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Autore: Saphira96    22/12/2013    1 recensioni
8 Ottobre 2003. Una ragazza di quattordici anni esulta al concerto dei suoi beniamini.
8 Ottobre 2013. Quella stessa ragazza, adesso di ventiquattro anni, si emoziona quando trova una scatola con su scritto 'Erreway'.
~ All’improvviso ricordo la ragazzina di quattordici anni che abitava quella stanzetta qualche anno fa. Come sono cambiata in fretta. ~
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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8 Ottobre 2003
 
La folla urla tenendo sospesi i suoi cartelloni. Alcune piangono già da adesso, ancora prima di vederli entrare. Un gruppo di ragazze nella fila davanti la mia sta urlando ‘Benja’ tenendo ben in vista un lenzuolo con su scritto qualcosa. La folla sembra inferocita. Ma se lo sono già adesso non oso immaginare cosa faranno quando finalmente saliranno sul quel palco.
< Tesoro, hai freddo? > domanda mia sorella, scuotendomi da un braccio.
Il colpo proviene da lontano, come se non lo avessi ricevuto realmente. Prendo a fissarla, non credo di aver capito bene quello che ha detto. Cioè, l’ho sentito ma non ho recepito il messaggio.
< Ho detto > inizia mia sorella guardandomi < hai freddo? > continua.
Continuo a fissarla. Ho freddo?
< No > rispondo non molto sicura di quello che sto dicendo.
< Sicura? > insiste lei.
Annuisco.
Ricomincio a guardarmi intorno. Due ragazze hanno una fascia con le facce dei ragazzi fissata in testa. E’ un gadget che vendono all’entrata, costa un occhio della testa.
< Allora perché tremi? > domanda mia sorella avvicinando le labbra al mio orecchio, perché le urla si sono moltiplicate e non credo di riuscire a sentire qualcosa.
La guardo.
Tremo? Davvero?
Guardo le mie gambe, è vero sto tremando. Ma no, non dal freddo, tremo per l’emozione.
Oggi 8 ottobre 2003 sono finalmente al concerto degli Erreway.

Ho penato tanto per poter venire. Mamma mi ha sempre detto che non avevamo abbastanza soldi per permettermi di vederli un giorno dal vivo. Papà probabilmente mi ci avrebbe portata già mesi fa, ma purtroppo è stato licenziato. Così mi accontentai dei CD musicali. Uno per il compleanno e uno per Natale, la rivista di Rebelde Way ogni settimana in edicola la compravano i nonni. Ma al concerto neanche a parlarne. Così un giorno decisi che avrei fatto da me. Comprai un salva denaro e iniziai a mettere dentro tutti i miei risparmi, ma non bastavano. Cos’altro avrei potuto fare?
Un giorno mia nonna, dopo aver finito di pranzare, tra una chiacchiera e l’altra disse che la figlia di una sua cara amica cercava qualcuno che tenesse compagnia a una zia. Ci volle parecchio tempo per convincere i miei genitori e mia nonna di essere in grado di adempire perfettamente il mio compito, fu mia sorella a convincerli. L’anziana signora si era rivelata allegra e pimpante, e mi ci affezionai in pochissimo tempo e viceversa, adesso lei risulta al nominativo di ‘nonna’. Quando la nonna venne a scoprire il perché avevo accetto quel lavoro si ammorbidì, mi domandò che giorno era il mio compleanno e il giorno dopo mi diede una busta dicendo: < il mio regalo di mio compleanno anticipato di qualche mese > poi sorrise dolcemente. Aprii la busta e dapprima rimasi meravigliata, poi urlai di gioia e corsi ad abbracciarla chiedendole se era sicura di darmi quel denaro.
I miei genitori non erano d’accordo del denaro e dopo aver chiamato la nonna ed essersi fatti convincere, iniziarono ad illustrarmi il motivo per cui bisognavano più a loro che a me quei soldi. Ma, ancora una volta, mia sorella intervenne in mia difesa ed è per questo che alla fine decisi di farmi accompagnare da lei piuttosto che da mia madre.
 
Mi accorgo che mia sorella mi sta ancora guardando preoccupata. Le sorrido, e sembra tranquillizzarsi un po’.
< Feli! > iniziano ad urlare delle persone sedute nella tribuna di fronte. Non riesco a vederli, perché sono nascosti dal palco circolare.
Prendo a fissare il palco. Tra pochi minuti coloro che ho sempre visto attraverso un schermo o stampati su carta. Coloro le cui voci mi hanno accompagnata nel mondo nei sogni o nei momenti tristi, usciranno lì; davanti a me.
Parte una musica di sottofondo. La folla prende ad urlare. Mi alzo, ma non vedo nessuno.
Mi domando se da qui riuscirò a vedere qualcosa, oppure vedrò solamente dei puntini che si muovono da una parte all’altra del palco.
Passano infiniti minuti. Decido di sedermi.
Afferro la borsa in cui mia sorella ha preparato dei panini (in caso mi venga fame) e dell’acqua ed esco i cartelloni arrotolati che ho fatto per loro.
Inizio a srotolarli e tiro fuori le bacchette di legno che ho preparato per supportarli. Li attacco e mi metto in posizione.
< Dai a me > si offre mia sorella allungando le braccia, afferrò i sostegni e li incastra nel metallo che forma lo scheletro della tribuna.
Si avvicina di nuovo al mio orecchio: < così non avrai le mani occupate… > mi sorride.
Anche lei, qualche anno prima di me, deve avere adorato un gruppo musicale o un cantante quanto me. Dopo il concerto, durante il ritorno a casa, se ne sarò capace le proporrò la domanda.
La musica si interrompe di colpo. Tutti urlano, scattò di nuovo in piedi.
Uno, due, tre…
Eccoli.
Felipe. Camila. Benjamin. Luisana.
Intonano la canzone ‘Bonito de mas’ ed io improvvisamente mi trasformo in quel gruppo di mie coetanee che stramazzano da un’ora.
Canto insieme a loro, e mi unisco alle urla delle altre ragazze.
Agito le mani.
Piango.
 
