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Autore: Curly_crush    21/12/2013    2 recensioni
L'unica gita dell'anno, pensa Faith, dovrebbe essere un avvenimento grandioso, degno di essere ricordato. Invece si ritrova a vagare per le sale della Tate Modern, proprio lei, che non ha particolare interesse per l'arte. Ma un incontro fortuito ed inaspettato renderà tutto più affascinante.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ci credo. Perché ci sono venuta? Perché ho lasciato mia madre firmare l’autorizzazione? Non potevo starmene a casa a dormire, o studiare, magari facendo uno sforzo abnorme?

No, sono venuta a questa inutilissima gita. Ops, pardon, visita d’istruzione. O, meglio ancora, visita di noia totale. Tra l’altro, è l’unica uscita dell’anno. E dove la facciamo? A Londra. No, non voglio essere fraintesa, io adoro Londra, la amo, ci verrei a vivere subito. Coraggio Faith, puoi farcela, un po’ di precisione.

La Tate Modern. L’unica visita fuori porta dell’anno, hanno deciso di farla ad un museo di arte moderna. Arte. Moderna. Le due parole più incomprensibili alla mia mente che, messe assieme, creano un’arma letale, almeno per il mio ignorante ed insensibile cervellino. Voglio dire, che ci vuole a fare un’opera di arte moderna? Tanto i concetti devi averceli in testa tu e basta, il resto del mondo deve scervellarsi per ore davanti alla tua opera per capire un mezzo significato che, con una percentuale del 99%, sarà sbagliato. Potrei, per esempio, prendere una delle mie Converse blu sbiaditissime che indosso in questo momento, lanciarla in mezzo alla sala ed esclamare: “Ecco, in questo momento di forte ispirazione, sento di dover condividere con voi questa scarpa”, e poi osservare le reazioni dei presenti.

Ma, con la fortuna che ho, sicuramente mi beccherei dell’irrispettosa, dell’insensibile e, a ragione, dell’ignorante. Al che farei spallucce e me ne andrei, se potessi. Ma dovrei aspettare che tutta la comitiva con cui sono venuta –due classi di un corso di Disegno che devo aver scelto sotto ipnosi- finisca il giro per poi raggiungere la stazione e tornare in quel di Bradford tutti insieme appassionatamente. Però se lo faccio davvero, magari l’insegnante mi inviterebbe ad uscire. Sorrido, e mi guardo le scarpe. L’idea è parecchio invitante.

Meglio lasciar perdere e sperare che questa agonia finisca presto. Mi trascino tra le varie sale, prima con un gruppetto di ragazze “assolutamente estasiate da tutta questa meraviglia”, poi mi stufo e le lascio al loro mondo fatato. Vago un po’, poi raggiungo una sala in cui sono appese delle vere e proprie croste. Le osservo, una ad una, sono delle tele piuttosto grandi, colorate. Sarebbero anche piacevoli da osservare, in realtà, hanno molti colori e a me i colori sono sempre piaciuti. Ma so che dietro questa apparente semplicità ci sono mille viaggi mentali che preferisco non conoscere.

Mi sposto sul lato destro della sala, e mi blocco davanti ad un’altra tela. Una tela bianca, con qualche segno rosso su tutta la lunghezza. Nient’altro. Segni rossi insensati. Perfettamente inutili. Leggo il nome dell’autore: non lo conosco. Sposto lo sguardo sul titolo dell’opera: Senza titolo. Ecco, questo mi manda in bestia. Faccio un respiro profondo.

“Addirittura”, dice una voce alle mie spalle.

Faccio un salto, per poco non cado dallo spavento. Mi giro, pronta a fulminare il pazzo che si è permesso di appostarsi dietro di me, poi mi blocco.

E questo chi è? È la domanda che mi sorge spontanea. Sicuramente uno della mia comitiva, visto il blocco che tiene tra le mani, ma come ha fatto a sfuggirmi prima? Un elemento del genere l’avrei sicuramente notato: alto come me, capelli neri, un ciuffo alto e rasati ai lati, occhiali dalla montatura nera e spessa, e due occhi grandi, quasi color caramello, contornati da ciglia lunghissime. Sul viso, un accenno di barba.

Lo sto fissando senza dire niente da troppo, devo fare qualcosa. Ma è lui a rompere il ghiaccio.

