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Autore: lu and the diamonds    20/12/2013    8 recensioni
[slash; fluff]
[harryxlouis]
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Prendete Harry e Louis. Fatto? Bene, ora metteteli nella loro casa e aggiungete decorazioni natalizie, biscotti, vischio e un perizoma di pizzo. Ecco, riuscite ad immaginarli?
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Dal testo:
Un’altra cosa che Harry adorava, oltre al Natale, all’addobbare l’albero, alle canzoncine natalizie e al sorriso di Louis, gli occhi di Louis, il modo in cui Louis camminava, mangiava, sospirava, raccontava le storie, cantava sotto la doccia e, diciamo, Louis in generale, era preparare i biscotti. Okay, in realtà quello che adorava era la faccia che Louis faceva mentre mangiava i suoi biscotti, ma quella era un’altra storia.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fra vischio, biscotti e perizoma di pizzo.

 

Harry aveva sempre amato il Natale, ma da quando stava con Louis lo amava ancora di più. Perché? Perché proprio il giorno della Vigilia coincideva con il compleanno di Louis.
E cosa c’era di meglio di due feste nello stesso giorno?
Quella mattina Harry si era svegliato prima del solito, era sceso nel garage, dove pochi giorni prima, senza dirlo al suo compagno, aveva depositato i più recenti acquisti, e li aveva trasportati fino al grande salone nel loro appartamento, poi si era dedicato alla cucina e aveva cercato di preparare la colazione più buona di sempre. Quando finalmente i pancakes furono pronti, lo sciroppo d’acero appena versato sopra, Harry li sistemò in un piatto che poi posò sul vassoio accanto alla tazza di tea fumante e, dopo essersi disfatto del grembiule, si diresse verso la camera da letto.
Entrò piano per non svegliare Louis che dormiva beatamente, avvolto fra le coperte soffici, il suo bel viso abbronzato in contrasto con il chiarore delle lenzuola. Appoggiò delicatamente il vassoio sul comodino e, sempre molto silenziosamente, tirò su le persiane, quanto bastava per illuminare almeno in parte l’ambiente. Poi girò nuovamente attorno al letto per fronteggiare il lato in cui dormiva Louis. Harry si sporse verso di lui e dolcemente iniziò a lasciargli una scia delicatissima di baci lungo tutto il braccio scoperto e la spalla, fino ad arrivare al collo. Il ragazzo mugugnò appena, sorridendo fra sé e sé, appagato dal tipo di risveglio che stava ricevendo.
«Buongiorno» sussurrò, stropicciandosi gli occhi.
«Ciao, amore mio» fu la risposta appena sospirata accanto al suo orecchio. «Ti ho portato la colazione, ti va di mangiare?»
Louis sorrise, socchiudendo appena gli occhi per guardare, piacevolmente stupito, il proprio ragazzo, poi annuì e si fece un po’ da parte per lasciare dello spazio a Harry. Il moro scivolò in fretta fra le coperte e si chinò a baciare la fronte dell’altro che, raggomitolato come un gattino, si beava ora della sua presenza accanto a sé.
«Ti ho preparato i pancakes» lo informò e Louis si leccò le labbra. «Ma non ci fare l’abitudine!»
Il maggiore scosse la testa, accondiscendente, ma non appena Harry si voltò per recuperare il vassoio dal comodino, gli mordicchiò piano il braccio, lasciato scoperto dalla maglia a mezze maniche che quello indossava.
«Hey!» esclamò il riccio, ridacchiando per poi rivoltarsi verso di lui e iniziare a tagliare i pancakes con la forchetta. Louis, l’acquolina in bocca, socchiuse le labbra in attesa dell’arrivo del boccone e Harry, per tutta risposta, avvicinò a lui la posata ma non appena l’altro fece per prenderla, l’allontanò.
«Hey!» esclamò Louis questa volta, aprendo un po’ di più gli occhi chiari.
«Così impari a fare il dispettoso! Ora se lo vuoi, devi prima darmi un bacio» disse il riccio, ponendo quella come sua unica condizione.
Il castano, quindi, accettando il patto, si sporse appena per baciare il suo ragazzo sulle labbra piene, facendolo sorridere e ricevendo il suo pezzo di pancake. Andarono avanti così finché la colazione non fu terminata, poi Harry si alzò, beccandosi un’occhiataccia e invitando l’altro a raggiungerlo nell’altra accanto non appena avesse finito di bere il suo tea. Louis annuì distrattamente, non troppo felice all’idea di dover abbandonare il tepore del suo letto.

