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Autore: xyoumakemesing    24/12/2013    13 recensioni
Louis è un padre single e il Direttore Responsabile di GQ Magazine, con troppo poco tempo a disposizione; Harry è l'eccentrico e giovanissimo ragazzo delle pulizie che indossa sempre coroncine di fiori sui capelli; Zayn e Niall escono insieme ma non fanno sesso; e Julie vuole solo che il suo papà mantenga le sue promesse.
Harry/Louis, Zayn/Niall | SingleFather!Louis | Flowercrown!Harry
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I

 

La porta dell'ufficio di Louis Tomlinson, Direttore Responsabile dell'edizione inglese di GQ Magazine, al quinto piano dell'edificio Vogue House ad Hover Square, viene spalancata rumorosamente – senza nemmeno bussare - ogni giorno alla stessa ora dalle manine paffute di Julie Tomlinson che entra trotterellando affiancata da Zayn Malik – suo padrino, suo compagno di giochi, baby-sitter e migliore amico di suo padre.
“Ciao, tesoro” La accoglie Louis, sollevando brevemente gli occhi dallo schermo del suo portatile. Julie scivola via dalla mano di Zayn per poi correre verso suo padre, le codine bionde che svolazzano da una parte all'altra e lo zainetto di Iron Man (“Perché le principesse sono stupide, io voglio essere un supereroe papà!”) che ballonzola sonoramente dietro la sua schiena. Louis si costringe a staccarsi almeno per un secondo, giusto il tempo di un bacio, dal suo iMac nuovo di zecca. “Com'è andata la scuola?” domanda.
Julie schiocca un umido bacio sulla sua guancia sbarbata e si apre in un sorriso enorme, mostrando lo spazio vuoto dove fino a qualche settimana prima erano incastonati i suoi piccoli incisivi. “Una figata!” risponde con slancio. Louis rotea gli occhi e lancia un'occhiata accusatoria a Zayn che soffoca una piccola risatina contro il palmo della sua mano. “La maestra ha detto che faremo una recita natalizia. Tu verrai a vedermi, papà?”
Louis sospira. Gli occhi di Julie, azzurri come i suoi, sono difficili da sostenere quando assume quell'espressione implorante da cagnolino abbandonato sul ciglio della strada, quindi “Sì, certo. Non me la perderei per nulla al mondo” risponde, dandole un buffetto sulla guancia. Zayn, poco più in là, si schiarisce la gola.
Julie sembra soddisfatta dalla risposta ottenuta, si allontana verso il divanetto di pelle nera che Louis ha posizionato in un angolo e inizia a sfilarsi via il cappottino rosa, tirando poi fuori dallo zaino un album da disegno e delle matite colorate.
Quando Louis rivolge lo sguardo al suo migliore amico “Che c'è?” borbotta sulla difensiva, tornando a picchiettare i polpastrelli sulla tastiera. Zayn fa una smorfia.
“Le avevi promesso che saresti andato anche alla recita della scorsa Primavera e invece sei rimasto qui a lavorare fino a tarda notte. Non continuare a fare promesse che non puoi mantenere, Lou.”
Louis serra la mascella e stringe le labbra in una linea dura, annoiato. “Sai che sono molto impegnato,” inizia immediatamente, aggrottando la fronte in direzione dello schermo. Zayn, comunque, non gli lascia il tempo di continuare la frase perché esala un mmh dal tono vagamente sarcastico.
“Perché non ti prendi una vacanza? Tua figlia ha bisogno di te. Non posso essere sempre io quello che va alle sue recite o che va a prenderla all'asilo o che la porta al luna park –”
“Mi sono preso una vacanza due settimane fa.” Louis taglia corto, riservando un sorriso a Julie quando la bambina alza lo sguardo dal suo disegno. Lei ricambia allegramente, tornando poi a impiastricciare di rosso il foglio.
“Mezza giornata non è una vacanza. Mezza giornata che, per inciso, hai passato più al telefono che con tua figlia.” Zayn incrocia le braccia al petto, l'aria di chi sa di aver assolutamente ragione stampata sul viso. Louis grugnisce.
“Ricorda che è grazie a questo lavoro se posso pagarle il corso di equitazione e il corso di piano e tutti quei giocattoli e –”
Louis” Zayn si passa una mano sul viso, esasperato, mentre l'altra giocherella nervosamente con l'accendino che tiene dentro la tasca della giacca di pelle. “Julie non ha bisogno dell'equitazione né del corso di piano, ha solo bisogno che suo padre passi un po' di tempo con lei!”
Con uno sbuffo seccato, Louis si alza dalla sedia girevole, “Ho un sacco di cose da fare, servizi fotografici da organizzare, meetings a cui partecipare, le riunioni con gli sponsor...” borbotta distrattamente, sistemando, con dita frenetiche, all'interno di una cartelletta grigia la moltitudine di documenti che giacciono sopra la sua scrivania. “Non posso permettermi una vacanza, Zayn. Piuttosto, oggi dovrò rimanere qui fino a tardi, potresti –”
“Non se ne parla nemmeno” replica piccato Zayn, interrompendolo. Si avvicina di qualche passo alla scrivania dove Louis, bloccatosi con la cartelletta a mezz'aria, lo fissa con aria confusa. “Ho un appuntamento” spiega velocemente, anticipando qualsiasi sua domanda.
Louis sbatte le palpebre un paio di volte, ancora piuttosto perplesso; poi, però, rivolge un sorriso tutto zucchero al suo migliore amico che, per tutta risposta, rotea gli occhi e fa segno di no con il capo.
Non ci provare. Non rimanderò il mio appuntamento” dichiara categorico passandosi una mano tra i capelli, cercando però di non rovinare il ciuffo ingellato ad arte. Louis emette un lamento sconsolato. “Mi dispiace, ma ho promesso a Niall che saremmo—”
“Ancora Niall?” domanda stupito Louis, abbandonando la cartelletta sulla scrivania. Afferra la giacca scura gessata, di marca italiana, che aveva precedentemente appeso allo schienale della sedia, e la indossa. “E’ il—” Louis socchiude appena gli occhi, prendendosi qualche secondo per riflettere, e poi “è il sesto appuntamento questo mese. C’è qualcosa che vorresti dirmi, Zaynie baby?” chiede, muovendo le sopracciglia con fare suggestivo e sorridendogli sornione mentre con le dita sistema il nodo alla cravatta, lisciando le pieghe della camicia bianca.
Le guance di Zayn si colorano di un rosa acceso, borbotta qualcosa sottovoce e poi “Chiama una baby-sitter che badi a Julie stasera invece di ficcare il naso nei miei affari gli ricorda seccato. Louis scoppia a ridere.
“E' solo che non mi abituerò mai all'idea che tu e il mio segretario facciate –” si interrompe, lancia uno sguardo veloce a Julie, ancora impegnata a colorare, per assicurarsi che non stia ascoltando e, poi, abbassando il tono di voce, “ -- sesso” continua divertito, afferrando la valigetta di pelle da sotto la scrivania con una mano e la cartelletta grigia con l'altra.
Zayn si gratta con un dito la mascella ispida di barba, abbassa la testa per sfuggire agli occhi maliziosi di Louis e “Non facciamo sesso” farfuglia, imbarazzato. Si schiarisce la gola rumorosamente, infila le mani dentro le tasche posteriori degli skinny jeans e scuote leggermente la testa ridacchiando nervosamente quando “No?” Louis domanda attonito, aggrottando la fronte.
“Non – mh, non ne ho idea. All'inizio pensavo che fosse presto e, va bene, non gli ho messo fretta; ma lo porto fuori a cena da settimane e continuiamo a sentirci per telefono e quando ci vediamo non mi dà nemmeno il permesso di toccarlo da sotto la maglietta e – ” Zayn sbuffa frustrato, prendendosi la testa tra le mani, “ – e io ho le palle blu ormai.”
Hey, modera i termini” Louis si affretta a rimbeccarlo, indicando Julie con un cenno della mano – ancora, che il cielo la benedica, ignara della loro conversazione. “Comunque. Forse non è ancora pronto.”
“O forse non gli piaccio così tanto” è quello che dice Zayn, stringendosi nelle spalle.
Louis rotea gli occhi, “Zayn, esiste qualcuno su questo pianeta a cui tu non piaci?” ribatte ironico. Zayn ricorda vagamente un dio greco scolpito nel marmo, nessuno sano di mente lo rifiuterebbe. Mai.
“E se avessi troppi tatuaggi?” chiede poi con una punta di panico nella voce, “E se i miei capelli sono troppo neri? E se è colpa della mia religione? E se odia i fumatori? E se— ”
“E se chiudessi quella bocca?” Louis rotea di nuovo gli occhi, storcendo la bocca in una smorfia. Poco dopo, preme il pulsantino nero del telefono e si porta la cornetta all'orecchio, attende pazientemente qualche secondo finché “Niall. Passa dal mio ufficio, devi consegnare alcuni documenti a Liam” dichiara, con il suo tono di voce professionale e appena un po' burbero da sonoioilcapoquidentro. “E non sparire di nuovo, questa è la seconda volta che ti chiamo.”
“Sta venendo qui?” Domanda eccitato Zayn, gli occhi scuri che s'illuminano, mentre Louis mette giù il telefono e annuisce. “Accidenti, accidenti, accidenti – ” borbotta tra sé, chiudendo entrambi le mani a coppa davanti alla bocca per poi alitare contro i palmi. Annusa un paio di volte, giusto per controllare che la sua bocca non puzzi troppo, ignorando l'occhiata perplessa di Louis, e poi sussulta quando sente un lieve toc-toc provenire dalla porta.
“Avanti!” esclama Louis a voce alta, avvicinandosi a Julie ed esortandola ad indossare il cappottino e a rimettere tutto in ordine. “Andiamo a prendere qualcosa da mangiare, tesoro” le dice, piantandole un bacio tra i capelli, quando lei corruga le sopracciglia chiare, scocciata dell'interruzione.
Dalla porta semi-aperta fa capolino la testa bionda di Niall, due occhiali dalla montatura nera a coprirgli gli occhi azzurri e qualche piccolo neo sparso qua e là sulle guance – che diventano subito rosse quando si accorge della presenza di Zayn.
“Oh, ciao” dice flebilmente, curvando gli angoli della bocca all'insù. Supera la soglia della stanza e si chiude la porta alle spalle. “Non ti ho visto passare prima.”
Zayn si passa una mano sulla nuca, ridacchiando. Come una scolaretta, Louis pensa, roteando gli occhi. “La tua scrivania era vuota,” è quello che risponde, alzando le spalle con aria vaga. “Sono venuto ad accompagnare Julie.” Zayn la indica con un cenno della mano e Niall sposta brevemente gli occhi sulla bambina per poi riportarli, un nanosecondo dopo, sul moro. Si guardano in silenzio per un po', ridacchiando sommessamente e arrossendo come due undicenni e sprizzando farfalle e cuoricini da ogni poro, finché Louis – profondamente disgustato – si schiarisce rumorosamente la gola e interrompe il loro piccolo idilio.
“Niall, sei venuto qui per prendere questi documenti e portarli a Mr. Payne. Flirtare con il mio migliore amico non è previsto nel tuo contratto” gli ricorda, sventolando in aria la cartelletta. Niall diventa tutto rosso, fino alle punte dei capelli, e si affretta a prendere i documenti per poi precipitarsi fuori dalla stanza con un imbarazzato “Mi scusi, vado subito” appena sussurrato.
Zayn allarga le braccia, indispettito. “Questo è abuso di potere!” lo accusa, gonfiando le guance. Louis, per tutta risposta, lo ignora, aiutando invece sua figlia a sistemarsi lo zaino di Iron Man sulle spalle.

 

 

Essere un padre single e in carriera è decisamente la cosa più difficile che Louis abbia mai fatto in vita sua. Soprattutto quando Louis deve lavorare fino a tarda sera e Zayn è all'ennesimo appuntamento con il suo segretario ed è troppo tardi per chiamare una baby-sitter e sua madre vive a Doncaster e nessuno, proprio nessuno, è disposto a badare a Julie.
Louis soffoca uno sbadiglio, passandosi una mano sul viso stanco, illuminato soltanto dalla luce bluastra dello schermo del computer; lancia un'occhiata a Julie, raggomitolata sul divano di pelle del suo ufficio, coperta dalla sua giacca, placidamente addormentata. Afferra il bicchierone di caffè – ormai freddo – che Niall si è premurato di lasciargli prima di andare via, circa quattro ore prima, e se lo porta alle labbra.
Louis sa di non essere un padre perfetto. Ha avuto Julie a ventun'anni, dalla sua fidanzata di allora, Eleanor, proprio quando aveva iniziato a lavorare nella redazione di GQ Magazine. Era stato un incidente, per niente programmato – Eleanor non era nemmeno la ragazza con cui avrebbe voluto avere una famiglia, a dirla tutta – ma Louis, come dice sua madre, si è comportato da uomo prendendosi immediatamente le proprie responsabilità mentre lei... be', lei no.
Non sono pronta ad iniziare una nuova vita con te, è questo quello che gli aveva detto, o a diventare madre. Quindi ha partorito Julie, rinunciato alla sua potestà genitoriale e si è trasferita a New York per fare la modella. Louis non l'ha più sentita da allora, circa cinque anni prima.
Una voce (“Oh, Signor Tomlinson! Non pensavo ci fosse ancora qualcuno qui!”) e l'accensione di tutte le luci della stanza strappano bruscamente Louis dai suoi pensieri, facendolo tornare alla realtà. Sbatte le palpebre un paio di volte, focalizzando gli occhi sulla figura ferma davanti alla porta. Harry.
“Nessun problema, Harry,” dice, sventolando la mano in aria e sorridendo appena al ragazzo. Adocchia l'eccentrica coroncina di fiori colorati che ha sui capelli ondulati, che si arricciano sulle punte, e i suoi soliti jeans perennemente strappati. I Giovani d'oggi, pensa sempre, quando lo incrocia in corridoio.
Harry ricambia il sorriso, mostrandogli le fossette, ed entra dentro la stanza trascinandosi dietro il suo carrello delle pulizie. “E' stata una buona giornata?” gli chiede educato, per fare conversazione.
Louis sospira, si massaggia le tempie con gli indici e “Sarebbe potuta andare meglio. Il servizio sulla nuova collezione di Dolce&Gabbana è stato rimandato e non siamo riusciti a rintracciare l'agente di Liam Hemsworth. E non sono riuscito a trovare una baby-sitter per mia figlia” borbotta, quasi a fatica.
Harry esala qualche mmh d'assenso mentre spazza il pavimento, facendogli capire che sta ascoltando. Rivolge un sorriso intenerito a Julie, ancora nel mondo dei sogni, prima di sollevare il suo zainetto dal pavimento e appenderlo all'attaccapanni. “E il servizio su David Beckham?” domanda interessato, alzando lo sguardo per puntarlo addosso a Louis che lo osserva pigramente.
Louis sorride poi, malizioso. “Qualcuno qui è leggermente impaziente di vedere il Signor Beckham in intimo” risponde con tono canzonatorio. Harry abbassa la testa per nascondere il lieve rossore delle sue guance e ridacchia piano, le dita che si stringono maggiormente al manico rosso della scopa, i muscoli delle braccia che guizzano sotto la magliettina bianca leggera – e se Louis rimane a fissarli, leccandosi persino le labbra, per un'infinita e imbarazzante quantità di tempo... be', Harry non deve necessariamente venire a saperlo.
“No,” si difende Harry. “Sono solo un grande fan del calcio, anche se non so davvero giocarci. E poi, David Beckham è davvero interessante senza maglietta.”
Louis scoppia a ridere. “Solo interessante?”
Harry alza le spalle, piegando la schiena e allungando le braccia per spazzare sotto la scrivania. Lo scollo della sua maglietta si abbassa, rivelando la pelle pallida del suo petto, i suoi capezzoli e un paio di collanine intorno al collo. “Va bene,” allora concede, “forse un po' più di interessante.”
“Quando avevo la tua età,” Louis abbassa lo schermo del suo iMac e si sistema meglio sulla sedia girevole, allungando le gambe sotto la scrivania e intrecciando le dita in grembo, “Anche io trovavo David Beckham davvero interessante” rivela con un sorrisino sghembo, annuendo tra sé.
Il ragazzo si raddrizza, lanciando a Louis un'occhiata incuriosita. “Quanti anni ha, Signor Tomlinson? Se posso chiederglielo.”
“Ventisei,” sorride lui. Harry si lascia scappare un oh di sorpresa. “Non dirmi che ne dimostro di più!”
Harry scuote immediatamente la testa, “Oh, no, no – non era mia intenzione offenderla – ” farfuglia, arrossendo sulle punte delle orecchie, con la stessa aria di un bambino beccato a rubare qualche caramella.
“Harry” Louis rotea gli occhi, divertito. “Non mi hai offeso, tranquillo. Tu, invece, quanti anni hai? Sembri appena uscito dal liceo.”
Harry sistema la scopa sul carrello, poggiando a terra un secchio pieno d'acqua. Poi prende il mocio e, dopo averlo immerso dentro e strizzato per bene, inizia a lavare le mattonelle. “Diciannove, signore. Sono al primo anno di Università, a dire il vero.”
Louis annuisce e fa per rispondere ma viene intorrotto da un mugolio insonnolito proveniente dal divano, il fruscìo del corpicino di Julie che si muove e da un flebile “Papà?” pronunciato con voce impastata dal sonno. Louis sospira, è ora di tornare a casa.
Julie si mette a sedere sul divano, facendo scivolare il cappottino che la copriva sul pavimento, la fronte aggrottata e gli occhi ancora mezzi chiusi. Solleva le braccia al cielo quando Louis compare dentro il suo campo visivo, facendosi prendere in braccio.
“Credo sia ora di andare per noi” dichiara Louis in direzione di Harry, piegando le ginocchia e afferrando un po' a fatica il cappottino di Julie da terra. Il ragazzo annuisce, gli mostra un sorriso tutto zucchero e “Buona notte, allora. Ciao Julie, arrivederci Signor Tomlinson!” cinguetta allegramente, come se non fossero le undici di sera e lui non dovesse ancora pulire almeno altri tre uffici, in completa solitudine, prima di tornarsene a casa.
Julie grugnisce un ciao, ciao, aprendo e chiudendo la manina paffuta, mentre Louis prende la sua ventiquattrore e si congeda con un sorriso stanco e un cenno del capo.
“Papà” Julie sbadiglia, quando hanno raggiunto l'ascensore, schiacciando il viso contro la sua giacca. Louis le accarezza la schiena, sistemandosela meglio tra le braccia. “Mi vuoi bene?”
Louis le bacia una guancia, poggiando per un attimo la ventiquattrore a terra per chiamare l'ascensore. “Certo, Julie.”
“Per sempre?”
“Finché le stelle saranno sopra di te, tesoro.”
Julie sembra soddisfatta con la risposta e si riaddormenta sulla sua spalla appena varcano la soglia dell'ascensore.

