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Autore: vero_91    22/12/2013    7 recensioni
[Everlark, Missing Moments durante il tour della vittoria.] .
Le parole mi escono come un fiume in piena, senza che io riesca fermarle: “Puoi restare? Anche se sono un egoista e non posso darti quello che vuoi, e so che non è giusto chiedertelo ma...” ne ho bisogno. Ho bisogno di te ma non posso dirtelo, perchè non so nemmeno io cosa questo significhi. Continuavo a preoccuparmi di cosa avesse significato per lui la scorsa notte, ma la vera domanda è: Cos'ha significato per me?
[ Seconda classificata al Contest In The End di ellacowgirl in Madame_Butterfly]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al Contest In The End di ellacowgirl in Madame_Butterfly
Titolo storia: Affrontare il buio insieme
Autore: vero_91@EFP
Fandom: Hunger Games
Pacchetto:Mozzafiato
Introduzione: [Everlark, Missing Moments durante il tour della vittoria.] . Le parole mi escono come un fiume in piena, senza che io riesca fermarle: “Puoi restare? Anche se sono un egoista e non posso darti quello che vuoi, e so che non è giusto chiedertelo ma...” ne ho bisogno. Ho bisogno di te ma non posso dirtelo, perchè non so nemmeno io cosa questo significhi. Continuavo a preoccuparmi di cosa avesse significato per lui la scorsa notte, ma la vera domanda è: Cos'ha significato per me?
Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Rating: Giallo
Generi: Angst, Introspettivo, Sentimentale
Avvertimenti: Nessuno
Note: Missing Moments. (le note inutili sono a fine storia come sempre!)

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“Effie inizia a darmi delle pillole per dormire, ma non funzionano. Non abbastanza. Mi appisolo solo per essere risvegliata da incubi che continuano ad aumentare per numero e intensità. Peeta, che passa buona parte della notte vagando per il treno, mi sente urlare mentre lotto per uscire dalla foschia farmacologica che prolunga soltanto i miei orribili sogni. Riesce a svegliarmi e calmarmi. Poi si ficca nel letto e mi tiene abbracciata finché non mi riaddormento.
Dopo rifiuto le pillole. Ma ogni notte gli permetto di entrare nel mio letto. Affrontiamo il buio come facevamo nell'arena, stretti l'uno nelle braccia dell'altra, attenti ai pericoli che possono piombarci addosso in qualsiasi momento.”

[Catching Fire, pag. 77]


Seduta sul letto rigiro nervosamente tra le mani la boccetta di vetro che Effie mi ha dato. Le pillole all'interno sono di un color giallo acceso, con riflessi dorati, tipico prodotto eccentrico di Capitol City.
“Non puoi continuare così Katniss, i tuoi poveri truccatori non sanno più come fare per coprire quelle orrende occhiaie. Fidati, prendi queste e farai sogni d'oro. Lo dice anche la pubblicità!”.
Non voglio sogni d'oro, a me basterebbe il vuoto. Una notte di nulla assoluto, dove il buio regna sovrano. Niente ibridi che corrono nella notte, ne rose che profumano di sangue, ne famiglie che piangono i figli che io ho ucciso. Queste pillole diventeranno per me quello che l'alcol è diventato per Haymitch? Una fuga dalla realtà? Un sedativo dalla vita?
Tuttavia quello che mi aspetta dall'altro lato è la pazzia, dove gli incubi della notte non sembrano peggiori a quello che mi aspetta di giorno. Dove i visi dei tributi delle edizioni passate e future si sovrappongono e so che per me non ci sarà mai più via d'uscita. Come futuro mentore sarò incastrata in questo gioco perverso per sempre. I miei tributi vinceranno: bene, tour della vittoria. I miei tributi moriranno: ritenta il prossimo anno, sarai più fortunato.
