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Autore: oceanointempestalu    24/12/2013    1 recensioni
Louis è la cotta storica di Harry Styles. Harry Styles è qualcosa di non definito, per Louis Tomlinson. Entrambi, per via della timidezza, non si sono mai parlati, nonostante vadano nella stessa scuola. Ma una sera, precisamente la sera in cui uscirà 'Hunger Games', il primo film dell' omonima saga, saranno nello stesso cinema.
Che cosa farà il Fato, a questo punto?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questo è per te, amore mio. E' il tuo regalo di Natale, spero davvero che ti piaccia.
Ti amo.
 




 




Harry Styles, 17 anni, riccio, dalla pelle diafana, smeraldi al posto degli occhi; frequentava l’ ultimo anno di un liceo di Holmes Chapel, una piccola cittadina del Cheshire.
Non era quel che si dice un ragazzo popolare, anzi, era più il tipo che si faceva i fatti suoi, lui. Era un ragazzo abbastanza tranquillo, girava per i corridoi, aiutava chi aveva bisogno ed era solito spargere sorridere a qualsiasi paio di occhi che incontrava, tranne uno. Tranne a quel paio di occhi azzurri, a quegli occhi color del cielo; quel cielo che loro, in Inghilterra non avevano quasi mai la possibilità di vedere, e per questo, erano ancora più speciali.
Un’ altra cosa molto da Harry Styles era di arrossire al solo scorgere quel paio di occhi, che appartenevano ad un ragazzo più basso di lui, dai capelli castani e sempre disordinati, come se si fosse appena alzato dal letto.
Ogni volta che i suoi occhi verdi vedevano anche una piccola parte del corpo del castano, sentiva un calore da dentro il petto che gli faceva, dapprima, battere freneticamente il cuore e, successivamente, gl’ imporporava le guance.
Come avrete sicuramente già capito Harry Styles era attratto dai ragazzi, o almeno era quello che continuavano a ripetergli i suoi amici, Liam e Niall, ogni volta che Harry si perdeva a tessere le lodi di quel ragazzo particolarmente bello, o come diceva lui, di quell’ angelo. Ne tesseva le lodi nemmeno fosse uno di quei famosi poeti, che hanno perso la loro vita a comporre poesie per le loro amanti, o per donne immaginarie, con cui, alla fine, non concludevano niente.
Ogni volta che Niall e Liam venivano distolti da uno dei loro momenti di coppia, perché Harry aveva appena visto qualcosa che gli ricordasse l’ aspetto di Louis, sbuffavano e dicevano: -Harry, è uno studente di questa scuola, dovrai pur incontrarlo qualche volta, no?- e lui, come da copione, li guardava con gli occhi sgranati, le sopracciglia alzate e quasi urlava:-NO!- , aggiungendo poi, con tono sommesso: –Sono troppo timido, farei una figura troppo brutta.-
E puntualmente, Liam e Niall, ogni qual volta Harry se ne usciva con questa scusa lo guardavano male, perché lui era tutto tranne che timido. E quando loro dicevano:-Harry Styles e timidezza sono due cose che non possono coesistere insieme-, Harry si sentiva sprofondare.
Non era mica colpa sua se l’ unica volta che aveva provato a parlare con Louis si era ritrovato con la bocca asciutta e aperta, senza spiccicare parola, tutto ciò mentre Louis lo fissava interdetto da quegli occhiali marroni, quadrati che nascondevano gran parte della bellezza di quegli occhi e che portava raramente, per fortuna di Harry.
Non era mica colpa sua, se in presenza del castano non riusciva più a fare nulla. Non era mica colpa sua, se si era innamorato proprio di lui.
A differenza di Harry Styles, Louis Tomlinson, invece, era il tipico ragazzo che passava anche il Sabato e la Domenica nella sua camera, tappezzata di poster dei film ormai vecchi decenni, a studiare, leggere o guardare una delle tante serie televisive che seguiva.
Sua madre, fin da quando era piccolo, aveva cercato di farlo interagire con i suoi coetanei, ma non c’ era verso. Louis preferiva sempre e comunque leggere un buon libro o guardare un film, piuttosto che stare con i suoi coetanei a giocare con il fango. O in questo caso, stare con i suoi compagni, ubriacarsi e portarsi nel letto qualcuno che a malapena si conosce.
Louis si era sempre distinto dagli altri bambini. E anche adesso, a 19 anni suonati, doveva distinguersi.
Sì, aveva 19 e andava ancora a scuola, ma non era colpa sua se i suoi genitori avevano deciso di separarsi e fargli perdere almeno un anno e mezzo di scuola con i vari spostamenti e tutto il resto.
Perché sì, Louis, sebbene fosse già grande, aveva risentito della separazione fra i suoi genitori.
Li aveva sempre visti come quelle coppie che sarebbero state insieme fino alla morte, anzi sarebbero addirittura morti insieme. Insomma, chi non vede così i propri genitori?
Ma le cose, ahimè, iniziarono a cambiare da due anni a quella parte. All’ inizio, Louis, nemmeno ci faceva caso alle piccole incomprensioni che nascevano tra i suoi genitori, ma iniziò a capire che c’ era qualcosa che non andava quando quelle diventarono vere e proprie discussioni.
