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Autore: Ninriel    24/12/2013    0 recensioni
Una ragazza snob, una madre inquietante e una casa da sogno. Questa è la vita di Allison. Ma non tutto è come sembra. Non se lei ha dei tatuaggi sulla schiena, tatuaggi che sono sulla sua pelle fin dalla sua nascita, e che nessuno si sa spiegare. Non se un giorno come gli altri appare un ragazzo che nessuno ha mai visto, che le fa scoprire un mondo un mondo misterioso, un mondo in cui tra bene e male non c'è più differenza. Non mondo in cui tutto è possibile. Il loro mondo.
--[DAL CAPITOLO 1 ]--
La ragazza raccolse i lunghi capelli in un asciugamano, e scostando l'accappatoio si guardò la schiena, riflessa nello specchio.
Sotto i suoi occhi, si stagliava un intrico di linee vorticose, nere come la pece, che terminavano in quattro punte spigolose, due appoggiate sulle spalle e sulle scapole, due arrotolate morbidamente sui fianchi.
[...] Quando le osservava, le veniva in mente una sola parola per descrivere quelle strane linee, così aguzze e impenetrabili, eppure così aggraziate: Ali.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Thyya era partita dopo averle parlato. Aveva affermato che rimanere al villaggio, anche solo per la notte, sarebbe stato un'errore, e avrebbe corso maggiore pericolo che a casa sua notassero la sua assenza, come se già non fosse stato abbastanza il tempo da cui mancava. La Custode era stata un po' titubante a lasciarla andare, ma alla fine aveva acconsentito, cercando di scacciare il timore che durante  la traversata le sarebbe successo qualcosa, e concentrandosi su cosa avrebbe fatto lei.
Non poteva mettere tutto il villaggio al corrente della pazzia di Kaa, anche perchè ancora non era chiaro cosa stesse facendo, né come. Anzi, Soprattutto come.
Allison di una cosa era sicura: tutto quel potere che Kaa possedeva, proveniva dal fuoco sacro. Non era possibile però, che la donna avesse piegato al suo potere un'entità del genere, che avesse osato sottomettere l'elemento, ed era ancora più assurdo pensare che ci fosse riuscita.
-Preso tutto? - la ragazza si girò verso il suo guardiano, in piedi nell'unica stanza della loro casa, che la guardava in attesa di una risposta. Posate per terra, due flosce sacche di juta, i loro bagagli per il viaggio del giorno seguente.
Era quasi ridicolo per Allison, pensare che era solo con quella poca roba che avrebbe dovuto affrontare un viaggio di più di due giorni.
A casa, avrebbe portato come minimo una valigia intera, mentre ora si sforzava di pensare a qualcos'altro che sarebbe potuto servirle.
-Si. -sospirò guardando il ragazzo. Ancora non aveva detto nulla a nessuno di ciò che era successo con Thyya giorni prima, e nessuno le aveva chiesto niente, come se esistesse una sorta di “segreto professionale”. Si sentiva in colpa però. Non era giusto che fosse l'unica preparata a trovarsi in un villaggio infestato da uomini semi-posseduti. -Trevor...-
-Mmm?-
-Non ti sembra triste?-
Il ragazzo la guardò con aria stranita. -Triste cosa?-
Allison scosse la testa come a scacciare brutti pensieri, alzandosi veloce dal giaciglio su cui era seduta. -Nulla...nulla. Tu piuttosto, sei sicuro di essere pronto per questo viaggio?- chiese improvvisamente ironica. -Non  ti darà fastidio avere Shon sempre intorno?-
-Beh, di sicuro non mi darà fastidio quanto vederlo mangiarti con gli occhi.- disse con una smorfia. -Qui può essere anche figlio del capo villaggio ma non vuol dire che io debba obbedirgli. E oltretutto, tu sei la mia ragazza. - disse sicuro. -E anche se sembra una frase da copione, ciò che è mio non si tocca. -
-Ma io non sono tua, Trevor. -Allison sorrise calma, ed  il ragazzo fece una smorfia.
-Hai capito cosa voglio dire. - Quel botta e risposta si stava trasformando in qualcosa di più serio, e sembravano essersene resi conto entrambi, ma non erano intenzionati a lasciar cadere l'argomento.
