Libri > Shadowhunters
Ricorda la storia  |      
Autore: Serpe_    21/12/2013    1 recensioni
Eccomi qui con una piccola One Shot sul mondo dei cacciatori di Demoni che tanto mi piace!! I personaggi sono completamente inventati anche se hanno nomi di personaggi nella storia... lo so, è complicato, ma amo troppo i nomi che ho messo per sostituirli.
Che dire? Ah si, il tema principale è l'amicizia, l'essere talmente amici da diventare quasi fratelli. Ho sempre creduto che fosse qualcosa di magico, e quindi, perché non scriverne??!!
Un fratello è una delle cose migliori che ti possano capitare nella vita.
E come disse Marco Ligabue:
“Mio fratello”: non esiste definizione più bella,
più dolce per descrivere un’altra persona.
Un abbraccio a tutti!!
Serpe_
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Central Park: un mondo a se.


E con questa, si festeggia l'inizio delle vacanze!!!


I raggi del sole illuminavano i grattacieli di New York, scaldando l'aria primaverile. Central Park mi era sempre piaciuto, tutto quel verde in mezzo al caos della città lo rendeva un mondo a se, un mondo magico. Gli alberi erano verdi e l'acqua azzurra del fiume rifletteva la luce del sole, illuminando la mia meta: un ponte rosso. Andai li e mi sedetti con la schiena contro la ringhiera, chiudendo gli occhi e assaporando l'odore dei fiori nel vento.
“Come mai una bella ragazza è seduta per terra su un ponte a Central Park?”
Tirai su lo sguardo incrociando gli occhi dello sconosciuto: erano verdi, non come i miei che avevano una sfumatura azzurra, ma verdi come l'erba al mattino.
“Mi appello al diritto della privacy.” ribattei sorridendo, appoggiando nuovamente la testa contro la ringhiera rossa e chiudendo nuovamente gli occhi. Lo sentii sedersi accanto a me e, quando sbirciai, era nella mia stessa posizione.
Con gli occhi chiusi mormorò: “Ora capisco perché stai seduta qui.” Aprì l'occhio sinistro e, sorridendo mi disse: “Sei agitata e questo posto ti rilassa. Sul serio, rilassa anche me.”
“Come mai sei agitato?” chiesi, ormai curiosa.
“Ho appena finito un colloquio di lavoro e probabilmente ho fatto una pessima figura. Dai, il capo mi ha fatto sedere sui puff, io odio i puff e sono caduto.” mi rivelò.
In quel momento la mia risata colpì l'aria, infrangendosi sugli alberi. Spalancò gli occhi di botto e disse: “Ma brava, prendimi pure in giro straniera!”
“Non ti prendo in giro, mi piace come affronti la vita.”
“E tu invece? Come mai sei preoccupata?”
Riappoggiai la testa, cercando di fare ordine nella mia vita. Non potevo fidarmi di quel ragazzo, era assolutamente impensabile, ma, in quel momento, pensavo mi avrebbe capito e io ne avevo un disperato bisogno.
“Hai un fratello? O una sorella?” chiesi.
“Una sorella, ma ne farei volentieri a meno a volte. Perché?”
“Allora capisci cosa intendo quando dico che darei la vita per Nate.”
“Tuo fratello?”
“Più o meno, è il mio migliore amico.”
“E come mai sei agitata?” chiese nuovamente lui, sedendosi di fronte a me.
Sospirai e poi, finalmente, mi confidai con qualcuno: “Ho sempre avuto paura di deluderlo, ho sempre cercato di renderlo fiero di me, ma poi me ne sono andata. Sono scappata.” aprii gli occhi per vedere se c'era ancora anche se sentivo con tutti i sensi che non si era mosso. Mi sorrise e così continuai: “Oggi lo rivedo.”
“E hai paura che non ti perdoni.”
“No.” scossi la testa. “Mi ha già perdonata. Ho paura di vedere la delusione nei suoi occhi, ho paura di rendermi conto dopo dieci anni che l'ho deluso.”