Discussioni in cui il tono si alzava sempre di più, duravano sempre di più e finivano con i suoi genitori che non si parlavano per giorni.
Quando sentiva che i due stavano per iniziarne una nuova, magari anche sul fatto che non ci fosse più latte, Louis prendeva il suo i-pod, si stendeva nel letto e metteva la musica a palla. Almeno così poteva far finta di non sentire e far finta che non stesse succedendo niente.
Ma purtroppo, quando i suoi genitori gli dissero che si sarebbero dovuti separare lui non voleva crederci. E’ vero, magari qualche volta litigavano, ma tutte le coppie litigano, no? Perché proprio i suoi genitori dovevano lasciarsi, perché non potevano restare insieme? Cosa c’ era di così grande da non poter superare?
Forse era colpa sua e della sua stranezza, era questo che Louis si era portato a pensare e a causa di ciò si era chiuso ancora di più in se stesso. Se prima scendeva in salotto per guardarsi un film, ora se lo guardava in camera. Non parlava quasi mai con sua madre, solo i soliti e forzati ‘Buongiorno’, ‘Come stai?’ e ‘Buonanotte’, ed era strano per lui. Louis era il tipico cocco di mamma, che per qualsiasi problema si rifugiava tra le braccia della sua mamma e lasciava che lei lo rassicurasse con quelle carezze e parole che riuscivano a far sentire Louis un po’ meno strano.
Il continuo pensare che fosse colpa sua, che lui era strano lo avevano portato a cadere in uno stato di depressione tale che non riusciva più ad alzarsi la mattina, per andare a scuola, o a fare qualsiasi altra azione che non fosse stare rintanato nel suo caldo letto.
Tutto questo, però, non faceva bene al piccolo Louis. Aveva iniziato a fare strani pensieri e, girando un po’ su internet, aveva sentito parlare di autolesionismo, pensò che, forse, quello poteva essere la risoluzione a tutti i suoi problemi.
Quel giorno Louis se lo ricorda ancora bene, sebbene abbia qualche vuoto, dovuto allo svenimento, ma per il resto, lo ricorda. Quel giorno l’ ha portato ad andare in una clinica.
A lui quei posti non gli erano mai piaciuti, ma non poteva scappare da lì, no? Era per il suo bene e, forse, lì sarebbero riusciti a farlo stare meglio, almeno questo era quello che gli aveva detto sua madre prima di abbracciarlo e lasciargli un grande borsone in mano in quel grande ingresso di quell’ ospedale così pieno di gente, ma così vuoto nello stesso tempo.
C’ aveva passato un anno lì dentro, ma gli era servito. Adesso stava meglio, sorrideva di più e aveva ricominciato a parlare con sua madre, d’ altronde non poteva fare altro.
L’ altra metà anno l’ aveva passata a casa perché non se la sentiva di tornare a scuola e perciò, si ritrovava a 19 anni ad andare ancora a scuola, invece di andare all’ università o a lavorare.
Ma  a Louis non importava sentirsi dire che era un fallito perché andava ancora a scuola, non importava davvero. Lui viveva per se stesso, non per gli altri.
Adesso lo trovava addirittura ancora più piacevole andare a scuola, grazie ad un piccolo ragazzo riccio, due anni più piccolo di lui, che aveva due smeraldi che lo facevano sognare. Ma non ne era innamorato, no, ne era solo interessato.
Non voleva dare ascolto alle farfalle che svolazzavano quando gli capitava di vederlo per strada o per i corridoi e lui non se accorgeva. Non voleva nemmeno dare ascolto al suo cuore che batteva più veloce ogni qual volta scorgeva il piccolo riccio. A Louis non era mai interessato nessuno in particolare, perciò non faceva differenza, per lui, che fosse un ragazzo o una ragazza. Era la stessa cosa, no?
Ma non capiva perché quel piccolo riccio lo evitasse sempre, non si erano mai parlati, anzi, si era ritrovati di fronte solo una volta. E se la ricorda Louis, quella volta, eccome se la ricorda.
Stava camminando tranquillamente verso il suo armadietto, con la testa abbassata sugli appunti di chimica che non ne volevano proprio sapere di entrargli in testa, si scontrò con qualcuno. Alzò lo sguardo e si ritrovò lui, con i suoi ricci tutti in disordine, gli occhi sgranati e la bocca aperta, come a voler dire qualcosa, ma il riccio non spiccò parola, anzi arrossì e poi andò via quasi correndo. Louis continuò a guardarlo mentre si allontanava con la testa bassa, stringendo sempre più forte i libri nelle mani e si chiese ‘Ma gli ho fatto qualcosa?’. Ma quella domanda non ebbe mai risposta.
I due ragazzi continuavano a spiarsi, ogni giorno, senza che l’ altro sapesse nulla. I due ragazzi continuarono a pensare gli uni agli altri, senza però trovare il coraggio per parlarsi. Harry perché dopo quella figuraccia diceva:-Figurati se vuole parlare con uno come me! Sicuramente quella volta avrà pensato che avevo un problema o altro.-, e Louis perché pensava che il riccio lo odiasse visto che scappava via ogni qual volta i loro sguardi s’ incrociavano.