8 Ottobre 2013
 
< Mamma, adesso ci penso io > annuncio a mia madre. Le tolgo lo scatolone dalle mani e lo poggio sul letto. E’ uno degli ultimi scatoloni che devo controllare e decidere se buttarlo o portarlo nel mio appartamento.
Osservo la scatola. Con un pennarello nero a punta grossa ho scritto ‘Erreway’, ho un tuffo al cuore.
Lo apro. Tante riviste sono sistemate ordinatamente una sull’altra in un angolo e dei poster sono piegati e posti ai lati delle riviste. Ne tiro fuori uno e lo spiego poi, osservo la parete che lo ha accolto anni addietro. Ripiego la gigantografia che ritrae quattro adolescenti, due ragazzi e due ragazze e lo ripongo nella scatola. Sbircio ancora un po’ e trovo dei CD musicali, quanto tempo ho usato per consumarli e ad amare le loro voci. Poi, sotterrati da altre riviste trovo due cartelloni arrotolati, e sotto questi trovo un biglietto plastificato.
Quanto ho pianto per andarci, per aver scoperto di poterci andare e mentre ero lì a vederli. All’improvviso ricordo la ragazzina di quattordici anni che abitava quella stanzetta qualche anno fa. Come sono cambiata in fretta.
Ricordo che qualche tempo dopo il concerto iniziai a togliere i poster  sostituire i loro volti con visi nuovi.
Ricordo che iniziai a consumare nuovi CD con nuove voci.
Perché è vero: quando ottieni qualcosa che hai sempre desiderato, poi lo abbandoni.
< Mamma dice che hai quasi finito, ti serve una mano con gli scatoloni? > domanda mia sorella entrando di soppiatto nella stanza, tanto da farmi sobbalzare.
Faccio segno di no con il capo, ma quando vede cosa ho tra le mani si avvicina e me li prende dalle mani. Sorride e li ripone nella scatola, poi la solleva.
< La porto in macchina > dice uscendo dalla stanza.
 
Solo adesso ricordo che non le ho mai chiesto alla fine del concerto se lei aveva adorato qualche cantante o gruppo musicale quanto me. E solo adesso mi rendo conto che non è necessario chiederle nulla, lei me lo ha sempre detto. Quando ha difeso i miei soldi dai miei genitori, quando mi ha accompagnata e ora ricordo anche quando è entrata anni fa nella stanza e non ha visto più i volti a cui lei si era affezionata, ne ha visti nuovi. Ricordo la sua espressione melanconica. Apprezzo la sua azione di qualche minuto fa.
 
Sono nella mia nuova casa, la casa sembra vuota (nonostante sia già arredata). Ho svuotato tutte le scatole, tutte tranne una… vado nella mia camera da letto e la trovo lì, ai piedi del letto. Deve averla messa lei, per forza. Forse sapeva che mi sarei sentita sola. Forse anche lei ha riascoltato i CD dei suoi cantanti preferiti quando è andata a vivere da sola.

Sollevo la scatola, la porto nel salone e la apro. Tiro fuori i CD e lo metto nel lettore, premo play e all’improvviso le loro voci mi portano un calore di casa nel cuore. Guardo le mura del mio nuovo appartamento, adesso è casa.
Il resto della serata lo passo seduta sul tappeto a sfogliare le loro vecchie riviste e a sorridere con in sottofondo le loro voci.
 
E non mi dimostro sorpresa quando scopro di ricordare ancora i testi delle canzoni.
 
Angolo Saphira96 ~ Oggi in tv hanno passato il concerto degli Erreway e diverse volte si vedevano le ragazze che si emozionavano alla visione dei ragazzi. Così mi sono chiesta, si emozioneranno ancora riascoltando quelle canzoni dopo anni? Quando smettono di essere adolescenti e si trasformano di punto in bianco in donne? Ed è uscita questa cosa, spero che sia di vostro gradimento! Ah, la data '8 ottobre' non è presa a caso, ma l'ho presa perchè è il giorno internazionale degli Erreway e anche perchè mi serviva per entrambe le narrazioni la stessa data, per via del titolo...
Ne approfitto per augurarvi Buon Natale!

Autrice ~ Saphira96
  
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