L'oblio a questo punto mi sembra l'unica via d'uscita: prendo una pillola dorata e la metto sotto la lingua. Sento un leggero frizzare mentre mi stendo a letto e finalmente il vuoto tanto agognato arriva.

“Katniss!” il mio nome arriva da lontano, poco più che un sussurro.
“Katniss svegliati!” La voce è chiara ora, vicina, riconoscibile. Peeta.
“Katniss è solo un sogno, sono qui!” Peeta. Mi aggrappo a questo nome per uscire dall'orrore che mi circonda. Davanti a me le teste decapitate di mia madre, Prim e Gale mi fissano accusatorie. Mi parlano. E' colpa tua. Non hai convinto il Presidente Snow. E' colpa tua se siamo così ora. Senza un corpo, senza vita. E' tutta colpa tua.
Urlo, urlo con tutto il fiato che ho in corpo, fino a quando due occhi azzurri spaventati si fanno spazio nell'oscurità: “Finalmente Katniss, non riuscivo a svegliarti.” Peeta mi accarezza delicatamente il viso, spostando una ciocca di capelli dalla fronte sudata.
L'immagine del sogno però non riesce ad andarsene. Le loro parole mi rimbombano in testa, e il viso di Peeta di fronte a me continua a sovrapporsi alla testa grondante di sangue di Gale. Qual è la realtà? Che cosa sto guardando? E' un trucco di Snow? Sono ancora nell'Arena?
La confusione e il panico esplodono dentro di me e a un tratto sento che l'unica cosa che voglio fare è fuggire. Fuggire lontano. Fuggire da tutti. Nel bosco forse, dove nessuno potrà più trovarmi. Allontano bruscamente Peeta con uno spintone e cerco di districarmi disperatamente dalle lenzuola in cui sono imprigionata.
“Katniss calmati, va tutto bene.” Peeta cerca di afferrarmi mentre ormai strappo istericamente le lenzuola che mi attorcigliano le gambe come catene. Devo andarmene. Respirare sta diventando pesante, faticoso. Sembra che nella stanza non ci sia sufficiente ossigeno ormai, e più cerco di prendere aria più questa fugge via. A un tratto due braccia si chiudono come una morsa attorno a me bloccandomi ogni movimento; cerco di allontanarle ma il disperato bisogno d'aria mi priva di ogni energia.
“Katniss, sono io. Sono Peeta.” le sue parole arrivano delicate al mio orecchio, trafiggendo la coltre di paura che mi attanaglia i polmoni. “Katniss segui il mio respiro d'accordo? Cerca di coordinare il mio respiro con il tuo. Pensa solo a questo.” Dolcemente avvicina la mia testa al suo petto, dove posso sentire i battiti regolari del suo cuore. Peeta inspira ed espira profondamente, il suo fiato sul mio collo. “Forza Katniss, anche tu ora.” Peeta ripete l'operazione di prima, mentre con una mano accarezza i miei capelli. “Katniss, puoi farcela. Concentrati, per favore” sussurra. Le ultime parole mi arrivano quasi come una supplica che non posso ignorare.
All'inizio non è facile, il suo respiro è troppo lento ed io continuo a boccheggiare, i polmoni che pesano come due macigni. Lentamente però riemergo dallo stato di apnea in cui ero caduta, mentre il caos nella mia mente si placa. Quando riacquisto lucidità le uniche cose che sento sono le carezze di Peeta e il suo profumo, un misto di farina, cannella e grano. Continuo a inspirare ed espirare lentamente, inalandolo, e facendomi cullare dal battito regolare del cuore di Peeta cado in un sonno senza sogni.

Quando riapro gli occhi è mattina e la mia mente è sgombra, lucida. So dove sono e cos'è successo. E so anche di chi è il merito. Sollevo la testa dal suo petto per cercare il suo sguardo ma lui sta ancora dormendo, la bocca socchiusa e una mano tra i miei capelli. E' dalle notti passate nella caverna durante gli Hunger Games che non stavamo così vicini.
