”
Pensò, imprecando tra se e se a bassa voce.
Incrociò le braccia irritato, mentre con lo sguardo (invece preoccupato e ansioso) vagava tra le persone che vedeva arrivare.
Iniziò a battere nervosamente il piede a terra. Erano passati due minuti e ancora niente.
Di lui non c’era traccia.
Sbuffò, iniziando a chiedersi se fosse già sceso dall’aereo, se fosse già uscito dall’aereo porto, se non fosse ancora sceso…
Con la mano destra toccò il telefono, attraverso la tasca dei jeans.
Forse avrebbe dovuto chiamarlo?
No. Non voleva apparire come un disperato che non ha fatto altro per tre settimane se non aspettare il suo arrivo.
Anche se era così.
“Ok lo chiamo. No, meglio aspettare. E se mi sta aspettando fuori? Magari sta ancora prendendo i bagagli. O forse non è questo il volo giusto”
Quel suo tormento mentale fu interrotto da due mani che si posizionarono sui suoi occhi.
Quel buio improvviso lo fece sussultare per un secondo. Si sarebbe messo ad urlare se non avesse subito riconosciuto a chi apparteneva quel delicato tocco.
< Mi sembra tu stia aspettando qualcuno >
Il sussurro del ragazzo appena arrivato, lo sciolse.
Ascoltare la sua voce attraverso un telefono per quei maledetti venti giorni di assenza, non era minimamente paragonabile rispetto ad avvertirla così vicino al suo orecchio.
Un brivido lo percorse dalle dita dei piedi sino alle punte dei capelli.
Con uno scatto che non riuscì a controllare – Tanta era la voglia di rivederlo – si liberò dalla sua presa, voltandosi verso di lui.
Un tuffo al cuore.
Fu tutto ciò che avvertì, non appena vide il sorriso di Yunho.
Dio, quanto gli era mancato.
< Sto aspettando quello scemo del mio ragazzo, che non mi avverte sul numero del volo, sull’ora di arrivo, ma pretende che lo vado ad aspettare all’aeroporto >
Il maggiore gli rivolse uno sguardo dispiaciuto, non riuscendo però a nascondere anche lui, la felicità, nel rivedere Changmin.
< Scusa! >
Unì le mani, in un tentativo di perdono, accompagnato da degli occhi da cerbiatto, che non gli riuscivano granché bene.
Changmin scoppiò a ridere.
Come se gli servisse un pretesto per perdonarlo.
Gli bastava la sua presenza.
< Ti perdono solo perché mi sei mancato da morire >
< Anche tu >
Yunho avvolse Changmin tra le sue braccia, che ne approfittò per cogliere e avvertire con ogni particella del suo corpo, il calore di quell’abbraccio.
Quanto gli erano mancati quegli abbracci
Lo carezzò dietro la testa.
Quanto gli era mancato sfiorare i suoi soffici capelli.
Insinuò la testa nell’incavo della sua spalla e spalancò le narici.
Quanto gli era mancato il suo profumo.
Si distaccò e lo guardo profondamente negli occhi.
Quanto gli era mancato il suo sguardo.
Avvertì il cuore cominciare ad aumentare il battito.
Quanto gli era mancato lui.
< Tua sorella doveva proprio andare a sposarsi negli stati uniti? Qui in corea le faceva schifo? > Domandò Changmin ancora incollato al suo ragazzo.
Yunho sorrise piegando di poco la testa.
< Beh, ci vive… Che doveva fare? >
< E com’è stato il matrimonio? > Chiese Changmin sciogliendo a malincuore quell’abbraccio caloroso.
Afferrò la valigia che stava ai piedi di Yunho e gliela porse.
< Dai andiamo, me lo racconti mentre usciamo >
Si stava già voltando, in direzione della via d’uscita, quando si sentì afferrare per la camicia.
Voltandosi, vide uno sguardo di uno Yunho non contento.
< Prima di andare, voglio il mio regalo di bentornato >
Changmin storse un sopracciglio, assumendo uno sguardo disorientato e confuso.
< Ma… Ma io non ti ho comprato nulla? >
L a risata soffocata di Yunho, lo confuse ancora di più, prima che quest’ultimo scosse lentamente la testa.
< Ehm… Ciò che voglio non lo puoi comprare >
Il più piccolo non ebbe tempo di far arrivare le parole al cervello, che vide il ragazzo avvicinarsi a lui.
Senza che gli lasciasse modo di opporsi (non che avesse voluto farlo), senza che potesse sottrarsi e opporsi, si ritrovò le labbra di Yunho su le sue.
In quel momento esatto, il mondo sparì.
Fu quasi paragonabile al loro primo bacio.
Dopotutto, era la prima volta da quando stavano insieme, che si erano dovuti separare per svariati giorni.
E si, Changmin aveva passato i venti giorni precedenti attaccato al telefono, controllando costantemente il fuso orario per potergli augurare il buongiorno. Per poterlo chiamare nel pomeriggio. Per scambiarsi gli ultimi dolci messaggi prima di andare a dormire.
Non curandosi del fatto che da lui fosse piena notte e che il giorno dopo avrebbe avuto scuola.
Il pensiero che, potersi riabbracciare, baciare e toccare dopo quel’assenza, sarebbe stato ancora più bello di quanto non fosse farlo tutti i giorni, non gli aveva minimamente sfiorato la mente.
In quelle tre settimane aveva solo pensato a quanto gli mancasse.
E quel bacio, riuscì a fargli assaporare la stessa felicità, che aveva provato lo stesso giorno che si erano fidanzati.
Un bacio casto, tenero, dolce…
Un bacio di due ragazzi che si amano, e che si fregano altamente delle persone intorno a loro che gli lanciano occhiate di disprezzo.
Perché a loro non serve il consenso della gente per amarsi.
E nonostante alcuni possano definire la loro relazione innaturale loro lottano ogni giorno contro i pregiudizi della società, e ogni giorno sono più forti… Per il semplice fatto che sono insieme.
Questo era il loro amore.
Che potevano chiedere di più?
Dopo aver sciolto quel dolce bacio, si scambiarono uno sguardo che solo loro potevano interpretare.
Mi sei mancato da morire.
E proprio quello sguardo, fece all’improvviso dimenticare a Changmin, ma anche a Yunho, quei dolorosi giorni trascorsi in solitudine.
Che gli importava infondo? Ora erano insieme?
E la cosa giusta da fare in un amore, è godersi ogni istante.
Così, Changmin decise che l’unica cosa che gli importava in quel momento, era donare al suo ragazzo il più bel benvenuto che esistesse.
Donandogli un altro veloce bacio a stampo sulla fronte, e con il sorriso più ampio che avesse mai fatto.
< Ben tornato, amore >

