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Autore: oned_FF    21/12/2013    30 recensioni
Quella era una giornata di merda, come quelle degli altri giorni del resto. Appena arrivata a scuola, i bulli mi avevano avvertita che all’uscita ci sarebbe stata una sorpresa.
***
- ''Ma che fate, brutti stronzi?'' - urlò una voce che non avevo mai sentito prima.
***
- '' Louis, grazie per avermi portata via da lì.'' - .
- '' Cassidy, mi dispiace che tu …'' - .
- '' Shh, Ora voglio solo dimenticare.'' - .
Lui mi baciò appena finii di parlare, e stavolta non fu un errore. Io ricambiai subito.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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You Know What? I Love You

 

 
La campanella dell’ ultima ora suonò. Tutti gli studenti scaraventarono libri e astucci negli zaini e uscirono velocemente dalla classe, tutti sorridenti e sollevati che anche quella faticosa giornata di scuola fosse finita.

La prof. Barely chiuse lentamente il grosso librone di italiano e sospirò. Si aggiustò i giganti occhialoni neri e mi guardò.

<< Cassidy … Tu non esci? >> mi chiese gentilmente.
<< Si prof. >>

Mi alzai lentamente dalla sedia, posandomi lo zaino bordeaux su una spalla. Mi fermai davanti alla porta e mi girai verso la Barely.

<< Ehm … Arrivederci, a domani >> mormorai all’ insegnante.

Lei  mi sorrise e poi si alzò dalla sedia, infilandosi il suo cappotto nero.

Dovevo essere più lenta possibile. Volevo essere più lenta possibile. Quella era una giornata di merda, come quelle degli altri giorni del resto. Appena arrivata a scuola, i bulli mi avevano avvertita che all’uscita ci sarebbe stata una sorpresa.  Gli stessi bulli che mi perseguitavano da quando ero alle medie: Harry Styles, Liam Payne, Niall Horan e Zayn Malik.

Arrivai al mio armadietto in preda a questi pensieri. Lo aprii e misi dentro il libro e il quaderno di italiano.
Mi diressi lentamente verso l’uscita, con lo zaino penzolante da una parte.
Davanti mi apparvero le ultime quattro  persone che avrei voluto vedere.

<< Ti stavamo aspettando, dolcezza >> sussurrò il pakistano, Zayn.
<< Vieni con noi >> mormorò con durezza  Niall.

Il biondino dagli occhi color oceano mi tirò per un braccio, obbligandomi a seguirlo. Mi portarono con velocità e discrezione dietro la scuola, e mi buttarono a terra, contro la parete dell’edificio.

<< Ora ci divertiamo >> sghignazzò Payne.

Erano tutti e quattro davanti a me, con un sorrisetto diabolico stampato nelle loro bocche.
Il ricciolino dagli occhi verdi, il biondino con gli occhi color oceano, il pakistano dagli occhi color cioccolato e il moro dagli occhi castani.

Il pakistano, Zayn, venne verso di me e mi sfiorò la guancia. Io mi allontanai dalla sua mano, come se il suo tocco mi facesse schifo.

<< Hai paura di me, bambolina? >> disse, divertito.

In quel momento decisi di provare a parlarli, magari così avrebbero cambiato idea.

<< Che cosa vi ho fatto? Che cosa volete da me? Perché mi trattare così dalle medie? >> domandai, alzando un po’ il tono di voce.

Velocemente si avvicinò Harry, il ricciolino, e mi sferrò un potente schiaffo sulla guancia destra, tanto che mi fece battere la testa sul muro della scuola.  Mi leccai le labbra secche, e sentii il sapore di sangue invadermi la bocca: mi aveva persino spaccato il labbro.

<< Harry, calmati! >> gli urlò Niall.

Perché tutta questa gentilezza? Sapevo che mi avrebbero fatto qualcosa di peggio, me lo sentivo. Non capivo solo lo strano comportamento del biondo.

<< Ne vuoi uno anche tu, eh Niall? >> rispose infastidito il ricciolino.
<< Harry, Niall ha ragione. Però fa come vuoi, a me non frega niente. Solo che avevi deciso che volevi fare solo quello, ecco tutto. Fai quello che devi fare e basta. Il preside o altri professori potrebbero scoprirci >> consigliò Liam all’amico.
<< Va bene, allora procederò a modo mio >> mormorò con un fastidioso sorriso.

