<< Ehi tu! >>
Kurenai rise, sbilanciandosi a guardare in basso [tre metri di caduta da lassù, verso il cielo].
Ciocche d’ebano cascarono sulle gote pallide,
solcate da un sorriso.
<< Verresti a controllare che non cada?
>>
L’uomo brutto e gobbo [maschera] la guardava dal portone della vecchia scuola di Arti
Illusorie, l’espressione coperta [scolpita]
dalla bandana nera [nel legno].
Senza attendere risposta Kurenai ringraziò -
<< Sei un angelo! >> - e, preso un grande respiro, si mise eretta.
Un passo avanti e un altro ancora, esitante.
Sotto i suoi piedi, l’esiguo sostegno di un filo
appeso a tre metri da terra.
Carnival Ballroom
I am so high, I can hear heaven
I am so high, I can hear heaven
Oh but heaven,
no heaven don’t hear me
Kurenai danzava su una linea sottile di filo e
chakra, rischiando continuamente di cadere [nella
realtà] a terra. Il piccolo piede bendato indugiava sulla sottile linea,
accarezzandola con la punta del pollice, e infine si appoggiava sul filo con
baldanza di un’equilibrista.
Sasori stava lì fermo, e la osservava attraverso i
piccoli occhi di Hiraku.
I fori erano talmente piccoli che era quasi tentato
di sgusciare via dalla marionetta e [fingere
di respirare aria] starsene rigidamente in piedi a fissare la figura
slanciata di quell’improvvisata trapezista, che dondolava alla ricerca
dell’equilibrio [tra finzione e verità].
<< Come mai sei qui? >> sentì la voce
argentina di lei chiedergli, mentre alzava il ginocchio nudo per compiere un
passo in avanti.
Sasori rimase impassibile.
<< Mi hai chiamato tu stessa. >>
Kurenai inclinò appena la testa verso il basso,
graziosamente, facendo scrosciare la cascata di capelli scuri sulla spalla
sinistra, coperta soltanto dalla spallina sottile del corto vestito da notte di
morbida seta, che aveva indossato appositamente per l’occasione.
[Morbido come
un sogno.]
<< Io? E come? >>
Sasori rimase in ostinato silenzio; pochi secondi e
Kurenai riempì il vuoto che aleggiava nella vecchia Accademia con
un’esclamazione di infantile stupore.
<< Ooh >>
abbassò i grandi occhi rossi – vuoti
– verso il basso e avanzò, tranquilla. << E così il jutsu non ha
funzionato bene, eh? >> domandò, leggermente intristita, amara.
Sasori la osservava – apatia, come lei, rosso, come lei, maschera, come lei – e muoveva
piano la coda di Hiraku sulla testa, come uno
scorpione velenoso.
[Veleno: può
causare allucinazioni. Usare con cautela.]
<< Il sangue non è bastato. >>
<< E nemmeno l’amore, a quanto pare. >>
Kurenai fece una smorfia, risentita. << E pensare che ne ho messo così
tanto, nell’eseguire quel jutsu. Perché tu sei qui? Perché non lui? >>
Sasori rimase in silenzio e Kurenai continuo la sua
camminata, impensierita.
Someone told me love will ALL save us
But how can that be, look what love gave us
A world full of killing, and blood-spilling
That world never came
<< …beh… visto che
tu sei qui con me, posso sapere il tuo nome? >>
<< Ti interessa davvero? >>
Kurenai si morse le labbra carnose, indecisa, e
infine scosse la testa. << No davvero. >>
Ancora calò il silenzio, leggero come il passo
cadente di Kurenai, indistruttibile apparentemente come quel filo [sostegno?] che correva da un palo
all’altro, oscillando sotto il peso greve della giovane donna senza spezzarsi.
<< Irritante. Tutto questo è irritante.
>>
<< Cosa? Cosa
è irritante? >> chiese con lo stesso tono scocciato Kurenai, senza
voltarsi, il volto di granito.
Sasori sbuffò.
<< Odio i ritardatari. >>
Lei rise, rise così tanto che a momenti sarebbe
scoppiata in singulti spasmodici.
<< Allora mi odierai a morte! >> tirò
ad indovinare, mentre dalla gola dolorante usciva il residuo d’una allegria
fasulla, << Ho una reazione in ritardo rispetto a tutti gli altri, vero?
Per questo tu sei qui. >>
Quello non le rispose subito, osservando [ossessivamente – tagliatagliataglia]
le garze, che fasciavano la pianta del piede, cominciare a colorarsi di un rosa
tenue [i fili ubbidiscono – tagliatagliataglia].
<< Se lo sai, perché mi hai chiesto il motivo
per il quale sono qui? >> rispose, placido, masticandosi appena le parole
[solo fumi, che evaporano via.