Ma il fato non poteva non far sì che questi due ragazzi, che sembravano così interessati a conoscersi, ma troppo timidi per farlo davvero, non si conoscessero. Perciò pensò che quel giorno, quello stesso giorno in cui Louis era andato a vedere il primo film della saga di Hunger Games, anche Harry doveva andarci, a qualunque costo.
-Liam, ti ho già detto che non ci voglio venire!- esclamò il riccio al telefono contro il suo amico, che cercava in tutti i modi di convincerlo.
-Oh avanti, Hazza, vieni!Ti prometto che se verrai, non ti faremo sentire in imbarazzo- lo supplicò Liam dall’ altro capo del telefono.
-Ne siete davvero capaci? L’ ultima volta che avete detto così, mi sono ritrovato con voi due distesi sul divano a pomiciare- disse scettico il riccio.
Per carità, Harry voleva un gran bene a Niall e Liam, ma proprio non voleva assistere a certe scene. Non che gli dessero fastidio, o altro, ma gli facevano pensare a Louis e a quanto avrebbe voluto poter fare certe cose anche lui, con quel meraviglioso ragazzo.
-Saremo in un luogo pubblico, nessun pericolo- lo rassicurò il castano tenendo le dita incrociate dietro la schiena, infondo non poteva resistere per tutta la durata del film, non baciando il suo ragazzo.
-Ma non ho nemmeno letto il libro, che ci vengo a fare?- disse il riccio, cercando di trovare una scusa che potesse garantirgli una tranquilla serata a casa, davanti alla tv.
-Fai che dopo aver visto il film vuoi leggere il libro? Oh avanti, vieni!- lo supplicò nuovamente il castano.
Il riccio sbuffò e pensò che non poteva essere amico di persone del genere.
-E va bene Payne, ma sappi che me la paghi.- concesse il riccio.
-Sei il migliore, Hazza!- esclamò Liam ormai al settimo cielo.
-Sì sì, ciao Liam. Ci vediamo davanti al cinema e vedete di non farmi aspettare, altrimenti torno a casa!- lo minacciò il riccio.
-Sicuro! A dopo- disse Liam chiudendo la chiamata e andando a prepararsi per poi passare a prendere il biondino.
Intanto, mentre Harry informava sua madre dei suoi nuovi programmi e Liam aveva un sorriso enorme stampato sul viso, Louis cercava di calmarsi. Era davvero troppo agitato per l’ uscita di quel film. Ma che poteva farci se aveva divorato quei libri e ne stava aspettando da un anno l’ uscita di quel benedetto film?
-Mamma, io vado al cinema!- la informò Louis mentre prendeva le chiavi della macchina e si dirigeva al cinema. Mancava ancora un’ ora per la proiezione del film, ma non voleva di certo arrivare in ritardo, lui. Non si poteva mai sapere che cosa sarebbe successo durante il tragitto.
-Va bene Boo, ma non fare tardi!- gli urlò sua madre dal piano superiore.
Louis rotò gli occhi al sentire quel nomignolo e:-Sì!- disse in risposta, uscendo di casa.
Entrò in macchina, accese la radio e mise l’ ultimo CD dei ‘The Fray’ a palla. Iniziò a cantare ogni canzone a squarcia gola, per tutto il tragitto.
Arrivò in prossimità del cinema dopo circa mezz’ ora e trovò parcheggio proprio davanti al cinema. Non poteva che essere un giorno fortunato, quello, pensò Louis.
Appena arrivò all’ entrata del cinema, alzò la testa per godersi la vista di quella meravigliosa locandina, ma il suo sguardo si fermò un po’ più giù, su un ragazzo. Non era un ragazzo come li altri, era Harry Styles.
Harry Styles era davanti a lui, mentre picchettava col piede sul marciapiede e aveva lo sguardo fisso sul cellulare, segno evidente che aspettava qualcuno. Louis continuò a guardarlo, a studiarlo in ogni minimo particolare. Lo venerò quasi come un dio, ma come si poteva non credere che non lo fosse con quella pelle così bianca, quegli occhi così verdi, che ricordavano un prato, quei capelli tirati su, in una sorta di ciuffo? A coronare il tutto c’ erano dei jeans così attillati che lasciavano davvero poca immaginazione, una magietta nera e una giacca nera a sua volta. Louis continuò a guardarlo finchè il riccio non alzò nuovamente lo sguardo e incrociò i suoi occhi. Spalancò nuovamente la bocca e arrossì violentemente, esattamente come la prima volta che si scontrarono, finchè non sentì delle voci chiamarlo.
Harry ringraziò i suoi amici subito dopo averlo portato dentro il cinema, per prendere i biglietti. Se non fosse stato per loro, sarebbe stato lì ad osservarlo per ore finchè non si sarebbe accorto di quanto patetico fosse e sarebbe scappato, almeno questo è quello che lui diceva. Il riccio, però, mentre i suoi amici prendevano i biglietti e i popcorn aveva ancora in mente l’ immagine di Louis fermo a fissarlo. Quei suoi occhi che, per sua fortuna, non erano coperti dagli occhiali marroni e quadrati che gli donavano un’ aria ancora più attraente. Quei capelli castani abbassati lo rendevano ancora più bello e gli davano l’ aria di una persona così bisognosa d’ affetto, tanto che Harry aveva dovuto faticare molto a non andargli vicino e stampargli un bacio sulle labbra. L’ altra cosa che faceva impazzire Harry erano le sue labbra. Erano fini e rosse, così diverse dalle sue rosse e piene, ma che secondo lui erano fatte apposta per combaciare insieme, quasi come se fossero un puzzle.
