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Autore: agatha    23/12/2013    7 recensioni
Persino un cinico come Louis Napoleon non è immune dal subìre la magia del Natale e gli succederà grazie ad una semplice pallina natalizia e ad una serie di strane coincidenze.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luis Napoleon, Makoto Soda/Ralph Peterson, Nuovo personaggio, Pierre Le Blanc, Taro Misaki/Tom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccolo regalino di Natale. Una favola, come suggerisce il titolo, che spero vi regali un sorriso

 
Ormai mancavano solo due settimane al suo compleanno, o meglio a Natale.
Perché, se per tutto il mondo il 25 Dicembre rappresentava quella festa, per lui invece, quella data aveva anche un altro significato. Aveva imparato fin da piccolo a dover dividere il “suo giorno” con il Natale, con i discorsi su Babbo Natale, letterine e renne. Avendo un fratello maggiore anche i suoi genitori non erano riusciti a dedicare il 25 solo a festeggiare il suo compleanno, nemmeno quando era piccolo. Non che non apprezzasse il Natale: amava vedere gli Champs Elysèè illuminati, solo che gli dispiaceva che tutti gli augurassero sempre “buone feste” e poi, dopo qualche secondo, si ricordassero che era anche il suo compleanno. Se avesse messo via una monetina per tutte le battute che si è sentito dire, ormai sarebbe stato miliardario.
Pazienza.
Erano anni che conviveva con quel problema.
 
Approfittando dell’unico giorno di pausa dagli allenamenti, per quanto ormai mancassero solo due partite prima della pausa invernale, aveva preso la metropolitana per raggiungere il centro commerciale delle Galeries Lafayette per comprare i regali a sua madre e Sophie, sua cognata. La frenesia all’interno dei negozi lo aveva messo un po’ di malumore, lo irritava l’intenso vociare e tutte le persone che si accalcavano come se fossero in un formicaio, che vagavano senza uno scopo, bloccandosi all’improvviso senza curarsi del fastidio che davano agli altri. Lui sapeva già cosa comprare per fortuna, era stato adeguatamente istruito dalla sua cara cognata, che gli aveva dato indicazioni precise sul profumo desiderato da sua madre e sul libro che voleva lei, di una tale Julia Gutenbrunner che lui non aveva mai sentito nominare. In questo modo non avrebbe perso tempo inutilmente. Stava passando nella “piazza” sotto l’immensa cupola dove era stato allestito un gigantesco albero di Natale, quando si era sentito chiamare da una ragazza giovane, vestita da elfo.
“Ciao, sono Geneviève. Stiamo raccogliendo dei soldi per l’Unicef. Con una piccola offerta puoi comprare una di queste palline trasparenti colorate – la ragazza ne prese una e la svitò per fargli vedere come funzionava - scrivi un desiderio su questi foglietti, poi lo chiudiamo dentro e la puoi appendere all’albero. Cosa ne dici?” gli propose con un sorriso, inclinando la testa.
Era carina e probabilmente cercava di sfruttare quel fascino per ottenere le offerte dai passanti. Ci pensò su un attimo prima di annuire con la testa.
“Ok, ci sto” rispose convinto, senza sapere bene perché avesse deciso di accettare.
Diede i soldi a Geneviève che, in cambio, gli porse un foglietto e una penna. Scrisse rapidamente una frase, prima di ripiegarlo in quattro. Scelse una pallina blu, come il colore della maglia del PSG e il suo desiderio, un minuto dopo era appeso ad un ramo del grande albero, riflettendo le luci del grande centro commerciale.
Si fermò a guardarla ancora per qualche secondo, ripensando a cos’aveva scritto.
 
Vorrei che il mio compleanno fosse più importante del Natale
 
Non sapeva cosa l’avesse spinto a scrivere quella frase, ovviamente era solo una stronzata quell’iniziativa, un modo infantile per raccogliere dei soldi: certo i desideri non si avverano solo perché vengono appesi ad un albero natalizio, ma farlo lo aveva fatto sentire meglio, come se avesse finalmente potuto confidare quel cruccio che si portava dentro.
 
Rialzò la lampo del giubbotto e si calcò il cappellino sulla testa prima di uscire nel freddo gelido di quella giornata dicembrina.
 
