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Autore: CathLan    23/12/2013    1 recensioni
Zayn e Harry si sono conosciuti su facebook.
Dopo tre anni possono finalmente incontrarsi.
{Ti sei immaginato un’infinità di volte questa scena e mai, in nessuna occasione, è stata così viva e bruciante come lo è adesso, mentre le sue dita scorrono sulla tua cute come acqua gelida.
Dentro di te sei sicuro che ti saresti innamorato di lui in qualunque caso. Probabilmente gran parte del tuo cuore apparteneva a lui ancora prima che il desiderio di vederlo e sfiorarlo divenisse soffocante. L’unico modo per sopravvivere, aggiungerebbero alcuni.}
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Walking fast

'cause you know I'd walk a thousand miles
if I could just see you.


Lo guardi.
E’ la prima volta in tre anni che potete parlarvi respirando la stessa aria, eppure non sembra essere cambiato niente. Puoi leggerlo proprio come facevi attraverso il computer, sulla chat di facebook.
Il punto è che siete sempre voi due. Lui è Zayn Malik e tu sei Harry Styles, i due ragazzi che si sono innamorati su una piattaforma sociale e che sanno tutto l’uno dell’altro.
Ed è tutto così perfetto che non sai neanche cosa dire. Speri che ti legga in faccia tutto ciò che ti si è incartato sulla lingua, perché al momento non hai voce. Non sapresti nemmeno come cominciare.
Zayn ricambia il tuo cipiglio con altrettanta convinzione, imperturbabile. Le sue iridi scure sono luminose e ti sfogliano come un libro segreto di cui possiede la chiave. Sbatte le ciglia lunghe una volta e poi un’altra. Dopodiché distende la bocca e la lingua gli finisce tra i denti bianchi. E’ adorabile, vorresti mangiargli le labbra e poi leccargli via quello stupido sorriso che hai sognato per notti intere. 
Ti senti stupido. 
«Sono contento» dici, senza fiato. Ti senti come sfinito, ogni parola ti graffia la gola e esce più roca del previsto.
Le sue iridi si dilatano, le sue spalle si irrigidiscono.
Un fruscio debole segue il movimento morbido del suo braccio. Lo stacca dal suo fianco asciutto e te lo avvicina, la sua mano si ferma a coppa sulla tua guancia e tutto esplode. Lo stomaco si accartoccia come carta bruciata e il cuore si frantuma nella cassa toracica.
Ti sei immaginato un’infinità di volte questa scena e mai, in nessuna occasione, è stata così viva e bruciante come lo è adesso, mentre le sue dita scorrono sulla tua cute come acqua gelida.
Dentro di te sei sicuro che ti saresti innamorato di lui in qualunque caso. Probabilmente gran parte del tuo cuore apparteneva a lui ancora prima che il desiderio di vederlo e sfiorarlo divenisse soffocante. L’unico modo per sopravvivere, aggiungerebbero alcuni.
Jonathan Safran Foer, per essere poetici, direbbe: “Per me è sempre stato così importante toccarlo. Una cosa per cui sono vissuto. E non ho mai saputo spiegarla. Toccatine da niente. Le mie dita contro la sua spalla. I lati delle nostre cosce che si sfioravano mentre ci stringevamo in autobus. Non sapevo spiegarlo, ma ne avevo bisogno. A volte immaginavo di cucire insieme tutte le nostre piccole toccate. Quante centinaia di migliaia di dita che si sfiorano servono per fare l’amore?”
A volte te lo sei chiesto e non hai saputo darti risposta. Credevi che per fare in modo che le vostre toccatine divenissero amore ce ne sarebbero volute milioni, forse miliardi, perché siete sempre stati troppo lontani e per vedervi dovete affrontare viaggi troppo lunghi, eppure con una sola carezza, con un solo punto di contatto tu stai impazzendo d’amore per lui. E non ha senso, e va bene anche così.
«Cazzo» la sua voce è come uno spiraglio di vento che entra da una finestra chiusa male. La sua mano resta immobile, come il suo corpo, tuttavia tentenni. 
«Non me lo immaginavo così» dici, per dare aria alla bocca. Sorridi mellifluo e fai per fare un passo indietro, ma il suo palmo si incolla completamente alla tua gota e i suoi polpastrelli prendono forma sulla tua carne in una richiesta tacita che non riesci ad ignorare.
«Mi chiedo come potrò andarmene stasera e lasciarti qui, Harry» dice, il tuo nome masticato dalle sue labbra è un dolore piacevole. «Harry» ripete, come un disco di vinile scheggiato.
Tu chiudi gli occhi e cerchi di non pensare al suo corpo così dannatamente vicino al tuo. Trattieni il respiro e spingi il suo profumo lontano, mentre aggiri la sensazione di calore che ti pervade il volto.
Siete davanti a tutti, in mezzo ad una piazza e non potete, davvero, eppure lo state facendo.
E non vi importa.  
«Allora non te ne andare» nascondi la sorpresa di aver detto una simile idiozia con una risatina nervosa.
Il suo petto si appoggia al tuo e i vostri battiti cardiaci prendono a rincorrersi. Sei confuso, hai paura. Perché quando una cosa ti rende così immensamente felice poi accade sempre qualcosa che ti fa pentire di averci creduto. Di esserti illuso, ancora.