“Capisco che sia affascinante come opera, ma tanto da togliere il fiato, insomma, mi pare un po’ esagerata come reazione”, dice, sorridendo.
“Scusami, non credo di capire”, rispondo, guardandolo di sottecchi.

Lui mi osserva di rimando, aggrottando le sopracciglia.

“Ti ho sentita respirare a fondo, pensavo fosse la tua reazione al quadro …”, spiega, grattandosi la nuca.

Mi trattengo un attimo, poi scoppio a ridere, lasciandolo di sasso. La gente intorno comincia a guardarmi male, intimandomi di fare silenzio. Cerco di calmarmi, il mio comportamento sfiora i limiti della decenza, in una galleria d’arte, dove dovrebbero regnare il silenzio e la contemplazione.

“Che c’è da ridere tanto?”, chiede il ragazzo.
“Hai beccato la persona sbagliata, mi dispiace”, rispondo, sorridendo.
“Questa volta è il tuo turno di spiegare”, mi invita con un sorriso curioso.
“Beh, insomma, io non sono proprio una patita dell’arte, soprattutto di quella moderna”, inizio.
“E allora che ci fai qui?”, chiede, alzando un sopracciglio.
“Sono in visita d’istruzione”, dico, mimando con le dita due virgolette.

Lui ridacchia piano.

“Anche io, corso di Disegno?”

Annuisco. Non l’ho mai visto, dev’essere nell’altra classe.

“Comunque, il mio respirone era solo per tentare di restare calma, ecco tutto”, spiego, tranquilla.
“Cos’è che ti agita?”, chiede, quasi premuroso.
“Questo”, rispondo, puntando il dito sul titolo del quadro.

Si avvicina e osserva, poi sposta lo sguardo su di me. Questa volta sì che mi manca il fiato. Continua  a guardarmi in modo interrogativo.

“Cioè, voglio dire, che senso ha dare come nome Senza titolo? È un controsenso!”, esclamo, tenendo comunque il tono basso.

Lui, capendo finalmente il mio punto di vista, sorride. Ha un modo strano di ridere questo ragazzo: infila la lingua tra i denti, ed è assolutamente adorabile.

“Invece è geniale, a parer mio”, ribatte.

Piego la testa, questa volta sono io ad aver bisogno di spiegazioni.

“Pensaci, non avendo il titolo, puoi interpretare il quadro come vuoi. Ok, qui hai una spiegazione, ma puoi decidere di non leggerla e pensarla a modo tuo”, spiega.

Osservo i movimenti delle sue labbra mentre parla, prima non le avevo notate: sono belle, carnose, piene. Ha una parlata particolare, un accento forte.

“Se invece hai già qualche indicazione, sei costretta a pensarla come l’autore”, continua, “Tu, per esempio, cosa vedi?”

Osservo di nuovo il quadro, poi sposto gli occhi su di lui, è molto più piacevole da guardare.

“Solo dei segni rossi senza un ordine o un senso precisi”, rispondo, secca.

Il moro piega un angolo della bocca in un mezzo sorriso. Mi viene voglia di prenderlo per mano, rapirlo e correre fuori da questo posto, per farmi raccontare la sua vita.

“Invece c’è molto di più”, replica, “Per esempio, partiamo dal colore. Rosso. A cosa lo abbineresti?”

Faccio finta di pensarci un attimo, so già la risposta, ma ho paura che la definisca un cliché. Ma non mi viene in mente niente di meglio, perciò glielo dico.

“All’amore”, rispondo, arrossendo.

I nostri sguardi si incontrano un attimo, poi lui sorride e riprende la sua analisi.

“Esatto, avevo pensato anche io a quello”, annuisce.
“Continua pure”, lo invito.

Questo ragazzo ha qualcosa di speciale. No, non è solo bello da impazzire, ha proprio qualcosa di insolito. Sta parlando d’arte, eppure starei ad ascoltarlo per ore. Mi piace sentirlo parlare, mi piace la sua voce, e mi piace la sua visione delle cose.

Se mi sorride un’altra volta così, muoio, giuro.

“Ok. Adesso passiamo al segno”, prosegue, forse leggermente imbarazzato.
“Non è ordinato, sembra fatto a caso”, affermo, cercando di aiutarlo.