Si mise davanti a me e si slacciò velocemente la cinta, che buttò a terra.
Io cominciai a piangere, chiedendomi come potevano esistere persone così crudeli nel mondo. Perché se la prendevano con me? Che cosa gli avevo fatto di male?

Lui cominciò ad avvicinarsi, e si poteva già intravedere l’elastico dei suoi boxer blu, talmente i pantaloni stavano scendendo.

<< Mollami, ti prego. Lasciamo stare! >> urlai, in preda al panico.

Lui mi sollevò la maglietta per slacciare il bottone dei miei jeans blu scuro.
I ragazzi dietro di lui se la ridevano a crepapelle, accasciandosi uno addosso all’altro. Io cercavo di allontanare Harry tirandogli i ricci, con scarsi risultati.

<< Oh no, mi vuoi far eccitare così tanto? Mi piace quando me li tirano così. >> disse, divertito.

Il ragazzo era abituato a farseli tirare, talmente erano tante le ragazze che si portava  a letto. Infatti tutti e quattro erano popolari nella scuola e non solo, per la loro bravura e esperienza. Che schifo.
Non capivo perché venivano a scocciare a me, una povera ragazza alta, mora, alta, con occhi marroni e una madre alcolizzata.

<< Ma che fate, brutti stronzi? >> urlò una voce che non avevo mai sentito prima.

In quel momento vidi avanzare un ragazzo castano, con gli occhi color del cielo. Arrivò vicino a me, o meglio,  vicino a Harry, e lo prese per il colletto del suo giubbotto nero.

<< Mettimi giù, brutto stronzo >> mormorò con durezza Harry.
<< E tu smettila di scocciare quella ragazza >> rispose il misterioso ragazzo.

Lo mollò e si aggiustò la felpa.
I ragazzi fecero per andarsene, ma prima Harry gli sferrò un pugno in faccia senza preavviso, e dopodiché corse via insieme ai suoi quattro amici. Io intanto ero lì, accasciata contro la parete, con le lacrime agli occhi, che guardavo la tragica scena. Il giovane si asciugò il sangue che gli usciva dal naso e venne verso di me.

<< Mi dispiace tanto. Vieni con me. >> affermò dolcemente.

Io mi alzai, lui mise una mano dietro la mia schiena e andammo fuori  dalla scuola. Dopo un po’, mentre camminavamo, lo scrutai per bene: era veramente un bel ragazzo. Occhi azzurri e sorriso cristallino. Notai però che gli stava uscendo ancora sangue dal naso.

<< Ehi, ti sta uscendo ancora del sangue dal naso >> gli feci notare.
<< Lo so, lo so. Ma non ho fazzoletti per potermi pulire. Comunque, io sono Louis. >> affermò, gentile.
<< Cassidy, piacere. Come mai sei arrivato fin dietro la scuola? E poi, che ci facevi a scuola? Non ti ho mai visto. >>
<< Veramente sono lo studente nuovo della terza A e stavo venendo insieme a Cameron Brown perché mi doveva far fare un giro della scuola. Però poi lui se ne è andato via con la sua ragazza e allora avevo deciso di farmi un giretto da solo >> spiegò Louis.
<< Ah, okay … Comunque, grazie. Ti sei anche preso un bel pugno per colpa mia >> ringraziai.
<< Non fa niente. Odio vedere i maschi picchiare le donne, soprattutto quando cercano di violentarle. Tu, stai bene? >> chiese.

Mi toccai il labbro spaccato e mi accorsi che stava ancora sanguinando.

<< Si, ma il labbro sta ancora sanguinando. >>
<< Ti va di venire a casa mia? Mia madre è dottoressa. Così ci cura tutti e due, haha … >> cercò di sdrammatizzare.
<< Haha, okay … >>

In quel momento non mi andava proprio di ridere, ma non volevo nemmeno deprimermi. Fortunatamente non mi è successo nulla, anche se è stata una delle esperienze più brutte che abbia mai provato.
Così parlando, arrivammo presto davanti a una bella macchina nera.

<< E’ … E’ la tua macchina? >> domandai incredula.
<< Si >> rispose fiero.
<< Wow, è bellissima >> esclamai.

Rimasi estasiata dalla bellezza dell’auto, sarà che non ne ho mai visto così belle, visto che mia madre sperpera tutti i suoi stipendi in alcool e cose simili.

<< Haha, grazie >>.

Fu un viaggio silenzioso e corto. Dopo neanche dieci minuti arrivammo davanti a una bella casetta rosa e gialla, nel quartiere più popolato di tutta Doncaster.