Si stava avviando verso la fermata della metropolitana quando si era sentito chiamare.
“Napoleon!”
Voltò il capo a destra e a sinistra per individuare chi lo aveva riconosciuto e, poco dopo, vide un ragazzo avvicinarsi con un sorriso stampato in viso.
“Misaki” lo apostrofò a mo’ di saluto, stringendosi nelle spalle.
Taro gli si parò davanti, sempre sorridendo.
“Che coincidenza averti incontrato! Avevo proprio intenzione di passare da casa tua più tardi, era nel programma della mia giornata”
Il bomber del PSG aggrottò la fronte, un po’ sorpreso da quella rivelazione, non capendo perché mai quel giapponese volesse venire a trovarlo. Si conoscevano e qualche volta erano usciti a bere qualcosa insieme con altri ragazzi della squadra, ma Taro aveva legato più con il suo capitano che con lui.
“Davvero?”
Misaki, che teneva alcuni sacchetti colorati tra le mani, li guardò prima di sollevarne uno tutto colorato, allungandolo verso il francese.
“Questo è per te”
“Per me?”
Napoleon era sempre più sorpresa dalla piega che stava prendendo il discorso con Taro.
Che si fosse improvvisamente innamorato di lui per dedicargli tutte queste attenzioni?
Il giapponese annuì, scuotendo appena il sacchetto, per indurre Louis a prenderlo, cosa che fece.
“E’ solo un piccolo pensiero per il tuo compleanno” spiegò il ragazzo, sfregando i palmi delle mani per scaldarsi, nonostante indossasse dei guanti neri.
“Compleanno?”
Napoleon si rendeva conto che stava facendo la figura del ritardato mentale continuando a ripetere e fare domande stupide, ma ogni affermazione di Misaki non faceva che aumentare le sue perplessità.
“Beh, è difficile dimenticarlo!” spiegò allegramente Taro.
Questa volta il francese spalancò gli occhi e poi si voltò, guardando verso le Galeries Lafayette, come se potesse trapassare i muri con la vista, fino ad individuare la pallina blu con dentro il suo bigliettino.
Non è possibile che…” si ritrovò a pensare, prima che l’altro ragazzo parlasse di nuovo.
“Quasi dimenticavo – esclamò picchiettandosi la fronte - è anche da parte di Sakura e Rei
“Di tuo padre e tua nonna, no?” borbottò piano, abbassando la bocca sotto l’orlo della sciarpa, in modo che l’altro non sentisse il suo commento ironico.
In realtà gli faceva piacere, si ricordava delle due ragazze, rispettivamente la fidanzata e la cugina di Taro, entrambe due tipini senza peli sulla lingua.
“E’ tardi, devo scappare Napoleon. E’ stato un piacere incontrarti e auguri di buon compleanno in anticipo” gli disse prima di accennare una specie di inchino e allontanarsi.
Ma dopo pochi passi sentì ancora la sua voce.
“E Buon Natale!”
Napoleon rimase lì immobile, incurante delle persone che gli passavano di fianco, osservando con espressione fissa il centro commerciale. Era stato sicuramente un caso. Probabilmente in Giappone non si festeggiava il Natale, ecco perché Misaki si era ricordato prima del suo compleanno. Sì, sicuramente era andata così.
 
Per fortuna il cellulare si mise a vibrare e, poco dopo, partì la sua suoneria e lo riscosse dalle sue riflessioni. Si sfilò il guanto e infilò la mano nella tasca interna del giubbotto per prendere il telefonino.
“Pronto,” ringhiò quasi al telefono, dopo aver visto chi lo stava chiamando.
“Sei sempre così aggressivo quando rispondi?”
“No, Soda. Quel tono lo riservo solo a te,” fu il suo commento ironico, per quanto abbastanza veritiero e carico di ambigui significati.
“E’ sempre bello sapere che non ti sono indifferente.”
Louis questa volta non rispose, ma un sorrisetto malizioso spuntò sulle sue labbra e l’altro avvertì il piccolo sospiro attraverso l’altoparlante.
“Stai sorridendo come uno scemo, ti vedo Napoleon.”
“Ti piacerebbe Soda.”
Passarono alcuni secondi di silenzio prima che il giapponese riprendesse a parlare.
“Tieniti libero per il giorno del tuo compleanno.”
“Perché dovrei?”
Il difensore giapponese sbuffò fintamente scocciato. Conosceva bene il modo di fare di Louis e si divertiva a metterlo in difficoltà senza precisare quale fosse il proprio intento.
“I miei genitori hanno deciso di passare le feste dai miei zii a Parigi. Quindi, visto che verrò a farti gli auguri di persona mi aspetto, quantomeno, che tu ti faccia trovare libero per offrirmi champagne e una fetta di torta, anzi facciamo due.”
Ci volle un momento perché Napoleon metabolizzasse la notizia. Di nuovo il suo sguardo si concentrò sulle Galeries Lafayette. Non poteva neanche ammettere quello che stava pensando. Era plausibile che Soda venisse a Parigi visto che aveva dei parenti.
“Vedi di presentarti con un regalo se non vuoi assaggiare qualcos’altro al posto della torta,” lo minacciò Louis, intendendo i suoi pugni.
“Tsk. Non mi fai paura. E comunque, se proprio vuoi festeggiare in quel modo, io sono sempre disponibile a dartele di santa ragione. Anzi se per  regalo ti basta  una bella scazzottata,  risparmio pure.”
“Lo vedremo Soda.”
“Ci sentiamo quando sono lì.”
“Ok.”
Chiuse la telefonata ancora con un sorrisetto che aleggiava sul suo viso. Il giorno del suo compleanno si prospettava una giornata eccitante dopo quella chiamata.
 
