Film > Fast&Furious
Segui la storia  |       
Autore: watch me burn    22/12/2013    1 recensioni
La morte di Paul Walker mi ha dato il coraggio di pubblicare questa storia che avevo lasciato in un angolino, per paura che fosse banale, scontata, noiosa.
Però, ci provo lo stesso. Per te, Paul.
Questa storia parla di Arwen e Jack, rispettivamente figli di Dom, Letty e Brian, Mia.
Spero vi piaccia, dopo questa tragedia, spero veramente vi piaccia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 2.

 
«No» Arwen era categorica e sapeva che non avrebbe cambiato idea, nemmeno se lui l’avesse inseguita lanciandole bombe a mano.
«Avanti Toretto!» però era così dannatamente bello mentre la pregava. Gli occhi azzurri brillavano, ed il sorriso che stava facendo sottolineava quell’unica piccola fossetta sulla guancia sinistra, assolutamente bellissima. Un ciuffetto di capelli castani gli ricadde sull’occhio destro e, con un gesto meccanico della testa, liberò la sua vista da quell’intoppo.
Il cuore le batteva forte e non riusciva a calmarlo.
«No, n-o. Capisci questa semplice parola, Shaw?», lui alzò gli occhi al cielo e Arwen si girò sui tacchi e si allontanò, lasciando il giovane Axel Shaw a guardare il vuoto. Ma Arwen non fece molti passi lontano dal ragazzo, perché il giovane la seguì e le circondò le spalle con le braccia forti, le sue labbra le sfioravano un orecchio.
«Avanti Shaw» disse freddamente la ragazza.
«Perché non vuoi farmi questo piccolo favore?» le sussurrò lui all’orecchio «ti chiedo solo di farmi da navigatore. Sei la migliore in queste cose».
La ragazza si sciolse dalla presa del giovane e si voltò a guardarlo. Dio, quella fossetta. Stava sorridendo. La pelle chiara faceva splendere ancora di più i suoi occhi.
«Ho smesso di correre. Sia come navigatore, sia come pilota» sospirò lei.
«Ah Toretto» sbuffò «quanto talento sprecato» concluse lui, prima di alzarle il mento con l’indice e schioccarle un bacio sulla guancia, proprio vicino l’angolo della bocca. Mentre Axel si allontanava il viso di Arwen divampò e lei temette di prendere fuoco, così si mise a muovere una mano davanti alla faccia in modo da farsi aria.
«Oh Shaw, sei bellissimo Shaw, ti amo Shaw!» la canzonò Meliesha stringendo al petto un quaderno e guardando in aria con occhi sognanti.
«La smetti di prendermi in giro? Non sono messa così male» sospirò lei, fingendo che quelle parole non la rappresentassero perfettamente.
«No, è vero» affermò Meliesha, superandola e continuando a camminare per il corridoio «hai ragione» e si fermò, voltandosi a guardare l’amica: «sei molto peggio Arwen, molto peggio!».
Arwen scoppiò a ridere, tirando indietro la testa «forse hai ragione, ma solo forse» e dopo aver preso sottobraccio l’amica camminarono verso la classe di matematica. Le due presero posto in una delle ultime file, vicino alle finestre e subito Misha trascinò il banco ancora più vicino ad Arwen, toccando la sua sedia con il bordo del tavolo e prese a sussurrarle praticamente accanto all’orecchio: «per l’amor del cielo Arw, perché non accetti la proposta di Axel?».
Arwen girò lievemente la testa, per farsi sentire meglio dall’amica alle sue spalle: «cos’è, nemmeno tu capisci il significato della parola ‘no’?»
«Non fare l’orso»
«Non sto facendo l’orso. Ho smesso, non farò più quelle cose»
«quelle cose sono la tua vita»
«allora cambierò vita!» e, accorgendosi di aver urlato forse troppo, guardò con occhi spalancati la professoressa, prese la penna ed abbassò la testa sul quaderno, rossa in volto e prese a scrivere affannosamente.  Misha sogghignò, prima di aggiungere «sei una sciocca».
Misha si ostinava a non capire eppure sapeva bene per quale motivo non correva più. Insomma, non era una cosa così difficile da comprendere.
 