L’ altra cosa che lo face restare a bocca aperta fu il modo in cui si era vestito. Aveva una maglia bianca, con sopra un disegno stampato, un giubbetto di jeans e dei pantaloni neri che aderivano perfettamente sul suo corpo. Tutto in quel ragazzo, a detta di Harry, gridava perfezione. E il povero riccio non sapeva come aveva fatto a resistergli per tutto quel tempo, ma non appena gli balenò in testa l’ idea di andare a parlarci, anche solo di quello stupido film, del quale non sapeva nemmeno la trama, si sentì gelare il sangue. No, non se ne parlava, non era possibile.
-Amico, tutto bene?- gli chiese Niall sussurrando, visto che il film era già iniziato e lui aveva ancora lo sguardo fisso davanti a sè.
-Certo, perché?- chiese lui in risposta, cercando di rassicurare il biondo.
-Il film è iniziato da un quarto d’ ora e tu stai guardando da tutt’ altra parte- sussurrò Niall continuando a guardarlo con quei suoi occhi blu, alla ricerca di una risposta soddisfacente.
Harry non era per niente bravo a mentire e questo lo sapevano tutti, persino il barbone che ormai aveva preso residenza all’ uscita della loro scuola.
-No, è tutto apposto!- disse Harry, forse alzando un po’ troppo la voce.
-Volete fare silenzio o no? Io sto cercando di guardare il film!- sbottò qualcuno dietro di loro, un uomo, visto il timbro della voce.
Non appena l’ uomo disse quelle parole Harry si voltò in avanti, fissando attentamente lo schermo, come se ci fosse entrato dentro, mentre Niall porgeva le sue scuse.
Harry continuò  a guardare il film, alla fine non era poi così male, il problema erano i suoi pensieri. Continuava a paragonare i due protagonisti del film con se stesso e Louis. Che avrebbe fatto se avesse saputo di dover morire? Gli avrebbe dichiarato il suo amore, come aveva fatto Peeta, facendolo passare, però, come strategia, o sarebbe rimasto a guardarlo morire?
E proprio mentre scuoteva la testa, cercando di togliersi quei pensieri dalla testa, lo schermo si era oscurato e su di esso era apparsa una scritta che diceva ‘Pausa intervallo’. Sospirò compiaciuto per il fatto che avrebbe potuto rinfrescarsi la faccia e togliersi dalla testa tutte quelle idee senza senso che continuavano a ronzargli nel cervello, ma che non aveva la forza di scacciare, perché Harry Styles, in fondo, era un po’ masochista.
Perciò, si alzò di scatto dal suo posto e si diresse velocemente verso il bagno, con la testa bassa, senza guardare nessuno.
Appena si trovò davanti alla porta del bagno, ormai col fiatone, visto che aveva quasi corso per arrivarci, la spalancò, senza pensare troppo a chi potesse esserci dietro. Infatti, sentì qualcuno dietro la porta imprecare perché qualche stupido ragazzino gli aveva sbattuto la porta proprio dritta sul naso. Harry, mortificato, alzò la testa e guardò preoccupato il povero ragazzo che si teneva il naso con entrambe le mani. La prima cosa che gli venne da dire fu un misero:-Ops- quasi sussurrato. Il ragazzo che aveva davanti aprì gli occhi, che fino a quel momento erano stato chiusi, li spalancò e tanta fu la sorpresa che tolse le mani da naso ancora dolorante, e con il migliore dei suoi sorrisi disse:-Ciao!-.
Non appena Harry realizzò chi realmente fosse la persona davanti a lui, non seppe fare altro che trattenere il respiro e rimanere lì, fermo, immobile, sulla soglia del bagno a guardarlo.
-Tutto bene?- chiese Louis, che non poteva credere di aver incontrato Harry in una situazione così strana. Perché, accidenti, andavano nella stessa scuola!
-S-sì, credo.- riuscì a dire Harry, una volta ripresosi dal suo stato di trance, perché, si disse, che no, non poteva fare un’ altra brutta figura proprio di fronte a Louis.
-Tu, piuttosto, come va il naso? I-io andavo di corsa, e-ecco vedi, non volevo sbattere così forte la porta, ma avevo davvero bisogno di..- iniziò a dire il riccio velocemente. Perché sì, quando lui era agitato parlava davvero così veloce che nemmeno lui sapeva cosa stava dicendo e a volte dimenticava per strada anche le parole.
-Ehi frena, frena. Sto bene. E’ stata una bella botta, ma sto bene.- disse sorridendogli.
E lì il riccio si sentì morire. Poteva esistere spettacolo più bello di quel sorriso? No, certo che no. Quella era pura perfezione, quello era un capolavoro di Dio e aveva dovuto metterci davvero tanto impegno per riuscire a fare qualcosa di così bello.
-Mi dispiace, Louis, davvero.- disse il riccio con la testa bassa e mordendosi subito dopo la lingua per quello che aveva appena detto.