Inesistenti].
Kurenai strinse le labbra e tirò su con il naso, la
vista appannata dalle lacrime che le impedivano di vedere dove andasse [Lei non aveva meta].
Vacillò per un attimo, rischiando di cadere.
Sasori si irrigidì e smise di muovere sinuosamente
la coda meccanica, attento ai movimenti della giovane donna.
<< …volevo sapere
perché sei lì in basso, Sasori. >>
<< Sai anche il mio nome. >>
<< Sono una professionista, nei miei jutsu.
So percepire le immagini incorporee e dare loro in giusto nome. >>
Sasori si rilassò impercettibilmente quando Kurenai
riuscì a compiere un altro passo, incerto, diverso da quelli precedenti.
Cominciava a cedere [finalmente, la caduta].
<< Facciamo in fretta >> sbottò
scontroso << devo tornare in un tempo accettabile e consolare
quell’idiota. >>
Le labbra di Kurenai si distesero in un sorriso
leggero, ma freddo, come un fiocco di neve.
<< Quanto pensi di impiegarci con me, Sasori?
>>
Lui la fissò –
con i suoi occhi veri, quelli vitrei e seri d’un bambino – e corrugò appena
la fronte liscia [legno che si incrina],
riflettendo.
<< Cinque secondi. >>
Kurenai fermò l’avanzata e sbarrò gli occhi, senza
tuttavia tentare di guardarlo.
<< Come? >>
<< Hai sentito. >>
<< Sei un povero pazzo. >>
Sasori si concesse un sorriso, ironico.
<< Quello che sperava con un jutsu di
rivedere il fidanzato morto non sono certo io, Kurenai. >>
Lei tacque per un momento, ponderando la risposta.
<< Dovevo forse aspettare che qualcuno
venisse a salvarmi? Il mio eroe si è visto, che fine ha fatto. Morto. Ho dovuto pensarci io, al mio
bene. >>
I capelli rossi di Sasori si mossero, come se ci
fosse stato vento.
Più probabile un’emozione fugace di Kurenai,
imperiosa come quell’elemento.
Il difetto maggiore di un Jutsu Illusorio era che
tutto il mondo creato era soggetto ai cambiamenti d’umore del suo creatore.
Un mondo imperfetto, anche se quasi accogliente. Una scappatoia.
<<
Tsk. >>
And they say that a hero can save us
I’m not gonna stand here and wait
I'll hold onto the wings of the eagles
Watch as we all fly away
<< Le conosco, le persone come te. >>
<< Oh, >> Kurenai sorrise. << Uno
che rifiutava l’umanità come può conoscerla? >>
Lui la ignorò volutamente.
<< Siete tutti uguali, voi. Per ogni
situazione c’è un prototipo di comportamento, come se foste delle maschere, ed
ognuna un personaggio, stereotipato. >>
<< Ed io chi sarei? >>
Sasori inclinò appena il capo, scuotendo i riccioli
scarlatti.
<< La
madre. >>
Il filo ondeggiò pericolosamente e a Kurenai scappò
un grido quando i piedi slittarono – come se il filo fosse ricoperto di
ghiaccio – e dovette aggrapparsi allo sottile filamento di nylon [di sogni] con le mani.
<< Aiuto! >>
Sasori alzò le mani, le dita aperte a ventaglio da
cui partiva il chakra che si diramò fino a raggiungere il filaccio trasparente,
agganciandosi a questo.
Kurenai sospirò, sollevata, e alzò un piede per
issarsi e ricominciare la propria vertiginosa camminata.
Ma il filo ondeggiò, più forte, e lei ricominciò a
gridare impaurita.
<< Aiuto! Aiuto! >>
Sasori, impassibile, mosse le lunghe dita bianca e
il filo perse rigidità facendosi sempre più morbido, sempre più sottile, sempre
meno stabile: penzolava ormai, senza vita, verso il basso e tuttavia Kurenai vi
rimaneva aggrappata saldamente, mordendo furiosamente le labbra e scalciando
come una bambina [non accettava].
<< Non voglio cadere! Non voglio! >>
<< La madre è colei che sacrifica la vita per
il bambino. Non colei che la toglie. >>
Kurenai trattenne il fiato, e morse ancora le
labbra fino a farle sanguinare, piangendo disperata - << Non ho vita! Non
ho più vita! >> - e Sasori nemmeno l’ascoltava, continuando a fare
pressione con il filo sui palmi – solcati da linee di sangue – nell’impresa di
farla cadere, da quel filo [nella realtà,
Kurenai, nella realtà si deve continuare a recitare].
<< Non hai consumato tutto il tuo amore,
Kurenai. >>
Lei abbassò le palpebre, afflitta.