 

 

Zayn, alle sette e cinquanta – puntuale (be', non proprio, ma dettagli) come ogni mattina da quando Julie ha iniziato l'asilo – fa il suo ingresso dentro l'elegante, ampia, residenza a due piani di Louis ad Aldridge Road Villas, a circa sei minuti da Portobello, con un sacchetto pieno di muffin al cioccolato. “Sono per Julie” dichiara solennemente, sollevando in alto la busta quando un Louis ancora con gli occhi gonfi di sonno, la piega del cuscino tra i capelli e i piedi nudi, tenta di ficcarci una mano dentro – prima di, ovviamente, precipitarsi dall'altra parte della casa quando sente il suo cellulare squillare.
Julie è seduta sul divano della salotto, vestita di tutto punto, i capelli biondi raccolti in due codine alte e un’espressione annoiata sul volto. Zayn le porge il sacchetto con i muffin, schioccandogli un bacio sulla guancia e un altro sulla fronte. Lei lo ringrazia con un sorriso enorme, mostrando i dentini mancanti.
“Com'è andato l'appuntamento con Niall?” urla Louis da un'altra stanza, presumibilmente il bagno visto il rumore dello scorrere dell'acqua che copre appena la sua voce.
Zayn lancia un’occhiata eloquente a Julie che, per tutta risposta, solleva gli occhi azzurri verso il soffitto e sospira drammaticamente. “Dovremmo sbarazzarci di tuo padre” le confida in un orecchio, il tono cospiratore, punzecchiandole le guance. Lei ridacchia, addentando il suo muffin.
“Siamo andati a cena e poi a vedere un film” risponde, urlando di rimando. Si sente il rumore di qualcosa che cade a terra, un'imprecazione lanciata a mezza voce – Zayn si preoccupa ovviamente di coprire velocemente le orecchie di Julie per proteggere la sua innocenza – e un “Avete fatto – copri le orecchie di Julie! - sesso?
Zayn sospira, i palmi delle sue mani ancora premuti contro i timpani di Julie – che gli sta lanciando un'occhiata infastidita, la bocca piena e gli angoli sporchi di cioccolato.
“No!” ribatte, un po' irritato, tagliando corto. Parlare della sua (momentaneamente inesistente) vita sessuale lo rende particolarmente nervoso.
Louis compare in salotto, quasi trenta minuti dopo (Zayn li ha contati, ovviamente), sembrando un tipico, ricchissimo, uomo in carriera: la camicia bianca perfettamente stirata, la cravatta scura annodata intorno al collo, le gambe fasciate da un paio di pantaloni neri – piuttosto aderenti, se Zayn deve essere sincero – con i risvolti all'altezza delle caviglie, scarpe Oxford marroni in pelle di vitello e i capelli castani tirati all'indietro. Regge in una mano lo zainetto della figlia, le chiavi della sua Porsche Cayenne da quarantaquattromila sterline nell’altra e la giacca gessata ripiegata accuratamente sul braccio.
Zayn alza un sopracciglio, lo squadra da capo a piedi ed emette un fischio d'apprezzamento. “Se non fossi il mio migliore amico, ti darei proprio una bot– ” si blocca, però, lanciando un’occhiata a Julie.
Louis scoppia a ridere. “Non portare Julie a scuola in ritardo” gli dice piuttosto, scuotendo appena la testa; tende una mano a sua figlia, incitandola ad alzarsi dal divano e stringerla. La bambina balza a terra, portandosi dietro il suo muffin e, facendo ondeggiare le codine e la gonna a fiori turchesi che indossa, lo raggiunge saltellando.
“Ci vediamo dopo la scuola, tesoro” mormora, inginocchiandosi davanti a lei per sistemarle un'ultima volta le maniche del maglioncino. “Non sporcarti, fai la brava con le maestre e con i tuoi compagnetti e lavati sempre le mani” le raccomanda, scompigliandole affettuosamente i capelli.
Julie annuisce con aria solenne, tutta impettita, per poi gettargli le braccia intorno al collo. “Ti voglio bene!” trilla, vicino al suo orecchio, schioccando un bacio appiccicaticcio e al sapore di cioccolato contro la sua guancia. “Finché le stelle saranno sopra la tua testa!”
Quando Louis si rialza in piedi, una mano già chiusa intorno al pomello della porta d'ingresso, lancia a Zayn un'occhiata intimidatoria e “Sii puntuale almeno questa volta, per favore. E non perderla di vista mentre attraversate la strada.”
Zayn sbuffa perché, davvero, non è più un ragazzino da un bel pezzo e sa badare perfettamente ad una bambina di cinque anni, grazie tante. (Tuttavia, poco dopo, Julie si precipita fuori dalla porta senza aspettarlo, trepidante all'idea di tornare all'asilo. Zayn le urla dietro non correre e rimani sul marciapiede, non attraversare la strada! Lei lo ignora, ovviamente.)

 

 

Quando Louis attraversa il lungo corridoio al quinto piano della Vogue House, diretto verso il suo ufficio, il naso immerso tra le mille scartoffie e i book fotografici che Niall gli ha consegnato personalmente, con un sorriso enorme sul volto, prima di sparire in fretta e furia a comprargli un tè caldo – perché ha il diritto di strapazzare un po' il suo segretario, dopo tutto – quasi va a sbattere contro il carello delle pulizie di Harry. E' un po' sorpreso di trovarlo lì, a quell'ora del giorno, con le cuffie nelle orecchie intento a lavare il pavimento – Louis probabilmente avrebbe dovuto non ignorare il pannello di avviso pavimento bagnato di colore giallo sistemato all'inizio del corridoio –, canticchiando a bassa voce e agitando un po' il sedere.
Louis sorride tra sé; si appoggia alla parete, mordendosi il labbro inferiore divertito.
Harry è accattivante, un po' eccentrico e con la testa perennemente sulle nuvole. Lavora part-time alla Vogue House da solo qualche mese, cinque o forse sei, ma è riuscito a conquistarsi le simpatie di tutti – specialmente delle donne, che sbattono le loro lunghe ciglia cariche di mascara con aria civettuola, si toccano i capelli e mostrano la scollatura quando Harry passa davanti le loro scrivanie. Harry dispensa sorrisi zuccherosi a tutte, beatamente ignaro dei pensierini poco casti che i suoi ricci, le sue fossette, e le sue gambe lunghe fasciate sempre da jeans strettissimi che non nascondono proprio nulla all'immaginazione suscitano.
Louis non può negare di esserne attratto - diavolo, solo un pazzo direbbe di non essere attratto da Harry. Prima di avere Julie, prima di essere il capo-redattore di una rivista così importante, prima di avere grosse responsabilità che pesano sulle spalle, prima ancora di incontrare Eleanor, era un adolescente a cui piaceva divertirsi, ubriacarsi, conoscere nuova gente, sperimentare. E' andato a letto con qualche ragazzo (“Non puoi dire che non ti piace qualcosa senza prima provarla gli aveva detto una volta sua madre – nonostante lei si riferisse al passato di verdure e non al sesso gay, ovviamente) e, be', gli è piaciuto. Tanto. Forse più di tanto, ecco.
E se ogni tanto, dalle vetrate del suo ufficio, si perde ad osservare il sedere di Harry, mentre lui è curvato come una parentesi sul suo carello pieno di detersivi, o se si domanda se quelle sue labbra carnose e rosse siano davvero così morbide come sembrano... be', lo fanno tutte le sue dipendenti, perché no? Sa essere più discreto di loro, comunque. Quindi la vocina petulante e fastidiosa che si nasconde dentro la sua testa e che, in quei momenti, gli ricorda di comportarsi come un adulto maturo, responsabile e professionale può benissimo andare a quel paese, grazie tante.
"Oh! Signor Tomlinson!" Harry afferra con le dita i fili delle cuffiette, tirandole via dalle orecchie. Louis tossicchia sul pugno chiuso della mano, imbarazzato per essere stato scoperto; si raddrizza, sistemandosi velocemente la giacca e la cravatta, già impeccabili.
"Ciao, Harry." gli sorride. "Cosa ci fai qua? Pensavo lavorassi part-time?"
Harry annuisce, sfilandosi via dalle mani i guanti di lattice rosa, buttandoli da qualche parte dentro il carrello delle pulizie. "Perrie ha l'influenza, la sostituisco per oggi" afferma con un sorriso, gli occhi verdi che scintillano di allegria. Armeggia per qualche secondo con i flaconi dei detersivi, rimettendoli in ordine, prima di "E poi, qualche sterlina in più fa sempre comodo" continuare, con una scrollata di spalle.
Louis sposta la sua ventiquattrore da una mano all'altra, annuendo alle parole di Harry. Il ragazzo gli sorride ancora, mostrando i denti diritti e le fossette. Poi si volta e, in punta di piedi per non sporcare di nuovo il pavimento bagnato, si avvicina al cestino sistemato in un angolo del corridoio. Louis osserva, decisamente interessato, le forme morbide – quasi femminili – delle sue cosce strette dentro gli skinny jeans neri che indossa; le sue spalle ampie e i muscoli marcati che traspaiono da sotto la stoffa della t-shirt bianca.
"Come sta Julie?" Harry svuota il cestino dentro l'enorme sacco della spazzatura azzurrino incorporato nel carello prima di rimetterlo nuovamente al suo posto. Louis necessita di un abbondante paio di minuti per riscoprire l'uso della linguaggio – che è una capacità mentale che non si dovrebbe mai sottovalutare, tra l'altro – ma, eventualmente, ci riesce.
"Sta bene," risponde. Harry si passa una mano tra i capelli che, quel giorno, sono tirati indietro da una bandana verde militare con stampati degli occhiali da sole. Louis ridacchia tra sé. "E' all'asilo. Ma Zayn la porterà qui tra qualche ora."
E' un'occhiata sorpresa, anche un po' interessata, quella che Harry gli rivolge, gli occhi verdi che si spalancano, mentre appoggia un gomito contro il manubrio del carrello. "Oh," esala, "Zayn il ragazzo con cui esce Niall?" domanda.
Louis alza un sopracciglio. "Niall te ne ha parlato? Non pensavo foste così in confidenza."
Harry si gratta con un dito affusolato la guancia glabra, costellata qua e là da qualche piccolo neo marroncino. "Siamo amici," gli rivela. Louis fa segno di sì con la testa, è bello che Harry si sia ambientato così bene. "Ci incontriamo tutti i giorni alla macchinetta del terzo piano."
"Oh, ecco dove sparisce sempre" Louis corruga la fronte, improvvisamente conscio del motivo per cui Niall sembra svanire dalla circolazione, ovviamente sempre quando sono richiesti i suoi servigi. Scuote la testa, sospirando. Niall è un bravo ragazzo e, anche se un po' impacciato e lievemente più entusiasta del normale – quasi come un cuccioletto scodinzolante o un bambino iperattivo a cui sono stati dati troppi dolcetti zuccherati –, lavora bene. E Louis, anche se non lo ammetterebbe mai ad alta voce sia chiaro, dopo tre anni si è decisamente abituato alla sua presenza e a vederlo ogni giorno entrare nel suo ufficio con la sua montatura spessa, i fascicoli sotto braccio e una tazza di caffè tra le mani. "Ha persino il coraggio di dirmi che va ad aiutare George in contabilità..." borbotta a mezza voce, poi, roteando gli occhi.
Harry scoppia in una risata rumorosa, imbarazzante e adorabile allo stesso tempo, strizzando le palpebre e spalancando la bocca. Le terminazioni nervose di Louis potrebbero essere andate un attimino in subbuglio.
"E' che al terzo piano ci sono le patatine al formaggio!" spiega allora, dopo essersi ripreso. "Le nostre preferite!"
Louis spalanca la bocca per ribattere ma la richiude immediatamente quando Jade, la nuova segretaria di Liam, esce dal suo ufficio e attraversa il corridoio con un fascicolo dalla copertina rigida decorata da almeno cinque adesivi a forma di fiocco; il ticchettio ritmico dei suoi tacchi alti diventa sempre più forte man mano che si avvicina a loro. La ragazza si ravviva i capelli castani, le punte un po' bionde, appena più scompigliati del normale e si passa un dito sugli angoli della bocca, eliminando le tracce – piuttosto evidenti – del rossetto sbavato asciugatosi sulla pelle. Lancia ad Harry e a Louis un sorriso luminoso, le guance rosse e la camicetta lilla leggermente sbottonata, prima di sorpassarli e ancheggiare dentro la sua gonna aderente nera fino alla porta dell'ascensore.
Harry si copre una mano con la bocca, nascondendo una mezza risatina, mentre Louis sbatte le ciglia con aria perplessa. "Liam ha ricominciato a tradire sua moglie, a quanto pare" sospira poi, rassegnato, voltandosi verso Harry che alza le spalle con aria vaga, apparentemente estraneo ai fatti. Louis sa che non lo è, nessuno lo è; Louis sa che in quel benedetto ufficio tutti sanno gli affari di tutti – eccetto lui, ovviamente.
"Sai da quanto va avanti questa storia, Harry?" domanda, indicando con il pollice la porta dell'ufficio di Liam alle sue spalle. Il ragazzo abbassa la testa, le labbra strette tra loro che tentano di camuffare un sorriso, per poi negare.
"Harry" Lo riprende, severo, incrociando le braccia al petto e battendo impazientemente un piede per terra. L'altro arrossisce sulle guance e anche sulla punta delle orecchie, giocherellando nervoso con le sue dita. Louis prende un grosso respiro. "Va bene, va bene" concede, infine. "Vorrà dire che io e Liam dovremmo fare un bel discorsetto. Ci vediamo in giro, Harry. Buona giornata" lo saluta, avviandosi a passo di marcia verso l'ufficio di Liam, il suo redattore capo.
(Quando, prima di chiudere la porta dell'ufficio, nota Niall trotterellargli davanti con due pacchi di patatine al formaggio in mano, sospira forte e si chiede cosa abbia mai fatto di male per meritarsi dei dipendenti simili.)

