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Autore: EscapeFromHell    20/12/2013    0 recensioni
Questa è la storia di Marco, un adolescente emarginato dalla società che, da un momento all'altro, si ritrova a stare con persone che lo capiscono davvero. Marco ha vissuto fino ad ora una vita complicata che l'ha portato a non fidarsi più di nessuno. Quando però si ritrova ad essere salvato da qualcuno, capisce che forse per lui c'è ancora uno spiraglio di vita, anche se fra i pazzi... Perchè del resto chi di noi non lo è?..
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era lì, con quell'uomo che gli sembrava sempre di più l'uomo di quella notte che lo fissava in attesa che dicesse qualcosa. 'Ehm.. mi può dire dove sono?' la domanda fu più per spezzare il silenzio che per avere una vera e propria risposta. 'Questo è Forte dei Marmi' rispose il dottore. Detto questo l'uomo aprì la porta. 'Seguimi, che Claude vuole parlarti'

La porta della sua stanza si apriva in un largo corridoio in stile barocco, prima doveva essere un luogo molto importante, aveva uno stile regale. In quel largo corridoio c'erano due grosse porte, quella sulla destra era una porta moderna, mentre l'altra sembrava più antica, con la particolarità di due profondi segni che sembravano graffi nel mogano. Il dottor Wilson aprì la porta sulla destra, la stanza a cui accedeva era una grossa sala, forse un antico salone per feste. Quell'antico salone ora sembrava più essere una grossa sala operativa; dentro c'erano il signor Wolf, Eva e altri due figuri che Marco non conosceva affatto. Erano tutti e due seduti su un grosso divano tutto rotto. Uno dei due grande e grosso fissava il suo grasso indice della mano destra da varie angolazioni e faceva delle smorfie, l'altro aveva la classica faccia da ingegnere ed aveva l'intento di prendere un non so cosa nell'aria con un impegno fuori dal comune.

'Eva, Wilson, Stecco, Soap potreste uscire un secondo? Dovrei scambiare due parole con Marco!'

'Quindi Pimpo può rimanere?' disse l'uomo mostrando a Claude il suo dito.

'No, Soap mi dispiace dovrà uscire anche lui'

Marco era sconcertato dalla mossa di quel Soap. I quattro se ne andarono via in silenzio. Quando la porta fu chiusa il signor Wolf prese parola.

'Ciao Marco, ti ho fatto portare qui per darti un po un'idea di chi siamo e cosa ci fai tu qui. Noi siamo le BER Brigate Emarginati Rivoluzionari. Ognuno di noi è un rifiuto della società con una mente geniale. Soap ad esempio parla con il suo dito, ma è un genio in qualunque cosa riguardi battaglie e armi. Quando ho fondato le BER ho deciso di voler cambiare il mio stato e ho deciso di farlo con coloro che mi erano più simili: gli emarginati.'

'E io? Io cosa c'entro? Sono sì un emarginato, ma non ho per niente questa mente geniale, sono un mediocre ragazzo.'

'Tu hai delle capacità che nemmeno immagini. Perchè le tue capacità sono talmente straordinarie che non te ne accorgi nemmeno. Qui conosciamo tutto di te, credi scegliessimo a caso? Ti abbiamo visto sai quando te la cavavi con i bulli. Tu hai una capacità rarissima hai quella che si suol dire la PAROLA e io ti insegnerò a sfruttarla al meglio.'

'Credo proprio abbia sbagliato persona'

'Non sbaglio mai nell'arruolare. Per ora ti basta sapere questo: in questo Forte siamo cinque con te sei, qualunque strana cosa vedrai avvertimi. Ora vai di là che il pranzo dovrebbe essere in tavola, domani cominceremo l'addestramento'

I due uscirono dalla stanza. Marco si sentì sollevato ma allo stesso tempo sconcertato per la situazione in cui si era cacciato. E per la seconda volta in pochi giorni si porse la stessa domanda: era davvero lui? Era sicuro che non fosse tutto un errore?. Passò la giornata per la maggiore ad esplorare con Eva il Forte. Scoprì che lui aveva dormito al terzo piano dove oltre alla sua stanza c'erano la sala operativa, quella in cui aveva parlato con Claude, e la stanza del Dottor Wilson, quella col mogano graffiato. Al piano di sotto c'erano la cucina e la camerata, dove dormivano tutti tranne il dottor Wilson. Eva non gli volle dire perchè il dottor Wilson non dormiva con loro e Marco non gli diede tanto peso. Quella notte dormì nella camerata con tutti gli altri, dormì su una branda più morbida di quella della notte precedente. Si addormentò prima e sognò, sognò i suoi genitori felici senza di lui, con sua sorella, la prima, che buttava tutte le sue cose. Non ebbe nè mancanza di casa nè rimorsi di non esserci. Quella ormai era destinata ad essere la sua nuova vita

  
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