Quando Louis entrò in cucina, Harry era impegnato ad asciugare gli ultimi piatti che aveva lavato e a riporli nella credenza; ma ormai aveva imparato a riconoscere il suono dei passi leggeri del suo compagno, il suo modo di essere così delicato si rifletteva in ogni cosa che faceva, persino nella sua camminata, e Harry l’avrebbe riconosciuta fra mille. Si voltò, avendolo sentito arrivare, e la visione che gli si parò davanti gli fece sciogliere il cuore.
Louis, lo sguardo assonnato e i capelli disordinati sparpagliati sulla fronte, se ne stava lì in piedi sulla soglia della porta, con indosso un maglione grigio del riccio, che gli stava tanto largo da nascondergli persino le mani ed arrivargli quasi a metà coscia, coprendo così solo in parte le gambe nude del più grande. Louis si stropicciò un occhio con la manica del pullover, la vista infastidita dalla luce del cielo di Londra che, seppur grigiastra, invadeva la cucina, facendoglieli bruciare.
A Harry quella sembrò la scena più tenera di sempre e con un “Vieni qui” sussurrato fra un sorriso, invitò il proprio ragazzo a raggiungerlo. Quando Louis fu a un solo passo di distanza, il riccio se lo tirò addosso, la propria schiena appoggiata contro il mobile della cucina, il petto di Louis appoggiato contro di sé.
«Auguri, amore» gli sussurrò poi lungo il collo, l’altro che si abbandonava senza remore fra le sue braccia. «Oggi sei davvero bellissimo» disse ancora, mentre una scia di baci dolcissimi prendeva la via di quel collo dorato.
«Io sono sempre “davvero bellissimo”» blaterò Louis, facendo ridacchiare Harry che dovette, mentalmente, dargli ragione. Il minore restò qualche altro minuto a contemplare la pelle profumata del suo ragazzo, poi si ricordò di tutto quello che c’era da fare, perciò si distaccò appena e gli disse di seguirlo in salotto. Louis gli andò dietro, un’espressione perplessa sul volto assonnato, che si trasformò in una altrettanto stupita quando gli si parò davanti una visione alquanto singolare.
Il salone, di solito maniacalmente ordinato dal suo fidanzato, era ora in disordine, alcuni scatoloni ad ricoprire il pavimento e un albero spoglio ad occuparne l’angolo accanto al camino. Il castano guardò in modo interrogativo Harry che, per tutta risposta, fece spallucce, giustificandosi con un «È il primo Natale che passiamo in questa casa, insieme, voglio che sia speciale», che fece addolcire Louis, se possibile ancora di più.
Alla domanda curiosa «E quando hai portato qui tutta questa roba?», il più piccolo rispose con un’altra alzata di spalle, un «Mentre dormivi» detto a mo’ di scusa, seguito a ruota da un «Ti va di addobbare l’albero insieme?». Louis gli sorrise, perché di persone belle ce n’erano, ma di belle come Harry, lui non ne aveva mai conosciute, e poi annuì, facendo illuminare il volto del ragazzo che si aprì in un sorriso entusiasta.
Era già certo che sarebbe stato il Natale migliore di sempre.