 

 

"Credo sia ancora vergine."
Louis esala un mmh poco interessato, pigiando velocemente i tasti dell' iMac. Zayn è seduto sul divanetto del suo ufficio, gli occhi puntati sulla vetrata incastonata nella parete che mostra quello, decisamente più piccolo, di Niall – seduto dietro la sua scrivania, evento raro, con la schiena curva sopra alcuni documenti da revisionare. Julie è inginocchiata a terra, circondata da bambole e peluche.
"Perché è impossibile che non voglia andare a letto con me. Non sono così brutto, vero?" domanda Zayn allarmato, voltandosi verso Louis che sbuffa, sollevando finalmente gli occhi dallo schermo del computer e "No, Zayn, non sei brutto" rispondergli apatico, prima di tornare a lavorare.
Zayn sembra rincuorato. Poi però si lascia sfuggire un lamento frustrato e "Allora perché non vuole?" sbuffa, schiaffandosi i palmi delle mani davanti agli occhi e accasciandosi contro lo schienale del divanetto. Julie ridacchia mentre pettina i capelli biondi e disordinati delle sue bambole. Louis, invece, rotea annoiato gli occhi.
Zayn affonda una mano dentro la tasca interna del giubbino di pelle e ne tira fuori un pacchetto di sigaretta. "Non puoi fumare qui" gli ricorda Louis, senza nemmeno guardarlo, prima ancora che lui possa aprirlo. Zayn emette un altro lamento.
"Il ragazzo che mi piace non vuole fare sesso con me – " inizia Zayn, ignorando il Non usare la parola che inizia per s- davanti a Julie! di Louis. " – tu non mi lasci fumare né vuoi che vada a parlare con Niall..."
"Deve lavorare, Zayn. Domani andiamo in stampa." Louis lo interrompe, spostando con il cursore la foto di una modella per posizionarla meglio da un'altra parte della pagina. "Deve revisionare alcuni articoli mentre io controllo che il layout delle pagine vadano bene. Non distrarlo."
Zayn borbotta sottovoce qualcosa che somiglia vagamente a ti odio, brutto stronzo ma Louis decide di ignorarlo. Afferra l'ansa della tazza, avvicinandola alle labbra e trangugiando un lungo sorso di caffè mentre, con la mano che muove il mouse, continua a spostare e a sistemare le foto e gli eventuali errori di distrazione, sfuggiti agli occhi dei suoi dipendenti, all'interno degli articoli. Louis è stanco, stanchissimo. Tutto quello che vorrebbe è tornare a casa, mettersi a letto insieme a Julie e dormire per i prossimi quindici anni. Ma, sfortunatamente, è impossibile: i giorni prima che la rivista vada in stampa, la redazione di GQ Magazine è piena di caos, persone stressate con troppa caffeina in circolo nelle vene, fogli volanti e delirio.
Louis è così occupato da non accorgersi nemmeno di Zayn che si alza dal divano e sgattaiola in punta di piedi da Niall, o di Julie che gli tira un lembo della giacca.
"Papà" mugola, stropicciandosi un occhio. "Papà, voglio andare a casa."
Louis alza esasperato gli occhi al soffitto, "Julie, papà è impegnato. Non è davvero il momento" cerca di liquidarla, battendogli leggermente una mano sul capo. La bambina storce il naso.
"Papà! Papà! Ti prego, voglio andare a casa!"
"Julie, vai a giocare. Papà sta lavorando." Louis sospira, gli occhi incollati allo schermo del pc e le mani che non smettono un minuto di volare sui tasti. Julie scuote la testa, facendo ballonzolare davanti agli occhi i capelli biondi, e pesta un piede a terra. Inizia a tirare con entrambe le manine il braccio di Louis, ignorando i suoi continui Julie smettila, Julie vai a giocare in silenzio, Julie vai da Zayn finché, ormai spazientito e irritato e stanco, alza di molto la voce, facendola sobbalzare. Gli occhi chiari di Julie si riempiono immediatamente di lacrime e Louis si passa una mano sugli occhi, grugnendo. La porta dell'ufficio si apre, la testa di Zayn che fa capolino da fuori.
"Julie, vieni qui," la richiama, lanciando una lunga e ardente occhiata a Louis, facendolo vergognare. La bambina corre tra le sue braccia, singhiozzando poi sulla sua spalla. "Andiamo a prendere un gelato, va bene?" la conforta piano Zayn, baciandole le guance. Julie esala un respiro tremolante, annuisce.
Vanno via senza salutare e, quando la porta si chiude alle loro spalle, Louis emette un lamento e lascia cadere la testa sulla scrivania. Non si può certo dire che vincerà il premio di padre dell'anno.

 

 

La redazione di GQ Magazine è completamente vuota, le luci spente, gli uffici silenziosi – eccetto che, ovviamente, per quello di Louis.
Sono passate le dieci, la scrivania di Louis è piena di documenti, cartelle, tazze sporche di caffè e un cartone di pizza mezzo vuoto. Julie dorme a casa di Zayn, è ancora arrabbiata per quello che è successo quel pomeriggio e non ha assolutamente intenzione di parlare con suo padre.
Louis ha quasi finito di revisionare tutti gli articoli, quindi si concede dieci minuti di pausa per riposare gli occhi e, soprattutto, il cervello. Sposta lo sguardo dallo schermo del computer alla figura allampanata di Harry che, dall'altra parte della vetrata, lucida la scrivania di Niall.
Si sofferma sulle fette di pizza rimaste all'interno del cartone e, dopo un attimo di tentennamento, si alza dalla sedia, afferra la scatola ed esce dal suo ufficio.
"Hey, Harry" Saluta il ragazzo con un sorriso, agitando un po' il cartone della pizza in aria. "Hai fame?"
Il ragazzo, una coroncina di margherite tra i ricci, spalanca gli occhi sorpreso. C'è un enorme sorriso entusiasta ricamato sulle sue labbra rosse; annuisce, piegando il panno che stava usando e lo butta dentro il carrello delle pulizie. Louis si siede sopra la scrivania di Niall, batte il palmo della mano sulla superfice legnosa per incitare Harry a fare lo stesso.
"Come va?" Harry domanda, accettando il trancio di pizza che Louis gli offre. 
Quello alza le spalle, dondolando avanti e indietro le gambe. "Mia figlia mi odia e ci sono buone probabilità che lo faccia anche Zayn" spiega, poggiandosi lo scatolone della pizza sulle ginocchia. Harry sbatte le ciglia un paio di volte, "Perché?" domanda poi, allarmato, con la bocca piena. Louis ridacchia, gli ricorda un po' Julie.
"Perché non ho abbastanza tempo per lei," ammette finalmente. Scoppia in una risatina senza allegria, allarga le braccia e "Guardami. Passo tutto il mio tempo qui in ufficio. Sono le dieci di un Mercoledì sera e, invece di essere con mia figlia, invece di, non so, raccontarle la fiaba della buona notte, sono qui a lavorare."
Per alcuni minuti nessuno parla, gli unici rumori provengono dalle sporadiche automobili che passano sulla strada, fuori dalla finestra. Harry mastica in silenzio, riflettendo, una piccola ruga che increspa la pelle fra le sue sopracciglia; Louis, invece, fissa le mattonelle del pavimento.
Ha sempre pensato che un giorno sarebbe diventato un papà esemplare; ha passato tutta la sua adolescenza pensando che non avrebbe mai abbandonato i suoi figli così come suo padre ha fatto con lui. Ma qualcosa deve essere andato storto a lungo andare.
"Può sempre –" Harry deglutisce, grattandosi il ponte del naso con l'indice. " – c'è sempre tempo per rimediare ai propri sbagli, signor Tomlinson."
"Oh, chiamami pure Louis," sorride allora l'uomo, allentandosi il nodo alla cravatta per respirare meglio. Le labbra di Harry sono coperte dalla fetta mangiucchiata di pizza, ma i suoi zigomi si alzano e Louis è sicuro che anche lui stia sorridendo. "Comunque, non sono certo io abbia abbastanza tempo in generale."
"E' un peccato," inizia Harry, addentando di nuovo la sua pizza. Aspetta qualche secondo, giusto il tempo di masticare e deglutire, e "E' proprio un peccato, pensiamo sempre di avere tanto tempo a disposizione e non facciamo altro che sprecarlo, quando in realtà non è vero."
Louis aggrotta la fronte, si volta a guardarlo. Harry stringe le labbra in una linea, una punta di amarezza nella voce profonda. "Dovrebbe prendersi un po' di tempo per sua figlia, signor Toml – uhm, cioè, Louis. So che il tuo lavoro è importante, ma i bambini non dimenticano certe cose. Non dimenticheranno chi li ha abbandonati, anche se a loro piace far finta di sì."
Le sue parole colpiscono Louis duramente. E' vero, pensa, lui non ha mai dimenticato il nome del suo padre naturale, forse un po' i contorni della sua faccia, andati a sfumarsi col passare degli anni. "Sono davvero impegnato," si giustifica mestamente. "Questa redazione non mi permette di avere del tempo libero da passare con Julie."
Harry annuisce comprensivo da dietro la sua pizza.
"A volte vorrei – non so, vorrei davvero lasciare tutto. Lasciare il mio ufficio, la mia poltroncina girevole, questa redazione, le mie responsabilità. Lasciare tutto, prendere Julie e andare via. Tornare a Doncaster, da mia madre, o andare finalmente a Disneyland con lei." Louis confessa, a testa bassa, giocherellando con le sue dita raccolte in grembo. "Julie sognava di andarci da mesi, mi chiedeva continuamente quando saremmo partiti. Le dissi che ci saremmo andati prima dell'Estate ma poi –" Louis fa una piccola pausa, scuote la testa. " – be', poi ho avuto un contrattempo e ho chiesto a Zayn di accompagnarla. Ho pagato ad entrambi un volo per Parigi e un soggiorno di cinque giorni al parco. Julie ha pianto quando ha capito che io non ci sarei stato."
Sente la pressione e il calore della mano di Harry sulla sua spalla destra, Louis sorride appena. Si schiarisce la gola e piega il collo, guardando il ragazzo accanto a lui.
"Non diventare uno stacanovista come me, Harry." Lo avverte, la voce leggera e scherzosa. Gli riserva una piccola pacca sul braccio prima di balzare giù dalla scrivania e raccattare lo scatolo vuoto della pizza. "Be', buona notte. Ci vediamo domani."
Louis lo saluta con un cenno della mano e fa per tornare dentro il suo ufficio quando "Signor Tomlin – cioè, Louis" Harry lo chiama. Louis si volta, inclina leggermente il capo e solleva un sopracciglio con aria interrogativa. Il riccio si morde il labbro inferiore e "Buona notte" mormora semplicemente, abbassando gli occhi sui suoi stivali di camoscio e curvando gli angoli della bocca all'insù.

 

 

II

 

Louis varca la soglia della cucina con due pesanti buste marroni sottobraccio. Saluta con un bacio sul capo Julie, inginocchiata sopra una sedia, con una penna blu stretta tra le dita e un foglio rosa sotto gli occhi. Zayn è in salotto, steso sul divano; Louis riesce a sentire le voci di una qualche soap opera indiana che sta guardando.
"Cosa fai, tesoro?" Louis poggia le buste sul tavolo, aprendo gli sportelli della dispensa per mettere in ordine la spesa. E' riuscito a liberarsi dal lavoro miracolosamente presto – il numero di Dicembre della rivista è andata in stampa e tutta la redazione ha finalmente il tempo di respirare – ed è riuscito a fare un salto al Tesco più vicino per comprare la schiuma da barba, i biscotti per Julie, i biscotti per Zayn (perché tende a ripulire l'intera dispensa quando fa da baby-sitter) e numerose confezioni di cibo precotto perché è l'unica cosa che Louis riesce a cucinare senza bruciare giù l'intera cucina.
Julie si gratta la punta del naso con la penna e, senza alzare gli occhi dal suo foglio, "Scrivo una letterina a Babbo Natale, papà" risponde con tono ovvio, sbuffando e passandosi una mano tra i capelli per mandare indietro i ciuffi biondi che sfuggono dal cerchietto rosso che indossa.
Louis ridacchia. "Non è un po' troppo presto? Mancano ancora tre settimane a Natale."
"Ecco perché la sto scrivendo adesso," Julie rotea gli occhi, come se stia in realtà parlando con un bambino particolamente lento. Louis non ha davvero dubbi che quella lì sia sua figlia. "Così Babbo Natale la riceverà presto e non farà confusione come l'anno scorso."
"Non ti è piaciuta la bicicletta che ti ha regalato lo scorso Natale?" Domanda Louis, afferrando una confezione di spaghetti e una di pennette che sistema sul ripiano della pasta. Lancia un'occhiata veloce a Julie e la vede alzare le spalle.
"Sì, ma non era il regalo che gli ho chiesto." Risponde la bambina, scribacchiando il foglio con mano lenta e piuttosto impacciata. Non ha ancora imparato a scrivere per bene. Louis le scompiglia affettuosamente i capelli.
"Cosa gli hai chiesto, allora?"
"Gli ho chiesto di passare un po' più di tempo con te." Julie risponde, aggrottando la fronte in un'espressione concentrata; traccia una D grossolana, calcando forte la punta della penna. Louis si ferma con le braccia a mezz'aria, un barattolo di Nutella in mano. "Ma deve aver fatto confusione con la lettera di qualche altra bambina e mi ha portato una bicicletta."
Louis non risponde. Si morde l'interno della guancia mentre sente un peso affondargli lo stomaco e le lunghe, affilate, dita del senso di colpa spremergli il cuore. Solleva accidentalmente gli occhi, intercettando quelli scuri di Zayn che, appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate, sembrano giudicarli in silenzio.

 

 

"Niall mi ha detto che tu piaci ad Harry, credo sia quel tizio strambo che va in giro con i fiori tra i capelli."
La mano di Louis, quella che accarezza i capelli di Julie, profondamente addormentata con la testa sulle sue gambe, si blocca. Distoglie lo sguardo dall'episodio di The Bachelor che lui e Zayn stanno guardando, per puntarlo addosso all'amico. Solleva un sopracciglio.
"Quindi è questo quello che fate insieme invece che fare sesso." Mormora, un po' infastidito. E' sempre stato un tipo piuttosto riservato, non gli piace che la gente ficchi il naso nei suoi affari. "Dì a Niall di smettere di spettegolare sul suo capo o lo licenzio."
Zayn fa una smorfia di scherno, scimmiottandolo un po'. Così come Louis, anche lui passa le dita tra le ciocche bionde di Julie, massaggiandole delicatamente lo scalpo. La bambina mugola qualcosa nel sonno, premendo il viso sulla coscia del padre.
"Non ti farebbe male un po' di – be', sai... " Zayn esibisce un ghigno obliquo e muove le sopracciglia con fare eloquente, lasciando in sospeso la frase. Louis lo guarda torvo.
"Qualunque cosa tu stia cercando di dirmi è no."
Il moro rotea gli occhi. "Oh, andiamo Lou! Ti farebbe bene una distrazione. E Harry sembra una distrazione piuttosto – mmh, sexy."
"Zayn," Louis assottiglia gli occhi. "Harry ha diciannove anni e, soprattutto, sarebbe poco professionale. E se non vuoi che vada a riferire a Niall che il suo quasi-fidanzato-però-senza-sesso trova sexy un altro ragazzo, ti consiglio di non insistere."
Con un'ultima occhiataccia diretta all'amico, Louis alza il volume del televisore coprendo le proteste e i patetici lamenti di Zayn.