In realtà, il riccio, non avrebbe dovuto sapere nemmeno il nome del castano, visto che si erano visti solo una volta a scuola e a malapena si erano rivolti la parola. Però, da perfetto ragazzo innamorato quale era, era riuscito a racimolare per lo meno le informazioni base sul ragazzo che gli aveva così sconvolto la vita. Detta così sembra quasi che il nostro riccio sia uno stalker, ma, ehi, chi non parlando con la persona della quale si è innamorati, non cerca informazioni su questa chiedendo un po’ in giro?
E proprio per questo motivo, Louis gli chiese:-Un momento,  come sai il mio nome se non ci siamo ancora presentati? Lavori nella CIA, per caso?-
E Harry rise, rise di gusto, reclinando la testa all’ indietro. Louis, sentendo quella meravigliosa melodia che fuori usciva dalla bocca del riccio, sentì il cuore accelerare ancora un po’ il battito e la voglia irrefrenabile di sentire che sapore avevano quelle labbra che sembravano così screpolate, ma che secondo lui erano morbidissime.
-No, non faccio parte della CIA. Sai, andiamo nella stessa scuola, perciò, sì insomma, ti ho sentito nominare, ecco.- disse il ricco un po’ più tranquillo, sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi, facendo sentire le gambe molli a Louis, che se non fosse in un luogo pubblico, si sarebbe già lasciato cadere a terra.
-Uhm, non so se esserne contento o no.- disse Louis guardando dentro quegli occhi verdi, dove gli sembrava di specchiarsi.
Harry sorrise, imbarazzato e abbassò lo sguardo. Non voleva farsi vedere da Louis Tomlinson mentre arrossiva, come una qualunque quindicenne alla sua prima cotta.
-Hazza, ma dove diamine sei finito?- disse una voce, che Harry riconobbe come quella del biondo.
Ma possibile che dovesse rovinare tutto per colpa di un biondino?
-Credo ti stiano cercando.- disse Louis non riuscendo a nascondere una risatina divertita.
Bene, adesso anche Louis rideva di lui. Era tutto rovinato per colpa del biondo, avrebbe dovuto ringraziarlo.
-Lo credo anch’ io.- disse prima di affacciarsi dalla porta e urlare:-Biondo, sono qui!-
-Ma quanto tempo ci stai al bagno? Dovrei essere io quello che si apparta con il proprio ra- iniziò a dire il biondino, finchè, essendo arrivato davanti alla porta, non vide che il suo amico stava parlando con Louis Tomlinson. Quel Louis Tomlinson.
-Oddio, i-io, m-mi d-dispiace!- disse il biondino guardando il riccio con un’ espressione così tenera che il riccio non poté non sorriderne.
-Tranquillo, Nialler.- disse, alla fine, il riccio pizzicandogli una guancia.
Louis, che era rimasto ad osservare quella meravigliosa scenetta, si mise a ridere così forte, che potevano sentirlo anche dalla sala di proiezione.
Louis, poi, rivolse il suo sguardo su Harry, che senza nemmeno rendersi conto, si era portato una mano sul cuore, per controllare che fosse tutto apposto. Continuò a specchiarsi in quegli smeraldi, che già dalla prima volta che aveva posato lo sguardo su Harry, lo avevano colpito.
-Il film inizierà tra cinque minuti, gli spettatori sono pregati di ritornare ai loro posti.- annunciò una voce metallica, spezzando quel silenzio imbarazzante.
-Bene, dovremmo andare a sederci.- disse Niall spostando lo sguardo da Harry a Louis e viceversa.
-Già, dovremmo andare a sederci.- disse Louis, continuando a fissare Harry negli occhi.
Il povero ricciolino, dal canto suo, non riusciva a spiccicare nemmeno una parola tanto era rapito dagli occhi del maggiore.
-V-vuoi sederti con noi, Louis?- chiese Niall.
-Non vorrei dare fastidio, ecco.- disse il castano abbassando lo sguardo e facendo così risvegliare Harry da quella trans.
-Ma quale fastidio, vieni! Almeno farai compagnia ad Harry, così io potrò baciare Liam in santa pace- disse Niall prendendo la mano di Louis e portando nella sala di proiezione insieme a Harry, che gli seguiva come un’ automa.
Niall si sedette vicino a Liam, dicendogli a bassa voce:-Amore, indovina chi si è unito a noi?- con un sorrisino compiaciuto che ormai sembrava fosse scolpito sul suo volto.
-Chi?- sussurrò Liam, prima di alzare lo sguardo e notare che Harry si stava sedendo accanto a Niall e che accanto a lui ci fosse Louis. Louis Tomlinson, la cotta storica di Harry.
Ancora Liam non capiva come fosse possibile che ad Harry potesse ancora piacere quel ragazzo castano dagli occhi color del cielo. Insomma, erano passati anni e il piccolo riccio gli sbavava ancora dietro e non c’ aveva nemmeno mai parlato, a causa della sua timidezza, così diceva lui.
-Tesoro, ora ti entrano i moscerini- gli sussurrò il biondo posando le sue labbra su quelle di Liam, facendolo concentrare su un’ attività ben diversa che arrovellarsi il cervello su Harry e Louis.