La campanella che indicava l’inizio del pranzo fece illuminare il viso di tutti i ragazzi, che non vedevano l’ora di mettere qualcosa sotto i denti.
«Toretto, siediti qua» una voce maschile che conosceva fin troppo bene si alzò dal brusio continuo della mensa: Axel e questo procurò altri gridolini di ragazze e ragazzi che le chiedevano di sedersi al loro tavolo. Come figlia di Dominic Toretto era molto reclamata da tutti. Arwen passo dietro ad Axel che era seduto ad un tavolo insieme ai suoi amici e, abbassandosi in modo che lui la sentisse bene, gli sussurrò all’orecchio «sai che non lo farò mai»
«Vedremo Toretto, vedremo» rispose lui, accennandole un occhiolino che lei ignorò, superandolo ed andandosi a sedere al tavolo dove c’erano Jack ed i suoi amici.
«O dio c’è Jack, com’è il trucco?» squittì Misha, agitandosi alla sola vista del cugino di Arwen. Quest’ultima rise mentre si avvicinavano sempre di più a quel tavolo rotondo «non preoccuparti, sei bellissima».
Le due ragazze si sederono al tavolo ed iniziarono a mangiare e parlare tutti insieme fino a quando i piatti non furono quasi vuoti.
«Axel ti importuna ancora?» chiese Jack ad Arwen, notando un’occhiata da parte del ragazzo in questione.
«Non preoccuparti, so tenerlo a bada» rispose lei con non curanza, mentre ripuliva il piatto. Il ragazzo alzò le spalle «se lo dici tu» e così detto spinse lontano il piatto, che finì quasi al centro del tavolo.
«Non alterarti» soffiò Arwen posando i gomiti sul tavolo e fissando il cugino, con un tono un po’ canzonatorio.
«Per me a lei piace che Axel le corra dietro» disse un ragazzo seduto al tavolo, del gruppo di amici di Jack.
«Tu saresti?» domandò acidamente, Arwen.
«Cohen. Gary Cohen» rispose quello, gonfiando il petto come un galletto.
«Cohen ah?» rifletté un istante la ragazza. L’aveva già sentito quel cognome «Cohen» poi qualcosa nella sua testa si illuminò e ricordò il motivo per il quale lo conosceva «Cohen! Tu sei il figlio di Robert Cohen? Il meccanico che mio padre ha minacciato con un motore sopra il viso! Uhm, fossi in te Gary, farei silenzio» commentò la ragazza, tornando a guardare il cugino con aria interrogativa «ma davvero sei amico di questo tipo?» osservò lei, procurando la risata incontenibile del cugino.
«Non essere così acida» la frase di Jack si sentì a malapena fra le sue risate. La ragazza scrollò le spalle, noncurante dello sguardo assassino negli occhi del ‘famoso’ Cohen, alla sua sinistra.
«Cosa farete questo pomeriggio?» cercò di cambiare discorso Misha, che fino a quel momento era rimasta in silenzio a fissare di sottecchi il giovane Jack.
«Io devo sistemare ancora un paio di cose in garage» rispose Arwen e Jack si illuminò immediatamente «non dovrebbe arrivare l’ultimo pezzo per la Mustang?»
«Infatti!» esclamò estasiata Arwen, prima di alzarsi, prendere il vassoio e dirigersi verso i carrelli in fondo alla sala sui quali si abbandonavano i vassoi con i piatti vuoti. La ragazza però non riuscì a fare più di tre passi perché il giovane Shaw si alzò nello stesso momento in cui Arwen passava e si scontrarono, facendo volare sul pavimento il vassoio e di conseguenza anche i piatti.
«Ah, Shaw! Possibile che non guardi dove vai?!» esclamò la ragazza, gesticolando agitatamente.
«Io? Sei tu che non sai nemmeno dove metti i piedi, Toretto» rispose lui con un tono neutro che fece innervosire ancora di più la ragazza.
«Tu!» disse lei puntandolo con l’indice e battendoglielo sulla spalla «tu vedi di starmi alla larga» e così detto si allontanò, prendendo da terra il vassoio e trattenendosi a stento dal picchiare il ragazzo.
«Sei tu che non riesci a starmi lontana, Toretto!» le urlò divertito lui, mentre la giovane gli dava le spalle, allontanandosi.
 