 

 

Louis intercetta Jesy, la fattorina rockettara del terzo piano, mentre sta velocemente accordandosi con George, il contabile dell'azienda, sulla consegna del resoconto mensile del bilancio. Lei sta uscendo dall'ufficio di Liam – e Louis non è nemmeno sicuro di sapere chi le abbia dato il permesso di entrarci – con i capelli rossi in disordine sotto il berretto di lana nero, il giubbino di pelle con le borchie ripiegato su un braccio e la scollatura generosa della maglietta piena di teschi che mette in mostra un succhiotto decisamente poco discreto sulla clavicola.
Louis sgrana gli occhi, quasi fuori dalle orbite, e spalanca la bocca. Questo non può star succedendo sul serioSegue con lo sguardo la ragazza, ignorando il fiume di parole di George sui dati integrativi, estratto conto e blablabla. La osserva infilare il giubbino, dare una veloce occhiata al suo riflesso nello schermo del cellulare e poi andarsene via con un gran sorriso sulle labbra truccate di bordeaux, salutando a gran voce gli altri dipendenti.
Louis alza l'indice a mezz'aria, chiedendo a George un attimo, prima di precipitarsi verso l'ufficio di Liam. Spalanca la porta con furia, senza nemmeno bussare perché lui è il capo e può farlo okay, e "Mi avevi detto che avresti smesso di scopare dentro la mia redazione!" urla, facendo sussultare Liam Payne – capo-redattore, un incrocio tra David Beckham e Justin Timberlake, venticinque anni, sposato da tre, traditore incallito da due. Louis lo licenzierebbe se non fosse così bravo nel suo lavoro.
Liam tossicchia contro il suo pugno chiuso, si sistema la cravatta blu, poggia i gomiti sulla scrivania e, con un sorrisino sghembo sulle labbra, "Buongiorno, Signor Tomlinson." lo saluta. Louis, ancora impalato sulla soglia, con le dita chiuse intorno al pomello, lo guarda in cagnesco.
"Se vedo ancora una ragazza uscire da questo ufficio in atteggiamenti compromettenti, io – " Liam scoppia a ridere, interrompendolo di colpo. Louis lo guarda accigliato mentre solleva il portaritratto in argento con una foto di lui e sua moglie scattata in Grecia, durante il loro viaggio di nozze, che è solito abbassare a faccia in giù contro la scrivania quando le sue amanti gli fanno visita.
"Non ridere Liam," borbotta allora stizzito. "Se continui così, ti licenzio. Sul serio." Ci tiene particolarmente a calcare la voce sull'ultima parola per fargli capire che non sta scherzando. Che non ammette questo genere di intercorsi sessuali nella sua redazione.
Liam fa spallucce, prendendosi il mento tra l'indice e il pollice e accarezzandosi pigramente la mascella, ricoperta di barba e dal taglio definito. "Non mi licenzierai," dice, sicuro di sé, schioccando la lingua. "Sono il migliore qui dentro."
Louis vorrebbe seriamente che Liam avesse torto. Sospira, chiudendo brevemente le palpebre per poi riaprirle subito dopo. Guarda Liam a lungo, gli occhi stretti in due fessure, cercando probabilmente di intimidirlo almeno un pochino – non ci riesce, ovviamente.
"Sei il migliore qui dentro, è vero," annuncia infine, incrociando le braccia al petto. Liam gli rivolge un sorriso compiaciuto, sfacciato. "Ma questa è la mia redazione, sono io che faccio le regole. Un altro passo falso e la tua scrivania sarà occupata da Josh Cuthbert. E' un bravo ragazzo, si merita una promozione."
Il sorriso di Liam si spegne improvvisamente. Louis si sente vagamente potente, se deve essere onesto. Si congeda con un "Torna al lavoro. Ti tengo d'occhio" sbattendosi poi la porta alle spalle.
Louis decide di mettere Niall di guardia ad osservare tutti i loschi movimenti che avvengono dentro le mura di quell'ufficio perché non si sa mai.

 

 

Harry butta la testa all'indietro e si lascia accidentalmente scappare una delle sue risate rumorose e imbarazzanti, spalancando gli occhi e serrando i palmi delle mani davanti alla bocca quando si rende conto che quel sgradevole suono è uscito proprio dalla sua gola.
Louis gli riserva un sorriso enorme, la pelle intorno ai suoi occhi che s'increspa. Gli sembra quasi che, quando Harry – che quel giorno ha una coroncina di piccoli fiori blu che lui non riesce ad identificare – varca la soglia di una stanza, l'umore di tutti cambi improvvisamente, come un raggio di sole entrato per scaldare il cuore di tutti.
La redazione di GQ Magazine pullula di dipendenti, nonostante l'orario di chiusura sia ormai passato da un bel pezzo; tutti con scatoloni pieni di addobbi natalizi tra le mani, cappellini da Babbo Natale sul capo, sorrisi radiosi sul volto. C'è chi addobba l'albero enorme all'ingresso della Vogue House, chi brinda con bicchieroni di carta colmi di birra, chi impreca mentre tenta di sbrogliare i fili delle lucine colorate, chi appende manifesti, palline e ghirlande scintillanti nei corridoi, chi mangia patatine al formaggio mentre osserva con aria sognante il proprio quasi-ragazzo decorare, con una mascherina a coprire il naso e la bocca, i vetri delle finestre con una bomboletta spray dorata e alcuni stencil – Niall, ovviamente.
Louis e Harry, invece, si trovano dentro il suo ufficio. Erano anche loro impegnati ad addobbare la stanza a festa finché Julie, presa dalla foga, si è accidentalmente avviluppata le lucine intorno alle caviglie ed è caduta sul pavimento con un tonfo sordo.
"Non ridere!" Si imbroncia, tentando di rialzarsi da terra col solo risultato di cadere nuovamente sul sedere. Louis scuote la testa, divertito, inginocchiandosi davanti a lei per aiutarla a liberarsi. Quando, eventualmente, ci riesce, Julie scappa via da Zayn, facendo svolazzare la gonnellina scozzese e battendo offesa i piedini sul pavimento.
"Mi dispiace," è quello che dice Harry, mortificato, abbassando gli occhi. "Non volevo offenderla, mi dispiace."
Louis si rialza in piedi e gli va vicino. "Non preoccuparti, Harry. Ha iniziato le prove per la recita di Natale, sta attraversando la fase in cui crede di essere un'attrice drammatica. Alcune persone sono nate con la tragedia nelle vene, presumo che Julie sia una di queste." Lo rincuora, battendogli una mano sulla spalla che poi fa scivolare lentamente lungo la curva delle sue scapole, fermandola sulla base della sua schiena – per stabilità, in caso di un improvviso terremoto, grazie tante.
Harry si morde l'interno di una guancia, guardandolo attraverso le ciglia scure. Le sue dita lunghe giocherellano con un lembo del suo orrendo maglione color verde agrifoglio con una renna dal naso rosso e il cappellino di Babbo Natale stampata sopra ( "Heyy! Il Natale è la mia festa preferita!" aveva replicato, quando Louis aveva storto un po' il naso, accusandolo di terrorismo alla moda e minacciandolo persino di buttarlo fuori dalla sua redazione se non fosse corso a cambiarsi, "Non c'è niente di male ad essere un po' entusiasti!"), "Non voglio che – che tu pensi che – che i bambini non mi piacciono perché – perché io adoro i bambini," balbetta, timido, corrugando la fronte e unendo quasi le sopracciglia. Louis inclina appena il capo, un po' perplesso.
Harry continua ancora ad armeggiare nervosamente con il maglione, evitando di guardarlo negli occhi. Esala un respiro un po' tremolante, dopo un po', le guance tinte di un rosa tenue, e Louis lo trova così fottutamente adorabile che potrebbe vomitare arcobaleni da un momento all'altro.
Il ragazzo si gratta con la punta delle dita una guancia, fa un passo avanti, accorciando la distanza tra loro, prendendosi poi il labbro inferiore tra i denti e torturandolo con gli incisivi fino a farlo arrossare. Louis non può fare a meno di osservarlo, far cadere lo sguardo sulla sua bocca rossa, gonfia e bagnata di saliva. Quelle labbra sembrano essere state fatte per annebbiargli il cervello e per succhiargli il ca – Louis scuote velocemente la testa, scacciando via certi pensieri.
C'è una sorta di palpabile elettricità nell'aria; che ronza dentro le sue orecchie e crea uno strano formicolio dietro la sua nuca. Si guardano negli occhi per pochi minuti, forse secondi, ma sembrano ore, giorni, secoli; Harry si avvicina ancora di un passo, il silenzio che riempie l'aria tra loro si fa più pesante. Louis è quasi certo che stia per chiudere le palpebre e annullare quel briciolo di distanza che ancora li separa e non può davvero permetterlo, non sarebbe professionale; Harry è un suo dipendente – be', tecnicamente no, è il dipendente della ditta di pulizie che lavora per lui. Dettagli.
Quindi si schiarisce rumorosamente la gola, facendo sussultare Harry, scuote appena il capo e "E' meglio se –" inizia, agitando vagamente le mani in aria.
Harry arrossisce con violenza, distogliendo gli occhi dal viso di Louis per puntarli letteralmente ovunque tranne che su lui. Poi annuisce freneticamente, nonostante non sappia nemmeno cosa Louis voglia dirgli, e si allontana verso la scrivania dove hanno poggiato la scatola piena di addobbi.
C'è una piccola vocina dentro la testa di Louis che stupido idiota lo apostrofa, arrabbiata. Louis le dice di chiudere il becco.

 

 

Louis osserva con un sorriso sul volto Julie ripassare davanti allo specchio le sue battute per la recita di Natale; è brava, nota, sicura di sé, e non si dà per vinto quando sbaglia. Si attorciglia una ciocca di capelli intorno all'indice, gonfiando le guance di tanto in tanto e facendo le linguacce al suo riflesso, stringendosi forte al petto un orsacchiotto di peluche quando è certa di aver recitato tutto perfettamente.
Louis incrocia i suoi occhietti vispi attraverso lo specchio. La bambina squittisce e "Papà!" urla, correndo verso di lui. Louis la prende in braccio, emettendo un drammatico lamento affannato e borbottando qualcosa a proposito del suo peso, punzecchiandole i fianchi con un dito. Julie ridacchia contro il suo collo, contorcendosi tra le sue braccia per via del solletico.
"Sarò la più brava di tutti," annuncia poi, determinata, aggrappandosi alle spalle del padre. Louis le dà un buffetto sulla guancia. "Ho invitato alla recita zio Zayn e il suo fidanzato. E anche tutti quelli dell'ufficio e anche la nonna e le zie e –"
Louis scoppia a ridere, interrompendo il suo entusiasmo con un bacio rumoroso e umido sulla fronte che fa storcere il naso a Julie. "Ew, papà!" grida, asciugando via la saliva dalla pelle con il dorso della sua manina.
"Sarai la Biancaneve più bella e brava di tutte." Le dice Louis. Julie lo schiaffeggia leggermente sul naso, offesa.
"Non faremo Biancaneve. Faremo Christmas Carol e io sarò il fantasma del passato, papà!" Louis si scusa schioccandole un altro bacio sulla guancia. Quando Julie inizia a sbadigliare, poco dopo, l'uomo ignora qualsiasi sua protesta e la porta dentro la sua cameretta. Julie passa le braccia intorno al suo collo, poggiando la testa contro la sua spalla, continuando a parlare e ad insistere che non ha assolutamente sonno e che deve ancora ripassare le sue battute perché deve essere il più bravo fantasma del passato di tutti i fantasmi del passato.
Louis le mette il pigiama, le pettina i capelli lisci e le fa lavare i dentini. Julie fa ancora un po' di storie ma poi si arrende e si infila sotto le coperte.
"Papà," Louis curva gli angoli della bocca all'insù, già consapevole di quello che Julie gli chiederà. La bambina si tira il lenzuolo fin sotto il naso e "Mi vuoi bene?" domanda, la voce smorzata dalla stoffa della trapunta.
"Certo, Julie." Risponde allora, come di consueto.
"Per sempre?"
Louis le rimbocca le coperte, accarezzandole i capelli prima di darle il bacio della buona notte. "Finché le stelle saranno sopra di te, tesoro."

 

 

Tutte le mattine, quando Louis entra dentro il suo ufficio, Niall lo aspetta con un sorriso smagliante sulle labbra, una tazza di caffè bollente in una mano, un foglietto dove sono appuntati i suoi impegni giornalieri nell'altra e un "Buongiorno!" allegro. E' una routine che va avanti da anni e a cui Louis si è abituato.
Quel giorno, però, Niall lo accoglie con le braccia strette intorno al suo busto, un piede che batte ritmicamente sul pavimento e un'espressione agguerrita. Accanto a lui c'è anche un Zayn piuttosto spaesato che gli accarezza un braccio e gli sussurra all'orecchio – Louis alza un sopracciglio, sorpreso di trovarlo già lì: solitamente impiega molto più tempo ad accompagnare Julie all'asilo.
"Che succede?" E' la prima cosa che chiede Louis, spostando lo sguardo dal suo segretario al suo migliore amico e viceversa. Niall stringe gli occhi in due fessure da dietro le lenti. "Dov'è il mio caffè?" continua, esigente, lasciando la ventiquattrore sulla scrivania.
"Signor Tomlinson! Perché non ha baciato Harry?" Niall ribatte, spostando le mani sui fianchi. Louis corruga la fronte e lancia uno sguardo a Zayn che, per tutta risposta, alza le spalle come a dire amico, non so niente e non voglio saperne niente.
Louis tossicchia, slacciando i bottoncini della giacca gessata per poi sfilarsela via, fare il giro della scrivania e appenderla allo schienale della sedia. "Non credo che questi siano affari tuoi, Niall. Non ti pago per ficcare il naso nella mia vita personale ma per portarmi il caffè e i miei appunti. Che, tra l'altro, non vedo ancora sulla mia scrivania."
Niall non sembra intimorito dal suo ruolo di Direttore né tantomeno dalla possibilità che potrebbe essere licenziato. Si para davanti a lui, Zayn che lo segue come un cagnolino sperduto, e "Harry è un caro ragazzo, lei non ha il diritto di illuderlo e poi – "
"Okay, okay, okay." Louis alza le braccia a mezz'aria, interrompendo le parole del biondo e chiedendosi mentalmente quando e, soprattutto, come abbia mai illuso quel ragaz – oh. Be', okay, potrebbe averlo inconsapevolmente fatto, dopo tutto. "Non era mia intenzione illuderlo. Sul serio. E sono pronto a scusarmi con lui."
"Secondo me sei proprio idiota," s'intromette Zayn, passando un braccio intorno alla vita di Niall che annuisce alle sue parole. Louis pensa che dovrebbe seriamente licenziarlo per cattiva condotta o qualcosa del genere. "Da quanto tempo non baci qualcuno, mmh? Da quanto tempo non dormi con qualcuno?"
Louis alza il mento, guardandoli con sufficienza. "Questi sono affari miei." Borbotta, accomodandosi sulla sedia e lisciandosi con il palmo della mano la cravatta a righe. Zayn fa una smorfia poco condiscendente.
"Se non riesci a ricordarlo vuol dire che è passato troppo tempo." Gli fa sapere, con un sorrisino sghembo. E forse Louis, oltre ad un nuovo segretario, necessiterebbe anche di un nuovo migliore amico.
Rotea gli occhi, annoiato dalla loro presenza, e solleva lo sportellino dell'iMac, accendendolo. "Niall, torna al lavoro o ti licenzio," ordina con tono piatto senza spostare gli occhi dallo schermo del computer. "E tu Zayn torna a fare... be', quello che fai quando non sei qui" conclude con un vago cenno della mano prima di iniziare a leggere le sue e-mail.
Riesce a sentire Zayn mormorare un rassicurante "Non preoccuparti, tesoro, non ti licenzierà sul serio" contro la guancia di Niall, lasciandogli poi un bacio, prima che entrambi escano dalla stanza.