Il momento in cui mi accorgo di stare bene tra le sue braccia è lo stesso in cui capisco quanto questo sia sbagliato. E' stato un errore permettergli di dormire con me stanotte. Avrei dovuto cacciarlo, dirgli che andava tutto bene, anche se non era la verità. Non posso rischiare di rovinare il fragile rapporto di amicizia che siamo riusciti a creare, illudendolo con false speranze.
“Peeta, Peeta svegliati.” lo scuoto leggermente per una spalla, e rimango a fissarlo mentre apre gli occhi e mette a fuoco il mio viso. Dopo un paio di secondi realizza e si siede di scatto, con un'espressione preoccupata: “Va meglio?” Chiede.
Annuisco. “Scusami per stanotte, non so com'è successo... ”
Peeta prende dal comodino la boccetta di vetro che mi ha dato Effie e me la porge: “Credo sia colpa di queste. Non riuscivo a svegliarti e anche dopo sembravi quasi drogata.”
Preoccupata per la presenza di Peeta mi ero dimenticata di aver preso la pillola. Quindi non solo non ha fermato i miei sogni ma la coltre farmacologica mi ha seguita anche da sveglia, trasformando i miei incubi in allucinazioni.
“Perchè le hai prese Katniss?” la sua espressione è seria, e percepisco una nota di rimprovero nella sua voce.
“Dovresti saperlo, tu passi le notti a dipingere e a vagare per il treno.” rispondo, un po' stizzita.
“Be sempre meglio che anestetizzare la mia mente con queste porcherie. Di certo non è così che supereremo i nostri incubi.”
“E come pensi li supereremo allora?” sbotto quasi esasperata.
Peeta mi guarda intensamente, apre la bocca per parlare ma alla fine si limita a scuotere la testa. “Non lo so.” Sussurra.
Rimaniamo a guardarci in silenzio, entrambi come sul punto di dire qualcosa ma senza trovare il coraggio di farlo. Alla fine, da brava vigliacca, sono io a interrompere il contatto visivo dirigendomi verso il bagno.
“Hai ragione comunque, di certo queste non mi aiuteranno.” dico, rovesciando l'intero contenuto della boccetta nel lavandino. “Contento?”
“Direi di sì.” Peeta sorride, soddisfatto. “Sarà meglio che ritorni in camera mia ora, prima che arrivi Effie.”
Annuisco e lo seguo con lo sguardo dirigersi verso la porta. Devo dirglielo. Devo dirgli che questo non deve ripetersi mai più: “Peeta...” Lui si volta, una mano posata sulla maniglia.
Mi mordo il labbro, chiedendomi come prenderà le mie parole. “Grazie.” Non riesco ad aggiungere nient'altro. L'espressione dolce e innocente di Peeta mi disarma ogni volta e la paura di ferirlo con le mie parole diventa sembra più palpabile.
“Figurati. A dopo.” fa un cenno con la testa ed esce dalla stanza, lasciandomi sola con il mio senso di colpa.

Arrivati nel Distretto 7 entrambi rimettiamo la maschera degli Innamorati sventurati, e ci comportiamo come se nulla fosse successo. Ogni tanto guardo Peeta di nascosto, per cercare un segno, un segnale che mi faccia capire che è cambiato qualcosa, ma lui continua con la sua recita perfetta come sempre.
Solo dopo esser tornati sul treno ed esser stati congedati velocemente da Effie, Peeta mi segue in corridoio, afferrandomi titubante la mano. “Vuoi che resti con te stanotte?” La sua espressione, di solito tranquilla e rilassata è un misto di ansia e preoccupazione. Mi chiedo quanto sforzo abbia dovuto fare per chiedermelo.
Ma stavolta non posso permetterlo. Devo rimettere le distanze prima che la situazione mi sfugga di mano. La verità è che qualsiasi cosa Peeta desideri io non posso dargliela, quindi non ho il diritto di chiedergli nulla. Non posso essere così egoista e approfittatrice, non se lo merita.
