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Autore: matilde_    20/12/2013    8 recensioni
Arrivo a scuola con le cuffiette nelle orecchie, ascoltando la musica. Frequento questa  scuola da quando avevo circa due o tre anni, per dire, all’asilo nido. Vicino al portone noto  un ragazzo che forse non ha la mia conoscenza del luogo, ma togliamo il forse: alto, tanto da sfigurarmi, nel senso che ero sempre una di quelle più alte nella mia classe, magro, capelli ricciolosi di un color cioccolato al latte, ma soprattutto bello. Bello come nessun’altro che io abbia mai visto o conosciuto in vita mia.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo dedicato a Xx8mist_fire8xX perché mi ha messo negli Autori Preferiti e perché segue  :D

Mio padre alza lo sguardo. Bocca perfettamente dritta. Labbra serrate. Sopracciglia parallele alla linea di terra. Occhi forse un po’ troppo spalancati. Non per lo stupore, no, è lo sguardo omicida, è fatto così. Bisogna conoscere i segnali della mia famiglia. Abbassa gli occhi, guarda la camicia. La fissa per due buoni secondi, poi con un battito di ciglia torna alla posizione di prima. Sta fissando gli occhi di Penniman, come per controllare la sua reazione. Mai dire “Non l’ho fatto apposta!”. Risposta corretta: scegliere tra le cinque possibili è quasi contro natura. Cambia la sua concezione di risposta giusta a seconda di quella che stai scegliendo tu. Scegli lo “Scusascusascusascusa!!”? Lui sceglierà che è giusto il gesto di alzarsi e prendere uno straccio per aiutare a pulirgli la camicia. E viceversa. Così sei sempre dalla parte del torto.
Michael sta procedendo benissimo, direi. Fermo immobile, schiena dritta, occhi sbarrati, sguardo dritto nelle pupille di mio papà. Potrebbe interpretarlo come un segno di sfida oppure di rispetto. Non è nessuna delle due, credo. Infatti mi chiedo con quale coraggio Michael lo sta guardando negli occhi. Io lo faccio quando sono arrabbiata, ma non ho paura. Esatto contrario di come si sente ora lui.
Bravo, così, abbassa la traiettoria dei pozzi di cioccolato sulla camicia sporca. Perfetto. Rimani così.
Mia sorella è come me: respiro trattenuto, occhi che saettano da quelli di mio padre, a mia madre, alla camicia. Mattia, invece, mastica, tranquillo. È stato più lui in quella situazione che chiunque altro sommato al resto della famiglia. Non si spaventa per una semplice salsiccia su una camicia nuova.
Faccio un respiro, per dire a papà che va’ via, tanto, ma mi arriva un calcio sullo stinco. Grazie, mamma. Insulto una persona a caso mentalmente. Per esempio, chi ha inventato le Timberland. Mi mancava un livido.
Mio padre fissa intensamente, per un’altra volta il riccio di fianco a me, poi succede quello che capita ogni morte di papa, vale a dire ogni volta che Penniman azzecca un accento in italiano. Le sopracciglia si abbassano di un grado verso il basso, come quelli arrabbiati nei fumetti, ma il movimento di mio padre è impercettibile. La palpreba sotto dell’occhio destro sale di qualche millimetro, impossibile notarlo tranne per qualcuno che ci è passato. Ma Michael non può accorgersene, perché non è abituato. Gli angoli della bocca di mio papà salgono e si abbassano in un decimo di secondo.
Rido. Questi segni vogliono dire che è a un passo dal cadere nel burrone del sorriso, e sta cercando in tutti i modi di non farlo. Lui sposta lo sguardo su di me, stavolta è quasi un quarto di quello che viene chiamato alzare i due angoli della bocca e mostrare i denti, ma non smetto di ridere. Mio padre ha capito che ho capito, ma vuole finire la lotta con Michael, per vedere come reagirà.  Mio fratello fa’ finta che gli sia caduto qualcosa per terra, ma sento benissimo la specie di verso di maiale che lo contraddistingue, un altro segno. Vorrebbe rotolarsi dalle risate, ma sfoga il tutto in quel verso. Mia mamma si poggia una mano sulla fronte e abbassa lo sguardo in basso a sinistra, come a dire “Io questi non li conosco.”, però lo fa sorridendo. La Cami diventa rossa dallo sforzo perché anche lei sta cercando di trattenere un sorriso.