<< Eccoci qua >> esclamò Louis.

Scendemmo entrambi dalla macchina, e io seguii Louis fino alla porta bianca della casa rosa. Entrammo.

<< Mà, sono a casa >> urlò Louis.

Era una casa davvero accogliente. Nel soggiorno c’era un grande caminetto col fuoco acceso e due divani bordeaux accanto a un grande tappeto bianco.
Nel corridoio comparve davanti a noi una donna sui trentacinque – trentasette anni, con le mani infarinate e il grembiule rosso tutto sporco.

<< Oh ciao! Lou non mi aveva detto che c’eri anche tu, dolcezza >> mormorò la donna.
<< Mamma, ti prego, non chiamarmi Lou. Mi chiamo Louis >> borbottò il figlio.
<< E dai, non fare l’antipatico. Comunque, io sono Johanna. Tu sei … ? >>

Era davvero una donna simpatica.

<< Io sono Cassidy, piacere >>

Lei mi fece un grande sorriso e poi tornò in quella che doveva essere la cucina. Louis poi mi guardò con imbarazzo e disse:

<< Scusala, è un po’ troppo invadente a volte. E’ così sbadata che non si è nemmeno accorta che ho il naso sanguinante. La vecchiaia si inizia a sentire >> sussurrò, per poi iniziare a fare una risatina.

Lo seguii fino alla ‘’ cucina ‘’ e entrai dentro.

<< Mà, ne hai cerotti? >>
<< Che è successo? >>
<< Ho preso un pugno e mi esce sangue dal naso >>

Johanna andò verso il figlio e gli guardò il naso.

<< Cosa è successo? >> chiese con tono arrabbiato.
<< Quattro cretini stavano scocciando Cassidy e sono intervenuto >>.

Lei mollò il viso del figlio e si avvicinò a me.

<< Stai bene? >> chiese come se fossi sua figlia.
<< Ha solo il labbro spaccato, sta bene >> rispose Louis al posto mio.
<< Guarda che non è muta, noioso. Vai a prendere la scatola dei cerotti. Ci dovrebbero essere anche le garze dentro >> disse al figlio.
<< Agli ordini >> mormorò quest’ultimo, per poi andare via.

Louis era così sereno, come se non gli fosse successo nulla. ‘’ Beato lui ‘’, pensai tra me e me.
Io rimasi con Johanne. Lei catturò il mio sguardo e io sorrisi imbarazzata.

<< Cosa intendeva Louis col dire che ti stavano scocciando? >> mi chiese Johanne.
<< Quello che pensi tu >> risposi.
<< Ma ci sono riusciti? >>
<< No. Tutto grazie a tuo figlio. >>

Louis arrivò con la scatola di plastica tra le braccia.
Johanna mise un piccolo cerotto sopra il taglio sul mio labbro. Era davvero una brava madre. Non era come la mia.

Dopo di me, pulì il viso di Louis da tutto il sangue colato.

<< Lou, è meglio se per te andiamo in ospedale >> sentenziò Johanne.
<< Okay. Ma non chiamarmi Lou. >> borbottò offeso.

Subito dopo guardai l’orologio appeso al muro giallino: erano le tre meno venti. Mia madre era già rientrata a casa dal lavoro, brutto segno. Dovevo rientrare subito.

<< Ehm, io dovrei andare. Potresti darmi un passaggio, Louis? >> gli chiesi, timidamente.

Lui annuì con la testa, salutò la madre e in men che non si dica arrivammo davanti a casa mia.

<< Eccoci qua. >> gli dissi io, che per tutto il tempo gli avevo mostrato il tragitto per arrivare a casa.
<< Okay. Ciao! >> mormorò Louis, con un punto di allegria.
<< Ciao. Grazie Louis. E ringrazia anche Johanna. >>
<< Va bene. Ci vediamo domani. >> .

Io gli sorrisi e poi scesi dalla macchina, e mi diressi verso la porta di casa. Già sapevo quello che mi aspettava.

<< Dove cazzo eri? >> sentii mia madre blaterare, di fronte a me e con una bottiglia di vetro in mano. Aveva gli occhi rossi e a stento riusciva a tenersi in piedi.

<< A casa di un amico >> risposi, con nonchalance.
<< Amico?? Amico?!? Ci manca solo che rimani incinta adesso, e saremo messe benissimo >> rispose.
<< Mamma, ti ho detto amico, e che palle >> esclamai io.

Ma dove trovavo il coraggio di chiamarla ancora madre?