Le gambe si fanno molli e siccome non sai a cosa aggrapparti per restare in piedi gli afferri una spalla. Il suo tronco è più piccolo del tuo ed il contatto tra le vostre epidermidi ti fa trasalire.
Zayn è così bollente che qualcosa dentro si scoglie e prende a scorrerti ovunque, come una tossina velenosa.
«Posso baciarti?» ti chiede, innocente e malizioso. Come può? Non lo sai. 
Il suo respiro profumato ti scivola sul mento e scaltro ti si infila in gola, investendoti. Ti senti rintontito, stringi la presa sul suo avambraccio tatuato e automaticamente lui fa scivolare l’altra mano dietro la tua schiena, così vicina alle fossette di Venere che perdi un battito.
«Harry?» ti chiama.
«Mh?»
«Guardami».
Lasci scorrere le palpebre verso il cielo plumbeo e in quel momento, guardandolo bene attraverso le ciglia chiare, capisci che potresti passare anni a scavare nelle sue iridi, senza trovarci mai il fondo. Zayn è come infinito. 
«Posso baciarti ora?» sussurra, più convinto. Le dita posate sul tuo volto scivolano verso il collo e poi dietro, sulla nuca. Disegnano ghirigori indefiniti sull’attaccatura dei capelli ricci, offuscando la tua razionalità.
«Sì» rispondi, quasi con tono rabbioso.
I suoi polpastrelli si spostano verso la tua colonna vertebrale, la percorrono tutta e si ricongiungono all’altra mano, quella ancora ferma sul tuo fondoschiena. Ti sta abbracciando, il concretizzarsi di questo sogno che si è delineato dietro le palpebre per intere notti ti elettrizza a tal punto che ti viene da sorridere.
Quando il suo viso spezza ogni distanza e la sua bocca sfacciatamente si modella sulla tua non ne rimani sorpreso. Nei tuoi pensieri era una situazione talmente ricorrente che ti sembra di non aver fatto altro per tutta la vita. Vi incontrate con naturalezza, senza impacci e disguidi. Le vostre labbra si sfiorano e poi si travolgono, mentre denti, lingue e salive lottano ambendo ad una vittoria che non arriverà. Il cuore ti slitta in gola e i polmoni si accartocciano come un origami, mentre il suo corpo stende tutti i tuoi sensi in un sol colpo.
A parte le vostre bocche, il resto dei vostri corpi non si muove. E’ come se entrambi foste a conoscenza di esservi spinti già fin troppo in là semplicemente con questo bacio, per poter permettervi di lasciarvi scombussolare ulteriormente dalla passione.
Questo è il vostro primo appuntamento e correre non era nei piani. State volando. 
Quando vi staccate, entrambi consci di non poter più tornare indietro, vi fissate a lungo, cercando di comprendere come reagirà l’altro a quel diabolico passo avanti.
«Tu mi piaci» è Zayn a spezzare il silenzio, riempiendoti le orecchie con la sua voce bassa. «Non me ne voglio andare, cazzo».
Sorridi. «Abbiamo ancora cinque ore da passare insieme, andiamo da Starbucks» dici, infilando una mano nella tasca dei jeans.
Una ruga d’espressione gli deforma la fronte bassa, coperta dal ciuffo di capelli neri. Allarga le narici e sospira forte, a pieni polmoni. Il petto minuto si gonfia e si scontra contro il tuo, facendoti venire voglia di sfiorarlo con le dita, o il naso, o le labbra. Con qualsiasi cosa.
Siete in un pubblico, ti ripeti.
«Andiamo da Starbucks, camminiamo un po'» riprovi.
Zayn sbuffa, ma alla fine si arrende. Ti afferra la mano libera e ti precede, facendo strada.
«Ho un’amica che lavora lì, si chiama Eleanor» aggiungi, tanto perché non ti va di camminare in silenzio. «E’ lesbica».
Il passo di Zayn rallenta fino a fermarsi del tutto dopo qualche secondo. Le sue gambe lo voltano verso di te, sta sorridendo con un sopracciglio alzato. «Mi presenti già i tuoi amici? E quando tua madre?»
Ridi, ad alta voce, buttando indietro la testa riccioluta. Neanche ti accorgi di averlo preso e abbracciato, di stare inspirando il suo profumo e avergli appena detto che lo ami, perché ogni cosa con lui è assurda e semplice allo stesso tempo. E va davvero bene così.
Perché non c’è niente di strano in ciò che siete, o in ciò che condividete. Anche se abitate a chilometri di distanza e vi siete conosciuti su facebook per caso, tutto questo non ha rilievo.
Non importa come o perché, ma solo quanto. E tu, Zayn, lo ami proprio tanto.



Note autore: Buona sera popolo di EFP lol 
Pubblico questa storia ora, dopo averla scritta in tipo mezz'ora, perché Rebecca mi ha obbligata gentilmente chiesto di mantenere la promessa che le avevo fatto; ovvero di dedicarle una Zarry per (o entro, è uguale) Natale. 
Dunque, mia cara dolce Bex, ecco a te la fan fiction che volevi. Spero non ti deluda, ti voglio un mondo di bene e buh- amami.
Ah, ricordati il resto del patto ;)
Tanti auguri a tutti! BUON NATALE OH OH OH! 
  CathLan

 
  
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