 

 

Rivede Harry dopo circa un paio d'ore. Lo vede spingere pigramente il suo carrello delle pulizie fuori dall'ufficio di Leigh-Anne, una delle redattrici, mentre Louis sta per avviarsi nella sala meeting per discutere del nuovo servizio fotografico su Rihanna ed incontrare il nuovo fotografo.
Harry arrossisce fino alla punta dei capelli quando nota la sua presenza e abbassa la testa per evitare di incontrare i suoi occhi; Louis stringe le labbra sottili, un po' indeciso sul da farsi, lancia un'occhiata veloce all'orologio che tiene al polso: ha ancora dieci minuti a disposizione prima che la riunione cominci.
"Harry!" Louis lo chiama ad alta voce, affrettandosi per raggiungerlo. Il ragazzo, però, non dà segni di averlo sentito e continua a percorrere il corridoio a passo svelto e a capo chino. Louis riesce ad afferrargli un gomito prima che Harry possa svoltare l'angolo del corridoio, costringendolo a prendere in cosiderazione la sua presenza e guardarlo in faccia. Harry, le guance improvvisamente più rosse e la fronte contrita, si rifiuta di incontrare il suo sguardo, comunque.
Louis sospira, allentando la presa sul suo braccio, e "Harry, mi dispiace se ti ho illuso in qualche modo facendoti credere che potesse esserci dell'interesse da parte mia nei tuoi confronti" dice. Non è sicuro che abbia scelto esattamente le parole giuste perché gli occhi verdi di Harry, che adesso lo stanno guardando, sembrano profondamente feriti, mortificati, ad un passo dalle lacrime.
Louis si dà mentalmente dello stupido, maledizione.
"Ascolta– " prova di nuovo, dopo aver preso un respiro profondo. Harry, però, scuote la testa, la coroncina di roselline rosa che ha sul capo s'inclina leggermente.
"Non importa, ho capito." Dice, tirando su col naso. Piega le labbra in un sorriso che non raggiunge affatto i suoi occhi prima di abbassare la testa, sgusciare dalla sua presa e voltargli le spalle. Louis vorrebbe sul serio schiaffeggiarsi. Comunque, piuttosto, si limita ad afferrargli di nuovo il braccio.
Studia a lungo e in silenzio il volto di Harry che si ostina a mantenere gli occhi bassi, le ciglia scure che gli solleticano appena le guance. Louis vorrebbe toccarle con la punta delle dita, quelle ciglia. Passa a rassegna ogni centimetro della sua pelle pallida, ogni nero, ogni lentiggine, il colore delle sue labbra, la forma un po' strana del naso, le onde disordinate dei suoi capelli scuri; Louis preme la lingua contro l'interno della guancia, si guarda velocemente intorno e, dopo essersi assicurato di essere soli, preme un piccolo bacio all'angolo della sua bocca.
Harry solleva immediatamente la testa, sorpreso. I suoi occhi sono tondi, enormi, scintillanti delle lacrime che ha cercato di non versare. Le sue labbra sono socchiuse e Louis riesce a percepire i piccoli fiotti di fiato che esala, il suo petto che si abbassa e si alza ritmicamente.
Lo bacia di nuovo, è solo un leggero sfioramento ma questa volta direttamente sulle labbra. Le mani di Harry scattano verso la sua vita, curvandosi delicatamente intorno ai suoi fianchi – Louis non avrebbe mai pensato che qualcuno con delle mani così grandi potesse avere un tocco tanto attento e gentile.
"Non sarebbe professionale," mormora piano. "Ho una figlia. E sono il Direttore Responsabile di questa redazione. Per non parlare della nostra differenza d'età."
Harry scuote la testa. "Potremmo provare!" Esclama, speranzoso, le iridi dilatate. Louis sorride, intenerito dalla sua reazione; gli incornicia viso con entrambe le mani e gli accarezza gli zigomi con i pollici.
"Ho una riunione a cui attendere adesso," Louis fa scivolare le dita sui polsi di Harry, afferrandoli con gentilezza per spostargli via le mani dai suoi fianchi. "Ne riparliamo dopo, okay? Non andare via quando hai finito, aspettami nel mio ufficio."
Il ragazzo annuisce, abbagliandolo con un sorriso radioso. Louis lancia un'ultima occhiata al suo orologio, poi un'altra al viso di Harry e scappa via diretto verso la sala riunioni.

 

 

Harry fa quello che Louis gli chiede. Alla fine della riunione, quando Louis ritorna nel suo ufficio, trova la sua figura alta e dinoccolata in piedi al centro della stanza. E' palesemente a disagio, le sue mani stringono forte la stoffa del maglione lilla larghissimo, le sue cosce premute insieme e i piedi storti che volgono verso l'interno – somiglia un po' ad una baby giraffa con qualche problema di equilibrio, Louis lo trova adorabile.
Il volto di Harry si illumina quando lo vede entrare e le sue guance s'imporporano subito; si scosta un a ciocca ondulata dalla fronte e "Ciao" lo saluta, mordendosi le labbra per soffocare un sorriso. Louis lancia un'occhiata alla vetrata che dà al piccolo ufficio di Niall e, per la prima volta, si trova ad essere grato dell'esistenza delle macchinette del terzo piano quando lo trova deserto. Per sicurezza, comunque, decide di tirare ugualmente le tendine verticali.
Harry gli va vicino, torturandosi nervosamente le dita. "So che hai una figlia," inizia, arrivando subito al dunque. "E che sei più grande di me e che hai un mucchio di responsabilità, ma mi piaci sul serio! Davvero, davvero, tanto." Gli confida, allungando una mano per stringere quella di Louis. L'uomo abbassa gli occhi sulle loro dita intrecciate insieme; è un po' strano vedere come la sua mano venga interamente ingoiata da quella di Harry, se deve essere onesto. Ma è un buon strano, assolutamente.
"E' che..." Louis deglutisce a vuoto, s'inumidisce il labbro inferiore con la punta della lingua e si passa la mano che non sta stringendo quella di Harry sui capelli ingellati all'indietro, scegliendo accuratamente le parole che sta per dire. "Harry, non ho tempo. Non ho tempo nemmeno per mia figlia, non posso toglierle quel poco che le concedo per dedicarlo a te. Sto già sbagliando tutto con Julie, non voglio peggiorare la situazione."
Harry annuisce comprensivo, gli occhi che non smettono un secondo di guardarlo. Louis capisce perché tutte le sue dipendenti sembrano così affascinate da lui; Harry ti guarda come se fossi il centro dell'Universo, ti fa sentire importante per un minuto o due – e non è, tutto sommato, questo che tutti vogliono?
"Possiamo provare ugualmente," sussurra, abbassando la testa per avvicinare le loro bocche. Louis sente una stretta allo stomaco quando Harry lo prende per i fianchi, proprio come quella mattina, attirandolo più vicino a sé. "Prometto che non pretenderò niente, che mi accontenterò del poco tempo che mi concederai..."
Louis prende un respiro profondo. Harry è ancora così giovane, profuma di marshmallow, zucchero filato e arcobaleni – non è effettivamente sicuro che sia un profumo che esiste davvero – ha bisogno di qualcuno che possa metterlo al primo posto, davanti a tutto, e dargli tutte le attenzioni che merita. E' sul punto di dirglielo, infatti, perché non vuole essere quel tipo di uomo ormai vicino ai trent'anni che devia la mente di un diciannovenne per approfittarsi di lui, ma Harry preme le labbra contro le sue e il cervello di Louis si spegne di colpo – riesce quasi a sentire il bip che segnala la fine delle sue funzioni cerebrali, come quello che precede una linea piatta sul monitor dell'elettrocardiogramma.
Harry lo bacia come se avesse gli ultimi dieci secondi di vita, come se dovesse partire in missione in qualche terra dilianiata dalla guerra senza avere la certezza di uscirne vivo e rivederlo ancora.
A Louis piace, se deve essere onesto. Quindi fa quello che ogni essere umano sano di mente baciato da Harry farebbe: lo bacia a sua volta, con trasporto, stringendo il suo viso tra le mani e dimenticandosi persino di respirare. Le mani di Harry saggiano la sua nuca, frizionando i corti capelli alla base, scendendo poi lungo le sue spalle fino a posizionarsi appena sopra la curva delle sue natiche. Il suo tocco è ardente, bruciante, a Louis sembra quasi che le sue vene stiano prendendo a fuoco – che non ci sia più sangue lì dentro, ma colate di lava.

 

 

Zayn riesce a capire sempre quando Louis sta mentendo. Non ha ben capito come ci riesce, ma ci riesce e questo è un po' frustrante. Louis si è sempre vantato di essere un bravo attore, un perfetto bugiardo – questo suo talento l'ha decisamente tolto via da qualche impiccio quando era un bambino – e quando dice al suo migliore amico che la sua giornata è stata normale, nulla di particolare, senza nemmeno sbilanciarsi troppo, crede di essere riuscito finalmente a raggirarlo, ma. Ma no, ovviamente.
Louis sta tirando fuori dalla lavatrice i panni bagnati, piegandoli accuratamente dentro una cesta, perdendo un po' di tempo a cercare l'altra metà di un calzino spaiato. Non riesce davvero a capire come possano i calzini spaiarsi così, in quale dimensione parallela finiscono quelli persi? Perché non riesce più a trovarli?
Zayn è, invece, seduto al tavolo insieme a Julie. Stanno colorando – be', Julie sta colorando, Zayn fa solo finta quando lei si volta a controllarlo – nonostante l'ora della nanna sia passata ormai da un bel pezzo. C'è un bicchiere di latte mezzo vuoto accanto a Julie e un piattino con qualche biscotto al cioccolato; sì, sua madre ha detto a Louis che non dovrebbe far mangiare a sua figlia dolcetti dopo cena, ma un po' di cioccolato non ha mai ucciso nessuno... o almeno crede.
Tornando a Zayn, adesso lo sta fissando con un sopracciglio alzato. "Nulla di particolare, mmh?" ripete, scettico. A Louis non piace il suo tono.
"Non mi piace il tuo tono." E', appunto, quello che gli dice. "Sento che stai cercando di insinuare qualcosa."
Julie si allunga verso Zayn, arrampicandosi persino con le ginocchia sul tavolo per raggiungere alcune matite colorate rotolate lontano da lei. Zayn poggia il palmo di una mano sotto la pancia della bambina e l'altro sulla sua schiena, tenendola per non farla cadere in avanti. "Niall mi ha detto che Harry ti ha baciato," dice, sollevando le sopracciglia. Dannate sopracciglia, pensa Louis, accarezzando di nuovo la deliziosa idea di licenziare una volta per tutte il suo segretario ficcanaso.
"Be'," risponde, dopo qualche momento di silenzio, fingendosi disinteressato "se un ragazzo carino vuole baciarti, Zayn, tu lasci che lui ti baci. E' una regola."
Zayn sbuffa una risata, lasciando andare Julie che torna a sedersi sulla sua sedia, e "Sono contento per te. Ti serve una leggera distrazione ogni tanto" replica, mostrando come sempre il suo appoggio. "E Harry sembra un bravo ragazzo. Be', a dir la verità non lo conosco, ma Niall dice che è un bravo ragazzo. Mi fido di lui."
Louis rotea gli occhi, chiudendo lo sportellino rotondo della lavatrice e sollevando la cesta piena di panni bagnati. "Non avete ancora – " si schiarisce la gola, lanciando un'occhiata eloquente a Zayn che, per tutta risposta, scuote la testa. "Ah, amico, mi dispiace."
Zayn alza le spalle. "No, va bene," mormora con un sorriso appena accennato, abbassando gli occhi sul suo disegno non colorato. "Mi piace parlare con lui ed uscirci insieme. Anche se muoio dalla voglia di dormirci insieme, è bello solo averlo accanto. Credo sia quello giusto."
"Aww," tuba Louis, scompigliandogli i capelli neri con una mano quando passa accanto a lui reggendo il cesto. "Juls, zio Zayn si è innamorato!"
La bambina smette di colorare, solleva lo sguardo e "Davvero?!" squittisce eccitata, lasciando andare la matita colorata e battendo insieme le mani. "Posso aiutarti ad organizzare il matrimonio, Zee? Ti prego, ti prego, ti preeeego."
Louis scoppia a ridere, lasciando Zayn alle prese con l'entusiasmo travolgente di sua figlia mentre lui si avvia verso il terrazzo.

 

 

La mente di Louis va a fuoco – e non di certo per la stressante giornata trascorsa a lavoro – e il suo petto scoppia di fuochi d'artificio come New York City durante Capodanno. Harry lo sta baciando, seduto a cavalcioni sulle sue gambe, dietro la scrivania dell'ufficio, le mani che slacciano i bottoncini della camicia bianca e s'insinuano sotto il tessuto.
La redazione è vuota – il cielo benedica la pausa pranzo – quindi Louis non corre pericolo di essere visto da nessuno. I piccoli, affannosi, gemiti che Harry esala mentre si baciano e il cigolio delle rotelline della sedia su cui sono seduti sono gli unici rumori che spezzano il silenzio della stanza. Il riccio piega la testa da un lato, esponendo il suo collo niveo e offrendolo a Louis che comincia a baciarlo e a morderlo e a succhiarlo, ad impadronirsene.
Harry chiude le braccia intorno al suo collo e "Toccami, baciami, marchiami, sono tuo se lo vuoi" sussurra dentro la conchiglia del suo orecchio, prendendogli il lobo tra i denti. Louis trema appena e si lascia scappare un grugnito basso che s'infrange contro la pelle del ragazzo.
Harry muove circolarmente i fianchi, strusciandosi contro l'erezione sveglissima ancora bloccata dentro il cavallo dei suoi pantaloni. E, Dio Santissimo, Louis sente che sta per morire.
Solleva l'orlo del maglione di Harry con una mano e preme le punte della dita sui suoi fianchi, il ragazzo rabbrividisce e un piccolo lamento sfugge dalle sue labbra rosse.
"Scusa," respira contro la sua mascella, "Hai le dita fredde."
Louis ridacchia, chiudendo l'altra mano a coppa intorno ad una natica del ragazzo. Harry è fuoco ardente e lui un cubetto di ghiaccio: non potrebbero essere più differenti.
Il riccio torna a lasciare tanti piccoli e umidi bacini sulla sua pelle e continua così per qualche minuto, poi sospira contento e nasconde il viso nell'incavo tra il collo e la spalla di Louis.
"Cosa c'è?" domanda piano l'uomo, tira fuori la mano da sotto il suo maglione e la sposta sulla sua testa. Giocherella lentamente con le ciocche ondulate di Harry, facendole scivolare tra le sue dita; il ragazzo chiude le palpebre, si abbandona alle sue carezze come un gatto e quasi miagola, appagato.
"Vorrei –" inizia Harry, il tono insicuro, inspirando il suo profumo. "Vorrei che tu capisca che non sono solo un adolescente che vuole portarsi a letto un uomo più grande. Non voglio spaventarti, ma vorrei davvero che funzionasse tra noi."
Louis mormora un mmhmm d'assenso. "Ho una figlia, Harry. E anche questo lavoro. Non è semplice stare con me e tu sei ancora un ragazzo, meriteresti di meglio."
Harry gli morde piano la spalla, risentito. "Sai già come la penso," risponde, schiacciando il naso contro il tessuto della sua camicia. Rimangono in silenzio finché Harry si stacca da lui, scendendo giù dalle sue gambe. "Devo andare a lezione," spiega, quando Louis gli chiede cosa stia facendo.
"Che Università frequenti?" Louis si rassetta la camicia, rifacendo il nodo alla cravatta con movimenti veloci delle dita. Harry si aggiusta la coroncina di fiori sul capo e "Legge" risponde con un sorriso, mostrandogli le fossette.
Questo è profondamente ingiusto, pensa Louis. Bello, adorabile e intelligente. Come può resistergli?
Harry lo afferra per la cravatta e lo saluta con un bacio a fior di labbra e un occhiolino sfacciato. E se Louis, dopo, si chiude in bagno per dare un po' di sollievo all'erezione ancora chiusa dentro i suoi pantaloni, toccandosi con l'immagine di Harry stampata dietro le sue palpebre... be', non sono affari di nessuno.