Addobbare l’albero era certamente la parte del Natale che Harry aveva sempre preferito fin da quando era un bambino e, il giorno della Vigilia, lui, sua madre Anne e sua sorella Gemma, l’avevano sempre trascorso appendendo palline colorate qui e là e cantando canzoncine natalizie. E lui adorava le canzoncine natalizie come poche altre cose al mondo (“oltre al sorriso di Louis, gli occhi di Louis, il modo in cui Louis camminava, mangiava, sospirava, raccontava le storie, cantava sotto la doccia e, diciamo, Louis in generale” aggiunse il riccio mentalmente).
Era proprio per quel motivo che, quando pochi giorni prima, era stato ai grandi magazzini per quegli acquisti, aveva comperato anche diversi cd contenti tracce natalizie adatte all’occasione.
Ho già accennato a quanto voleva che tutto fosse perfetto?
Quando, dopo aver acceso il camino, aveva inserito l’album di Michael Bublè nel lettore, Louis era riemerso dagli scatoloni, da cui stava tirando fuori altri tubi di palline rosse brillantinate, e gli aveva dedicato la sua migliore faccia sorpresa: lui amava Bublè (e Harry lo sapeva).
Poi il maggiore si era tirato su e, dopo avergli rivolto un sorriso, gli aveva passato le decorazioni, ordinando che lì fossero appese quelle rosse e là quelle dorate e che le luci non andavano sopra quel mobile ma attorno al camino. E Harry eseguiva tutto secondo il suo ordine, pensando che Louis, illuminato dal luccichio delle luci, gli occhi brillanti, era ancora più bello e si domandava come potesse essere possibile che una persona diventasse più bella ogni secondo che passava.
I suoi pensieri furono interrotti dal maggiore che, un’espressione terrorizzata sul viso, aveva domandato preoccupato: «Dov’è il puntale?!»
Il riccio sapeva di averlo comprato, ma non ricordava esattamente dove l’avesse messo, perciò, quando riuscì a ritrovarlo dopo almeno cinque minuti di ricerca, Louis sospirò sollevato. Harry glielo porse e lui subito lo liberò dall’imballaggio eccessivo, poi corse verso l’albero per infilarcelo sopra, mentre il riccio lo osservava dal divano, gli occhi pieni d’amore. Solo quando, dopo vari tentativi, ancora ancora non riusciva a sistemarlo, Harry si alzò per andargli incontro.
«Bisogno di aiuto?» domandò, senza neppure tentare di nascondere un sorriso.
Louis sbuffò e annuì, solo dopo aver esclamato un «Odio essere basso!» che fece sorridere ancora di più il minore. Harry prese il suo ragazzo fra le braccia, sollevandolo e beandosi del contatto fra queste e le sue gambe nude, mentre il castano si sporgeva per adagiare il puntale sulla cima. Una volta che fu sceso, corse a chiudere le tende per impedire alla luce del giorno di entrare, in modo che l’ambiente fosse illuminato solo dalle luci dell’albero, e… beh, era bellissimo.
Con gli occhi lucidi, si voltò verso Harry che già lo stava fissando e si mosse per andare ad abbracciarlo. Quando fu sul suo petto, gli sussurrò un grazie gentile, perché era da tanto che pensava di non poter più sentire lo spirito natalizio e, invece, si sbagliava, perché con Harry al suo fianco nulla era impossibile.
«Ti amo» gli disse dolcemente fra i capelli il più alto, che lo stringeva come se fosse la cosa più preziosa che aveva al mondo. «Lo sai che farei qualsiasi cosa pur di renderti felice»
Louis annuì, perché sapeva quanto quella frase fosse vera, il riccio l’aveva dimostrato più volte, e ancora non capiva come una tale fortuna, quella di avere una persona così preziosa al suo fianco, fosse capitata proprio a lui. Harry interruppe il momento, tossicchiando quanto bastava perché Louis si staccasse appena da lui per controllare se ci fosse qualcosa che non andava.
Lo guardò con sguardo interrogativo, non capendo, poi il più piccolo fece cenno a qualcosa al di sopra delle loro teste. Harry stava mantenendo il vischio proprio sopra di loro e quando i loro occhi si incrociarono di nuovo, ridacchiò sussurrando un «Me lo devi»; Louis non se lo fece ripetere e lo baciò subito, con tanta passione quanto era l’amore che provava per lui.
 