<< Ehi, modera i termini. Comunque non abbiamo soldi per un bambino >> ribadì, una seconda volta.
<< Mamma, non ero a scopare con nessuno! E se magari i tuoi soldi non li sprecassi per tutte quelle birre del cazzo, forse economicamente staremo bene! >> urlai.

Era da tanto che volevo dirle tutto ciò.

Lei venne verso di me e mi sferrò due violenti schiaffi sulla guancia destra. Ormai ci avevo fatto l’abitudine, ogni secondo in cui si trovava a casa era ubriaca. Mi picchiava anche se le stiravo le sue luride magliettine colorate o le pulivo la stanza. Era proprio fusa dall’alcool, non capiva più nulla.
Senza ribattere o difendermi, corsi in camera mia e mi chiusi dentro a chiave. Mi buttai sul letto urlando e piangendo. Avevo una vita di merda. Una madre alcolizzata, nessun amico, nessun fidanzato. Uno schifo.
Fortunatamente mi addormentai dopo dieci minuti, dimenticando questi brutti pensieri che mi tormentavano da sempre.
                                                                      
***
 
Aprii gli occhi velocemente. Mi sedetti lentamente sul letto, massaggiandomi le tempie. Mi faceva malissimo la guancia destra.

<< Lo schiaffo. Giusto >> sussurrai, con la voce ancora impastata dal sonno.

Mi alzai e andai ad aprire piano la porta. Guardai se mia madre era in casa. Silenzio.
Corsi in bagno, velocemente feci una doccia e poi andai in camera per vestirmi.
Scelsi una felpa verde, un jeans blu, una cuffia grigia e le mie converse bianche rovinate.
Presi lo zaino e uscii di casa, senza nemmeno fare colazione. Mi strinsi di più nella mia felpa, tirava un vento fortissimo il giorno. Cominciai a camminare lentamente per dirigermi a scuola, ma un particolare sul mio viso mi fermò: mi specchiai nel finestrino di una macchina e la notai. La mia guancia destra era completamente viola. Mi faceva malissimo anche se la sfioravo. Sospirai e continuai a camminare. Arrivai velocemente all’inferno. Tutti i soliti gruppetti ridacchiavano e chiacchieravano allegramente: c’era chi si abbracciava, chi sbaciucchiava il rispettivo compagno, chi leggeva i giornalini sui cantanti.
Sentii una mano che si posò sulla mia spalla. Mi girai e notai che era Louis, che quella mattina mostrò un sorriso veramente perfetto. Scosse la mano per salutarmi.

<< Ciao Cassidy >>

Io mi rigirai subito, non volevo che notasse la guancia.
Non volevo raccontargli tutto.

<< Ehi, tutto bene? >> chiese preoccupato.
<< Scusa, devo andare ora >> mi dileguai.

Non mi girai nemmeno e camminai diretta all’entrata. La campanella non tardò a suonare, così entrai nell’edificio e andai subito in classe.

 
***

Le cinque ore passarono lentamente come sempre. In classe tutti si chiedevano che avevo fatto alla guancia, pure i professori. Io rispondevo ‘’ Sono caduta dalla scala ieri notte ‘’.
Mentre stavo per uscire dalla scuola, mi apparve davanti Louis.

<< Ehi, che hai fatto alla guancia? >>

Cercai di oltrepassarlo, ma lui mi anticipò.

<< No, tu ora mi dici che hai fatto alla guancia. >>

Rimanemmo alcuni minuti in silenzio, non avevo intenzione di raccontargli tutto. Lui mi prese per il polso e mi trascinò a forza fuori.

<< Ma cosa vuoi da me? >> chiesi.
<< Tu ora vieni a casa mia e mi racconti tutto >> ordinò.

Arrivammo alla sua macchina, mi fece salire e poi tornammo di nuovo a casa sua. Johanna non c’era e così rimanemmo nel salotto.
Dopo esserci accomodati sui divani in pelle bordeaux, Louis iniziò il ‘’ questionario ‘’.

<< Che cosa è successo, Cassidy? >> chiese dolcemente.
<< Mia madre >> mormorai.
<< Tua madre cosa? >>
<< Mi ha dato due schiaffi, era ubriaca >>
<< C- cosa? >> chiese sbalordito.
<< Si hai capito benissimo >> affermai.
<< Scusa, ma quanti anni hai? >>
<< E questo che c’entra? Comunque diciassette, dopodomani ne compio diciotto. >>

Ma che aveva in mente ‘sto qui?