Dopodiché raggiunse con la metropolitana gli Champs Élysées dove lo aspettava Pierre. Ovviamente il capitano era già arrivato e lo stava aspettando vicino ad una bancarella di specialità gastronomiche. Si erano dati appuntamento lì per fare un giro veloce e gustarsi i panini ripieni di formaggio fuso, come facevano ormai da qualche anno.
Mentre camminavano, curiosando tra le bancarelle natalizie, Pierre aveva iniziato a commentare le due squadre che avrebbero incontrato prima dell’interruzione del campionato. Il Lorient era 17° in classifica e sarebbe stata una partita piuttosto semplice, almeno sulla carta. L’ultima sfida si sarebbe tenuta “in casa” contro il Tolosa che aveva solo pochi punti in meno rispetto a loro e avrebbero dovuto, dunque, stare in guardia fin dal primo minuto in quella partita.
Il capitano gli aveva anche riferito le condizioni meteo previste per quelle due partite, prima di passare ad un altro argomento.
“A proposito, ho visto che probabilmente nevicherà il giorno del tuo compleanno, sei contento?”
Napoleon, che stava addentando il proprio panino, rimase con le labbra spalancate una frazione di secondo di troppo, lasciando che il formaggio fuso gli colasse lungo il mento, prima di fermarlo con un dito e cacciarselo in bocca. La parola “compleanno” oggi sembrava proprio essere il leitmotiv della giornata.
“Saranno tutti contenti che nevichi a Natale, no?” commentò scrollando le spalle.
“Può essere, sì. Però ricordo che tempo fa avevi detto che ti sarebbe piaciuto che nevicasse proprio quel giorno.”
Louis rimase perplesso. Era vero che aveva espresso il desiderio della neve il giorno del suo compleanno, esattamente com’era successo quand’era nato, ma non si ricordava di averlo raccontato a Pierre, né si sarebbe immaginato che lui se ne rammentasse addirittura da controllare il meteo apposta.
Di nuovo il suo pensiero tornò a una pallina blu appesa da un albero.
“Non è possibile” mormorò senza accorgersene.
“Cosa?” domandò Pierre.
Napoleon scosse il capo e si ficcò in bocca l’ultimo pezzo del panino.
“Niente, non farci caso. Guarda quelle decorazioni di vetro, non erano quelle che volevi prendere a tua madre?”
Riuscì a distogliere l’attenzione del capitano, che si dedicò alle palline di vetro soffiato, finemente decorate a mano.
Dopo quasi un’ora rientrarono nella loro palazzina.
“Ho bisogno di una doccia calda dopo tutto il freddo che abbiamo preso restando fuori” dichiarò Pierre.
Napoleon annuì.
“Falla pure per primo, passo un momento da Juliet a chiederle una cosa”
“Ok”
 
