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Autore: St. Jimmy    23/12/2013    0 recensioni
2005. Gli attacchi dei Rivoluzionari hanno abbattuto il Governo Americano, facendo piombare gli Stati Uniti nel caos dell'Anarchia più totale, dando origine ad una nuova era in cui la parola buonsenso è considerata bestemmia: l'era della Distopia. L'unica legge ancora in vigore è la Legge del Vespro. 'Al suono dell'allarme che segnala l'incombere del tramonto, ogni cittadino ha il diritto e dovere di far ritorno alla propria abitazione'.
Solo un uomo ha lasciato casa stasera. Tutto ciò che rimane da fare è pregare per lui.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billie J. Armstrong, Jakob Danger Armstrong, St. Jimmy
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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A/N: Buon Natale, bambini! Babbo Natale non esiste! (E qui nemmeno Dio)
Un grazie speciale a Goethe e The Last of Us.



Distopia

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2005. Gli attacchi dei Rivoluzionari hanno abbattuto il Governo Americano, facendo piombare gli Stati Uniti nel caos dell'Anarchia più totale, dando origine ad una nuova era in cui la legge è solo un concetto astratto ormai dimenticato, e le azioni umane non rispondono più ai freni del buonsenso: questo è l'occhio del ciclone; questo è l'occhio della Distopia. L'assenza di regole regna sovrana, se non per una sola norma ancora vigente, entrata a far parte del collettivo al tramonto del primo giorno di Disordine: la Legge del Vespro. Unico articolo, unico comma: 'Al suono dell'allarme che segnala l'incombere del tramonto, ogni cittadino ha il diritto e dovere di far ritorno alla propria abitazione'.
Non esiste alcuna pena per coloro i quali disubbidiscono alla Legge, tuttavia è raro vedere un civile camminare per strada dopo il Vespro, perché è allora che i Seguaci della Rivoluzione e gli assetati di vendetta danno sfogo alla rabbia, fucili alla mano e sangue nello sguardo. L'Anarchia è libertà di uccidere.
Solo un uomo, né Seguace, né Vendicatore, ha lasciato casa stasera; Se guardate attentamente lo potrete veder correre agile tra le macerie da dietro le fessure lasciate dalle assi di legno con cui avete barricato le vostre finestre.

Se guardate attentamente, potrebbe saltarvi all'occhio una forma scura, indistinta quanto quella delle nuvole nel cielo, aggrappata al suo collo, una macchia color della pece grande appena la metà di lui; Se guardate attentamente, potrete notare come l'uomo la stia abbracciando, quella macchia, stringendo, proteggendo dagli spari che di certo state udendo; Se guardate attentamente, potrete capire come quella macchia non sia solo una macchia, ma come quella macchia sia un bambino; E se guardate attentamente, potrete anche capire come quell'uomo non sia solo un uomo, ma come quell'uomo sia un padre. E allora distoglierete lo sguardo, e vi farete il segno della croce, perché avrete capito la ragione dietro l'apparente follia suicida di quel padre. E pregherete per lui.

Un altro proiettile fende l'aria, stavolta a pochi centimetri dal suo orecchio. Tenta di accelerare, ma il peso del figlio, seppur minimo, glielo impedisce, minacciando di sbilanciarlo. Le braccia sfinite del bambino gli circondano il collo, le gambe la vita, ed il padre lo tiene stretto a sé, perché il piccolo è troppo debole per reggersi con le proprie forze.

Vetro infranto, il suono assordante che proviene da destra, seguito da urla e colpi di pistola. Una scheggia si conficca poco sopra il gomito del padre, che per un attimo allenta la presa sul figlio, ma prontamente la recupera, compensando con il braccio sinistro.

“Jake,” ansima rivolto al bambino, “Ti ho preso, ti ho preso.”

Il piccolo tossisce.

“Papà, quanto manca?”

L'uomo si guarda attorno per qualche istante, il tempo necessario per capire che si trovano sulla 53esima, e che quelli che sta accuratamente evitando sull'asfalto sono i resti del vecchio negozio di giocattoli di Donnie Wiley, da cui aveva comprato l'ultimo regalo di compleanno per Jakob.

“Poco, manca poco, Jakey,” sussurra. “Stai con me.”

Il bambino irrigidisce per un attimo braccia e gambe attorno al collo e alla vita del padre, solo per poi ritornare alla sua posizione di completo abbandono. Il suo gesto non passa inosservato mentre l'uomo rallenta per imboccare la prima viuzza sulla sinistra.

“Jakey, cosa c'è? Parlami,” lo incoraggia, dolce.

Il piccolo chiude gli occhi, nella speranza che la figura se ne vada, ma con suo disappunto la trova ancora lì, nel buio, a fissarlo.

“Mi vorresti ancora bene se andassi via con l'Uomo Nero?” domanda.

Un brivido freddo percorre la schiena del padre, che copre le delicate orecchie del figlio in tempo per proteggerlo dal rumore infernale dello sparo successivo.

“Ti vorrei bene anche se tu fossi l'Uomo Nero,” risponde.

Jakob pare ponderare per qualche attimo, forse esitare, e riapre gli occhi, mentre la figura lo saluta dall'angolo della strada, sorridendo.

Avanti Jakob,” lo incita allegro, Vieni con me. Ti curerò, ti nutrirò. So che non mangi da giorni. Il tuo papà non riesce a portare il pane a casa, eh? Oh, ma io sì, io sì, vedrai.

Il bambino parla di nuovo.

“No papà, io non posso essere l'Uomo Nero: lui si chiama Jimmy, io mi chiamo Jakob. Ma mi sta dicendo di andare con lui.”

Un altro brivido gelido, stavolta più intenso, corre lungo il corpo del padre, ora realmente allarmato. Deglutisce.

“Jake, è solo l'effetto della febbre; Sai bene che l'Uomo Nero non esiste.”

Bugia, bugiardo!” canticchia baldanzosa la figura nascosta all'ombra delle case, “Le bugie hanno le gambe corte, sai Billie Joe?

Jakob d'istinto vorrebbe ridere, ma tutto ciò che riesce a tirar fuori è un attacco di tosse.

“Jake, hey, va tutto bene,” lo rassicura il padre, battendogli lievemente una mano sulla schiena, il braccio dolente per via della scheggia di vetro ancora piantata nella carne. Svolta nuovamente a sinistra, scavalcando agilmente il cadavere di un Seguace riverso a terra, il volto irriconoscibile sotto la maschera di sangue ancora fresco. “Stai con me.”

“Ma l'Uomo Nero mi sta chiamando...” sospira il bambino, rilassandosi poi in braccio al padre, la guancia appoggiata sulla sua spalla.

“È solo un'allucinazione, Jakey,” lo riprende lui affettuoso. Questa volta il piccolo non tenta di ribattere, dormiente tra le sue braccia protettrici.

Quando i due giungono finalmente all'Ospedale, il pediatra di turno, un uomo dai capelli bianchi attorno alla settantina, pone una domanda al padre, sfinito ma ben vigile quando si tratta del bene del suo bambino.

“Signore, io sono un semplice medico,” asserisce umile, “Cosa le fa pensare che possa curare un paziente morto?”

   
 
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