<< Non posso vederlo, Sasori-kun?
>>
<< No. >>
La donna sospirò, gravemente. << E allora… basta, la smetto qui. Però…
mi sarebbe piaciuto illudermi ancora un po’, di poterlo riavere con me… >>
<< C’è il ricordo. >>
Kurenai sorrise, triste. << Già. Arrivederci,
Sasori-kun. >> lo salutò così e si lasciò
cadere, in una scia di profumi polverosi e ferite ancora aperte, odorose di
speranza buttate al vento, di ricordi troppo amari che si deglutiscono a
fatica.
Sasori la prese tra le braccia, e la fece scivolare
a terra.
Dormiva, la donna, i capelli morbidamente sparsi
sul pavimento liscio e sporco dell’Accademia dove aveva ritrovato quella
Tecnica Proibita con cui lo aveva richiamato – o meglio, aveva richiamato lui – e lacrime che ancora le solcavano
le guance, pallide.
<< La madre alla fine cade nella vita.
>> recitò Sasori, incolore.
E le accarezzò piano la folta criniera scura,
avvertendo nelle orecchie una vecchia, quasi dimenticata nel Limbo, nenia.
Scosse piano la testa, impassibile [ma il legno si era incrinato].
<< Sono in ritardo…
io odio i ritardi. >>
Now that the world isn’t ending,
It’s love that I’m sending to you
It isn’t the love of a hero,
and that’s why I fear it won’t do.
<< Kurenai? >>
<< Uh? >>
<< Perché sei venuta qui? >>
Kurenai – le braccia strette contro le ginocchia e
lo sguardo assente, ma vivo – sorrise
a Kakashi.
<< Avevo bisogno di cadere. >>
Il jounin la fissò, incuriosito e interrogativo, ma
lei si limitò ad abbassare le palpebre bianche, celando gli occhi umidi, ed
alzarsi, pulendosi il vestito corto con le mani [erano tagli, quelli?].
<< Andiamo via, Kakashi. >> si
accarezzò la pancia ancora piatta, alzando lo sguardo senza ombre verso il
tramonto. << Devo vivere nel mio ruolo. >>
[La
ballerina, appoggiando nella sacca le scarpette di cuoio – bende – abbassa lo
sguardo e ritorna ad essere madre, anche senza marito.]
*^*^*^*
Sasori, Kurenai, Kakashi ©
Kishimoto – Hero © Nickelback
Traduzione Canzone
Sono così in alto che riesco a sentire il paradiso
Sono così in alto che riesco a sentire il paradiso
No il paradiso, no il paradiso non sente me
Qualcuno mi ha detto che l’amore ci salverà
Ma come può essere, guarda cosa ci ha dato l’amore
Un mondo pieno di uccisioni, di sangue che scorre
Quel mondo non è mai arrivato
E loro dicono che un eroe può salvarci,
Io non starò qui ad aspettare
Mi aggrapperò alle ali delle aquile
E guarderò mentre voleranno tutte via
Ora che il mondo non sta finendo,
È l’amore che io ti mando
Non è l’amore di un eroe,
Ed è per questo che temo che non funzioni
Ehilà gente! Siete giunti sani e salvi sino alla
fine? Complimenti! XD
Sì, lo so che non è proprio una SasorixKurenai:
io ci ho provato a fare qualcosa di vagamente razionale e pseudo-romantico,
ma con Sasori mi risultano solo cose strane… bah.
Sarà lui con quell’aria da bambino troppo cresciuto! XD
Questa one-shot l’ho scritta per una sfida
amichevole tra me e Hipatya
(leggesi: correte a leggere la sua è.é) su un pairing
assurdo… una sfida che avrebbe reso furioso Sasori,
che non ama i ritardatari. Beh, la ritardataria sono io XD scusa Tya tesoro! ç_ç (ci rifaremo con
un’altra sfida! La coppia è in fase di elaborazione! *.*)
Non è una vera e propria song-fic…
però ‘Hero’ ci stava, con riferimento ad Asuma. E poi
era la mia colonna sonora… ho voluto mettercela
ugualmente! ^^ (Nickelback *_*)
Ovviamente un’opinione in merito a questa… cosa
sarebbe graditissima! Anche più di una! Ditemi cose ne pensate, è una delle mie
prime non-sense (e Tya mi ha assicurato che lo è XD)
e il risultato non mi convince ancora, nonostante Tya
sia stata così carina nel commentarmela in anteprima! Forse perché mi sento
ancora un po’ traballante, su questo genere…!
>_<
Spero che però non vi sia dispiaciuta…
Recensite! ;)
Bye,
Kaho
PS = Non mi entra in MSN oggi! ;__; Che palleeee! >_<