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Autore: Jolly Prewett    15/11/2004    3 recensioni
Dunque, questa è la prima parte di una storia che si svolge durante le vacanze di Natale del 6° anno, dopo una lite (cosa nuova) tra Ron ed Hermione. E' la mia prima ff, spero vi piaccia, leggetela e commentatela, grazie! un abbraccio!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Smetto di ragionare quando profumi di neve fresca” pensa lui abbozzando un timido sorriso.
Affonda il naso nei suoi capelli per lasciarle un bacio sulla fronte, come fa sempre quando la saluta.
E soprattutto, quando le ha appena fatto passare uno dei pomeriggi più dolci che abbiano mai vissuto.
Lei sorride guardandolo, chiude gli occhi appoggiandosi al petto del rosso, e lui ridendo, le accarezza le fossette delle guance.
Ride, e lei nel sorriso di lui può leggere esplicitamente la felicità che sta provando Ron in quel momento.
E’ quasi sempre stato un libro aperto per lei.
Ed Hermione è sempre in gamba quando si tratta di libri.
Certo, capire cosa provassero l’uno per l’altra è stato faticoso, ma piano piano hanno cominciato a comprendersi.

Sono sempre stati buoni amici.
E lui ha sempre semplicemente adorato guardarla.
Come quando, dopo l’ennesima lite, avevano percorso il boschetto dietro la Tana, e lui l’aveva osservata in silenzio.
L’aveva osservata mentre si risistemava irritata la coroncina di fiori sulla fronte, e quando l’aveva superato con passo leggero e deciso, diretta chissà dove.
Ron aveva involontariamente accelerato il passo, e altrettanto accidentalmente la sua mano aveva afferrato delicatamente il suo polso, per bloccarla.
Lei aveva trattenuto il respiro quando lui le aveva sistemato un boccolo ribelle dietro l’orecchio, ripensando effettivamente al perché avessero cominciato a battibeccare per l’ennesima volta.

Si erano tranquillamente seduti sotto il portico di legno, accanto al vecchio tavolo su cui erano abbandonati i libri di Incantesimi di entrambi, che erano momentaneamente occupati a squadrare divertiti Grattastinchi affondare le zampone rosse e pelose in tutto quel bianco, rincorrendo gli gnomi. I capelli di lei erano impercettibilmente mossi dall’aria calda che arrivava dalla finestra spalancata del salotto, dove mamma Weasley aveva evidentemente messo ad asciugare i panni, davanti al camino.
Ron si era alzato rapidamente, aveva percorso a grandi passi il porticato, dirigendosi verso la staccionata che lo delimitava. Si era sporto in avanti, per sentire il delicato tocco dei fiocchi di neve sui capelli rossi, spostando lo sguardo verso l’alto, qualche piano più su. La finestra della sua camera era aperta, ed era sicuro di aver visto la chioma di Harry fare capolino, per poi rientrare in fretta a causa del freddo. Si era rivolto allora ad Hermione, girandosi indietro, alzando la voce, “Ehi, ’mione, penso che Harry si sia alzato”
Lei aveva scansato velocemente il libro, facendo forza sulle braccia si era sollevata, e aveva affrettato il passo verso Ron. Una volta raggiunto, sporgendosi anch’essa dallo steccato, aveva chiamato l’amico a gran voce “Harry, sei sveglio?”
In tutta risposta, la finestra della mansarda si era richiusa bruscamente.
La ragazza si era seduta quasi sbuffando sulla staccionata, dondolando nervosamente le gambe.
“Ron…?” aveva mormorato, fissando intensamente il gatto intento a zampettare nell’orticello gelato.
“Mmh…?” Il ragazzo, distogliendo lo sguardo dalla finestra di sopra, era tornato a guardare Hermione, con occhi vagamente velati.
“Credi che dovremmo parlargli? Mi sembra così giù di morale in questo periodo…” lei aveva ammiccato in direzione della camera da letto, annuendo a Harry.
“Sì, penso di si…” aveva fatto cenno di sì con la testa, ancora incantato a fissare Hermione.
Era
talmente bella.
Certo, sempre occupata a parlare, così spesso, così tanto.
I boccoli le ricadevano morbidi sulle spalle, e la ghirlandina di gelsomino invernale le teneva i riccioli indisciplinati lontani dalle guance, appena imporporate. Era graziosa anche quando, come in quel momento, stringeva gli occhi sdegnata.
Già, sdegnata. Come al solito il ragazzo si era lasciato andare ai suoi pensieri, dimenticando completamente di seguire il filo del discorso.
“Mi stai
ascoltando ?” aveva chiesto scandendo leggermente le parole, stringendo i pugni.
“I-io n-no…cioè, sì, però-” era arrossito in zona orecchie, e lei aveva alzato gli occhi al cielo.
“Ron…sei sempre il solito” era balzata giù pesantemente dalla corrimano, scendendo poi gli scalini del portico. Si era diretta con andatura decisa verso il cancelletto del giardino, aprendolo di scatto, mentre un indiscreto Grattastinchi le era passato tra le gambe svelte.
Ron l’aveva seguita con lo sguardo, aveva trattenuto il respiro per vari secondi, ed era tornato verso la sedia più in là, abbandonandovisi stancamente sopra.
Solo allora si era accorto che una vispa testa ramata aveva osservato divertita la scena, seminascosta dietro la tenda della cucina.
“G-ginny…?” aveva mormorato alzando la testa dalle braccia.
In risposta, la voce della sorella gli era risuonata nelle orecchie, compiaciuta: “Sbrigati…sei
ancora qui?”
  
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