***

 
Un’altra cosa che Harry adorava, oltre al Natale, all’addobbare l’albero, alle canzoncine natalizie e al sorriso di Louis, gli occhi di Louis, il modo in cui Louis camminava, mangiava, sospirava, raccontava le storie, cantava sotto la doccia e, diciamo, Louis in generale, era preparare i biscotti. Okay, in realtà quello che adorava era la faccia che Louis faceva mentre mangiava i suoi biscotti, ma quella era un’altra storia.
Dicevo, Harry stava preparando dei biscotti che assomigliavano tanto a Pan di Zenzero di Shrek, ci si stava davvero applicando, e allo stesso tempo stava cercando di non dimenticare di controllare il tacchino ripieno che cuoceva in forno. E Louis, che Harry aveva mandato a comprare il vino «assolutamente necessario», fece ritorno a casa proprio in quel momento.
Il maggiore esordì con un «Fa. Un. Freddo. Cane», mentre dalle buste tirava fuori le bottiglie e altra roba che aveva comprato, che ripose con delicatezza dentro il frigorifero. Quando ebbe finito, si avvicinò a Harry e, dopo averlo abbracciato da dietro, prese a sfiorargli dolcemente il collo con le labbra e i fianchi con le mani, facendogli dimenticare immediatamente cosa stesse facendo. Il minore appoggiò le mani al banco sporco di farina e si godette il momento, beandosi della sensazione delle labbra morbide e sottili del suo ragazzo sulla propria pelle.
«Lou…» blaterò il riccio, seguito dal «Mh?» poco convinto del più grande. «Staccati o facciamo bruciare il tacchino…»
Louis lo accarezzò solo qualche altro secondo, prima di lasciargli un bacio sulla spalla e avvicinarsi al forno; i suoi occhi si spalancarono quando videro quanto cibo ci fosse, lì dentro. «Harry?» «Cosa?» «Hai invitato un esercito per cena o hai solo molta fame? Questo tacchino è fottutamente enorme!» esclamò il castano, facendo ridacchiare Harry, che arrossì, imbarazzato.
«La seconda, suppongo» mentì. Poi, dato che lui davvero non sapeva mentire, per sviare il discorso, propose: «Lou, invece di pensare al mio tacchino, perché non vai a scoprire cos’è quel pacchetto che ho lasciato sul nostro letto?»
Come immaginava, Louis scattò in piedi, la più curiosa delle espressioni ad aggrottargli le sopracciglia.
«Cosa? Harry, ti avevo detto niente regali!» esclamò, le mani sui fianchi.
«Lo so» disse il riccio facendo spallucce. «Beh, comunque se non lo vuoi posso sempre riportarlo in negozio» Louis lo fissò per un attimo, poi sospirò e si diresse verso la loro camera da letto per scoprire di cosa si trattasse.

Quando Louis entrò nella stanza, che Harry aveva lasciato nella penombra ma in perfetto ordine, al centro del letto king-size dalle lenzuola color panna notò uno scatolino dorato molto elegante. Curioso come non mai, vi si avvicinò e si sedette sul materasso, per poi prendere a rigirarselo fra le mani e provare a capire cosa fosse. Infine, notò un bigliettino appeso al lato, compilato nella grafia scarabocchiata di Harry, che diceva: “Indossalo e sarà il miglior regalo che tu possa farmi .x”.
Le sopracciglia di Louis schizzarono verso l’alto, e, più curioso che mai, si convinse finalmente a scartare il pacchetto. Quello che c’era nella confezione lo fece avvampare in meno di un secondo. Piegato con cura e poggiato delicatamente su un cuscinetto rosso su cui era scritta la sua marca, vi era un bellissimo, candidissimo… perizoma in pizzo. Louis, le guance in fiamme, notò un altro biglietto posto sotto al piccolo pezzo di stoffa: “Dato che non volevi nulla, questo consideralo un regalo per me da parte tua .x”.
Il castano, indeciso, si rigirò il perizoma fra le dita, ragionando sul da farsi. Lui non era Harry, a lui quelle cose imbarazzavano e non poco, inoltre non sapeva nemmeno da che verso si indossasse quel coso. Alla fine, però, decise che l’avrebbe messo, solo per Harry, perché lo rendeva sempre felice senza chiedere mai nulla in cambio e se era quello che voleva, beh, l’avrebbe avuto.
Con incertezza, si tirò giù i pantaloni assieme ai boxer e si sfilò il maglione, poi poggiò tutto sulla sedia al lato del letto, riprese il coso in mano e solo dopo averlo studiato per un po’ capì quale fosse il modo giusto in cui infilarlo. Dopo averlo indossato, si pose davanti allo specchio, guardandosi con occhio critico: era ridicolo, decisamente, infinitamente ridicolo. Sospirò, prima di lasciare la stanza e attraversare a piedi nudi il corridoio, il marmo a congelargli i piedi scalzi.