Quando la campanella dell’ultima ora suonò, Arwen si affrettò ad uscire dalla classe, inseguita da Misha che faticava a starle dietro. Le due trotterellarono fino al parcheggio e si fermarono vicino l’auto di Jack, aspettandolo con ansia.
«Misha, se vuoi puoi andare, non occorre che aspetti con me».
La ragazza si agitò a quella frase «secondo te io andrei via senza salutarlo?» squittì quella.
«Salutare chi?» la voce profonda di Jack si alzò alle spalle della ragazza che arrossì visibilmente e prese a balbettare frasi senza senso delle quali l’unica parola che si riuscì a capire fu un “ciao” prima che si allontanasse rapidamente.
Jack sorrise «è strana la tua amica» disse, mentre montava in macchina e la metteva in moto.
«A proposito di amici» esordì Arwen, chiudendo la portiera e mettendosi la cintura «veramente quel Cohen sta nel vostro gruppo?». Jack fece retromarcia, ingranò la marcia e partì, prendendosi anche tutto il tempo di rispondere, senza nascondere un sorriso divertito «sì, veramente»
«Bah» esclamò la ragazza, alzando le spalle «non so come lo sopporti. Avrei voluto prendergli la testa e sbattergliela sul tavolo. Parlava di me come se non ci fossi»
«Non è cattivo» sospirò lui, posandole una mano sulla gamba mentre erano fermi ad un semaforo. Quel tocco le fece provare una sensazione di calore che provava solo con lui e.. no, solo con lui, perché l’altro nome era impronunciabile.
«Invece Axel? Carina la scena di oggi in mensa» eccolo il nome che non doveva essere pronunciato. Arwen piantò lo sguardo fuori dal finestrino e si voltò lievemente, in modo da dargli leggermente le spalle «non ho voglia di parlarne. Quello mi fa imbestialire»
«Non lo avrei mai detto» esclamò il ragazzo, mentre fermava l’auto di fronte l’entrata del Garage. Arwen scese di fretta come se volesse scappare da quella conversazione, ma appena passò di fianco al cugino per poter entrare in casa, lui la prese per un braccio e la strinse a se, in un abbraccio.
«Smettila di fare la dura, segui il tuo cuore una volta tanto» le sussurrò lui.
«Il mio cuore è confuso in questo momento» Arwen provava talmente tanti sentimenti contrastanti che non capiva più niente. Lei sapeva a cosa si riferiva Jack, non parlava solo di Shaw, ma anche delle corse.
Insomma, Arwen alle volte detestava Shaw però era così affascinante e le faceva battere talmente tanto forte il cuore che molto spesso era costretta a scappare per paura che lui lo sentisse. E la stessa cosa valeva per le corse. Le facevano battere il cuore però, ormai, aveva troppa paura. Paura di riprovare quelle emozioni uniche che le corse le facevano provare. Ma aveva troppa paura, troppa per poter ritornare a bordo di un’auto e correre.

_________________________________
Angolino autrice
Spero che questo secondo capitolo vi piaccia e spero di non avervi deluso.
Recensite, mi raccomando :3
Un bacio a tutti! 

watchmeburn

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Fast&Furious / Vai alla pagina dell'autore: watch me burn