Louis recuperò le chiavi dalla tasca interna del giubbotto, vicino al cellulare. Tempo fa l’amica gliene aveva fatto una copia e lui ne approfittava, preferendo entrare piuttosto che suonare il campanello. Sapeva comunque che a Juliet non dava fastidio. Non troppo a essere sinceri.
L’interno dell’appartamento era già addobbato a festa e l’albero era acceso, con le luci a intermittenza che illuminavano i muri con chiazze di colore.
“Louis sei tu?”
La domanda giunse dalla camera da letto.
“Sì” fu la sua laconica risposta.
Senza aggiungere altro, raggiunse l’albero di Natale. Vide dei pacchetti già incartati lì sotto. Ce n’era uno grande e di forma strana. Incuriosito, voltò la busta colorata che era attaccata insieme con lo scotch e lesse il proprio nome scritto a caratteri cubitali. A quel punto tirò fuori il biglietto e vide che era da parte di Yasu. Lesse velocemente il lungo papiro che aveva scritto in modo fitto, pensando che oltre ad essere logorroica di persona, lo era pure quando scriveva. Si ritrovò a sorridere per alcuni buffi errori di grammatica che aveva fatto. Giunse in fondo al biglietto, che si chiudeva con le parole “Buon Compleanno e Buon Natale”.
Ecco, ci mancava pure lei.
 
Ricacciò dentro il biglietto, spiegazzandolo tutto e si sdraiò a terra, sopra il morbido tappeto messo apposta lì, a pancia in su, con la testa quasi sotto le fronde decorate. Juliet lo faceva spesso, affermando che la faceva rilassare e le piaceva osservare da vicino le palline di Natale e le luci.
Quando la ragazza rientrò nel piccolo salotto e lo vide lì disteso, intuì che doveva esserci qualcosa che lo preoccupava, ma siccome pareva tranquillo non poteva essere nulla di grave.
Prese una scatola di biscotti, vuotò il contenuto su un piatto e raggiunse il suo migliore amico, sdraiandosi di fianco a lui.
“Biscotto?” domandò.
“Sono alla cannella?” chiese sospettoso, perché sapeva della predilezione di lei per quel gusto, che non condivideva.
“Questa volta no, puro cioccolato e cacao”
Per qualche minuto non dissero niente, masticando in silenzio i dolcetti.
 
“Mi è successa una cosa stranissima oggi ma non posso credere che sia vero.”
Juliet voltò la testa per guardare il profilo di Louis. Aveva un’espressione seria, segno che non stava scherzando.
“Dammi qualche dettaglio in più, sei troppo vago” lo incoraggiò, prendendo un altro biscotto.
Napoleon le raccontò tutto quello che era successo dal momento in cui si era fermato a donare dei soldi per quella pallina di beneficienza, fino al rientro a casa.
“Non posso credere che tutto sia successo perché ho scritto quel desiderio.”
“E’ un po’ folle da credere in effetti. Non è che hai la febbre?” scherzò lei, prendendolo in giro e appoggiando una mano sulla fronte di lui.
“Proprio tu mi stai dicendo che esagero? Non sono io quello che sta disteso alla sera sotto un albero, fissando le luci, mangiando biscotti alla cannella.”
Juliet si strinse nelle spalle. Non poteva dargli torto in effetti.
“Stavo scherzando ovviamente. Perché sei così incredulo?”
“Ti sembra normale quello che ti ho raccontato? Non può essere che basti scrivere un desiderio su un foglietto e appenderlo a un albero perché si avveri. Fosse così, tornerei subito a comprare un centinaio di palline”
Juliet sorrise, mordendosi il labbro inferiore. Non capitava spesso che Louis fosse confuso, di solito era aggressivo e si arrabbiava, stavolta invece sembrava smarrito non sapendo che pensare. In parole povere, era adorabile, ma non aveva intenzione di farglielo notare.
“Io non ho preparato niente per il tuo compleanno e non l’ho neanche nominato oggi”
“Certo, perché tu…”
Napoleon si bloccò prima di rivelare cos’aveva scoperto qualche giorno prima: ovvero che Juliet gli stava organizzando una festa di compleanno a sorpresa. Cercando un rotolo di scotch in un cassetto si era trovato tra le mani un foglio con l’elenco dei cibi da comprare e le persone invitate.
Sarebbe stato divertente farle notare che pure lei non era immune da quell’incantesimo ma sapeva che ci sarebbe rimasta male dopo tutto l’impegno che ci aveva messo perché fosse una sorpresa.
“…perché tu non conti” concluse la frase, facendo una smorfia.
“Beh, grazie – incassò lei tranquillamente, già pregustando il momento in cui gli avrebbe svelato di aver preparato una festa – potrebbe essere un’altra la spiegazione, in realtà.”
Napoleon si voltò di scatto verso di lei, fulminandola con i suoi occhi di un azzurro intenso.
“Quale?”
Juliet allungò la mano, puntando l’indice sulla fronte di Louis.
“E’ semplice. Le persone si ricordano del tuo compleanno perché ci tengono a te, non è magia. Si tratta di amicizia, di volersi bene. Mai sentiti questi termini?”
Il ragazzo rimase in silenzio, colpito da quel discorso, ignorando l’ultima provocazione.
“Ma dai. Non…”
“Aspetta – lo bloccò lei – mi stavo dimenticando una cosa che ha lasciato tuo fratello per te.  Quello  potrebbe convincerti. Etienne ha specificato che sono tutte idee di Michel, Sophie si è solo limitata a scrivere sotto dettatura, sappilo.”
Si alzò prendendo un foglio, piegato in due, che era appoggiato sul tavolo e lo porse all’amico, che si sollevò con un colpo di reni, mettendosi seduto per leggere.
 