Incredibile, sto partecipando ad un’analisi di un’opera. Io. Faith, sei impazzita completamente, questo non è un ragazzo, è una droga con poteri allucinanti.
Lui mi guarda serio, poi annuisce.

“Esatto, su questo concordo con te. E un segno disordinato, nervoso, come questo, cosa può significare?”, continua.

Questa volta mi sforzo, ci penso davvero.

“Potrebbe trattarsi di un amore difficile, o della fine di una storia, magari?”, butto lì.

Il ragazzo sorride. Non so ancora come si chiama.

“Sì. Oppure l’artista potrebbe averlo fatto dopo una lite, quindi in preda all’agitazione, e alla paura di perdere la sua donna”, aggiunge lui.

Mi piace questo gioco che abbiamo iniziato, rende tutto molto meno noioso.

“Vedi, quante cose si possono trovare grazie ad un titolo assente?”, chiede.

Annuisco, osservando il quadro. Ora ha tutto un altro senso, potrei addirittura dire di esserne affascinata.

“Ah, io sono Zayn, comunque, piacere”, lo sento dire.

Mi volto, e vedo la sua mano tesa verso di me.

Faith”, mi presento, stringendola con la mia.

Sorridiamo entrambi.

“Come mai eri qui da sola?”, chiede.
“Ho preferito staccarmi dalle mie compagne, erano così entusiaste, avevo paura di metterle di malumore”, dico, abbassando appena lo sguardo.
“Vuoi che ti lasci sola? Ti annoio?”, chiede ancora, preoccupato.
“No, no anzi!”, rispondo, forse con troppo entusiasmo.

Zayn sorride, ed io lo adoro sempre di più.

“Allora ti va se continuiamo il giro assieme?”, propone.

Tesoro, con te verrei anche in capo al mondo se me lo chiedessi. Meglio che li tenga per me, certi pensieri.

“Certo, volentieri”, sorrido.

E così proseguiamo il giro, di sala in sala, fermandoci davanti alle opere che interessano Zayn o che attirano il mio interesse, e ogni volta facciamo lo stesso gioco di poco prima: osserviamo l’opera, poi esponiamo le nostre impressioni ed interpretazioni. È bello scoprire l’arte con Zayn, lui riesce a farmela apprezzare, mi insegna a guardare oltre le apparenze, oltre a quello che vedo solo con gli occhi; è un ragazzo intelligente, molto più di quelli conosciuti finora. È affascinante proprio in tutti i suoi lati.

Non pensavo che avrei mai fatto una cosa del genere, invece questo ragazzo appena conosciuto ha scoperto una parte di me che nemmeno io sapevo di avere, una parte critica, aperta alle impressioni che la mente può avere. E, inaspettatamente, mi piace.

Alle 16.30 ci dirigiamo verso l’atrio del museo, deciso come luogo di ritrovo dai professori. Nel frattempo, io e Zayn ci siamo conosciuti meglio, abbiamo parlato delle nostre famiglie e dei nostri interessi, chiacchierando del più e del meno. Ho scoperto che è l’unico figlio maschio e che ha tre sorelle, che ha origini pakistane e che a casa ha una stanza tutta sua da poter decorare con graffiti, disegni e quant’altro. Vorrei poter conoscere di più su di lui, ma è il momento di tornare a casa.

In treno ci sediamo vicini, ormai è come se fossimo amici per la pelle, ma non riusciamo a parlare molto tra noi, dato che ci sono altri nostri compagni di corso, e rischieremmo di passare per asociali. Così, ascoltiamo le varie impressioni della gita, e Zayn ride ogni volta che qualcuno dice di essere rimasto “assolutamente incantato” davanti a questa o quell’altra opera d’arte, vedendo i miei occhi alzarsi al cielo.

Finalmente siamo a Bradford, e possiamo tornare a casa. Zayn, però, sembra sulle spine. Si è sollevato gli occhiali da vista sulla testa, e in questo modo riesco a vedere ancora meglio i suoi occhi. Sono stupendi.

“Viene qualcuno a prenderti?”, mi chiede, sistemandosi la tracolla sulla spalla.
“No, me la faccio a piedi”, rispondo, facendo spallucce.
“Posso accompagnarti allora?”, chiede.

Annuisco, e ci dirigiamo verso casa mia.