Così cerco di assumere un'espressione distaccata e rispondo: “No, sto bene, non preoccuparti.”
Mi libero dalla sua stretta e mi dirigo velocemente in camera senza guardarlo, spaventata dall'idea che possa vedere la verità, che possa vedere quanto in realtà ho bisogno di lui.
Perchè anche se fingo indifferenza, sento già il panico riaffiorare e attanagliarmi lo stomaco.
Mi rifugio sotto le coperte dopo essermi svestita velocemente, mentre il battito del mio cuore accelera irregolare. Mi metto supina e cerco di ricordare i respiri lenti di Peeta, il suo battito costante, l'alito caldo sul mio collo. Ma ben presto la paura diventa palpabile, e la presenza di Peeta diventa solo un ricordo, troppo debole per aggrapparmici: sudore freddo mi imperla la fronte,  brividi percorrono la spina dorsale e la nausea mi attorciglia lo stomaco. Ho paura. Sento di nuovo il desiderio impellente di fuggire da qualche parte, nascondermi, ci sarà pur un anfratto su questo treno in cui il panico non può raggiungermi.
So bene però che in questo momento c'è solo un posto dove vorrei essere, ed è tra le braccia di Peeta. Mi chiedo da quando sono diventata così debole, da quando la sua presenza è diventata necessaria per la mia sanità mentale. Più questa consapevolezza si fa strada dentro di me, più il mio bisogno di lui cresce, togliendomi il respiro.
Terrorizzata ormai da qualsiasi cosa, mi chiedo quanto la pazzia sia vicina, quanto il baratro in cui sto affondando possa essere profondo, dato che non ho niente a cui aggrapparmi.
Il rumore che viene dal corridoio è così lieve che temo di essermelo immaginato. Tendo le orecchie, cercando di concentrarmi, e dopo poco risento bussare.
Mi alzo di scatto e senza farmi domande apro la porta. Nella mia testa un solo pensiero: fa che sia lui.
“Lo so, scusa. So che hai detto che stavi bene, ma ero preoccupato e...” Peeta abbasso lo sguardo, imbarazzato, mentre tiene una mano sollevata davanti al viso in segno di scusa, come per difendersi nel caso volessi picchiarlo o insultarlo.
Gli afferro la mano e con uno strattone lo trascino dentro la camera, chiudendo poi la porta dietro di noi. Peeta mi guarda, confuso ed esterrefatto. Le parole mi escono come un fiume in piena, senza che io riesca fermarle: “Puoi restare? Anche se sono un egoista e non posso darti quello che vuoi, e so che non è giusto chiedertelo ma...” ne ho bisogno. Ho bisogno di te ma non posso dirtelo, perchè non so nemmeno io cosa questo significhi. Continuavo a preoccuparmi di cosa avesse significato per lui la scorsa notte, ma la vera domanda è: Cos'ha significato per me?
Peeta mi accarezza i capelli, sulle labbra un sorriso rassicurante: “Sei una sciocca Katniss, quante volte devo dirti di non farti tutti questi problemi con me?”
Sento il sollievo farsi strada dentro di me, alleggerendo almeno in parte il peso che porto nel petto.
“Dai, vieni.” Peeta stringe la mia mano e mi conduce a letto. Lo seguo sotto le coperte, mesta, e appoggio l'orecchio sul suo petto, cercando quella melodia che è come un tranquillante per me.
“Possiamo continuare a farlo, sai Katniss? Dormire insieme, dico.” Alzo il capo, cercando i suoi occhi azzurri nell'oscurità. “Se questo ti fa stare meglio, ovviamente” Aggiunge abbozzando un sorriso. E a un tratto capisco che forse Peeta conosceva già la soluzione per affrontare i nostri incubi, stava solo aspettando che fossi io a capirlo, ad accettarlo.