-Veramente no. Ed in ogni caso, non sei tu a decidere. Se io provassi attrazione per Shon? É il mio futuro marito... non sarebbe certo una brutta cosa, no?- ma guarda come, da una semplice domanda, siam finiti a litigare...Allison si stava divertendo, suo malgrado, a vedere come Trevor si stesse innervosendo davanti alle sue osservazioni, mostrando una gelosia che forse non si era neanche accorto di provare, e che contrastava di gran lunga con l'indifferenza che dimostrava sempre.
La ragazza era sicura che il ragazzo non credesse a quello che gli aveva detto, ma voleva vedere fin dove si sarebbe spinto.
-Ma tu non provi attrazione per lui. -Affermò infatti Trevor.
 -Che ne sai?- Lo sfidò ancora lei, sempre più presa da quel gioco pericoloso. Ma mettersi a confronto un'attraente adolescente in preda all'irritazione e agli ormoni non era una buona idea, e avrebbe dovuto saperlo bene. Trevor le si avventò contro, spingendola sulla parete di legno, che scricchiolò sinistra nell'accogliere il suo peso. Il ragazzo la fissava con un ghigno che da tanto non vedeva sul suo volto, uno di quelli da cattivo ragazzo, da scopatore di prim'ordine. Le sue braccia muscolose erano poggiate sulla superficie verticale ai lati del suo viso, mantenendolo lontano quanto bastava per far sì che non si toccassero, una lontananza per cui Allison era grata, ma che durò per poco.
-Se lui ti attraesse, non avresti il respiro affrettato nell'attesa del mio tocco...- mormorò avvicinandosi pericolosamente al collo della ragazza, che sapeva essere il suo punto debole. La posò una mano sotto il seno, ascoltando i suoi battiti-Non ti batterebbe il cuore così velocemente...- si avvicinò ancora, la bocca che parlando soffiava alito caldo sulla pelle di Allison. -E poi...senti come sei rigida...il tuo corpo brama il mio...- le si posò definitivamente contro, strappandole un mugolio, quando sentì i loro corpi aderire completamente e la sua mano posarsi sul una coscia.
-Questo non è il comportamento di una ragazza attratta da un altro. -scherzò con voce roca, ancora quel ghigno stampato sulle labbra.
-Non... non sarebbe possibile restare indifferenti... ad un ragazzo eccitato premuto contro di sé...in ogni caso.... -Allison si morse il labbro parlando ad occhi chiusi per evitare di guardarlo, evitare che il calore accumulato nel suo bassoventre diventasse insopportabile alla vista dei suoi occhi scuri dal desiderio, ma fu inutile quando sentì le sue labbra solleticarle la clavicola. Gemette senza ritegno, afferrandogli la testa con le mani, bloccandolo prima di perdere definitivamente la ragione. -Tu... sei un grandissimo bastardo...- ansimò. -lo sai... che non posso resisterti...- disse. E poi lo baciò. E fu uno bacio rabbioso da parte di lui, liberatorio per lei.
Trevor le morse il labbro, rispondendo al suo bacio con impeto, strusciandosi contro di lei mentre la teneva per i fianchi impedendole di muoversi. In quei contatti c'era più della semplice passione, e Allison cercò di assecondarlo pur essendo a tratti spiazzata. Non conosceva quell'aspetto del ragazzo, e questo un po' la stupiva, un po' la dispiaceva. Credeva che lei e Trevor conoscessero ormai tutto l'uno dell'altro, ma a quanto pare non era così... almeno per quello che riguardava lui. Ogni volta che arrivava alla convinzione di essere pronta per ogni situazione, si rendeva poi conto di essere solo all'inizio. Avrebbe voluto chiedergli tante cose, ma ora era solo intimorita da quell'aspetto così oscuro di lui... così possessivo e violento. E ciò le faceva paura  perché anche così, Trevor riusciva a rapirla totalmente, a farla eccitare con quei modi rudi e bruschi,  ma non era giusto. Voleva essere baciata per amore, non solo per gelosia e voglia di segnare i propri confini, e mentre le sue labbra e quelle del ragazzo continuavano a ballare quella danza violenta e passionale, capì che lei quel bacio non lo voleva. Che nonostante tutto, l'eccitazione, il desiderio, tutte quelle sensazioni che fisicamente potevano essere solo il preludio di un piacere più travolgente, erano in quel momento moralmente sbagliate.
-No...no... Trevor...- Allison spostò le mani sul petto del ragazzo, in un vano tentativo di spingerlo lontano da sé, ma lui continuò a baciarle il collo, a vezzeggiare con dolcezza solo apparente la sua pelle candida, incurante di tutto, preso dalla passione che -non sembrava rendersi conto-era l'unico a provare.