L’unico, passatemi il termine, pirla che prende ancora la cosa sul serio è Michael. Non voglio dargli una gomitata in pancia per farlo accorgere della situazione, voglio che: uno, che si renda conto da solo; due, che si prenda la soddisfazione di aver affrontato mio padre vincendo, me l’ha fatto capire papà prima, quando mi ha fissato. Penniman non ha neanche notato la mia risata da cretina, che si sta traformando in singhiozzi isterici.
E finalmente, come ad un segnale, tutti gli altri scoppiano. Mia mamma ride, non troppo, come ad una delle battute sceme che faccio io, mia sorella si sdraia, praticamente, sul tavolo, morendo soffocata dai pezzi di pane che fanno la lotta con le risate per uscire. Mio fratello si mette una mano sulla bocca, per non far vedere il sorrisone che ha stampato in faccia, forse per compassione per Michael, ricordandosi delle innumerevoli volte in cui era nella stessa situazione.
Immaginatevi voi come sono ridotta io. Per amore per Mika, cerco di non fargli notare che sto ridendo, e bevo un sorso d’acqua. Brutta mossa, cara. Quando, ai movimenti della testa del riccio per tentare di capire che succede, mio padre è scoppiato in risate, non ce l’ho fatta, e ho sputato tutto addosso alla mia povera, carissima mammina, che si è trovata inzuppata di acqua e saliva. Tutta la mia famiglia ride, ora. Michael ha stampato al posto della bocca un sorrisetto nervosissimo, con un po’ di sollievo, ma sempre teso.
- Su, Michael, ridi!- gli dico sopraffatta dalle risate.
- Cosa faccio, rido quando ho rovinato la camicia di tuo padre?- risponde isterico.
- Ma se sta ridendo anche lui!-
Michael si guarda in giro. Mia mamma che cerca di asciugarsi il vestito, mia sorella che si strozza, mio padre con le lacrime agli occhi, rosso in viso, e mio fratello che ride guardando il soffitto, con un’espressione “Ma si può?”.
Comincia a ridere anche lui, ma non liberamente, un po’ forzata come risata. Mio papà gli tende la mano.
- Complimenti!- dice asciugandosi gli occhi. – Mi piacciono i tipi come te. Mi sembravi un po’ troppo tranquillo… ma ora! Ci voleva una telecamera!- continua quasi urlando.
Guardo Penniman, e lui fa’ lo stesso. Gli sorrido, un sorriso pieno di allegria, con delle piccole risate di sottofondo. Sorride anche lui, ma stavolta davvero. Lo capisco dagli occhi. Quanto dicono due cerchiolini colorati.
            
       *
- Ciao, Michael, grazie per essere passato!- dice mia mamma baciandolo su entrambe le guance.
- Grazie a voi!- replica Penniman. Mio padre gli stringe la mano ridendo ancora una volta. Poi gli da’ un pacca non leggera sulla schiena che gli fa’ perdere l’equilibrio. Ha ancora una grossa macchia sul petto. Mia sorella lo bacia sulle guance come mia madre, dopo la ammazzo, e mio fratello lo saluta con il pugno contro pugno. Michael rimane un attimo sconcertato da questa cosa. Come può un bambino di dieci anni salutarti con un pugno e un “Bella zio!”? È scemo forte, mio fratello.
- Lo accompagno giù.- informo i miei, che dopo un ultimo cenno di ringraziamento ci lasciano soli, finalmente.