Penso a Gale e il senso di colpa cresce. Ma una parte di me sa che, anche se potessi, non cercherei lui adesso, perchè non capirebbe. Lui non era nell'arena, lui non ha visto ne sentito quello che ho vissuto io. Non sa cosa si prova, non sa quanto è pesante il fardello che portiamo sulla coscienza noi vincitori. Nessuno lo sa, tranne Peeta. Anche se cerco di negarlo con tutta me stessa, so che qualcosa è cambiato da quando nell'arena ci siamo alleati. Uno strano legame si è creato tra noi, e non so se è composto da amicizia, amore, riconoscenza, paura, disperazione ma so che c'è e non posso più ignorarlo. Nell'arena mi sono fidata di lui, mi sono aggrappata alla sua presenza per sopravvivere, e ora sembra non riesca a farne più a meno.
“Insieme?” sussurro. I miei occhi legati ai suoi.
“Insieme.” risponde, il suo battito accelera sotto il mio orecchio. Il suo alito, prima tra i miei capelli, ora è sul mio viso, distante pochi centimetri dal suo. Guardo la sua bocca e sento qualcosa agitarsi nello stomaco, anche se non riesco a dargli un nome. So solo che alla fine, quando le labbra di Peeta si posano sulla mia fronte, non è quello che volevo.
“Buonanotte.” sussurra, distogliendo lo sguardo e appoggiando poi il mento sulla mia nuca.
“Buonanotte.” mormoro imbarazzata, mentre una strana tensione mista delusione si impossessa di me. Continuo a ripetermi che non è successo niente, che ho già baciato Peeta un centinaio di volte e domani sicuramente lo farò di nuovo. Il battito impazzito del mio cuore però e i miei nervi tesi dicono diversamente. Dicono che se Peeta non si fosse spostato all'ultimo minuto io l'avrei baciato, perchè lo desideravo. Non per le telecamere o per il Presidente Snow, ma per me stessa.
Cerco di cacciare questo pensiero dalla mia testa, ma la tensione non vuole andarsene, come se ci fosse qualcosa d’irrisolto dentro di me. Come se una parte di me sapesse che non potrò ignorare i sentimenti che provo per Peeta ancora a lungo.





--- angolo autrice ---
Salve! Innanzi tutto grazie per essere arrivati fin qui! :D Ammetto che scrivere questa storia è stato difficile, è da non so quanto tempo che avevo questa idea in testa ma non riuscivo mai a mettere giù qualcosa di sensato… Il pacchetto capitato al contest però sembrava perfetto così ho deciso di provare! Ci tenevo parecchio a scrivere una cosa quanto meno decente, anche perché, per una fan della coppia Everlark come me, credo che questo sia un momento molto importante per loro, e c’ero rimasta un po’ male leggendo Catching Fire nel notare come la Collins aveva liquidato in poche righe la cosa! Io volevo i particolari!!! :D
Così ho deciso di dare una mia interpretazione personale, spero che Katniss non risulti OOC ma immaginandomela durante il viaggio credo che la sua salute psico-fisica fosse piuttosto fragile, da qui gli attacchi d’ansia. Secondo me prova già qualcosa per Peeta, ma è troppo ottusa-spaventata per accorgersene e accettarlo. Nell’ultima parte mi sono dovuta trattenere per evitare che il mio lato da fangirl vincesse, facendoli baciare. Ma la Collins è stata chiara su questo, fra loro non succede nulla, quindi ho pensato che ci potesse essere un momento di attrazione ma che poi il buon Peeta riuscisse a trattenersi. (T.T)
Ok ho detto tutto, se vi va ditemi cosa ne pensate e spero di non avervi rovinato questo momento! 
Con questa storia vi auguro buon Natale, anche se è più un regalo per le fan Everlark temo! XD (per l’altra mia OTP Ganna, spero di avere il tempo di scrivere qualcosina!)
A presto spero
Vero


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