-Trevor... trevor basta!- La custode alzò la voce, colpita dall'indifferenza di lui, ferita del suo atteggiamento, riuscendo a sgusciare via dalla sua presa, accucciandosi sul proprio giaciglio con le ginocchia al petto. Il collo le doleva, a causa del succhiotto che le aveva lasciato.  E così ci è riuscito. Voleva dimostrare a tutti che sono una sua proprietà... ora tutti sapranno.
Trevor non si mosse, con entrambe le braccia, che aveva nuovamente portato sul muro ai lati della sua testa mentre la baciava, che improvvisamente sembravano vuote. Allison non riuscì a vedere la sua espressione, ma continuò a fissarlo in attesa che la guardasse, che almeno le desse un segno di essere tornato il solito Trevor, non quell'individuo oscuro e sconosciuto.
-Trevor...- lo chiamò con un sussurro, ripetendo il suo nome come quando poco prima lo aveva chiamato, implorandolo di smettere di toccarla. Lui girò solo la testa nella sua direzione, mantenendo il corpo immobile, e lo sguardo che le rivolse fu straziante. Le torce fioche si riflessero nel verde cupo dei suoi occhi, nella tristezza devastante che in quel momento chiunque avrebbe potuto leggervi. Il ragazzo rimase così,  con quegli occhi di solito espressivi ma in quel momento spenti, fissati nei suoi.  Quello sguardo la penetrò a fondo, ed il pentimento che vi lesse non fu paragonabile a nulla che avesse mai visto. Trevor chiuse gli occhi, flettendo le braccia ed appoggiando la fronte alla parete di legno
-Scusa- mormorò. Le parola grattò contro le pareti della sua gola, e uscì roca, semi soffocata, ma uscì. E anche in quella parola, tutto ciò che provava fu evidente. Il sapere di aver oltrepassato il limite, di aver mostrato il sé stesso più profondo era quanto bastava per scusarsi. Non avrebbe dovuto andare così in là, né lasciare che quella sua parte oscura prendesse il sopravvento. Altrettanto bene capì Trevor in quel momento, che Allison aveva accettato le sue scuse, ma non lo aveva perdonato.
Lei, Allison, che sempre aveva pensato di saper proteggersi in ogni situazione, era rimasta incapace di reagire. Vittima del ragazzo che amava. Vittima di un'amore che si stava rivelando sempre più malsano e difficile. Si era sentita violata, non carnalmente ma moralmente. Inascoltata. E per quel motivo, la ragazza provò rabbia. Non era la stessa rabbia che aveva provato Trevor, era qualcosa di più profondo, ma meno violento. La rabbia di essere stata considerata solo una proprietà.
Non avrebbe perdonato Trevor, ma le dispiaceva di come erano andate le cose, le dispiaceva di non poterlo consolare. La ragazza rimase immobile, costringendo il proprio corpo a non raggiungere quello di lui, e fu un'immobilità penosa per entrambi.
 
* * *
 
Quella mattina il sole sembrava essere solo il riflesso di un qualcosa di più grande, a causa della fitta foschie che lo copriva. Fantastico...meglio di così il viaggio non poteva cominciare. Allison sbuffò annoiata, osservando di sottecchi la figura immobile dell'uomo mandato Kaa Come si chiamava... Legolas... no, quello è il personaggio del signore degli anelli...ah, sì... Lefas. Che razza di nome è poi? Bah...
La ragazza continuò a guardare lo strano individuo, persa nelle sue elucubrazioni nel tentativo di passare il tempo.
Era uscita presto, con l'intenzione di evitare Trevor, non rivolgergli neanche la parola, se possibile, e si era recata al tempio molto prima dell'orario stabilito, prima ancora che il sole avesse superato le montagne. Praticamente prima dell'alba...
Non sarebbe potuta rimanere nella sua palafitta neanche volendo, ed il timore che Trevor si svegliasse, e la guardasse come aveva fatto la sera prima, con quel pentimento negli occhi che non riusciva a coprire del tutto la gelosia e la rabbia... troppo rischioso.
E quindi, ora era lì. Non una parola aveva scambiato con quel Lefas, ma le andava bene. L'uomo era arrivato silenziosamente, senza cavalcatura, avvolto in un lungo mantello provvisto di cappuccio dal quale fuoriuscivano lisce ciocche castane.