 

 

Niall spalanca di colpo la porta del suo ufficio, gli occhiali storti sul naso, le guance rosse e i capelli in disordine. "Leigh-Anne è entrata nell'ufficio di Liam quindici minuti fa e non è ancora uscita!" Esclama, il respiro affannato. Sembra aver appena corso una maratona, il che è strano visto che l'ufficio di Liam è nel loro stesso corridoio.
Louis solleva lo sguardo dal monitor del suo computer, si toglie gli occhiali da vista rettangolari e "Quindici minuti fa? Perché non sei venuto qui da me subito?" borbotta, alzandosi in piedi spedito.
"Ero al terzo piano a... a fare delle cose..." Risponde con tono vago Niall, tossicchiando nervosamente. Louis gli lancia un'occhiata annoiata.
"Eri alle macchinette." Dichiara con la sua voce ferma, quella che utilizza per ricordare a tutti chi è il capo da quelle parti, uscendo dall'ufficio, seguito a ruota dal suo segretario che si allarga il colletto della camicia, deglutendo. "Come hai saputo che Leigh è entrata nell'ufficio di Liam?"
"E' stato Jaymi, il grafico pubblicitario, signore. Ne stava parlando con Caroline, la segretaria del secondo piano. Stavano consolando Jade perché stava piangendo e –"
Louis interrompe il discorso di Niall con un cenno della mano. Non ha davvero voglia di ascoltare dei problemi di cuore delle amanti del suo capo-redattore. Percorre il corridoio con passo svelto, ignorando i cinguettanti buongiorno, signor Direttore dei suoi dipendenti, e poi spalanca la porta dell'ufficio di Liam senza nemmeno annunciare la sua presenza. Decisione che, tra l'altro, rimpiange immediatamente quando davanti ai suoi occhi si para un'immagine che avrebbe sul serio preferito non vedere e che, ne è certo, gli traumatizzerà l'esistenza fino alla fine dei suoi giorni.
Leigh-Anne è in ginocchio, soltanto i suoi capelli riccissimi e neri sono visibili da dietro la scrivania moderna in legno chiaro di Liam che, invece, ha la testa buttata all'indietro, gli occhi chiusi, la camicia sbottonata a metà, la bocca spalancata in un urlo muto e una mano sulla testa della donna. Louis riesce a sentire l' oh-eem-gee scandalizzato sussurrato da Niall alle sue spalle.
Si schiarisce la gola rumorosamente, spostando lo sguardo su una fotografia in bianco e nero, incorniciata, che ritrae una giovane Marilyn Monroe, ed evitando così di guardare la compromettente scena che si sta svolgendo davanti a lui.
Liam Payne apre le palpebre di scatto e sobbalza, spaventato, alzando un ginocchio e colpendo Leigh-Anne proprio sul mento. La donna emette un verso strozzato seguito immediatamente dopo dall'urlo di Liam che, improvvisamente paonazzo in volto e con gli occhi lucidi, la spinge per le spalle facendola capitombolare all'indietro.
"Mi ha morso!" Grida, preso dal panico. Leigh-Anne si rimette freneticamente in piedi, traballando un po' sui tacchi alti, accorgendosi solo in quel momento della presenza di Louis – e Niall, la cui testa bionda fa capolino da dietro lo stipite della porta. Sgrana gli occhi, rassettandosi velocemente la camicia ed asciugandosi la bocca con il dorso della mano mentre Liam continua a piangere e a contorcersi dal dolore e ad urlare che ha bisogno di un'autoambulanza.
Louis ordina a Niall di chiamare i soccorsi, aggirando poi la scrivania per constatare che Liam stia bene e che il suo pene sia ancora attaccato a tutto il resto del suo corpo – ouch –, Leigh-Anne blatera una serie infinita di giustificazioni, scusandosi e implorando di non essere licenziata e "Non è come sembra!" esclama persino, rossa in volto.
"Non ho proprio tempo per le tue stronzate, Leigh. Vai nel tuo ufficio!" Louis le urla dietro, guardandosi intorno alla ricerca di un fazzoletto o qualcosa che possa usare per tamponare il sangue che fuoriesce dal membro di Liam che, a dirla tutta, non ha proprio un bell'aspetto. E' pallidissimo, suda freddo e sembra avere già un piede dentro la fossa.
Qualcuno gli porge un fazzoletto bianco di stoffa e Louis lo afferra senza nemmeno domandarsi chi sia stato perché sa già che tutta la redazione di GQ Magazine, mossa dalla curiosità (o chiamata da Niall, chi può dirlo), si è radunata in corridoio.

 

 

Il pene di Liam Payne è ancora intatto, eccetto per i due punti di sutura e per il divieto del medico di prendere parte a qualsiasi attività sessuale per almeno tre mesi. Ma, in fin dei conti, poteva anche andare peggio. Per Leigh-Anne, d'altro canto, la situazione non è delle migliori. Non è stata licenziata – Louis è molto magnanimo, onestamente – ma dovrà arrendersi al fatto di essere, nelle settimane a venire, l'oggetto dei pettegolezzi, delle occhiate furtive e delle risatine basse da parte di tutti i suoi colleghi.
Sarà sempre ricordata, in quell'edificio, come la donna che ha quasi affettato il pene di Liam Payne. Wow.
"Non posso crederci," ridacchia Harry contro il collo di Louis, dopo averlo ascoltato raccontargli gli avvenimenti del giorno precedente. E' seduto sopra la sua scrivania, le gambe spalancate per far posto a Louis che ha le mani ferme sui suoi fianchi. "E' realmente successo o mi stai solo prendendo in giro?"
Louis annuisce. "Puoi chiedere a tutti. Niall sarebbe felice di raccontarti la vicenda nei minimi dettagli."
Harry sorride, con le fossette e tutto il resto, poggiando la mano sulla guancia del più grande e facendo scontrare brevemente le loro labbra in un bacio leggero. "Ti credo," mormora. I suoi occhi si abbinano perfettamente alla coroncina di piccoli fiori azzurri che indossa quella mattina e al maglione di lana dello stesso colore che lo fa sembrare delicato, tenero e da riempire di coccole. Louis lo bacia sulla punta del naso, intrecciando le loro mani insieme. "Com'è andata la tua – " inizia a dire per poi essere interrotto dalla porta che viene aperta rumorosamente – senza preavviso, ovviamente - e dalla voce squillante di Julie.
"Papà!" Urla, correndo verso di lui. Louis sobbalza e si affretta a staccarsi da Harry, per non destare sospetti, voltandosi con un movimento rapido verso sua figlia – che apparantemente sembra non essersi accorta di nulla. Le sorride, accogliendola tra le sue braccia.
Dietro di lei c'è Zayn, però. Zayn a cui naturalmente non può sfuggire mai nulla. Alza le sopracciglia, incrocia le braccia al petto e stira le labbra in un sorrisino compiaciuto che sembra urlare Beccato! da ogni lato.
Harry balza giù dalla scrivania, le guance colorate di rosso, sorridendo timidamente. "Ciao" mormora, abbassando gli occhi sul pavimento. Zayn lo saluta con un cenno del capo.
"Papà! Le prove per la recita sono quasi finite!" Esclama Julie, entusiasta, spingendo via Louis e sgusciando via dal suo abbraccio per fare una piroetta. Qualche secondo dopo, punta i suoi occhietti su Harry e "Oh, ciao! Vuoi venire anche tu alla mia recita scolastica?" domanda.
Harry si morde il labbro inferiore, insicuro; guarda prima Louis - che alza semplicemente le spalle - e poi la bambina. "Mi piacerebbe, sì" risponde, sorridendole.
Julie batte le manine, contenta. "Porterai una coroncina di fiori anche a me?" chiede poi, speranzosa. Harry annuisce. Julie allora lancia un urletto eccitato e saltella fino a Zayn che la prende in braccio e le pianta un bacio rumoroso sulla guancia.
"Caroline, la mia maestra, dice che il rosso è il mio colore," lo informa Julie, il nasino all'insù. "Quindi voglio una coroncina di fiori rossi!"
Louis incrocia le braccia al petto, riservandole un'occhiata severa. "Julie," la ammonisce, "chiedi per favore."
La bambina arriccia le labbra in un adorabile broncio ma, comunque, "Per favore?" dice, sbattendo le palpebre e unendo le mani in un gesto di preghiera. Harry scoppia a ridere e annuisce di nuovo.
Louis scuote la testa, ma in realtà sorride. Si avvicina a Zayn e prende il viso di Julie tra i palmi delle sue mani, "Perché stai abbracciando Zayn e non me?" le domanda, fingendosi offeso, per poi punzecchiarle i fianchi. Julie ridacchia, contorcendosi tra le braccia di Zayn. "Vuoi più bene a lui che a me?"
La bambina fa finta di pensarci su un momento – Louis allarga gli occhi e spalanca la bocca, poggiando una mano al cuore, oltraggiato – ma poi scuote la testa, facendo ballonzolare le sue treccine bionde, e "Ti voglio bene tanto così!" esclama, allargando le braccia, "Finché le stelle saranno sopra di te!"
Louis la prende in braccio e le lascia un bacio affettuoso sulla punta del naso, completamente ignaro degli sguardi sognanti che Harry, dietro di lui, gli sta lanciando.

 

 

Louis è piuttosto sicuro di aver bisogno di un inalatore per il fiato quando osserva Harry sfilarsi via il maglione, buttandolo sul divano di pelle del suo ufficio. Lascia vagare i suoi occhi sulla pelle tesa e bianchissima del ragazzo, sulle curve e sugli spigoli del suo torso, gli addominali pronunciati e la sottile striscia di peluria che dall'ombellico scende fino – oh! Quello è un piercing? Okay, quello è senza dubbio un piercing. Harry ha un piercing all'ombelico. Va bene. Louis non ne è assolutamente attratto, no, no, no.
Louis prende un respiro brusco, premendo una mano sopra la patta dei pantaloni per tentare di calmare la sua eccitazione nascente. Harry si avvicina a lui con passi lenti, le guance rosse, ha ancora la coroncina di fiori sui capelli e sembra così dannatamente innocente, un angelo, che Louis quasi si vergogna a desiderarlo così tanto, di volerlo nudo e ansimante sotto di lui, di spalancare le sue gambe e –
"Louis?" La voce bassa, morbida e roca di Harry lo fa sussultare, riportandolo bruscamente al presente. E' ormai davanti a lui, in ginocchio, i palmi delle mani premuti contro le sue cosce aperte, i pantaloni già sbottonati. Harry si inumidisce il labbro inferiore con la lingua, guardando timidamente prima il rigonfiamento sotto il tessuto dei suoi boxer neri e poi Louis, come a chiedergli il permesso.
Il cuore di Louis accelera la sua corsa, una forte sensazione di calore che si raccoglie nella cavità del suo stomaco, il suo pene che si contrae appena, interessato.
Fa segno di sì con la testa, allora, incapace di parlare. Se solo Liam Payne sapesse che, dopo averlo rimbeccato così tanto, anche lui sta per farsi fare un pompino sul posto di lavoro...
Harry sorride, quindi, avvicinando la bocca all'inguine di Louis. Inizialmente, lascia lì qualche bacio a bocca aperta attraverso il tessuto elastico dei boxer, inumidendolo di saliva; poi le sue dita si insinuano dentro l'orlo, tirandolo giù quel tanto che basta per permettere all'erezione di Louis di liberarsi da qualsiasi costrizione. Harry rimane a guardarla per un po', leccandosi le labbra, per poi incrociare gli occhi del più grande. Louis esala un respiro tremolante, sentendo i brividi corrergli lungo la spina dorsale. Il riccio schiude le labbra, si abbassa maggiormente sul suo membro, fino a quasi sfiorarlo con la punta del naso, circonda la base con le sue dita lunghe e tira fuori la lingua, leccandone la punta come un gattino affamato. Louis chiude gli occhi e sospira, ringraziando il cielo di essere seduto perché le sue ginocchia sembrano di gelatina e, senza dubbio, sarebbe capitombolato a terra altrimenti.
Harry solleva l'erezione di Louis e lecca una grossa striscia di pelle, per poi inglobarla completamente dentro la sua bocca. Louis geme ad alta voce, inarcando la schiena e mordendosi l'interno di una guancia per non imprecare. Il riccio mormora intorno al suo pene, incava le guance, succhiando leggermente, e prende a massaggiargli i testicoli – ancora bloccati per metà dentro i boxer. Muove la testa su e giù, ritmicamente, facendo roteare audacemente la lingua intorno al glande; Louis spalanca le palpebre, ansimando, e quasi viene quando incrocia gli occhi di Harry, puntati dentro i suoi.
"Oh mio Dio..." respira forte attraverso il naso, seppellendo una mano tra i capelli di Harry per accompagnare i movimenti del suo capo. Il ragazzo si stacca dalla sua erezione con un sonoro pop, un sottilissimo filo di saliva connette le sue labbra rosse e gonfie al suo pene; Harry gli sorride, le fossette in bella mostra – Louis grugnisce, accidenti.
Il ragazzo muove la sua mano destra per tutta la lunghezza del membro del più grande, soffiando leggermente sulla punta, turgida e rossa, prima di depositarci sopra un piccolo bacio. Lo prende di nuovo in bocca, dopo, e Louis sente la mente annebbiarsi, fluttuare nello spazio, riempirsi di pensieri confusi, come se stesse vivendo un'esprerienza extra-corporea – o come se Harry gli stesse succhiando via il cervello attraverso l'uccello. Il che potrebbe essere proprio quello che sta cercando di fare, ripensandoci.
"Harry" geme, dilatando le narici. Butta la testa all'indietro, tirando leggermente i capelli del ragazzo. Le continue lappate di Harry, il suono strozzato che produce quando Louis muove involontariamente i fianchi verso l'alto, raggiungendo brusco il retro della sua gola, portano l'uomo al limite: una miriade di fuochi d'artificio esplodono dentro il suo corpo, i muscoli si contraggono, il suo respiro si spezza e le punte delle dita dei piedi si arricciano dentro le scarpe di pelle.
Vorrebbe avvisare Harry, dirgli di allontanarsi, ma non ne ha il tempo: viene dentro la sua bocca con un urlo, costringendolo ad ingoiare tutto quello che ha da dargli. Harry, comunque, non sembra preoccuparsene; ingoia diligentemente il suo seme, ansimando come se sia la cosa più buona del mondo, e continuando a succhiare accompagnandolo lungo tutto il suo orgasmo.
Quando, eventualmente, Louis si calma e Harry si rialza in piedi – le ginocchia un po' doloranti per la posizione prolungata e scomoda –, l'uomo lo fa sedere sulle sue gambe baciandolo languidamente sulle labbra umide, leccandogli affamato il palato per assaporare un po' del suo sapore.
"E' stato il miglior orgasmo della mia vita, giuro." Dichiara Louis, poggiando la fronte su una spalla nuda del ragazzo che ridacchia, guardandolo attraverso le ciglia. Ha le guance rosse, le labbra gonfie, la coroncina di fiori un po' storta in testa – Louis pensa sia bellissimo (Louis pensa un mucchio di cose su Harry che non dovrebbe nemmeno pensare, a dir la verità). Accarezza con una mano il suo petto, scendendo fino all'addome e stuzzicando con le dita il piercing incastrato dentro un lembo di pelle del suo ombelico. Gli lascia un bacio sulla spalla e "Non ho mai visto un ragazzo con un piercing lì" mormora piano, ancora un po' frastornato dall'orgasmo.
"L'ho fatto per il mio sedicesimo compleanno. Stavo attraversando una fase di ribellione. A dire il vero, volevo farmi un tatuaggio ma," Harry alza le spalle, giocherellando distrattamente con un bottoncino della camicia di Louis, "non avevo il permesso dei miei genitori. E nemmeno i soldi. Quindi ho scelto il piercing."
Louis ridacchia piano, schioccandogli un altro bacio, questa volta sul braccio. Harry si agita un po' sulle sue ginocchia, mordendosi le labbra, e solo allora Louis si accorge della sua evidente, ancora dolorosamente inappagata, erezione bloccata dentro i jeans strettissimi.
"Rilassati, babe" mormora quindi, armeggiando con la cerniera. "Lascia che sia io adesso a prendermi cura di te."

