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Autore: Conny Guitar    20/12/2013    1 recensioni
Doveva essere una bella vacanza. Ed invece si trasformerà in una vera prova per Chiara, la protagonista. Chi è Ombra, la misteriosa nuova vicina di casa? E cosa significano i ricordi che Chiara credeva di aver dimenticato?
Un passato difficile che non vuole andarsene, un presente in cui nulla è come sembra ed un futuro incerto. Ma la realtà a volte può sul serio sembrare un film?
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11 aprile 2023

Mi risvegliai 13 ore dopo in ospedale. Ero corsa in mezzo alla strada e finita sotto una macchina. Frattura della gamba sinistra e del braccio destro, commozione cerebrale, mezza calva a causa di un taglio in testa. Poco male, considerato che ero viva. Quello che accadde dopo...
Ombra mi aveva sentito. Mi aveva sentita mentre parlavo "sdoppiandomi" in me ed Alessandro. Alla fine raccontai tutto ciò che era successo ad uno psichiatra dell'ospedale. Mi diagnosticarono questa forma di "sdoppiamento della personalità" ed altre definizioni auliche che non ho mai capito. Ho solo capito che mi sdoppiavo come Norman Bates di Psycho. Dissero che avevo avuto questo episodio così forte perché non avevo mai "elaborato il lutto" di Alessandro. Iniziai a fare sedute dallo psichiatra; le faccio tutt'ora, anche se non mi è mai più capitata una cosa simile. Sono tuttavia convinta che se anche sono una mezza pazza, qualcosa dev'essere capitato. Gli incubi che avevo non erano casuali, erano gli stessi che facevo quando era morto Alessandro. Ed il fantasma... non riesco a credere di essermelo inventato. Non lo credo possibile e qualcosa devo aver visto. Però queste cose non le vado certo a dire allo psichiatra, che mi rinchiudono di nuovo in manicomio come dieci anni fa. Un trauma. Cercare di capire che era tutto effettivamente nella mia testa, vedere ogni giorno pazzi scatenati mi causò più problemi di quanti non ne avessi già avuti. Ebbi un mezzo esaurimento quando un ragazzo di 18 anni si suicidò buttandosi giù dalla finestra della sala comune un pomeriggio di piena estate. Era l'unico amico che avevo lì dentro. Inizialmente avevo iniziato a parlarci per il solo fatto che forse, se avessi mostrato interesse a socializzare, avrei avuto più possibilità di guarire. O meglio, di sembrare guarita, perché volevo solo uscire di lì.
Quel ragazzo aveva una grave forma di bipolarismo e tendenze suicide, parlare con lui era complicato perché poteva, da un momento all'altro, passare all'altro polo. I suoi lo tenevano lì per comodità, meglio scansare i problemi che affrontarli. Mi ci volle del tempo per avvicinarmi a lui ed accedere ad una piccola parte del suo immenso mondo interiore. Era magro e non tanto alto, biondo con gli occhi azzurri. Persino un bel ragazzo. Mi faceva pena, sembrava così indifeso. E lo era. Era un cucciolo abbandonato per strada, aveva bisogno solo di un po' di amore. Credo che si fosse innamorato di me, anche se sapeva che io ero omosessuale, glielo avevo detto onde evitare spiacevoli situazioni. Però cercai sempre di stargli accanto, di parlargli, avevo il terrore che compisse l'estremo gesto. La sua era una storia molto triste. Era nato "per sbaglio" quando sua madre era poco più che adolescente. Frequentava il penultimo anno di liceo ed aveva avuto una relazione con il suo professore di storia dell'arte. Erano riusciti perfettamente a nasconderla, si incontravano in motel e, sporadicamente, per non dare troppo nell'occhio, in casa di lui, entrando separatamente. Poi però la ragazza aveva scoperto di essere incinta. Non aveva mai confessato la paternità del figlio, salvando così la faccia al professore. Avevano poi smesso di vedersi, lei era maturata e lui aveva capito che, volente o nolente, era una cosa da fare. Lei si era risposata qualche anno dopo ed aveva avuto una bambina, dieci anni più piccola del fratello. La madre non si era mai lasciata scappare alcun indizio sul padre, ed il mio amico aveva appreso queste cose dalla più cara amica di sua madre, l'unica che conoscesse l'intera storia e che aveva infranto con lui la regola del silenzio.
Avevo visto qualche volta la madre far visita al ragazzo accompagnata dal marito, ma la bambina più piccola non c'era: la madre voleva evitarle il trauma di entrare in un manicomio e vedere il fratello maggiore in divisa verde. Un colore insolito, il colore della speranza. Una grande presa per il culo, la definiva lui. Perché lì dentro non c'era speranza, per tutti noi c'era solo il vuoto. I matti sono apostoli di un dio che non li vuole, cantava Cristicchi. Triste, ma vero, diceva, soprattutto perché non esiste nessun maledettissimo dio. Quando è la società che ti rinchiude nel suo manicomio, è la fine.