Mi mise una mano sulla guancia e lo sentii trattenere il fiato, aveva sentito la mia pelle ghiacciata contro la sua calda.
Avevo paura che scoprisse chi ero veramente, cos'ero veramente, non volevo che scappasse via da me.
“Sai cosa penso? Che per quanto possa essersi arrabbiato in questi dieci anni, sarà talmente contento di vederti che tutto il resto non conterà. Voi non siete fratelli, voi siete amici, e, a parere mio è un sentimento molto forte, perché vi siete scelti.”
Chiusi gli occhi, rimproverandomi. Come potevo chiedere consiglio a uno che non conoscevo, ma che soprattutto che non sapeva minimamente chi fossi?!
Così mi alzai e misi la tracolla sulla spalla, scostai i boccoli neri dal viso e gli dissi: “Forse è meglio che vada.”
Mi incamminai giù per il ponte, quando una mano mi strinse un polso. “Aspetta!” Incrociai di nuovo il suo sguardo, vedendolo in difficoltà per la prima volta da quando avevamo parlato. “Io.. si insomma, ehm... piacere, io sono Will.”
“Alex” mormorai sorridendo.
“Ferma.” prese una penna dalla borsa e tirò il mio braccio verso di se. Quando lo lasciò andare vidi il suo numero impresso sulla mia pelle.
“Domani, qui alla stessa ora. Se non ti sento vuol dire che ci sarai.”
“Ci sarò” ribattei, proseguendo per il mio cammino.
Uscii da Central Park e presi la metro verso Brooklin, vedendo la cattedrale familiare che si stagliava verso il cielo. Passai accanto a qualche passante, fino a raggiungere i cancello della chiesa. Appena posai il palmo della mano sopra si aprì senza difficoltà, lasciandomi sorpresa.
L'interno era sempre uguale, lunghi corridoi che sembravano andare avanti all'infinito, quadri orribili appesi alle pareti e l'unica illuminazione erano le stregaluci appese ai muri.
Mi avviai verso l'ascensore, salendo fino all'ultimo piano. Vidi la luce appena uscita dall'ascensore provenire dall'ultima sala in fondo al corridoio.
Scostai piano la porta, rimanendo impietrita sulla soglia. Dinnanzi a me c'era un ragazzo alto un metro e ottanta circa, i capelli biondi davano dei riflessi ramati ed erano più lunghi del solito.
“Nate che ti prende?” chiese un ragazzo di fronte a lui.
Nathan si sedette a terra con la testa tra le mani. “Scusa Jem” mormorò “Oggi proprio non ci riesco.”
 “È per lei vero?” chiese Jem, sedendosi accanto a mio fratello.
“Non è tornata nemmeno quest'anno, e siamo a dieci.”
“Perché continui a pensare che tornerà?”
“Perché, a dispetto di tutto: la rabbia, il dolore, l'angoscia, se entrasse da quella porta io...” Ma, in quel momento si era voltato verso la porta e mi aveva vista. Incrociai nuovamente i suoi occhi verdi, il colore dello smeraldo e della speranza.
“Cosa faresti?” chiesi.
Avevo paura che mi cacciasse via, che non mi volesse più bene, ma, in un attimo, mi ritrovai tra le sue braccia. Sentii il suo profumo, il suo cuore che batteva forte contro il mio che non batteva più da tempo ormai.
Mi prese il volto tra le mani e disse: “Giuramelo.”
“Che cosa?”
“Vuoi essere la mia parabatai?”
“Idiota, sono un vampiro, una Nascosta, o te lo sei dimenticato?!”
“Giuralo lo stesso e varrà per noi, ti prego.”
Strinsi le sue mani contro le mie guance, dicendo: “ Dove andrai tu andrò anch'io; Dove morirai tu, morirò anch'io, e vi sarò sepolto: L'Angelo faccia a me questo e anche di peggio se altra cosa che la morte mi separerà da te.”
“Per sempre?” chiese lui.
“Ho tutta l'eternità davanti.” mormorai, mentre mi stritolava in un altro soffocante abbraccio.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Serpe_