 

 

"Ha un piercing all'ombelico."
Zayn si mette in bocca alcuni popcorn e, senza distogliere lo sguardo dallo schermo della tevisione, "Chi?" chiede distrattamente, poggiando la birra sul poggiolo del divano.
Louis si sistema meglio sul divano, stringendosi un cuscino contro il petto, Julie già profondamente addormentata nella sua cameretta. "Harry" risponde solo, distendendo le gambe e incrociando insieme le caviglie. 
Zayn aggrotta le sopracciglia. "Cosa?!" Domanda incredulo. "Sei già riuscito a togliergli la maglietta? Come hai fatto? Io e Niall ci vediamo da quasi tre mesi e lui non non mi ha nemmeno lasciato sbirciare!"
Louis scoppia a ridere, affondando la mano dentro la ciotola dei popcorn. "Sono riuscito a togliergli la maglietta e a farmi fare un pompino." Zayn spalanca la bocca, sconcertato e anche un po' invidioso, lui gli fa l'occhiolino.
"Non voglio sapere niente," brontola allora il moro, si tappa le orecchie con i palmi delle mani e mette il broncio. "E' davvero poco carino vantarti della tua vita sessuale con chi è in astinenza da tre mesi."
Louis rotea gli occhi, bevendo un sorso di birra dalla sua bottiglia. Zayn fa l'offeso per il resto della serata – anche se continua a mangiare i suoi popcorn.

 

 

Louis, quella notte, viene svegliato dal rumore del materasso che cigola e si abbassa sotto il peso di qualcuno. Scosta il lenzuolo dal viso e "Julie?" chiama, con voce impastata dal sonno. La bambina si ficca sotto le coperte e si accuccia al suo corpo, schiacciando il naso sulla stoffa della sua t-shirt.
Louis le accarezza i capelli con una mano, "Hai fatto un brutto sogno?" le chiede. La sente annuire contro il suo petto e tirare su con il naso. La stringe maggiormente e "Adesso passa tutto" le sussurra, cercando di consolarla. "Ci sono io qui a proteggerti."
"Ti voglio bene, papà" è quello che dice Julie, con voce piccolissima e tremante. Louis le bacia la fronte e continua ad accarezzarle la testa.
"Ti voglio bene anche io, tesoro. Finché le stelle saranno sopra di te." Replica piano, ma il respiro di Julie è diventato più lento, calmo: si è già addormentata.

 

 

Louis non pensa di essere una persona estremamente gelosa ma, dopo aver visto la fattorina – Jesy qualcosa – flirtare palesemente con Harry mentre lui sembra beatamente ignaro di tutto e continua a lavare il pavimento del corridoio, ridendo alle parole della ragazza, si è completamente ricreduto. Non è che siano ufficialmente una coppia, a dire il vero, quindi non ha nessun diritto di piombare tra loro, interrompere la loro conversazione e mandare via Jesy – preoccupandosi prima di incenerirla con lo sguardo – , ma lo fa. Si rende probabilmente un po' ridicolo, ma non importa.
Harry lo guarda con i suoi occhioni grandi e le labbra socchiuse, sorpreso; ma poi sbatte le ciglia e ridacchia imbarazzato, come una scolaretta.
"Ciao." Lo saluta, guardandolo di sottecchi. Louis si guarda intorno, il corridoio è gremito di persone e, con suo sommo dispiacere, non può assolutamente baciarlo. Sospira, affranto.
"Voglio baciarti" brontola sottovoce, il tono un po' petulante – somiglia un po' a Julie, se deve essere onesto. Harry arrossisce e abbassa gli occhi, rigirandosi goffamente il manico del mocio in una mano. "Ci vediamo nel mio ufficio quando tutti se ne saranno andati?" domanda poi.
Harry si morde le labbra, si guarda intorno circospetto, e poi annuisce velocemente con la testa, guardandolo intensamente, come se volesse accarezzargli il viso con i suoi occhi, facendo quasi cadere a terra la coroncina di roselline gialle che tiene quella mattina.
Louis freme, dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi, e vorrebbe saltargli addosso e baciarlo e abbracciarlo e spogliarlo ma si trattiene. Annuisce, piega appena gli angoli della bocca all'insù e poi si congeda con un occhiolino.
Gli risulta un po' difficile concentrarsi sul suo lavoro, dopo; presenzia controvoglia alla sessione di brainstorming per raccogliere tutte le idee possibili per il nuovo numero della rivista, e quasi dimentica di organizzare i photoshoot e mettersi in contatto con questo fotografo o quell'altra truccatrice, se Niall non glielo avesse ricordato. Louis è assente, poco cooperativo, ha dei nodi allo stomaco e non riesce a pensare ad altro eccetto che ad Harry – quando Julie e Zayn vanno a trovarlo, dopo l'asilo, riesce in qualche modo a distrarsi e a cancellare per un po' il riccio dai suoi pensieri, ma quando loro vanno via, lui torna prepotentemente nella sua testa, come se la possedesse e fosse completamente sua.
Quando, eventualmente, Harry fa il suo ingresso dentro il suo ufficio, ha a malapena il tempo di chiudersi la porta alle spalle che Louis gli è subito addosso, prendendogli il viso tra le mani e attaccando le sue labbra con un bacio affamato, frenetico e disordinato. "Hey," lo saluta Harry, quando si stacca da lui, ridacchiando come una ragazzina.
Louis lo bacia di nuovo, a stampo, prima di sorridergli e ricambiare il saluto. Fa scendere le mani sui suoi fianchi, curvando le dita intorno ad essi e stringendoli con fare possessivo. Beccati questo, pensa, stupida Jesy la fattorina. Torna a baciarlo sulla bocca, sulla linea della mascella, sul collo, perché gli è mancato, perché non sa cosa gli ha fatto Harry Styles per farlo rammollire così tanto ma, dopo tutto, finché gli è permesso baciarlo, non gli importa granché. Infila le mani sotto la stoffa della sua camicia a quadri e va a stuzzicare con un dito il piercing, guadagnandosi un respiro tremante da parte del ragazzo.
"Ti va di – " Harry geme, interrompendosi, quando Louis gli succhia la pelle sotto l'orecchio, " – di uscire insieme – " Louis slaccia i primi tre bottoncini della camicia e comincia immediatamente a baciare e mordicchiargli il centro del petto, " – una sera di queste – può venire anche Julie..." balbetta, deglutendo.
Louis mormora un mmhmh assente, troppo occupato per far caso alle parole di Harry. Posiziona i palmi delle sue mani sul retro delle cosce di Harry e lo solleva di colpo da terra, ridendo quando il ragazzo lancia un urletto davvero poco mascolino e si aggrappa a lui, strengendo le gambe intorno ai suoi fianchi. Poi lo butta sul divano di pelle e gli sbottona i pantaloni.
Le ore che seguono sono piene di baci, sudore e bassi, dolci, gemiti.

 

 

III

 

La recita di classe di Julie cade due giorni prima della Vigilia di Natale, proprio quando la redazione di GQ Magazine si sta preparando per andare in stampa. E' una sfortunata coincidenza e a Louis stringe un po' il cuore quando sua figlia lo chiama dalla scuola, poche ore prima l'inizio, per chiedergli quando arriverà. Le dice che farà prestissimo e che ci sarà, che non deve preoccuparsi, che non sarà sola perché c'è Zayn con lei e anche Harry e la nonna e le zie direttamente da Doncaster e che probabilmente si perderà qualche minuto ma sarà lì, alla fine, ad applaudire fortissimo insieme agli altri genitori.
Louis non si accorge dello scorrere delle lancette, dello schermo del cellulare che, impostato in modalità silenziosa, continua ad illuminarsi ad intermittenza segnalando nuove chiamate in entrata; è così occupato a controllare il lavoro dei suoi dipendenti, a sistemare gli eventuali errori nei loro articoli e a bere tazze di caffé una dopo l'altra per non cadere addormentato sulla tastiera del computer che a malapena trova il tempo per respirare. Solo quando la porta del suo ufficio si spalanca e sulla soglia compare la figura dinoccolata di Harry, Louis si rende conto di essere in estremo ritardo per la recita. Controlla velocemente l'orologio attaccato alla parete e sgrana gli occhi, completamente sorpreso nel costatare che sono passate le undici.
Si alza dalla sedia, indossando freneticamente la giacca e spegnendo tutto quanto, preoccupandosi di salvare il lavoro in un'unica pen-drive che consegnerà in tipografia, ma il "Lascia stare, è già finita" di Harry lo congela sul posto.
Lo sguardo che il riccio gli rivolge è bruciante, intenso, deluso, come se avesse beccato Louis a scalciare un gattino appena nato o infranto la promessa fatta a sua figlia – il che è decisamente quello che è accaduto.
"Hai dimenticato la recita di tua figlia," dice, con tono d'accusa. Louis sospira stancamente, passandosi una mano sul volto.
"Scusa, mi dispiace. Ho perso la cognizione del tempo," mormora piano, cercando di giustificarsi almeno un pochino. Harry incrocia le braccia al petto.
"Non devi scusarti con me," è quello che dichiara, perentorio. "Non sono io quello a cui avevi fatto una promessa."
Louis sbuffa, è davvero troppo stanco per litigare. "Sono stato qui in ufficio, non a divertirmi. Mi dispiace di non essere andato alla recita ma ce ne saranno altre e sono sicuro che Julie se ne sarà già dimenticata doma – "
"Ha dimenticato gran parte delle sue battute ed è scoppiata a piangere sul palco, di fronte a tutti –" Lo interrompe bruscamente Harry. Louis abbassa gli occhi sulle proprie mani, mortificato. "Zayn ha tentato di consolarla e ci ho provato anche io, ma lei voleva te e tu non c'eri. Non lo dimenticherà domani mattina, non lo farà." Ribatte, ed è arrabbiato – Louis non avrebbe mai pensato che il dolce, timido Harry sarebbe mai stato capace di arrabbiarsi con qualcuno.
"Ho capito," dice, scuotendo la testa. "Vuoi farmi sentire in colpa."
Harry spalanca gli occhi verdi, la coroncina di fiori un po' storta in testa, i capelli selvaggi. "Non voglio farti sentire – ugh!" sussurra irato, alzando le braccia al cielo. "Voglio farti capire che hai una figlia, che dovresti metterla al primo posto!"
Louis arriccia le labbra, spostando gli occhi sulle ghirlande di Natale messe in giro per l'ufficio. "Non credo siano affari tuoi" dichiara secco. Ha già Zayn per questo, per ricordargli quanto faccia schifo come padre, non è davvero necessario il suo aiuto. Harry annuisce solennemente.
"Sì, non sono affari miei" concede. Tira le maniche del maglione che spuntano da sotto il giubbino marrone slavato che ha addosso fino a coprirsi le mani, gli riserva un'ultima occhiata e poi gira i tacchi, uscendo via dalla stanza. Louis stringe i pugni, fino a sbiancare le nocche e conficcarsi le unghie dentro i palmi, e lo guarda andare via.

 

 

La situazione, quando torna a casa, non è delle più rosee. Zayn è lì che lo aspetta, seduto sul divano del salotto, davanti alla televisione spenta, con le sopracciglia aggrottate, mentre Julie è accanto a lui, rannicchiata in posizione fetale, con la testa sulle sue gambe e il corpicino nascosto sotto una coperta. Sta dormendo, a Louis si stringe il cuore.
"Ciao," Saluta Zayn, con un cenno del capo, poggiando la ventiquattrore al solito posto, sul mobiletto in legno di noce sistemato in un angolo della stanza, togliendosi anche il cappotto.
Zayn volta la testa per guardarlo e "Oh, ti sei degnato di onorarci con la tua presenza finalmente" borbotta sarcastico. Louis non ribatte perché, in fondo, se lo merita. Sospira, piuttosto.
"Ho fatto tardi," inizia, appendendo il cappotto nero all'appendiabiti e sfilandosi poi anche la giacca. Zayn fa una smorfia come a dire sì ce ne siamo accorti tutti, ma non lo interrompe. "Mi dispiace davvero. Volevo venire ma ho perso la cognizione del tempo. Harry mi ha detto che è andata male."
"Se tu fossi venuto alla recita, molto probabilmente non sarebbe andata così male." Zayn lo fulmina con un'occhiataccia e Louis si stringe nelle spalle, abbattutto – la giornata (o forse settimana, ad essere pessimisti) mondiale dell'Odiamo Tutti Quanti Louis Tomlinson è ufficialmente iniziata. "Ti avevo detto di non prometterle che saresti venuto, Louis." Zayn riprende, stizzito. "Hai idea di come mi sia sentito vedendola piangere? Tu non – diavolo, sembra che Julie sia più mia figlia che la tua!"
"Grazie per ricordarmi ancora una volta quanto schifo faccia come padre," grugnisce Louis con il suo tono passivo-aggressivo, appoggia una mano al muro per mantenersi in equilibrio mentre solleva prima una poi l'altra gamba per sfilarsi le scarpe.
Zayn prende delicatamente la testa di Julie, sollevandola dalle sue gambe per spostarla sul divano, poi si alza in piedi. "Sì, Louis. Fai schifo come padre!" gli punta un dito contro, costringendosi a parlare a bassa voce per non svegliare la bambina. "E visto che ne sei al corrente, che ne dici di cambiare una volta per tutte e trattare Julie come meriterebbe?"
Louis sbuffa, lancia le scarpe in punto imprecisato del salotto, facendole atterrare con un tonfo sul parquet, e inizia ad armeggiare con la cravatta e poi coi bottoncini della camicia bianca. "Ci sto provando!" Esclama, spazientito, quasi urlando. Lancia un'occhiata veloce a Julie per assicurarsi che non l'abbia svegliata e "Sai quanto è importante questo lavoro per me, i soldi che guadagno mi permettono di far vivere a mia figlia un'infanzia migliore!" dice poi, rivolto a Zayn.
Il moro rotea gli occhi. "A Julie non interessano i tuoi stupidi soldi, vuole solo averti un po' accanto. Quanto tempo passi insieme a lei, mmh?" Gli chiede, sapendo già la risposta.
Louis evita il suo sguardo. Poco, risponde mentalmente, pochissimo. Riesce a stare con Julie soltanto dopo l'asilo, quando Zayn la porta da lui in ufficio – anche se è ancora troppo immerso nel suo lavoro per prestarle la dovuta attenzione – e la sera, prima di andare a letto. Non è molto, non è praticamente niente.
"Sì, appunto," sospira Zayn, esasperato. "Sei suo padre, Lou. Capisco perfettamente che hai bisogno di questo lavoro ma – " s'interrompe a metà, mordendosi il labbro inferiore e alzando le spalle. "Ma Julie ha bisogno di te. E' una brava bambina, ha anche imparato ad allacciarsi le scarpe da sola stamattina. Ma tu ovviamente questo non lo sai perché non c'eri."
Louis, ormai rimasto in canottiera, continua a non guardarlo, si passa una mano tra i capelli ingellati, smuovendoli un po'. Prende camicia, cravatta e giacca tra le braccia e va verso la cucina per infilarli dentro la lavatrice; Zayn lo segue a ruota, in silenzio.
Louis girovaga un po' per la stanza, mettendo a posto qua e là e, semplicemente, tenendosi occupato per non pensare troppo al pesante, spesso, silenzio che lo divide dal suo migliore amico. Zayn si abbandona con le spalle al muro, la testa buttata all'indietro e gli occhi rivolti al soffitto. "Non voglio litigare," sussurra. Louis mormora qualcosa a bocca chiusa, perché non sa cosa dire ma non vuole rimanere in silenzio. "Solo farti capire che –"
"Lo so." Lo interrompe Louis, aprendo il frigorifero per prendere una bottiglietta d'acqua. "Come sta Julie?"
Zayn si stringe nelle spalle. "Starà bene eventualmente."
Louis svita il tappo della bottiglia, beve un sorso d'acqua e lancia un'occhiata all'orologio appeso alla parete. L'una di notte. "Lo spero," mormora, poi. "Lo spero."