Caro Babbo Natale,
quest’anno sono stato un bravo bambino…
 
Evidentemente era una fotocopia della letterina preparata da Michel, suo nipote, per Natale. Scorse velocemente la lista di regali che chiedeva e vide, più in basso, il proprio nome.
 
Vorrei chiederti anche un'altra cosa.
Mio zio Louis compie gli anni proprio il giorno di Natale e mi dispiace che non abbia una festa tutta per sé, perché tutti i grandi hanno dei regali da scartare, invece lui dovrebbe averne più degli altri, se li meriterebbe doppi. Puoi fare qualcosa per lui? Dovresti conoscerlo, è fortissimo e fa un sacco di gol quando gioca a calcio e mi sta insegnando tante cose.
Mi raccomando, ricordati del suo compleanno.
 
Ti aspetto!
Michel Napoleon
 

Finì di leggere e sospirò. Questa non se l’aspettava proprio. Pure Michel si era ricordato del suo compleanno e lui si sentiva orgoglioso del nipote, onorato di quelle attenzioni, del preoccuparsi per lui.
“Capisci cosa intendevo?” disse Juliet, dopo avergli lasciato qualche momento per riprendersi.
Gli appoggiò una mano sulla spalla e poi si sporse, per sussurrargli qualcosa all’orecchio.
“Sei un idiota ma, a quanto pare, incredibilmente hai un sacco di persone che ti vogliono bene, capito?”
 
Louis si scostò da lei, rimettendosi sdraiato sotto l’albero.
Probabilmente Juliet aveva ragione, gli aveva fornito una spiegazione logica eppure non si sentiva soddisfatto. Poteva accettare il fatto che le altre persone si ricordassero del suo compleanno, ma che tutti glielo rammentassero nel medesimo giorno? No, non poteva proprio essere una coincidenza. Forse c’entrava un po’ di magia. Era probabile che fosse davvero un ingenuo a crederlo, ma gli piaceva pensarla così.
Chi poteva saperlo meglio di lui, che era nato nel giorno più magico di tutto l’anno?
Tutto d’un tratto, si mise a sorridere e considerò che non gli dispiaceva più compiere gli anni a Natale: era un giorno speciale adatto a una persona speciale, come lui.
 
 
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Apriamo la rubrica “Diamo a Cesare quel che è di Cesare” ovvero i doverosi credits delle special guest stars:
 
Julia Gutenbrunner che appartiene ad Aelfgifu
Sakura Ozora che appartiene a Sakura-chan
Rei Misaki che appartiene a CapitanHyuga
Makoto Soda che appartiene al maestro Takahashi (ma a Releuse non dispiacerebbe averlo)
Yasu Wakabayashi che appartiene alla mia insostituibile socia e compagna di mille avventure Berlinene
Juliet Fukawa che appartiene alla sottoscritta
 
Un ringraziamento particolare a Berlinene che ha betato la shot a tempo di record e mi ha suggerito come sistemare alcuni passaggi, migliorandoli, quindi è un po’ anche un suo regalo (ti ho coinvolto a tradimento lol)
 
 
Auguro a tutte/tutti buone feste e, soprattutto, che la passione di leggere, scrivere, frequentare il fandom di CT e divertirsi insieme non vi abbandoni mai perché è una cosa magica *___*
 
** Buon Natale **
 
Agatha
 
  
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