<< Perfetto. Da dopodomani verrai a vivere qua, e non voglio sentire un no >>

Non so perché, ma arrossii all’improvviso.

<< Sei carina quando arrossisci. >> disse divertito.

Dopodichè, gli raccontai tutto di me e mia madre. Lui rimase semplicemente sbalordito.
La sera la passammo tranquillamente, ci conoscemmo meglio tutti e due. Louis era un bravo ragazzo e un buon amico, e quella sera mi aiutò molto. Era l’unico amico che avevo.
Giunta l’ora di andare via, mi accompagnò di nuovo a casa mia.

<< Grazie, Lou .. Louis, della bella serata >> dissi in imbarazzo.
<< Solo TU puoi chiamarmi così. Grazie a te >>

Si avvicinò per salutarmi, però non me ne accorsi e improvvisamente mi girai verso di lui. Fortunatamente mi baciò all’angolo della bocca. Io arrossii subito,  ma lui di più.

<< Scusa, i – io .. > sussurrò mortificato.
<< Non fa nulla, tranquillo. Ps: sei abbastanza carino quando arrossisci >>gli dissi.

 
***

Presto arrivò il giorno del mio compleanno.  Ero contenta di potermene andare da quella casa. Avrei ringraziato Louis tutta la vita. Prima di uscire di casa, nascosi i borsoni già pronti sotto il letto, e poi me ne andai a scuola. Stranamente quel giorno ero felice e sorridente. In preda a questi pensieri non mi accorsi che ero arrivata a scuola. Da dietro arrivò qualcuno che mi circondò la vita e mi baciò sulla guancia.

<< Buon compleanno, Cassidy >> gridò Louis.
<< Grazie >> dissi, girandomi verso di lui.
<< Pronta per dopo? >>
<< Si >> .

Ci dirigemmo insieme fino al corridoio della scuola, poi ci separammo per andare nelle rispettive classi.
La mattinata passò velocemente, tenni sempre il sorriso sulle labbra. Quando l’ultima campana suonò, mi diressi velocemente verso l’uscita, notando con piacere che c’era Louis ad attendermi. Non ci salutammo neanche perché insieme corremmo verso la sua macchina e ci saltammo dentro. In men che non si dica, mi accompagnò a casa mia per poter prendere le valigie che avevo preparato il giorno prima.
Scesi, entrai in casa, andai in camera mia e presi le valigie, portandole poi davanti all’ingresso. Andai in cucina, presi un post – it e scrissi qualcosa da lasciare a mia madre. Dopotutto, un po’ di bene le volevo.

“ Ciao Samantha,
oggi è il mio compleanno. Finalmente sono maggiorenne. Tu non te ne sei nemmeno ricordata che oggi tua figlia compie gli anni più importanti di tutta la sua vita. Io me ne vado a vivere da un’altra parte. Non cercarmi, non voglio tornare qui, da te.
Tua figlia,
Cassidy “


Lasciai il post – it appiccicato al tavolo. Prima di uscire, mi girai e diedi uno sguardo alla mia ormai ex casa.
Misi le valigie fuori dalla porta, chiusi quest’ultima e andai verso l’auto blu che mi aspettava. Caricai le valigie nel cofano e risalii in macchina.

<< Tutto bene? >> chiese Lou.
<< Si si. Non ti ringrazierò mai abbastanza, Louis >> .
<< Nah, non ti preoccupare. Pensa a farti bella per stasera, ti porto fuori a cena. Ehi, non fraintendere, tu sei già bellissima, hahaa >>

Dei brividi attraversarono la mia schiena, facendomi arrossire le guance. Louis non era affatto male, anzi, era perfetto: era un bravissimo ragazzo, dolce, simpatico, con la battuta sempre pronta. Sarei stata alla sua altezza?

 
***

<< Johanna, mi puoi dare una mano con i capelli? >>

Johanna arrivò subito.

<< Lascia fare a me, ti renderò perfetta >>

La donna iniziò ad armeggiare con piastre, pettini e lacca. Mi stavo preparando da un’ora, avevo già messo il vestito:  avevo scelto un semplice vestitino nero, abbinato a una borsetta del medesimo colore e dei decollété alti.
Dopo circa mezz’oretta, Johanna mi fece alzare e mi portò davanti a uno specchio: mi aveva lasciato i capelli (prima lisci ora mossi) tutti slegati, mentre quelli di davanti erano raccolti in una piccola coda che cadeva sopra quelli sciolti.