Quando Harry vide sbucare Louis sulla soglia della porta della cucina, assieme alla mascella, gli cadde anche la coppetta sporca di farina, che stava per riporre nel lavello, ma che finì rovinosamente per terra. Tutto si aspettava, tranne che Louis indossasse per davvero il suo regalo o che tantomeno gli si presentasse davanti così, nudo e bellissimo, vestito solo di quel perizoma di pizzo bianco, così splendidamente in contrasto con la sua pelle abbronzata.
Il riccio sorrise come un idiota, ammirandolo in tutta la sua bellezza, lui che raramente si faceva vedere nudo alla luce, lui che era tanto insicuro riguardo al suo fisico, lui che, invece, era davvero perfetto. La voce acuta di Louis interruppe quell’elogio mentale.
«Faccio ridere, vero?» disse piano, torturandosi le pellicine delle unghie.
«Ma cosa? No, no, no, amore, sei bellissimo» esclamò Harry, sciacquandosi velocemente le mani e andandogli incontro, per poi cingerlo dai fianchi morbidi.
«Hey» sussurrò poi, sollevandogli il viso e baciandolo piano sulle labbra. Le mani del minore scivolarono lentamente sull’elastico sottilissimo del perizoma, ci giocarono un po’, prima di finire sul sedere sodo di Louis. Harry gli baciò il mento, poi la mascella, il collo, la spalla per poi risalire al suo orecchio e sussurrare, ridacchiando: «Non puoi nemmeno immaginare cosa ti farei se non dovessi stare attento a quel fottuto tacchino che sta nel forno».
Louis, forse convinto, ridacchiò a sua volta, suggerendo un lascivo «Beh, dopo c’è tempo…» e strusciò il bacino contro il fianco di Harry, prima che questo, alla parola “tempo” sbarrasse gli occhi e «Cazzo, è tardissimo!» dicesse, staccandosi dal suo ragazzo per correre verso il forno.
Louis lo guardò turbato, chiedendosi perché il riccio fosse tanto ansioso, strano e agitato quel giorno. Sarà a causa del primo Natale qui, si disse, autoconvincendosi del fatto che il proprio fidanzato non fosse pazzo.
«Amore, ascoltami!» disse Harry, richiamando la sua attenzione con una mano, mentre inseriva l’ennesima teglia nel forno e mescolava chissà-cosa in un’altra pentola. «Ora. Vai a farti una doccia e vestiti! A quello…» disse poi più piano, fissando il corpo nudo di Louis. «A quello penserò volentieri dopo»

