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Autore: Shainareth    17/05/2008    3 recensioni
[Mai Otome - anime] Scivolò al suo fianco, trascinandola più vicina a sé ed avvolgendola ancora fra le braccia. Lei poggiò la fronte contro la sua spalla, lasciando che il giovane le baciasse ancora il capo, i lunghi e sottili capelli scuri sparpagliati sulle spalle e sul cuscino. Si strinse nel suo abbraccio, concedendosi ancora qualche minuto di tenera indolenza prima di tornare a fingere di non gradire le sue attenzioni.
Genere: Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki, Takumi Tokiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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ATTENZIONE!
Storia ad alto contenuto tossico di zucchero e miele, se ne sconsiglia la lettura ai diabetici e a quanti sono allergici a questo tipo di trame.
In realtà devo confessare di essere tremendamente in imbarazzo a pubblicare un tale concentrato di saccarosio, genere di roba che non scrivevo da circa sei mesi… Ma, come si dice, l’abilità di uno scrittore (o fanwriter, in questo caso) non sta forse nel dimostrare di sapersi districare in qualsiasi tipo di storia? Giusto?



Giusto? ç_ç

Boh, ormai è andata! XD
Perdonate le carie che vi verranno. ^^;
Shainareth
P.S. Come sempre, l’immancabile ringraziamento a chi legge e, in particolare, a NicoDevil, Atlantislux, Hinata_chan e Chiarucciapuccia per le recensioni. ^^
P.P.S. Ho segnalato questa shot come fanfiction erotica, anche se non credo lo sia appieno, unicamente per via della frase d'apertura.







Prezzo da pagare

 

 

Baciò quei piccoli, soffici seni che solo ora riusciva finalmente a vedere, rivelando la femminilità a lungo celata della ragazza, privilegio che ella avrebbe concesso soltanto a lui. La sentì tremare e risalì a sfiorarle la fronte con la bocca, il viso con le mani. I loro occhi si incrociarono, timidi e al contempo ardenti di una passione per troppo tempo trattenuta, mentre una domanda ancora li faceva tentennare: era giusto?

   Si amavano, si amavano da sempre; e dinanzi a questa potente, meravigliosa realtà, perché farsi del male continuando a far finta di ignorare quei sentimenti che crescevano sempre più di giorno in giorno? Non erano che due ragazzi come tutti gli altri, in fondo, semplici esseri umani con un disperato bisogno di amare e di sentirsi amati.

   Le labbra del giovane tornarono a sfiorare quelle di lei, tenere, delicate, schiudendole senza alcuna forzatura, trovando, in quel bacio, una timida, dolce complicità. Un nuovo abbraccio, così diverso da quelli soliti che dovevano scambiarsi di nascosto, rifuggendo gli sguardi degli altri… I loro petti nudi si unirono, mostrando così tutta la differenza che vi è fra uomo e donna. Lei nascose il viso nell’incavo del suo collo, le braccia strette attorno alle sue spalle; lui affondò la bocca fra i lunghi capelli della ragazza, ora sciolti, e ne ispirò il profumo, inebriandosi di lei, avvolgendola in un abbraccio che aveva in sé tutta la sua adorazione nei confronti dell’amata.

   Rimasero ad ascoltare l’una il cuore dell’altro per diversi lunghi istanti; infine, fu lei a scivolare via dalle sue braccia, segno che, nonostante l’evidente imbarazzo, aveva deciso che era davvero arrivato il momento. Gli prese le mani nelle sue e lentamente si stese all’indietro, guidandolo su di sé, gli occhi negli occhi. Lui le sussurrò le parole più sacre del mondo, lei sorrise quasi fra le lacrime: nessun ripensamento. E di nuovo le loro bocche si cercarono, le dita si intrecciarono, così come per la prima volta facevano le loro gambe. Nuovi baci, nuove carezze, nuovi abbracci.

   Quindi, l’amore, la vita, la gioia.

 

Le scoccò un bacio sulla tempia, che lei finse di non gradire, facendolo ridere. Ora che quell’ultima barriera che si ergeva fra loro era stata abbattuta, potevano tornare a respirare.

   Scivolò al suo fianco, trascinandola più vicina a sé ed avvolgendola ancora fra le braccia. Lei poggiò la fronte contro la sua spalla, lasciando che il giovane le baciasse ancora il capo, i lunghi e sottili capelli scuri sparpagliati sulle spalle e sul cuscino. Si strinse nel suo abbraccio, concedendosi ancora qualche minuto di tenera indolenza prima di tornare a fingere di non gradire le sue attenzioni. La bocca del suo amante scese a baciarle la bianca spalla scoperta, per risalire poi al collo, facendola ridere e rabbrividire per via del solletico, tanto che la ragazza fu costretta a fuggire per non subire ancora quella tortura. Si stese supina, richiamando così ancora il giovane su di sé, che subito le intrappolò gentilmente i polsi ai lati del capo. Una nuova risata, gli occhi splendenti di luminosa gioia che soltanto quell’unione a lungo desiderata poteva far nascere.

   Nessun pentimento: era loro sacrosanto diritto godere di quell’amore tanto puro quanto immenso.

 

«Mio signore, perdonate l’orario, ma vi cercano urgentemente al telefono.» La sommessa voce di Iori cadde fra di loro come il più classico e spietato dei fulmini a ciel sereno.

   Akira, che fino a quel momento era rimasta aggrappata al collo del suo innamorato, lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, giacendo a peso morto fra quelle del giovane, la schiena inarcata, il capo ributtato all’indietro, un’espressione seccata sul bel volto che non aveva fatto altro che sorridere, quella notte.

   Takumi sospirò, fissandola con rammarico: mai un attimo di vera pace, in quel palazzo. «Mi dispiace…»

   Lei ruotò le iridi scure nella sua direzione. «E’ il prezzo che devo pagare per rimanerti accanto» lo rassicurò, mentre la sua espressione si raddolciva con fare comprensivo.

   «Mio signore?» si sentì ancora chiamare oltre la porta.

   «Arrivo, Iori-san» alzò la voce il giovane. Tornò a rivolgere la propria attenzione alla fanciulla fra le sue braccia. «Saprò farmi perdonare» le promise, baciandole il viso con tenerezza.

   «Lo spero per te» celiò lei, regalandogli un sorriso e scivolando via dal suo abbraccio, seppur a malincuore. Si tirò su a sedere ed i capelli le ricaddero sulle spalle, arrivando poi a coprirle parte delle candide rotondità quando si chinò a raccogliere i primi indumenti da indossare, gesto che anche Takumi dovette presto imitare.

   Quando quest’ultimo uscì dalla camera, trovò Iori, mortificato, pronto a scortarlo lungo il corridoio che li avrebbe condotti a quell’odioso apparecchio telefonico che gli aveva impedito di addormentarsi stringendo la propria felicità al petto. Dietro di loro, l’immancabile guardia del corpo dello shogun, ancora intenta ad intrecciarsi i capelli; gesto che fece sorridere Iori, subito apostrofato dagli occhi furiosi di lei, in preda all’imbarazzo per quella tacita ammissione di esser finalmente riuscita a vincere la timidezza e a prendersi il posto che le spettava da tempo, nella speranza che prima o poi anche il loro amato popolo ed il resto del mondo avrebbero accettato, o quanto meno compreso, quell’amore disperato e devoto che avrebbe infine portato una sposa al loro principe.





  
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