<< Oh grazie Johanna, sei stata fantastica! >>
<< Di niente. Ora corri, se no mio figlio dà la colpa a me per il tuo ritardo >>

Io scesi le scale e trovai Louis in piedi ad aspettarmi. Non lo avevo mai visto così elegante. Era vestito con una camicia bianca con maniche  a ¾  e pantaloni neri. Era elegante ma allo stesso tempo aveva il suo solito stile sfacciato.
Quando mi vide, un bellissimo sorriso comparve sulle sue labbra.

<< Ehi, smettila di rimanere imbambolato lì e vieni ad aiutarmi >> protestai.

Lui scosse la testa e poi venne verso di me.

<< Sei … Wow … >> disse sbalordito.
<< Ma smettila >>

Uscimmo velocemente e salimmo in auto.

<< Dove mi porti? >> chiesi a Louis.
<< Sorpresa >>.

 
***

<< Perché siamo a un parco? >> domandai sorpresa.
<< Per mangiare? >>
<< Ah ah, spiritoso >> .

Scendemmo e davanti a me c’era, distesa sul prato, una tovaglia a quadretti rossi e bianchi, con sopra una radio e una valigetta da pic – nic.

<< T-ti piace? >>
<< Lo hai fatto tu? Sei stato carinissimo >>
<< Grazie >> disse Louis, molto, anzi troppo imbarazzato.

Ci sedemmo sulla tovaglia.

<< Ti piacciono i sandwich? >>
<< Io li stra – amo!! >> esclamai.
<< Haha, perfetto! >>

Prese un tramezzino e me lo porse. Mangiammo tranquillamente, di notte si stava benissimo da soli.

<< Accendi la radio? >> domandai a Louis.
<< Certo >>

Lui si sporse e premendo un tasto, accese la radio.

<< Oh, c’è Someone Like You. Adoro Adele! >> mormorai.
<< Anche a me piace molto. Ma preferisco Katy Perry >>
<< Haha, Katy è insuperabile!! >>

Louis si alzò velocemente e mi porse la mano.

<< Signorina, mi permette questo ballo? >> chiese cordialmente.
<< Ehm … Finiscila di fare lo scemo, haha >>

Afferrai la sua mano e mi alzai pure io. Anche con i tacchi abbastanza alti, rimanevo sempre più bassa rispetto a Louis. Era mostruosamente alto, nonostante Johanna sia una donna bassa.
Ci unimmo e iniziammo tutti e due a dondolare da sinistra a destra e viceversa sulle note di Someone Like You.

Dopo un po’ di silenzio, Louis cantò un pezzo del ritornello.

<< Don’t forget me, I beg, I remember you said: ‘’ Sometimes it lasts in love, but sometimes it hurts instead.’’ Sometimes it lasts in love, but sometimes it hurts instead. >>
<< Wow canti benissimo, lo sai? >>
<< See, come no >>

Era molto bravo. Non sbagliò nemmeno una nota e la sua voce era piacevole da sentire. Era dolce ma serie allo stesso tempo, anche con un pizzico di allegria.

Quando smise di cantare, tornò serio e chiese:
<< L’hai messa la pomata che ti ho portato sulla guancia? >>
<< Si si. Mi fa meno male, sai? >>
<< Ci ho messo l’ingrediente speciale >> scherzò.
<< Louis, grazie per avermi portata via da lì. >>
<< Cassidy, mi dispiace che tu … >>
<< Shh, Ora voglio solo dimenticare. >>

Lui mi baciò appena finii di parlare, e stavolta non fu un errore. Io ricambiai subito.
Ero veramente convinta che con Louis al mio fianco, la mia vita sarebbe cambiata.
 
 
 
 
Salve ragazze!!!
Per chi ha appena letto la prima cosa scritta da me, mi chiamo Jessica e vengo dalla Sardegna <3.
Dopo aver letto tante One Shot e Fan Fiction su i miei idoli (gli One Direction), ho deciso di provare a scrivere qualcosa anche io.
Questa One Shot è la prima che pubblico. L'ho scritta in questi giorni e ci ho messo ben due serate a trascriverla sul pc.
Questo è il mio regalo di Natale per tutte le scrttrici che mi seguono e non.
Spero solo che vi piaccia c:





Lasciate una recensione sotto per farmi sapere che ne pensate <3, ve ne sarei grata.
Inoltre, grazie in anticipo a tutte le persone che recensiranno c:

A presto,

-Jessica xx
  
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