Il maggiore annuì sorridendo, nonostante fosse un po’ deluso. In realtà, a lui nemmeno importava così tanto di quella cena, gli sarebbe andato benissimo anche solo mangiare una pizza insieme accoccolati sul divano a guardare qualche film stupido, che avrebbe fatto ridere Harry tanto da fargli diventare gli occhi lucidi e ancora più belli.
Quello gli sarebbe bastato, si disse, entrando nella doccia dopo aver lasciato il perizoma sul bordo del lavandino. Lo osservò, mentre si insaponava i capelli, e decise che l’avrebbe indossato sotto i vestiti, immaginando già cosa sarebbe successo dopo cena. Una volta che fu asciutto e che i capelli furono perfettamente acconciati, uscì dal bagno per dirigersi verso l’armadio.
Dopo aver osservato senza risultati il suo interno, optò per l’indossare un semplice pantalone nero, arrotolato sulle caviglie, e quel maglione orrendo che Harry gli aveva regalato l’anno precedente, quello rosso con sopra la faccia della renna Rudolf, che lo ingrassava tantissimo ma che al riccio sembrava piacere così tanto. Più o meno soddisfatto del suo aspetto, dopo essersi specchiato, uscì dalla stanza e passò per il salotto.
Fece per superarlo, quando notò che la tavola già apparecchiata, invece di contare piatti e posate per due, li contava per dieci persone. Stupito, Louis, raggiunse Harry in cucina per chiedergli spiegazioni, ma la vista del ragazzo intento a sistemare gli ultimi vassoi, tutto concentrato per non sbagliare, lo fece sorridere e dimenticare per un momento la questione tavola-apparecchiata-per-dieci.
Anche lui si era cambiato, notò il maggiore e, con sua grande sorpresa, sopra al jeans, indossava quel maglione orrendo che Louis gli aveva regalato l’anno precedente, quello verde con sopra raffigurato un albero di natale. Harry dovette sentirsi osservato, perché dopo un po’ sollevò il viso e, quando incontrò i suoi occhi chiari, lo guardò dolcemente.
«Stai benissimo» osservò il castano, facendo sorridere l’altro, che gli rispose «Anche tu».
«Amore, però, levami una curiosità» esordì Louis, dopo un po’, mentre tirava fuori dal frigo il vino.
«Dimmi»
«Per quale motivo hai apparecchiato per dieci persone?»
Harry, che in quel momento era di spalle, si voltò di scatto verso di lui, un'espressione colpevole in viso, e «Ecco, perc-» iniziò, ma fu interrotto dal suono del campanello. Louis lo guardò, un’espressione interrogativa sul volto, e Harry fece spallucce. «Vai tu ad aprire?»

Quando Louis aprì la porta, si ritrovò di fronte a gente che non si aspettava di rivedere, non in quel momento o in quella circostanza se non altro. Tutti urlarono un «Sorpresa!» e il ragazzo si voltò confuso in direzione di Harry, che spiava la scena dalla cucina e che gli mimò con le labbra uno “Scusa!”, al quale Louis rispose con un “Tu sei pazzo!” seguito da un “Però ti amo”.
Senza che avesse il tempo di realizzare l’accaduto, i suoi amici del college, Niall, Liam e Zayn, entrarono in casa come un tornado, abbracciando un Louis fra lo scioccato e il piacevolmente sorpreso, riempiendolo di così tante parole da non fargli notare subito le altre tre figure dietro di loro. Ma quelle due testoline bionde le avrebbe riconosciute fra milioni: Daisy e Phoebe, le sue sorelle più piccole, gli corsero incontro per poi saltargli addosso e riempirlo di baci e abbracci. Sentì gli occhi pizzicargli appena, non vedeva quelle due pesti da mesi e gli erano mancate da morire. Quando le bambine gli si staccarono di dosso, correndo a salutare Harry, sua madre Johannah gli si avvicinò e lo strinse forte.
«Auguri, bambino mio! Fatti guardare, come sei cresciuto!» sussurrò fra i suoi capelli, accarezzandogli la nuca.
«Mamma, posso assicurarti che sono sempre lo stesso! Mi sei mancata» disse, mentalmente ringraziando Harry: un regalo migliore la vita non avrebbe mai potuto farglielo.