 
 
 
 
 
~ Se tra voi anime buone, risiede qualche mio lettore (Dubito di aver mai avuto dei lettori) saprete che in questi giorni stavo un pochino giù per la partenza del mio ragazzo in Cina, per il matrimonio di sua sorella (My noona ♡ ). E proprio per questo vi ho torturato ho pubblicato, varie song fic tratte dalle canzoni che ascoltavo per distrarmi… Bene, questa non è una song fic, ma è esattamente la trascrizione di ciò che è realmente successo quando sono andata a prenderlo all’aeroporto!
Lo so, vi ho già rotto abbastanza con questa mia situation del cavolo, quindi vi prometto che non pubblicherò altre shot o flash fic sull’argomento >.<
Chiedo venia in ginocchio quindi per avervi tartassato, in questo mio “periodo fase depressivo”. Avevo semplicemente bisogno di sfogarmi…
Anche se, devo dire che con questa Os, ho sorriso tutto il tempo mentre la scrivevo (… Si adesso che è tornato sto al settimo cielo ^o^).
Che altro dire? Ogni emozione, ogni sensazione che ho descritto è tutto vero, tutte cose che ho provato, e le situazioni sono tutte reali (… Ho tralasciato i suoi genitori che ci osservavano come falchi in lontananza .-.).
E beh, il tema dei pregiudizi (dato che lui è cinese) e della descrimizazione purtroppo persiste ancora. E nonostante siamo quasi nel duemila quattordici, le persone ancora si sconvolgono se vedono una ragazza occidentale e un ragazzo asiatico camminare mano nella mano, o due ragazzi o ragazze che si amano come ogni persona normale…
Mi sto dilungando davvero troppo quindi me ne vado prima che mi picchiate…
Spero che la mia prima fic in questo fandom vi sia piaciuta, in caso contrario, recensitemi pure insultandomi anche in aramaico se volete!

Ah, ultimissima cosa(giuro)! Ho creato una mia pagina su FaceBook, in caso voleste seguirmi... (Ne dubito).

http://www.facebook.com/pages/Angel_15-Efp/322514007889423?ref=hl

Baci ♡
 ~
   
 
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