 

 

Se Louis ha pensato per un momento che Julie avrebbe, il mattino dopo, dimenticato ogni cosa, be' ha avuto torto marcio. Julie è intrattabile. Si nasconde dietro le gambe di Zayn – che ha dormito sul suo divano, quella notte – quando Louis le si avvicina; strilla e scoppia a piangere quando lui tenta di abbracciarla, rifugiandosi invece tra le braccia del suo migliore amico, costretto a portarla al parco a fare un giro per calmarla.
Louis va a lavoro con i nervi a fior di pelle, vergognandosi di se stesso. Alla redazione è il penultimo giorno prima dell'inizio delle vacanze natalizie; il numero è andato in stampa e la situazione è molto più tranquilla adesso. Louis tenta di portarsi avanti con il lavoro, di organizzare una nuova riunione per accordarsi sugli articoli e i servizi fotografici del numero di Gennaio. Niall è un fascio di energia, entusiasta all'idea delle vacanze, e non fa che saltellare da una parta all'altra e baciare e abbracciare tutti quanti augurando loro buone feste. Louis ride piano mentre lo guarda dal suo ufficio, scuotendo la testa.
Non vede Harry fino a dopo la pausa pranzo – Zayn e Julie non si fanno vedere e Louis la passa sbattendo ripetutamente la fronte sulla scrivania e dandosi dello stupido; il riccio entra dentro il suo ufficio, inciampando goffamente nei suoi stessi piedi, e "Hey" lo saluta, chiudendo la porta.
Louis solleva la fronte dalla scrivania. "Hey" ribatte per tutta risposta. Harry non ha nessuna coroncina di fiori quel giorno, i suoi capelli ondulati sono buttati scompostamente all'indietro, in un ciuffo alto – vorrebbe passarci le dita e annusarli. Inquietante.
"Come sta Julie?" domanda allora. Si avvicina alla scrivania, le sue gambe, fasciate dentro un paio di jeans scuri e rattoppati, sembrano andare per chilometri e Louis deglutisce, un po' agitato. Rimane a fissarlo a lungo, spogliandolo con gli occhi, finché Harry non si schiarisce la gola per richiamare la sua attenzione e "Non mi parla" sussurra quindi, abbassando gli occhi sulle scartoffie sparpagliate sotto il suo naso.
Harry annuisce. "Sono venuto per dirti che mi dispiace. Non era mio diritto dirti quelle cose, ieri notte. Non avrei dovuto ficcare il naso." Si scusa, giocherellando timidamente con le maniche del suo maglione di lana. Sembra un gigantesco, troppo cresciuto, gattino. E' semplicemente adorabile.
Louis sventola una mano in aria, "Non devi scusarti. Non sono arrabbiato con te, è tutta colpa mia" dichiara, rassicurandolo con un piccolo sorriso. Harry si prende il labbro inferiore tra i denti e annuisce di nuovo.
"Posso baciarti?" domanda poi, la sua voce simile ad un soffio, flebile e cauta, come se temesse un rifiuto, guardando Louis tra le ciglia. E, seriamente, quale persona potrebbe mai rifiutare un bacio da Harry? Certo non Louis.
Quindi si alza dalla sua poltroncina girevole, percorre con passi veloci la distanza che li separa e, prendendogli il viso tra le mani, lo bacia. E' un bacio pieno di lingua e denti e frustrazioni – da parte di Louis – e gentilezza e fiorellini e rassicurazioni – da parte di Harry.
"Vorrei essere un padre migliore," gli confessa piano Louis, poco dopo, poggiando la sua fronte a quella del ragazzo, le punte gelide dei loro nasi che si sfiorano e loro labbra vicinissime. "Julie non vuole parlarmi. Probabilmente mi odia. Mia figlia mi odia."
Louis esala una breve risata dal retrogusto amaro, Harry gli stringe forte la mano.
"Non ti odia, Lou. Ha solo bisogno di tempo." Lo consola, dandogli un bacio a fior di labbra. Louis scuote la testa, poco incline a crederci. Harry scioglie le loro mani intrecciate e gli accarezza una guancia ricoperta appena da un velo di barba con i polpastrelli. Lo bacia di nuovo, perché sente che è la cosa giusta fare, e di nuovo e di nuovo, facendolo indietreggiare fino a scontrarsi con la scrivania.
Lo solleva per i fianchi – Louis spalanca gli occhi sorpreso – e lo fa sedere lì sopra, baciandogli la testa e avviluppandolo tra le sue braccia. Harry chiude gli occhi e sospira contro il suo collo. Rimangono lì, nella stessa posizione e senza nemmeno parlare, per ore.

 

 

Louis passa il suo compleanno e le vacanze natalizie a Doncaster, insieme a sua madre e alle sue sorelle più piccole. Julie viene viziata da tutti e riempita di baci, coccole e regali. E' tornata a parlargli, fortunatamente, e, allo scoccare della mezzanotte, la notte di Natale, seduta sul tappeto del salotto con la carta da regali stracciata intorno a lei, lo abbraccia fortissimo e gli bacia entrambe le guance, "Ti voglio bene, papà" gli sussurra infine.
"Anche io. Finché le stelle saranno sopra di te." E' quello che, come di consueto, risponde Louis, sedendosi sul divano e unendosi alle chiacchiere di sua madre e del suo nuovo marito.
Julie gli riserva un sorriso sdentato e torna a giocare con i suoi nuovi regali, in compagnia delle gemelle.
(Il mattino seguente, quando è avviluppato come un burrito tra le coperte del suo vecchio letto d'infanzia, insieme a Julie, viene svegliato dall'insistente vibrare del suo cellulare sul comodino. Sbatte le palpebre, per cacciare via il sonno che le appesantisce, e grugnisce. Trova due chiamate perse da Zayn, cinque sms non letti – ricevuti da alcuni suoi dipendenti che gli augurano buone feste – e due notifiche di WhatsApp. Quando apre l'applicazione, trova un messaggio da parte di Harry ("Buon Natale, Lou! Mi manchi!" con una decina di xo e una selfie di Harry con un cappellino di Babbo Natale e le fossette in bella mostra in allegato) e uno da Zayn (Una foto di Niall che dorme con la bocca leggermente aperta, le spalle nude che sbucano fuori dalle lenzuola, e la caps "Ce l'ho fatta, YAY! Buon Natale a me!!!!"); Louis soffoca una risata contro il cuscino.)


 

IV

 

E' meraviglioso staccare la spina dal lavoro per quasi due settimane, rilassarsi e poter stare con la sua famiglia e, soprattutto, concentrarsi finalmente sua figlia. E rivedere Harry, quando torna in redazione a Gennaio, è la conclusione perfetta a delle vacanze già perfette.
Lo attacca di baci, ovviamente, quando le luci degli uffici si spengono e, come al solito, solo loro rimangono lì dentro. Harry sembra se possibile più bello di quando lo ha lasciato.
Il ragazzo si sfila via il cappotto nero e il maglione, buttandoli alla rinfusa sul pavimento, e anche i jeans mostrando le sue cosce bianchissime, sode e dalle forme femminili. Ad un certo punto si sfila anche i boxer, sistemandosi sul divano a gambe spalancate, le guance rosse e il labbro inferiore tra i denti, e Louis – be', Louis è umano dopotutto.
La loro prima volta è sopra il divano in pelle del suo ufficio; le gambe chilometriche di Harry sono strette intorno ai suoi fianchi, le sue unghie ficcate dolorosamente dentro la pelle della sua schiena che, Louis ne è certo, sarà piena di graffi quando avranno finito.
Louis si spinge sempre più a fondo, tra la carne stretta e calda di Harry, mentre piccoli e affannati ah, ah, ah cadono via dalle labbra di Harry come neve dal cielo e la pelle del divano si attacca ai loro corpi sudati. E' da spezzare il fiato, il corpo di quel ragazzo, pensa Louis, mentre preme il pollice sulla piccola stella tatuata sull'inguine di Harry, invisibile a chiunque non sia nella sua posizione. E' estremamente eccitante, se deve essere sincero – ma non più del piercing all'ombelico, quello è senza dubbio in cima alla lista.
Quando è tutto finito ed entrambi giacciono senza fiato, le gambe intrecciate insieme e la testa di Harry sul petto di Louis, il riccio "Esci con me," chiede a bruciapelo, baciandogli il collo. "Non voglio del sesso occasionale. Non è quello che cerco."
Louis gli accarezza i capelli con le dita, "Hai diciannove anni, non dovresti cercare proprio il sesso occasionale?"
Il più giovane scuote la testa, premendo entrambe le piante dei piedi intorno ad una caviglia di Louis che gli tira appena i ricci, borbottando qualcosa a proprosito dei suoi piedi freddi. "Voglio andare a cena con te o al cinema, qualunque cosa ti piaccia, e fare – fare tutto con te. Voglio te."
Louis solleva appena la testa dal divano per guardarlo meglio. Be', se proprio deve essere onesto, lui non può davvero permettersi del sesso occasionale – probabilmente solo ogni tanto, per allentare i nervi, ecco -, ha una figlia ed è quasi vicino ai trenta, ha bisogno di stabilità nella sua vita. "Sei sicuro, Harry? Hai diciannove anni, sei ancora giovane..."
"E' un così grave problema la mia età?" chiede allora Harry, rotola completamente sopra di lui e poggia il mento sopra il suo petto, guardandolo diritto negli occhi. "Non fai altro che ripetermi che ho diciannove anni," rotea gli occhi, seccato, "è questo il problema?"
"No!" Esclama subito Louis. "Certo che no! E' solo che – " si morde l'interno della guancia, fissando il ragazzo sopra di lui e accarezzandogli con il pollice il labbro inferiore. Vorrebbe morderlo di baci. O baciarlo di morsi. O qualcosa del genere. "Potresti avere un ragazzo della tua età, giovane e soprattutto senza figli. Sarebbe più semplice."
Harry sorride, avvicinandosi alla sua bocca. "Non mi piace il semplice. Mi piaci tu."
E poi lo bacia, e Louis pensa che, okay, nemmeno a lui piace il semplice se proprio deve ammetterlo. Vaffanculo il semplice, ecco.

 

 

Quindi escono insieme, due sere dopo. Louis ha lasciato Julie insieme a Zayn – che gli ha fatto l'occhiolino e infilato un preservativo in tasca prima di sbatterlo fuori di casa e interrompere così le sue crisi isteriche davanti allo specchio.
Cenano fuori, in un grazioso e accogliente ristorante italiano, facendosi gli occhi dolci e il piedino da sotto il tavolo, parlando e ridacchiando come due tredicenni alle prime armi e riuscendo a resistere fino al secondo piatto prima di saltarsi addosso dentro il bagno del ristorante – è un grandissimo traguardo, grazie tante.
Dopo cena, continuano la conversazione avvenuta dentro il bagno nell'appartamento di Harry – piccolo e dal tocco vintage anche se Louis non riesce a vedere molto oltre che la camera da letto e il corpo nudo del ragazzo. Ma è un bel panorama, Louis lo raccomanderebbe seriamente.
(Il preservativo di Zayn gli torna davvero utile e Louis si appunta mentalmente di ringraziarlo quando torna a casa.)

 

 

Ufficializzano la loro relazione, qualche giorno dopo, e chissà come – Louis avrebbe una mezza idea, a dire il vero: Niall – tutti alla redazione di GQ Magazine sanno già di lui e Harry.
I dipendenti continuano a lanciare occhiatine curiose e sorrisini eloquenti a Louis, quando passa per i corridoi, e lui vorrebbe seriamente licenziare tutti quanti ma si limita ad urlargli, "Tornate tutti al lavoro!" prima di barricarsi dentro il suo ufficio. Davvero fantastico, adesso si dimenticheranno improvvisamente di Leigh-Anne e Liam e inizieranno a parlare senza sosta di lui.
Julie, d'altra parte, non lo sa ancora. Louis crede sia un po' difficile spiegare ad una bambina di cinque anni che il proprio padre ha un fidanzato (maschio) e non sa davvero come affrontare con lei un discorso del genere.
"Diglielo e basta. Julie è una bambina intelligente. A differenza tua." E' quello che dice Zayn quando gliene parla. Louis s'imbroncia, offeso, ma poi ci pensa un po' su e, be', effettivamente Julie è una bambina intelligente.
Alla fine sì, decide di parlarne con sua figlia. E' un po' nervoso all'idea di dirle di Harry, della loro relazione appena nata che potrebbe non durare a lungo, ma non può tirarsi indietro adesso. Quindi, una sera, dopo esser tornato dalla redazione, si siede sul tappeto accanto a Julie, impegnata a giocare con le sue bambole, e "Tesoro," la richiama, catturando la sua attenzione. La bambina si volta verso di lui, sbatte i suoi occhioni blu e gli sorride.
"Papà ha –" inizia Louis esitante, la voce che gli trema un po', "mmh, ti ricordi Harry? E' venuto alla tua recita."
Julie annuisce, "E' venuto alla mia recita e mi ha portato una coroncina di fiori!" esclama entusiasta. Louis preme le labbra in una linea, cercando di trattenere un sorriso affettuoso.
"Sì, è lui. Ti – ti sta simpatico? Ti piace?" domanda, prendendo una bambola dal tappeto e iniziando a pettinarle i capelli con il suo pettinino rosa.
"Mi piacciono i suoi capelli!" Cinguetta Julie mentre stringe una bambola contro il suo petto. Louis giura che questa è la cosa più difficile che abbia mai fatto in tutta la sua vita.
"Anche a me piacciono i capelli di Harry," risponde dopo un attimo di silenzio. "E mi piace anche Harry. Davvero tanto, tanto, tanto. Saresti felice se il tuo papà e Harry si – " Louis tossicchia nervoso, "si mettessero insieme –"
"Come zio Zee e Niall?" lo interrompe Julie, aggrottando un po' la fronte. Louis deglutisce, annuendo. Gli occhi della bambina si spalancano di colpo, si muove freneticamente per rimettersi in piedi e "Organizzeremo anche un matrimonio per voi? Posso invitare Sharon, la mia amica di scuola? E le maestre? E posso mangiare tutta la torta? E posso –"
Mentre Julie continua a blaterare entusiasta su torte e feste e matrimoni, Louis scoppia a ridere. L'abbraccia stretta a sé e sì, la sua bambina è davvero, davvero intelligente.
"Ti voglio bene," sussurra tra i suoi capelli, quella notte, quando si è ormai addormentata. "Finché le stelle saranno sopra di te."


 

Louis, Harry e Julie passano del tempo insieme a volte, solo loro tre, come una famiglia.
Julie sembra più felice, adesso che Louis ha accorciato gli orari di lavoro e ha più tempo libero da dedicarle – è più felice anche lui, se deve essere onesto, e soprattutto innamorato.
Sta pensando di far spostare Harry nella loro casa, di convivere insieme a lui, ma sono passati soltanto sette mesi ed è ancora presto, dopotutto, per adesso si limita soltanto a farlo rimanere per la notte, di tanto in tanto, per abituare Julie alla sua presenza dentro casa – e, be', per fare cosacce insieme a lui quando lei si addormenta. Anche se, a dir la verità, Julie non sembra troppo contraria all'idea di vivere insieme ad Harry, soprattutto se questo implica avere i pancakes al cioccolato per colazione.
E' tutto nuovo per loro; Louis cerca di non correre troppo, di essere cauto e non diventare troppo dipendente da Harry perché non si sa mai, perché la vita non è sempre una commedia romantica a lieto fine e non vuole davvero che Julie soffra se le cose con Harry non dovessero avere un e vissero per sempre felici e contenti.
Per adesso, comunque, mentre passeggiano lungo il vialetto del parco, con Julie che cammina poco più avanti, insieme a Zayn e Niall, Louis passa un braccio intorno alle spalle di Harry e lo bacia sulle labbra.
"Ti amo," gli sussurra piano, come se fosse un segreto. "Finché le stelle saranno sopra di te."
E, be', sarà quel che sarà.

 

*

















Ciao a tutti!
Dunque, da dove comincio? Mi sono divertita tanto a scrivere questa storia inizialmente, poi ad un certo punto mi son rotta le balle perché è davvero diventata lunghissima e credo di essermi persa un po' alla fine. Ho velocizzato tutto, cercando di non rovinarla troppo, spero di esserci riuscita. 
Ci ho messo in mezzo le Little Mix (quasi tutte amanti di Liam, lmao) e qualcuno degli Union J, e poi gli Ziall perché sono il mio ottippì del cuore. <3
Anyway, buone feste e buon anno, ci leggiamo nel 2014!! <3 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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