Harry, nel frattempo, aveva fatto accomodare Louis nel sedile accanto al suo e ogni scusa era buona per girarsi ad osservarlo. Osservava, i suoi occhi, che sembravano brillare in quella sala, quei tratti somatici che sembrava quasi scolpiti, ma fissava soprattutto le labbra del castano. Le voleva assaggiare, voleva sapere che sapore avevano e voleva saggiarne la consistenza, però la cose che gli piaceva di più di quelle labbra era quando si muovevano per parlare. Harry amava la voce un po’ acuta, quasi nasale, di Louis. Era così delicata, rispecchiava esattamente quanto fosse delicato e fragile quel ragazzo, che se ne restava sempre per fatti suoi, con i suoi amati occhiali marroni sul naso, immerso nella lettura di qualche romanzo.
Ad un tratto vide Louis alzarsi e lo fissò con il viso inclinato, come fa un cane quando non capisce ciò che gli dici, perché davvero il riccio non capiva cosa stesse facendo. Si sporse più avanti tese la mano verso Liam, che per fortuna si era appena staccato dalle labbra di Niall con un sorriso ad incorniciarli il volto, e disse:-Piacere, sono Louis- mettendo in mostra i suoi bianchissimi denti.
Liam distolse lo sguardo da Niall e si concentrò sulla persona che gli stava porgendo la mano, affiancata da un sorriso, che poteva illuminare tutta la sala.
-Piacere mio Louis, sono Liam- disse stringendogli la mano e sorridendo a sua volta. –E questo è il mio fidanzato, Niall. Ma penso tu lo conosca già- aggiunse subito, indicando il ragazzo biondo di fianco a lui.
-Sai Lì, non c’è bisogno di ricordarmi che ho appena fatto una figura di merda- ribattè in risposta Niall.
-Eccoli che iniziano a battibeccare peggio di una coppia sposata- disse a sua volta Harry, roteando gli occhi.
-In ogni caso, piacere mio Louis- disse Niall protendendo la mano verso quella di Louis, che non tardò a ricambiare la stretta.
Dopo aver parlato del più e del meno, appena videro che le luci si abbassavano, Louis prese subito posto vicino ad Harry, pronto a seguire la seconda parte di quel film, a dir poco stupendo, lanciando anche qualche occhiata al riccio di fianco a lui. Perché, alla fine, a Louis non era proprio indifferente Harry Styles.
-Se vuoi, io ho i pop-corn- dichiarò Harry, arrossendo appena, prima che il film iniziasse.
-Grazie Harry- gli rispose Louis sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi, che fece abbassare di poco la testa al riccio, facendolo arrossire un po’ di più e facendolo comparire sul suo viso un sorriso, con tanto di fossette.
Harry guardava il film, lanciando sempre qualche occhiata al suo vicino di posto, ma la sua testa era come se si fosse fermata al momento in cui Louis aveva pronunciato il suo nome in quel modo così dolce, che gli fece sciogliere il cuore e liberare le farfalle dentro al suo stomaco e, ora, non ne volevano sapere di ritornare al loro posto.
Si lasciò andare ad un sospiro, che attirò l’ attenzione di Louis. Ed era difficile farlo, soprattutto in una situazione del genere, proprio mentre era in proiezione un film per cui aveva aspettato oltre un anno.
Perciò, nemmeno con troppa difficoltà, distolse lo sguardo dallo schermo e si voltò verso il ricciolino chiedendo premurosamente:-Va tutto bene?-
Al riccio saltò il cuore nel petto, quasi se lo sentì nell’ esofago, al sentire quella voce. Si voltò verso di lui e sorridendo, perché altro non poteva fare in sua presenza, e chiese:-Sì, certo-.
Il maggiore, ora più tranquillo, tornò a godersi il film, cosa che fece anche Harry, con il cuore che ancora batteva forte.
Loro non lo sentivano, ma, in quel preciso momento, i loro cuori stavano battendo in sincrono, cosa che avrebbero fatto sempre, da quel momento in poi. Anche loro avevano capito che c’ era qualcosa di speciale nel ragazzo che era al loro fianco, ora spettava solamente ai due ragazzi, farsi avanti.
E proprio mentre Katniss stava dando le bacche anche a Peeta, Harry mise la mano nel cartone dei pop-corn, per prenderne uno, e si scontrò con la mano di Louis, che stava facendo lo stesso.
Louis, infischiandosene del film, si voltò verso il riccio e lo guardò arrossire e abbassare lo sguardo, stessa cosa che fece Louis.
-S-scusa- mormorò a bassa voce, Harry, sperando di non essere sentito.
-Non mi hai mica mozzato la mano, tranquillo- sussurrò Louis sorridendogli e facendogli andare in tilt il cervello per l’ ennesima volta. Harry sorrise di rimando e mise di nuovo la mano nel cartone, che ci scontrò nuovamente con quella di Louis. Si trovarono a prendere proprio lo stesso pop-corn, non seppero nemmeno loro come.
-Prendilo tu-disse Harry diventando ancora più rosso.
Louis, che in quel momento stava agendo senza collegare il cervello, fece una cosa che non avrebbe mai fatto, se fosse stato cosciente.
Prese il pop-corn, lo portò alle labbra del riccio, gliele fece dischiudere e glielo mise in bocca, approfittando per accarezzare quelle labbra così rosse e piene, ma come poté constatare, anche morbide.
