Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club
Ricorda la storia  |      
Autore: Shate    20/12/2013    2 recensioni
Gou, dopo aver salutato Mikoshiba, incontra un maniaco che vuole abusare di lei. Sembra che non abbia via di scampo, quando accade qualcosa di alquanto singolare...
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gou Matsuoka, Seijuro Mikoshiba
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'L'amore è proprio cieco. '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
PAGINA FACEBOOK

Stavo per essere aggredita da un maniaco, ma per fortuna lui era con me: il mio più grande amore.
A volte penso a quanto sono stata stupida ad ignorare e non accorgermi delle sue avance. Ogni qual volta che ne avevo bisogno era lì, accanto a me, ma non riuscivo a vederlo perché era come se avessi dei paraocchi che mi impedissero di guardarlo.
Intorno a me la città era ricoperta di un bellissimo velo bianco: strade, alberi, case, macchine, motorini e quant’altro erano ormai cosparsi di una leggera colorazione biancastra. In quel momento stavo andando a un kombini situato vicino a casa mia e strada facendo incontrai Makoshiba. Si avvicinò, sorrise e poi disse: «Ciao Gou! Cosa ci fai qua?»
Agitai la mano per salutarlo, sorrisi a mia volta e, coprendomi il viso con la sciarpa, gli risposi: «Niente di particolare, tu?»
«Nemmeno io.»
Si protrasse un lungo periodo di silenzio, nessuno dei due disse niente. Io continuavo a camminare e Mikoshiba mi seguiva, senza sapere dove stessi andando. A un certo punto mi fermai e gli chiesi: «Perché mi segui se non sai dove sto andando?»
«È un invito ad andarmene?»
«No, affatto.»
«Voglio passare più tempo con te, hai pensato alla proposta che ti ho fatto qualche mese fa?»
Sorrisi amaramente, abbassai gli occhi e voltai la testa dall’altra parte. Notai che la strada non era candida come lo erano, per esempio, i tetti delle abitazioni. Era un po’ nera e grigiastra; forse perché la macchine e le biciclette, ma anche le persone ci passavano sopra.
«Diciamo di sì, però…»
«“Però” cosa?»
«Niente, sono di fretta, devo andare.»
Mi misi a correre più veloce che potevo. Corsi, corsi, corsi… Corsi talmente velocemente che dovetti fermarmi a riprendere fiato. Ero capitata in una strada con un vicolo cieco. L’avrò seminato?, pensai. Mi guardai intorno: «Sembra di sì.»
In un secondo momento mi chiesi dov’ero capitata e mi ero resa conto di essermi persa: «Oddio, ora che faccio? Il mio cellulare è pure scarico…»
«Ehila, ciao bellezza. Ti sei persa?»
Una voce a me sconosciuta riecheggiò nella gelida aria d’inverno. Era facile trovare individui poco raccomandabili dopo un certo orario. Considerando che era sera inoltrata, mi resi conto di essere stata una stupida a fuggire in quel modo da Mikoshiba. Mi stavo già pentendo e desiderai che lui fosse lì a difendermi.
Il tizio si avvicinò, incurante dei miei sentimenti. Si vedeva lontano un miglio che avevo paura.
«C-Cosa vuole da me?»
Più lui avanzava, allo stesso modo indietreggiavo. Alla fine riuscì a prendermi il braccio e scaraventarmi a terra con la sua forza bruta perché era una strada senza via d’uscita. Mi trovavo, dunque, con le spalle al muro.
«Mi lasci, mi lasci!»
Ripetei a gran voce, ma lui non vi badò e continuò con i suo comodi. Mise le sue grandi e ruvide mani vicino al linguine, sotto la mia gonna. Passato un po’, per farmi tacere, mi coprì la bocca con la sinistra, mentre con la destra, dopo avermi sbottonato la camicetta, mi toccò il seno. Scostò il palmo con il quale mi stava palpando il petto, per sbottonarsi i pantaloni, però proprio in quel momento arrivò Mikoshiba. Se il suo sguardo era serio mentre allontanava il maniaco da me, il mio era visibilmente sofferente. Vendendo Mikoshiba che stava picchiando il malvivente, mi rivestii e mi alzai. «Basta, ti prego! Non lo farò più, ma smettila di picchiarmi!»
Inizialmente non lo ascoltò, però quando intravide il mio sguardo impaurito e piangente, allo smise e lo lasciò andare. Quando si avvicinò ebbi l’impulso di abbracciarlo e ringraziarlo, invece feci tutt’altro: «Ti amo.»
Lo baciai.
 
Rimanemmo per diverso tempo attaccati l’uno all’altro, fino a che Mirkoshiba, staccandosi da me, mi disse: «Sai prima che stavo facendo? Volevo andare a casa tua per donarti questo regalo di natale. Buon natale!»
Tese il braccio e aprì la mano che prima formava un pugno. Era un braccialetto.
«Così mi fai sentire in colpa di non aver niente per te…»
«Non preoccuparti, il tuo amore è la cosa migliore che potessi desiderare come regalo di natale.»
Mi sorrise e poi prese timidamente la mia mano.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club / Vai alla pagina dell'autore: Shate