Era rimasto in silenzio rivolgendole solo un cenno con il capo, in attesa che gli altri li raggiungessero, e non era sembrato stupito di trovarla già lì seduta su quel grosso masso, con la propria sacca ai piedi, pronta chissà da quanto tempo.
Dei passi affrettati le fecero alzare lo sguardo, posato sulle proprie mani, strette l'un l'altra per trattenere calore.
-Eccovi! Vi stavamo cercando..- Come al solito Sinzie, con la sua aria sempre trafelata, la raggiunse veloce, seguita più lentamente da quelli che in lontananza sembravano Rhao, Shon e Trevor. Quest'ultimo era a capo chino, più indietro dagli altri due, e camminava con passo strascicato facendo alzare nugoli di terriccio bruciato dal sole, ed ignorando le occhiatacce che Shon gli indirizzava.
Allison abbozzò un sorriso in direzione della donna. -Mi sono svegliata presto... ho pensato che non mi avrebbe fatto male respirare un po' d'aria fresca.- si giustificò, alzandosi in piedi.
-Beh, magari avresti potuto avvisare almeno il tuo guardiano, non credi? - La rimbrottò acidamente Shon -Ci stavamo preoccupando che anche tu te la fossi data a gambe come Kaa.- Aggiunse maligno, ma la ragazza non ci badò. Il suo sguardo era subito corso a Trevor, ma altrettanto velocemente aveva evitato i suoi occhi, soffermandosi sull'albero dietro di lui. -Avevo solo bisogno di un po' di tempo per... per... schiarirmi le idee- replicò cercando di sembrare dispiaciuta, ma probabilmente si accorse lei stessa di non essere riuscita nel suo intento, perciò lasciò perdere. -Comunque ora siamo tutti qui.- affermò cercando di liquidare la questione, e notando l'occhiata confusa di Raho, e quella indecisa di Trevor. -E come avrete notato c'è anche Lefas. E-ehm... Lefas? - Lo chiamò titubante a voce un poco più alta, e l'uomo li raggiunse, abbassandosi il cappuccio che gli copriva il volto. Non doveva avere più di Trent'anni, ed il suo viso, rischiarato da occhi di un azzurro chiarissimo , li fissò in silenzio, inespressivo alle loro espressioni sorprese, nel notare ciò che probabilmente molti avevano visto, e che a lui non faceva più effetto. Una cicatrice lunga, e talmente bianca e perfetta da sembrare disegnata, correva dall'attaccatura del sopracciglio alla mascella coperta da una rada peluria e poi giù, fino a perdersi lungo il collo coperto dalle vesti, senza riuscire a rovinare quello che era indubbiamente un bell'uomo.
Ci fu  un attimo di silenzio, poi fu Rhao a parlare, per la prima volta quella mattina, al meno in presenza di Allison, che era rimasta stupita dal suo silenzio. Così abituata a vederlo ricoprire con fermezza il proprio ruolo, sospettò che quel “mutismo” derivasse dal fatto che avesse scoperto qualcosa riguardo Thyya... Non farti film mentali Allison, probabilmente ha solo la luna storta... stà calma.  Si disse.
L'uomo come sua abitudine si lisciò la barba prima di parlare. -Lefas... -Borbottò guardando penetrante l'altro, che sostenne quello sguardo.  Il capo villaggio sembrò infastidito da quella resistenza e si erse in tutta la sua statura. -Spero tu sia consapevole di essere responsabile della vita della custode- Asserì con fermezza, la bocca che nelle pause si piegava in una linea dura. -Se ci darai anche un solo motivo per diffidare di te, Lefas, non avremo problemi ad occuparci di te. -
L'interpellato non mosse un muscolo di fronte a quella minaccia ben poco velata, anzi sembrò soffocare un sorriso freddo. -Il mio compito è quello di scortare la custode, e sono stato scelto da Kaa solo per questo. State sicuri che adempierò al mio dovere.- Rispose sicuro, facendo trasalire la custode, che non si era aspettata di sentirlo parlare così direttamente, e con quella sicurezza. Aveva una bella voce, bassa e pacata, che fece ricredere la ragazza sulla sua età, facendole credere di essere “al cospetto” di un uomo più grande dei trent'anni che gli aveva dato. -Il sole sta compiendo il suo viaggio... è ora di cominciare il nostro, o il buio ci coglierà impreparati.- Aggiunse dopo aver guardato quella palla di solito infuocata, che appariva di un giallo scialbo a causa della nebbia che si innalzava da metà della montagna, dando a tutto ciò che li circondava un aspetto surreale. Raho suo malgrado annuì, e buttò un'occhiata a Trevor, in disparte appoggiato ad un albero. Aveva lo sguardo assente, e le sue labbra si muovevano come se stesse parlando. -Sì... credo sia opportuno partiate.- Affermò, come a ribadire che era lui il capo, e senza la sua approvazione non si sarebbe fatto nulla. -Su... non attendete oltre. E... Shon?- Aggiunse, serio, facendo voltare il figlio che già si era allontanato da lui di qualche passo. -Sta' attento.- Disse solo. Rhao cinse con un braccio Sinzie, che sembrava in procinto di scoppiare a piangere.