La tranquillità della casa ormai in pochi minuti era stata sostituita da chiacchiere, battute, auguri e racconti di aneddoti di quella vita trascorsa per mesi gli uni lontani dagli altri. Ai piedi dell’albero che, enorme, si ergeva nel salone, erano comparsi così tanti regali portati dagli ospiti, da rendere la stanza ancora più colorata e la scena più gioiosa. Harry era così orgoglioso di quello che era riuscito a organizzare senza far sospettare nulla a Louis, che si sarebbe quasi dato una pacca sulla spalla da solo se ciò non sarebbe risultato imbarazzante.
Osservò quella scena di gente che sorrideva e parlava ad alta voce, ma soprattutto, guardò il viso del suo amore e, vedendolo così genuinamente felice, seppe di aver fatto la cosa giusta. Mancava ancora qualcuno, ma anche questi non si fecero attendere troppo. Quando il campanello trillò per l’ennesima volta, Louis corse ad aprire la porta, curioso, e sorrise contento quando si ritrovò davanti alla mamma e alla sorella maggiore di Harry, che lui aveva sempre adorato.
La donna più grande, Anne, l’abbracciò forte, facendo sciogliere il cuore del riccio che osservava la scena da lontano. Questa scena di dolcezza e amore venne interrotta da Niall, che, alzandosi in piedi, mortalmente serio disse: «Ragazzi, davvero, io sono contento che vi vogliate tutti bene e anche io ve ne voglio, ma ora possiamo mangiare che sto morendo di fame?» scatenando le risate generali.
 

***

 
Quando ormai tutti gli altri, con la promessa di rivedersi l’indomani, furono andati via, anche Johannah e le bambine si alzarono dal divano e dopo aver indossato i cappotti si avviarono verso l’ingresso.
«Mamma, sul serio se volete restare qui a dormire, per noi non c’è alcun problema» insistette Louis, spiegando che lui e Harry avrebbero potuto dormire in salotto e loro tre prendere il letto.
«Tesoro, non ce n’è bisogno, abbiamo prenotato già una stanza in un hotel qui vicino, sta’ tranquillo»
Il castano annuì quasi convinto ed abbracciò la donna che lo strinse fra le sue braccia per un tempo che parve eterno.
«Ci vediamo domani, d’accordo?»
«D’accordo. Ti voglio bene»
«Anche io, piccolo» sussurrò Johannah, prima di staccarsi e voltarsi verso Harry. «E tu, fatti abbracciare!» esclamò, stringendo anche lui, mentre Louis salutava le gemelle.
«Harry, caro, non puoi nemmeno immaginare quanto io ti sia grata. Non avevo mai visto il mio bambino così felice ed è solo merito tuo»
Harry scosse piano la testa.
«È lui che mi rende felice ogni giorno, ricambiare è il minimo che io possa fare» spiegò, allontanandosi, per poi lanciare un’occhiata a Louis, che ricambiò sorridendogli.
Harry poi non poté trattenersi dal ridacchiare, ascoltando quello che le gemelle stavano dicendo al fratello maggiore.
«Senti, Lou, noi ora dobbiamo andare, perché è quasi mezzanotte e se Babbo Natale non ci trova a letto, non ci lascia i regali!»
«Allora andate, veloci! Ci vediamo domani piccoline» le salutò Louis, baciandole entrambe sule fronte. «Fate le brave! A domani»

