Erano ormai più di cinque minuti che la sveglia continuava a suonare e io non riuscivo ancora ad alzarmi. Sentivo le ossa rotte e la testa pesante, la sera prima dovevo aver davvero esagerato con i drink ma non mi ricordavo assolutamente nulla. Mi sedetti sul letto facendo uno sforzo incredibile e dopo due minuti buoni riuscii ad alzarmi e a trascinarmi a fatica in bagno.
Mi guardai allo specchio, avevo un aspetto orribile e non ero neanche struccata. Guardai l’ora, erano già le 7.30 e ero ancora in uno stato pietoso. Entrai nella doccia accesi l’acque e per dieci minuti non feci altro che fissare il vuoto. Quando finalmente iniziai a lavarmi sentii bussare alla porta. “Ti rendi conto che sono quasi le 8 e fra 30 minuti inizia l’università?” Riconobbi subito quella voce, era Marco il mio fidanzato storico, colui che mi sopportava dalla seconda liceo, colui che sapeva gestirmi meglio di chiunque altro e conosceva tutti i miei scheletri nell’armadio e tutte le mie insicurezze e debolezze, da un po’ di tempo a questa parte avevo iniziato a non sopportare più la sua voce e trovavo ogni suo movimento e ogni sua azione stupida o insulsa, “sarà un periodo” mi ripeteva sempre la mia migliore amica, ma io sapevo che non era così.
“Mh..” fu l’unico suono che uscì dalla mia bocca in risposta al suo rimprovero. “Caterina ti prego esci da quella cazzo di doccia e andiamo, o sarò costretto a lasciarti a piedi”. Non avevo assolutamente più voglia di sentirlo parlare e lamentarsi così uscii dalla doccia mi infilai mutande e reggiseno e un vestito che era lì per terra chissà da quanto e senza neanche truccarmi uscii. “Contento?” “Sì moltissimo ora andiamo!” Cercò di baciarmi ma io agilissima mi divincolai e scesi giù dalle scale per poi salire sulla sua macchina.
“Stamattina sei più simpatica del solito, com’è andata la festa di Virginia ieri sera? Qualche novità?”
“Nulla, ci siamo divertite ma non abbiamo fatto niente in particolare. Abbiamo solo ballato e cantato” tralasciai la parte in cui avevo incontrato un mio vecchio amico perché la ritenevo inutile e soprattutto perché non ricordavo molto di quell’incontro.
Passammo tutto il viaggio in silenzio, ognuno assorto nei proprio pensieri.
“Ehi siamo arrivati scendi.” La sua voce mi riporto alla realtà, avevo passato tutto il tragitto in macchina a pensare a cosa diavolo potevo aver fatto ieri sera, ma sfortunatamente non mi ero ricordata assolutamente nulla.
“Senti Kate se continui ad andare così lenta mi farai arrivare tardi a lezione, tieni le chiavi e riportamele durante la pausa” Marco mi lanciò le chiavi e io ancora assonnata non le presi al volo. Fortunatamente non se ne accorse e andò verso la sua classe. Tirai fuori dalla macchina tutti i miei libri e le tavole da disegno, poi guardai le chiavi, erano lì, vicine ai miei piedi ma io avevo troppe cose in mano per riuscire a prenderle. Maledissi Marco per non avermi aspettata e inizia a piegarmi sulle ginocchia per fare in modo di prendere quelle stupide chiavi. Qualcuno però fu più veloce di me.
“Ciao bellissima, ripresa da ieri sera? Ti vedo stanca” riconobbi quelle voce roca immediatamente. Harry. Qualcosa nel mio cervello iniziò a lavorare e ebbi un flash della sera precedente. Alzai la testa e lui era davanti a me con i suoi capelli ricci e le sue fossette. Ciò che avevo fatto ieri sera era molto più chiaro ora.