Il riccio, a quei gesti divenne ancora più rosso, tanto che stava per prendere fuoco. Abbassò la testa, imbarazzato, nascondendo un sorriso che poteva far invidia a tutti gli angeli di Dio.
Louis lo guardava sorridendo intenerito e cominciando a paragonare tutte le coppie dei vari telefilm che seguiva, a loro due. Sentiva di avere un qualcosa con Harry, come se lo conoscesse da sempre e sapesse benissimo cosa fare.
Perciò, proprio per questo, portato forse anche dalle sensazioni che il film suscitavano in lui, pose due dita sotto il mento del riccio, facendoglielo alzare. Il cuore di Harry cominciò a battere sempre più forte, perché, andiamo, sapeva benissimo cosa stava per succedere. Alzò il viso e si voltò, guidato dalle mani di Louis. Non aspettava di trovarselo così e trattenne il respiro, quasi involontariamente.
Louis, dal canto suo, aveva le ginocchia che tremavano e il cuore che quasi usciva fuori dalle costole. Pian piano iniziò ad avvicinarsi a Harry, riducendo la distanza di quel qualcosa che li legava.
Non sapeva perché lo stava facendo, lui non credeva mica nell’ amore, quel sentimento di cui parlano tutti, ma nessuno conosce. Per lui, credere nell’ amore, era come credere in Dio.’ Perché credere in un qualcosa che non ho provato o visto?’, si diceva.
Eppure, adesso, a 19 anni suonati, si ritrovava a baciare quelle labbra così morbide, quasi come fossero pezzi della torta tutta al cioccolato e panna, che gli piaceva tanto. Ma non era uno di quei baci che i scambiano le coppie, erano semplicemente labbra su labbra. Nessuna lingua che vuole avere il controllo, nessuna testa inclinata, nessuna mano tra i capelli, come uno dei più patetici clichè.
Premevano le loro labbra l’ una sull’ altra, mentre sentivano un calore irradiarsi all’ interno del loro corpo.
Avete presente quando due corpi celesti collidono nell’ universo? Avete presente quell’ energia che si disperde nell’ enorme spazio? Era come se i cuori di Harry e Louis si fossero incontrati e avessero emanato una fonte così grande di energia, in grado di riscaldare i loro corpi, tanto da farli bruciare.
E continuavano a premere le loro labbra l’ una sull’ altra, fin quando la musica dei titoli di coda, non fece scoppiare quella piccola bolla che si erano creati.
Si staccarono entrambi arrossendo e ridacchiando. Liam e Niall si girarono verso di loro, guardandoli confusamente.
-Perché ridete?- si decise a chiedere Niall.
-Nulla, nulla- disse Louis rivolgendo l’ ennesimo sguardo a Harry e sorridendo ampiamente.
Liam e Niall si scambiarono una sguardo, capendo sempre meno di quei due ragazzi, che sembravano così diversi tra loro, ma, in quella diversità, si assomigliavano.
-Andiamo?- chiese Harry. Non vedeva l’ ora di uscire da quel cinema e fare un giro con Louis, magari offrirgli anche qualcosa e poi, chi lo sa, scambiarsi anche qualche altro bacio.
-Certo- disse Louis iniziando a prendere le sue cose.
-Noi andiamo a casa, sono già le dieci.- disse Liam prendendo la mano di Niall e salutando Harry e Louis, per poi dirigersi con il suo biondo, verso l’ uscita.
-Secondo me, è successo qualcosa tra quei due. Me lo sento dentro.- affermò sicuro Niall.
-Lo penso anch’ io- concordò Liam, prima di lasciargli un leggero bacio sulle labbra, prima di entrare nella macchina.
E mentre i due fidanzati tornavano a casa, Louis ed Harry ero fuori il cinema, che continuavano a guardarsi, sorridersi e arrossire. Sembravano quasi quelle coppie alle prime armi, quelle che quando escono le prime volte, sono spaventati dal fare qualsiasi cosa. Come se ogni loro azione, possa pregiudicare quello che succederà nel corso della serata.
-Vuoi che ti accompagni a casa? E’ un tantino tardi- chiese gentilmente Louis, indicando la sua macchina.
-No, tranquillo. Posso chiamare mia madre o mia sorella.- disse sorridendo ed estraendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
-Ma no! E’ tardi, non farle uscire. Sarei molto felice di accompagnarti a casa.- affermò Louis, sperando di convincere Harry, con un sorriso imbarazzatto, che fece sciogliere il cuore del riccio.
-E va bene- accordò, alla fine.
Salirono entrambi in macchina, Louis si fece dare le indicazioni da parte del riccio e passarono il viaggio in macchina, con sottofondo le canzoni che passavano alla radio.
Eppure Louis aveva il cd dei The Fray, in macchina, ma non aveva insistito ad ascoltarlo, anzi non aveva neppure chiesto nulla ad Harry, cosa davvero rara.
Per entrambi, il viaggio durò poco, molto poco e quando Louis si fermò, Harry sperò che fosse l’ ennesimo semaforo, ma non appena alzò lo sguardo e riconobbe il cancello di casa sua, lasciò uscire da quelle labbra, che erano costantemente osservate dal lisco, un sospiro.