“Ma poi non diventa lunga per te la strada?”, mi preoccupo.
“Figurati, a volte vago per Bradford per ore senza una meta!”, esclama, ridendo.
Sei proprio un artista, tu”, affermo, guardandolo.

Lui sorride, portandosi una mano alla nuca.

“Lo prendo come un complimento”
“Lo è”

Nel frattempo, siamo arrivati a destinazione, e non ho assolutamente voglia di salutarlo. In treno abbiamo scoperto che il corso di Disegno è l’unico in comune che abbiamo, quindi chissà quando ci rivedremo, visto il fatto che lui è in un’altra classe.

“Ascolta, io … Ho anche altri interessi, oltre al disegno, non sono un fumettista pazzo …”, dice, sorridendo timidamente.

Annuisco, e sorrido a mia volta.

“E le ragazze di solito non le conosco nelle gallerie d’arte, anche se con te ho avuto un vero colpo di fortuna”, continua, la voce sempre più bassa.

Mi avvicino per sentirlo meglio. Lui alza lo sguardo improvvisamente, e faccio mezzo passo indietro. Zayn allunga un braccio e lo porta sulla mia schiena, circondandomi la vita. Sento il cuore accelerare, il sangue affluire alle guance. Zayn appoggia anche l’altra mano sul mio fianco, respirando piano a pochi centimetri dal mio viso. I suoi occhi, le sue labbra, i suoi zigomi, tutto del suo viso mi urla di baciarlo. Ma non sono sicura, se lui non volesse?

Poi è lui a decidere. Mi sfiora la bocca con la sua, incerto, forse più di me, poi mi guarda negli occhi. Non posso far altro che sorridergli, per incitarlo a continuare, per rassicurarlo che non sta sbagliando niente. Chiudiamo gli occhi nello stesso momento, quindi mi bacia, un bacio leggero, delicato, dolce. Le sue labbra sono morbide, mi sfiorano come una piuma, è la sensazione più piacevole che abbia mai provato. È un artista anche in questo.

Zayn si allontana di pochi centimetri dal mio viso, sorridendo. Le sue mani prendono le mie, facendole dondolare tra noi.

“Quindi … Magari possiamo vederci, qualche volta, no?”, propone.
“Certo, ho proprio bisogno di qualche ripetizione di disegno”, rispondo, più felice che mai.

Zayn sorride, poi mi bacia la guancia.

“Allora ci vediamo presto, Faith”, dice.
“Vedi, io ce l’ho un titolo”, ammicco.

Lui ride, poi mi dà un buffetto sulla guancia.

“Sì, ed è il titolo migliore che potessero dare ad un’opera d’arte”


Curly space:
Ehiehiiiiiiiiiiii cos'è questa cosa?! Una os su ZAYN?? :D
Ebbene sì, la Curly si era stufata di Styles e si è dedicata a Zayn (è la cosa più simile ad una bestemmia che abbia mai detto u.u)
No dai, scherzo, non potrei mai stufarmi del ricciolino ;) 

Però, voi forse vorrete sapere da dove viene questa storia... Beh, ce l'ho in testa circa da quest'estate (come molte altre os) e ieri pomeriggio, avendo deciso di non studiare, ho detto "Forza Curly, metti giù questa storia su Zayn!" :) Quindi, eccola qui.

Alcune precisazioni: il quadro esiste davvero e si trova davvero alla Tate, ed il titolo è davvero quello. O.o Il viaggio a Londra di qualche mese fa non ha fatto che aggiungere particolari ed ispirazione a questa storia.


Passiamo a Faith: non l'ho descritta troppo perchè volevo che ognuna di voi riuscisse ad imedesimarsi in lei, ma la parte "i musei mi fanno schifo, odio l'arte" mi rappresenta molto, devo ammettere ;) Però così la ragazza incontra Zayn e tadaaaaaaaaa! L'arte diventa MERAVIGLIOSA. :D
Insomma, chi non vorrebbe Zayn a farle da guida?? *-*

E poi, questo finale mooooooooolto dolce... All'inizio doveva finire con la richiesta di un appuntamento e stop, ma poi mi sono lasciata un po' prendere la mano... :3

Beh, basta, chiudo qui. Spero che questa OS vi piaccia, e ringrazio già in anticipo chi mi darà fiducia e la leggerà <3 

A presto, 
Curly crush :)
  
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