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Autore: Invader_from_Hell    15/11/2004    6 recensioni
Primo "racconto" della serie "Lungo,lungo inverno", ufficialmente inaugurata ^_^ con questi racconti tenterò di fare ciò che ho fatto con successo in passato: partire dalla mia esperienza di vita per creare un universo di sensi e visioni. E per un messaggio di grande speranza. E gratitudine.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Further than Near

Further than Near

 

-Respiro veloce-

Vento lontano da Est. Veloce come cento treni in corsa fuori binario, vuole i miei capelli. Li avrà tra petali di acqua e ghiaccio festoso.

 

-          Fisso il soffitto –

E sono aghi di festa che possiedono il corpo e la mente. Segui il vento, segui i capelli, non lasciare che la mano si provi a ricomporli. Vanno dove vuoi andare. È il vento che, veloce come cento locomotive, trova la strada più breve. Tra mille monti in tiepida festa.

 

- Mi scopro sempre più spesso intento a fissare il soffitto, immerso in quella che ad un occhio fantasioso potrebbe apparire una calda schiuma di tiepidi pensieri-

Soffitto scalfito da aghi e vento. Te lo dico così, con parole di fortuna; e sei tu che fisso al soffitto. Ridi, puoi ridere, perché non sarai più solo. Non saremo più soli. Per primo il respiro meno rado, poi uno sguardo ancorato alla festa dei tuoi anni.

 

-          E non hai idea di cosa possa essere?- mi chiedi, la tua indagine è gentile e timorosa.

-          Lo sai che ti amo?-  chiedo in risposta, come per fossilizzare sotto strati di calorosa argilla le tue preoccupazioni. Sei lievemente percorso da un caldo sussulto.

-          Lo so..- rispondi, e sorridi. Il vento disegna sfoghi sulla tua pelle. Ti avventi su quel calore che mi parla.

-          … ma vuoi sapere cosa sia, e hai perfettamente ragione- è adesso che il sole tramonta in una stanza, attraverso gli scuri scalfiti da raggi di vento. Forte da est, come cento cavalli senza sella e fantino.

-          E me lo puoi dire?- tre volte azzurro e caldo. Sei questo mentre chiedi un nuovo mio flusso di parole.

 

- Prima arriva il respiro veloce-

Faticoso.

- Poi mi scopro a fissare il soffitto-

Ardito.

- Amore, c’è che siamo io e te, e che la festa può iniziare-

Nuovo.

Definito.

 

Era un coniglio in gabbia, prima di volare alto in cielo.

Non credo di averti mai raccontato di quando l’ho sentito teneramente grattare le sbarre della gabbietta metallica. Era candido, piccolo e sano. Non dissimile in questo alla creatura che adesso vola e ci porta in groppa lontani, saldi.

Salvi.

Non so dove fosse stato comprato. Chi sia stato a nasconderlo sotto il mio letto, proprio non riesco ad immaginarlo. Forse sei stato tu a regalarmelo, forse sono stato io. Forse sono state loro. Forse sono stati loro.

Credo che siamo stati noi.  Era piccolo e scalpitava, mangiava buffe palline senza tregua. Un giorno in cielo splendeva un sole tanto dolce e pieno da ricordare il calore di un bacio posato sulla pelle appena lavata e profumata di miele e cannella. Il prato, riscaldato, è lucido e asciutto. Vento ghiaccio da est. Pioggia al centro. Città gremita, siamo molti, pieni, c’è un tavolo lungo e squadrato. C’è calore in tutto ciò che diciamo, facciamo, beviamo. E allora io lascio aperta la gabbia. Un bianco fulgore attraversa la sala. Accarezza i nostri caldi capelli, ci asciuga occhi e menti. Ci bacia, e due ali ornano il buffo batuffolo candido. Vola, e in men che non si dica siamo suoi passeggeri.

 

-          non lo sapevo, ma avrei dovuto intuirlo- dici, e il bastone di gomma ti colpisce due volte. Incolume digrigni i denti e aggrotti la fronte. Non dire sciocchezze.

-          Non dire sciocchezze, non sono cose che si possono capire.. così!- dico, senza tregue e timore al bianco calore che ci unisce a un futuro che può essere nuovamente splendente.

-          Così come?- mi dici, sfidi il coniglio alato.

-          Così.. cioè.. su due piedi! Non si capisce quando per un’altra persona è in atto la corsa del coniglio-

Dico, e verosimilmente.

-          ma io ti amo, e dovrei capirlo…- dici, caldo batuffolo azzurro e biondo.

-          Ti amo, goditi il panorama – dico, sovrastando col cuore la grande valle innevata che si apre ai nostri piedi.

 

Uno, due, quattro, cinque conigli. Corrono, volano, giocano.

 

Sarà un lungo, lungo inverno.

Insolitamente caloroso.

 

TBC…

 

 

  
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