-Tu sei qua perché ti ci hanno mandata i medici. Hai degli amici, una famiglia. Uno come me non lo vuole nessuno. Non mi vuole neanche mia madre, non dovevo nascere, cazzo. Il mio patrigno non mi considera, per lui c'è solo mia sorella. Lei mi vuole bene perché è una bambina, non capisce, non distingue che cosa è bene seguire e cosa è meglio rinnegare. Sono una merda umana, e non lo dico per autocommiserazione: definizione di un mio compagno di liceo-.
Ne aveva passate tante, e mai nessuno l'aveva amato. Una notte l'avevo passata con lui. Volevo che, almeno per un momento, potesse capire che c'è qualcosa più della sofferenza, che non si può vivere nel pessimismo più cosmico. Due giorni dopo si era buttato giù dalla finestra. Proprio il giorno in cui fui dimessa. Andai al suo funerale e conobbi la sua famiglia, che non ne volle sapere di me. Recentemente, però, ho contattato la sorella. Ha 18 anni, l'età che aveva lui. Somiglia tantissimo al fratello, ma lei è una ragazza allegra, una bellissima persona. Abbiamo parlato molto di lui, serba un tenero ricordo, ma non le ho detto della notte passata assieme. Non l'ho mai detto a nessuno, menchemeno ad Ombra.
Ombra... lei mi è sempre stata vicina, veniva a trovarmi all'ospedale, piangendo perché sentiva che se ero lì la colpa era sua.
-Perché, pensi che non ci sarei finita lo stesso? Almeno tu hai dato una spiegazione razionale di ciò che è accaduto, io non sapevo neanche di essere finita in strada- le dicevo.
Non le ho mai detto di cosa avevo fatto con quel ragazzo, sa solo che era un mio caro amico. Tutt'ora mi chiedo se ho fatto bene ad andarci a letto. Forse si sarebbe ammazzato lo stesso.
Siamo andate a vivere in Spagna, a Malaga. Entrambe abbiamo studiato spagnolo a scuola, io anche al liceo, mentre Ombra, che aveva fatto scienze umane, all'università. Abbiamo adottato due bambini, maschio e femmina, Anastasia ed Alessio, come il ragazzo del manicomio. Viviamo bene. A mia madre pesa un po' la lontananza, ma io mi sento più libera. Fabrizio fa una vita itinerante, è allergico alle relazioni stabili, sta un po' di qua e un po' di là. Ha già vissuto in Iowa, con una specie di burbero madriano, l'esatto opposto suo. Però pare che fosse una specie di macchina del sesso, un superdotato. Dall'Iowa è partito alla volta di Cefalonia, in Grecia. Ha gironzolato per la Grecia un anno, poi è andato a stare con un pescatore, a pescare pure lui. Non credo gli piacesse come lavoro. Poi è stato in Norvegia, con un perfetto norvegese simil-salmone. Dopo questo (pare che non fosse granché. In tutti i sensi) si è trasferito in un paesino nel sud della Francia, una specie di paradiso terrestre, il classico villaggio provenzale. La relazione che ha avuto lì sembrava seria, mia madre quasi si preparava a vedere il suo figliolo accasato, con un uomo, certo, ma l'altra stava in Spagna con una donna, quindi una forma di rassegnazione l'avrà pur adottata. E poi la Provenza le piace. Invece ha lasciato anche questo, partendo alla volta di Madrid. Per ora vive lì, ci vediamo spesso, ma tra un paio di settimane potrebbe fare le valigie e andarsene in Australia, a vedere come sono gli uomini là. Che bambino...
Sono felice. Ho tutto ciò che voglio. Ma spesso sogno Alessandro ed Alessio. Sono bei sogni, però. Alessandro è ancora vivo e fa il musicista la sua passione. Alessio ha una famiglia che lo ama. È triste come tutto ciò sia solo un sogno. Però sognare è l'unico modo per evadere dalla realtà. Per vivere quei pochi minuti di felicità perfetta. A meno che non sia un incubo. O forse vale la pena di pensare che viviamo per uno sputo di tempo e bisogna godersi la vita a modo proprio.
Finiamo per vivere come se dovessimo morire domani e per morire come se non avessimo mai vissuto. Perdiamo la salute per fare soldi e poi perdiamo i soldi per recuperare la salute, lo diceva il Dalai Lama, mi pare.
Ma, in fondo, la vita è un grande contrasto, la vita è luce e oscurita. La vita è Chiara ed Ombra.

The corner: epilogo che nessuno si filerà, pazienza. Che tristezza, questa era la mia prima storia a capitoli, nata da un sogno in cui una ragazza albina ballava nuda di notte in giardino e la vicina di casa la imitava, per poi finire pugnalata dalla ragazza albina. Bei sogni che faccio, sicuro. Sono in lutto per questa storia, e sono riuscita a non pubblicarla il 24 dicembre (solo perché il 25 sono via). *Si ritira in lacrime*
   
 
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