Quando anche loro lasciarono la casa, Louis e Harry furono finalmente di nuovo soli. Il maggiore guardò l’altro, che aveva un sorrisetto dipinto sulle labbra rosse da baciare, e con gli occhi un po’ lucidi gli disse: «Ammettilo che lo fai di proposito, a colpire i miei punti deboli!» che fece scoppiare il minore in una risata.
«Quando ti emozioni sei ancora più bello»
«E tu sei ancora più bugiardo!»
Harry sorrise ancora, scuotendo la testa, perché, se c’era qualcosa su cui lui davvero non mentiva mai, quello era quanto amava Louis e quanto pensava che fosse estremamente bello; poi lo prese per mano e lo trascinò in salotto, dove gli passò un bicchiere di vino. Seduti sul divano di fronte al camino, Harry fissò il proprio ragazzo, un po’ ammirando la sua bellezza, un po’ pensando alla serata appena trascorsa.
«Lou, voglio che te lo ricordi sempre: pur di vederti felice io farei davvero qualsiasi cosa, capito?» disse all’improvviso, serissimo.
Il maggiore annuì, stringendogli una mano e accarezzandone dolcemente il dorso con il pollice.
«Non so davvero come farei senza di te» rispose poi, sporgendosi verso di lui per sfiorargli le labbra, che si unirono facilmente. E le loro lingue si incontrarono presto, riconoscendosi come sempre e come sempre felici di scontrarsi ancora.
Dopo Harry si allontanò appena dalle labbra del suo ragazzo, scendendo ad esplorare la pelle delicata del suo collo e poi più giù, a mordicchiare quella delle clavicole. Succhiò piano, mentre la sua mano si avventurava lungo il fianco del maggiore e si infilava all’interno dei suoi pantaloni.
Quando i suoi polpastrelli, invece di sfiorare il tessuto liscio dei boxer, incontrarono quello ricamato del pizzo, il riccio quasi stentò a crederci. Si staccò con un sonoro boop dalla clavicola del castano per poterlo guardare in faccia, le sopracciglia sollevate in un’espressione sorpresa; Louis era arrossito come non mai.
«Lo hai indosso?» sussurrò Harry, sorridendo contro le sue labbra; l’altro annuì piano.
«Sai, è tutta la sera che ci penso…» continuò il moro, la mano ferma sul bottone dei jeans di Louis.
Bacio.
«Credi che ora io possa aprire il mio regalo?»
Bacio.
Il più grande rise piano e gli lanciò le braccia al collo.
«Di solito Babbo Natale non fa regali ai bambini cattivi» gli fece notare, mentre Harry tirava giù la cerniera dei suoi pantaloni, per poi sfilarglieli. Louis arrossì ancora e lui amava quando il suo ragazzo arrossiva. Gli passò le mani sulle cosce fin su per i fianchi, poi lo sollevò, prendendolo in braccio, le mani strette attorno al culo rotondo di Louis, e si diresse dritto verso la loro camera da letto.
«Ma penso che per questa volta potrà fare una piccola eccezione.»









larry and the diamonds' corner:
Ebbene sì, è proprio vero e no, non è un miraggio, sono tornata a pubblicare! Siete contente? (Ma chi cazzo ti caga, direte voi e avete ragione lol)

Comunque, seriamente, dopo cinque mesi di vuoto totale sono tornata a pubblicare. In questo periodo ho scritto, ma tutta roba incompleta o non abbastanza convincente da postarla. Poi è arrivata questa one shot e, chissà come, l'ho buttata giù tutta in una sera e sono felicissima. Devo ringraziare infinitamente l'adorabile @decraicniall (seguitela!), che su twitter una bella sera non la smetteva di ritwittare tweet riguardanti i Larry immersi fra vischio, biscotti e decorazioni natalizie e mi ha fatto tornare l'ispirazione. Dedicarle questa one shot è il minimo che io possa fare per ringraziarla!

Che altro devo dirvi? Sì, dunque, spero che questa piccola os natalizia vi sia piaciuta e vi abbia fatto sorridere almeno un po', io ho adorato scriverla e mi auguro che anche solo con una brevissima recensione di dieci righe mi facciate sapere cosa ne pensate!

Ultima cosa e poi davvero ho finito! Notizia delle notizie, durante questa pausa da efp ho iniziato a scrivere una long Larry/Ziam ambientata in un contesto abbastanza diverso dal solito e che non ho mai letto in nessun'altra storia, quindi credo anche piuttosto originale, e sono abbastanza avanti con i capitoli quindi credo che potrei iniziare a pubblicarla durante la prossima settimana! Che ne pensate? Se deciderete di leggerla VI PREGO, VI SCONGIURO, VI IMPLORO di farmi sapere (tramite recensione, messaggio privato, twitter o come vi pare!) quale giorno preferireste come quello stabilito per la pubblicazione dei capitoli.

Okay, credo di essermi dilungata anche troppo, quindi vi saluto gnao per ogni eventualità, >QUI< trovate tutti i miei contatti!
Alla prossima,
Lu




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