-Grazie Louis, buonanotte.- gli disse sorridendo imbarazzato e non sapendo cosa fare.
Lo doveva baciare o no? Insomma, si erano scambiati un bacio nel cinema, ma lui non sapeva come andavano certe cose, e non sapeva se era il caso di dargliene un altro.
Ma a tutto questo rispose Louis, lasciandogli un casto bacio sulla guancia, indugiando di poco e facendo arrossire Harry fino alle punte degli alluci.
-Buonanotte- rispose lui, una volta che Harry fu sceso e lo guardava entrare in casa.
Appena tornò a casa, andò immediatamente nella sua camera e si buttò nel letto, abbracciando il cuscino, proprio quando sua sorella Lottie tornava da un appuntamento con un ragazzo e si sentiva così patetico, ma non poteva fare altrimenti. Non poteva pensare a nient’ altro che non fosse Harry, non ce la faceva, e diciamocelo, non voleva.
Quella notte, entrambi, si addormentarono sorridendo e con un dito a sfiorare le loro labbra, quasi a volere ricordare per sempre quel momento. Quel momento in cui esplose qualcosa nei loro cuori. Quel momento in cui si sentirono più uniti che mai.
 
 
 
Un anno.
 
 
-Harry, muoviti, il film inizia tra poco!- urlò Louis dal soggiorno della casa di Harry, che ormai era diventata anche casa sua. Esattamente come casa di Louis, era diventata anche casa di Harry. Esattamente come qualsiasi cose fosse dell’ uno, fosse anche dell’ altro. Condividevano tutto, ormai.
E non seppero nemmeno loro come fecero. Insomma, come può da un film nascere tutto questo?
-Inizia tra un’ ora Louis!- esclamò in risposta il riccio esasperato.
Harry sapeva bene com’ era il suo fidanzato. Se avevano un appuntamento passava un intero pomeriggio a preparasi, ma Louis non capiva che Harry, anche se lo avesse visto anche in uno dei suo brutti momenti, avrebbe continuato ad amarlo. Perché Harry non riusciva a fare altro, se non amarlo. E se non amava Louis, che cosa gli rimaneva?
Amare Louis, per Harry, significava vita. Significava occupare tutto il suo tempo ad amare quell’ esserino di poco più basso di lui, con i capelli castani e lisci, sempre in disordine, perché semplicemente non gli andava di pensare a quello. Ma la parte che Harry amava nel corpo di Louis, erano gli occhi. Quegli occhi che potevano sembrare di un azzurro normale, ma che per Harry erano molto di più. Con quegli occhi Harry c’ aveva parlato, c’ aveva fatto l’ amore, lo aveva baciato, con quegli occhi. Perché quegli occhi erano lo specchio dell’ anima di Louis, che poteva sembrare simile a tante altre, ma bastava guardare meglio, per scoprire tutto ciò che Louis taceva.
-Non voglio fare tardi- disse questa volta con un tono normale, il castano, alzando le spalle.
-Ah, che cosa mi tocca sopportare, per farti felice!- esclamò ancora una volta Harry non appena scese le scale e posò un bacio su quelle labbra, che ormai aveva imparato a conoscere come le sue tasche.
Louis sorrise sulle sue labbra e si chiese, ancora una volta, come avesse fatto a finire insieme ad Harry.
Gli era ancora impossibile da credere.
Insomma, lui, Louis Tomlinson, quello strano, quello che tutti evitavano, era fidanzato con Harry Styles, quello che sapeva il fatto suo e che tutti volevano come amico. Ed erano proprio fidanzati fidanzati. Era un anno che erano insieme, ormai.’ E si poteva essere più fidanzati così?’, pensava Louis.
E per quanto Louis non volesse ammettere che quello fosse amore, il solo pensiero di Harry lo faceva sorridere e torcere tutte le budella.
-Mi ripeti il nome? Non lo ricordo- gli chiese Harry, mentre si metteva il cappotto.
-E’ la millesima volta che te lo dico. ‘La ragazza di fuoco’- disse esasperato Louis. -E’ la continuazione di Hunger Games, Haz. Lo sai.- aggiunse sorridendo al ricordo di quel film.
E Harry, ripensando anche lui a quel film, non potè fare altro che baciarlo, ma baciarlo davvero.
E anche quella sera, come se fosse una tradizione, alla fine del film, Harry baciò Louis con le labbra chiuse, serrate. Nessuna lingua che vuole avere il controllo, nessuna testa inclinata, nessuna mano tra i capelli, come uno dei più patetici clichè.
Proprio come se fossero tornati indietro nel tempo e si stessero, di nuovo, baciando, per la prima volta.
Proprio come tutto era iniziato
.


 
 
Buona vigilia a tutti voi, gente!
Buon compleanno anche a te, LouLou.
Non mi dilungo più di tanto, tanto sai già quello che devi sapere, quindi.
In ogni caso, spero che vi sia piaciuta, quasta schifezza.
L' avevo nel pc da Ottobre e non riuscivo a trovare un momento per scriverla, giuro!
Buone feste a tutti quanti (:
Ti amo, Soph.
Ringrazio mille e mille volte Soph per il banner. Grazie love.
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=404936

 
Ci sentiamo presto, gente.
-Lù
   
 
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