- Come ti sono sembrati? Non sono esattamente l’immagine di normalità…- gli chiedo mentre scendiamo le scale.
- Fantastici.- risponde guardandomi. Ci incantiamo un attimo a fissarci gli occhi a vicenda. I suoi sono perfetti. Cioccolato, al latte, precisamente, con il contorno verde. Sorride, e io distolgo lo sguardo. Sarà che stiamo insieme da un po’, ma i colpi al cuore quando lo fisso, quando parla, quando sorride, o quando osservo i suoi occhi ci sono ancora. “You make me strong” direbbe la Bea o le Directioners in generale per riassumere il tutto.
- Ci sei?- mi chiede.
- No…- dico sottovoce. Vorrei dirgli che quando sorride, è ovvio che non sono presente, è quasi ovvio che mi perdo nei suoi occhi, ma i giri di parole non sono mai stati il mio forte. Figuratevi una frase romantica. Mi accarezza un guancia sorridendo.
Ed è lì che trovo la forza di farlo.
- Hai degli occhi stupendi. E quando sorridi… quando sorridi… i tuoi occhi e il tuo sorriso dovrebbero essere vietati a un pubblico facilmente suggestionabile.- concludo arrossendo. Non riesco mai, e dico MAI a dire una cosa seria senza una battuta alla fine. Cazzo. Distruggo tutto.
- Sai cosa? Quando ti ho conosciuta, non avrei mai pensato che saresti potuta arrossire per un mio sorriso…- dice ridendo. Lo abbraccio forte.
- Muahaha, simpatico.-
- Comunque, non l’hai detto ai tuoi?-
- Dimmi tu in quale spazio di tempo avrei potuto farlo. Ho scoperto che potevo dirlo oggi pomeriggio, sono stata da te tutto il tempo e poi sono tornata a casa, e a tavola non avevo voglia. Tanto ci hai pensato tu a farli divertire.- dico, sorridendo.
- Già, già. Quando credi di dirglielo?-
- Se vuoi torniamo su e la finiamo così…-
- Naaa, piuttosto stiamo un po’ qua io e te…- risponde malizioso.
- Cretino.- esclamo ridendo.
- Ma le tue amiche lo sanno?-
- Se riesci a rispondere da solo ti bacio, se no torno su e a domani.- incrocio le braccia e lo fisso. Lui alza gli occhi al cielo, poi fa una faccia stranissima, di concentrazione, quasi, poi tira fuori la lingua. Alla fine risponde.
- Ci sono. Non hai avuto tempo perché sei stata da me!- dice emozionandosi. Non so come mai, credo perché si è gasato della sua iperintelligenza.
- Bravo. Ti fa bene parlare con me, vedo.-
- E il bacio?-
- Vederemo…- mormoro girandogli intorno.
- Però le promesse non le mantieni.-
- Cosa devo rispondere?-
- “Scusami, amore mio! Rimediamo subito, giuro che non lo farò mai più! Ti prego, perdona questa comune anima mortale, oh dio della bellezza!”-
- Scusami amore mio! Rimediamo subito!- dico, mi avvicino e gli stampo un bacio sulla guancia. Lui mi guarda stupito.
- Ehi, non era un bacio!-
- Non ho specificato dove…- finita questa frase, Penniman mi fissa per un po’, mordendosi il labbro inferiore e sorridendo. Poi scoppia a ridere.
- Sai cos’ho capito io?- oh no.
- Brutto deficiente pervertito maniaco stronzo che altro non sei sei un coglione non mi parlare mai più!- urlo prendendolo a botte. Non ha ancora smesso di ridere. Con chi mi ritrovo a parlare! Mi giro di spalle, dico un “A domani” freddo e incazzato e comincio a salire le scale.
- Eddai, non mi puoi lasciare così! Mi devi dare quel bacio che non hai specificato dove!-
- Sulla punta del mignolo sinistro ti va bene?- gli chiedo voltandomi e squadrandolo.
- E se mi mettessi il dito in bocca?-
Mi metto a ridere. Dai, non si può non ridere con un coglione che sembra stupido, ma alla fine è un mezzo genio (maniaco pervertito) dolcissimo. Questa volta non mi devo neanche alzare sulla punta dei piedi, sono su uno saclino più alto di lui. Lo bacio, e poi lo abbraccio. Solo un bacio a stampo, non gli devo concedere niente.

- Grazie.- sussurro dopo un po’.
- Di che?-
- Di esistere.- trattieniti, e non fare battutine per smorzare la tensione. – Sei la cosa più bella del mondo. Mi chiedo come ho fatto tutto questo tempo senza di te.-
Ride.
- Sei fantastica. Come la tua famiglia. Non so cosa dire, sul serio. cosa posso dire? Cose banali. Vorrei solo che tu capissi cosa significhi per me. Sei il mio tutto… -
 Alzo lo sguardo. – Promettimi una cosa.- dico.
- Tutto quello che vuoi.- si è fatto serio.
- Giura che non mi abbandonerai mai. Giura che ci sarai sempre.-
- Ehi, guardami.- mi prende il mento con le dita. – Te lo giuro.-
Mi bacia dolcemente.
- Ti amo.- dice alla fine.
- Anche io, Michael.-

Thank God you found me.


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Weeeeeeeeee ed eccomi a tempo di record con un altro capitolo!!!

Non che mi piaccia particolarmente. Anzi sì, ora che ci penso sì, mi piace.

Un po’ corto.  Mmm, sì, un po’ troppo corto. Anzi, ora lo allungo. Quello che avete letto è la versione più recente.

*I want the whole world celebrateee!!!* Ops lo stereo troppo alto. Me l’ha fatto notare la mia tesorina di una sorella che mi tira una ciabatta. Ti voglio bene anche io.

Anyway, recensite in tanti (non l’ho mai detto). E che cosa zuccherosiiiiiiinnnaaaaaaaa il pezzo alla fineeeee!

E scusate, dovevo dire quella frase alla fine. Sapete quando vi sentite qualcosa dentro che dovete esprimere in tutti i modi possibili? Capitato a me, oggi. E un’altra cosa della serie: ascoltate Heroes, di Mika, cercate le lyrics e cliccate la prima che esce su tutubo (?????) scrivete nella recensione I LOVE CIOCCOLATO EXTRA AMARO 71% FONDENTE se avete letto questa parte.

Ah, e lettori silenziosissimi che hanno messo la storia nelle preferite (se ce ne sono) una recensione per uno non fa male a nessuno… vabe, se avete voglia lasciate un comment right down here e se non avete voglia schiacciate il tasto <- in alto a destra della pagina per tornare dov’eravate.

A pressssssttoooo!!!

mati :D


Ah, un applauso al rpimo 10° capitolo e alle più di 1000 visite *cin-cin* 
 
  
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