Lefas non parlò, ma cominciò ad allontanarsi senza premurarsi di essere seguito dai ragazzi, che dovettero affrettare il passo per seguirlo, senza guardarsi un'ultima volta indietro. La strada di stendeva dritta, e sembrava solo chiedere di essere percorsa... ma sarebbe stato davvero così semplice,?
.
* * *
 
-Hey... tu... Ledas...Lebas...-
-Lefas.-
Shon sbuffò. -Eh, si tu. Hai intenzione di farci camminare all'infinito?-
L'uomo non rispose, mantenendo il passo costante, ma lasciando il capo scoperto.
Allison lo compatì, ormai abituata alla sfacciataggine del ragazzo -Shon, guarda che siamo solo al primo giorno di viaggio.- Lo prese in giro. -Sai... ti facevo più resistente. - non guardò indietro, certa che avrebbe incontrato lo sguardo di Trevor, triste ma deciso, perciò tenne fissi gli occhi sulla strada davanti a sé. Shon ghignò.
-In effetti sono più resistente. Solo... in altri campi.- la guardò malizioso. -Ma tanto avrai modo di verificarlo, tranquilla. -
La ragazza fece una smorfia. -Abbiamo ancora una sfida in sospeso. Non è detta l'ultima parola-
-Oh, credo che la sentiremo presto. La tua ultima parola, intendo. Anzi, sarò personalmente felice di sentirla, visto che sarà un grido di piacere.- ridacchiò di nuovo, passandosi una mano tra i capelli, ad Allison fu costretta a distogliere lo sguardo anche da lui, che con quel movimento le ricordava esattamente colui che avrebbe voluto ignorare, e che in quel momento bestemmiò in turco, a causa di un ramo preso in piena fronte. Per Allison fu più che naturale girarsi, e vedere cosa fosse successo.
-Tutto bene?- fu tentata di tapparsi la bocca dopo aver pronunciato quelle parole, forse perché aveva evitato lo sguardo del ragazzo per tutto il giorno, ed entrambi non si erano rivolti neanche una parola dalla sera prima, forse perché si ritrovò ad essere l'oggetto del suo sguardo stupito. Trevor la fissò disorientato per un'istante, poi riprese la solita aria indifferente, massaggiandosi la fronte. -Ti sembra che stia bene?- ribatté, ed Allison scosse la testa con  un sorrisino tirato, voltandosi di nuovo verso la strada senza dare a vedere quanto l'aver udito la sua voce la rendesse felice.
Per tutto il resto della camminata, che durò fino a sera, nel gruppo rimase il silenzio. Lefas era decisamente un tipo taciturno, e pur essendosi ripromessa di scoprire qualche altra cosa su Kaa tramite lui, Allison rimandò tutto a quando si sarebbero fermati.
La tanto attesa sosta avvenne quando ormai il sole era tramontato, e l'oscurità stava calando lenta ma inesorabile sulla foresta. Lefas si fermò senza parlare tanto per cambiare sedendosi nel mezzo della radura dove erano giunti. Era uno spiazzo circolare come molti altri, ma al centro vi era un cumulo di legnetti secchi, forse sistemati lì dallo stesso Lefas, all'andata.
L'uomo ne prese uno, cominciando a strofinarlo con forza su un altro ramo più grande, osservato con scetticismo sia da Shon che da Trevor.
Allison gli si sedette accanto, sul terreno intervallato da ciuffetti d'erba. -Lefas...fà fare a me.- disse. Il suo palmo andò a posarsi con naturalezza sulla catasta di rametti, ed in uno sbuffo la legna prese fuoco. Senza fiammate improvvise, né inquietanti sfrigolii. Il fuoco si propagò con un lieve crepitio, rischiarando l'ambiente circostante.
Lefas non fece una piega. -sei brava.- disse solo, stringendosi nelle spalle per poi frugare nel suo sacco. Shon si sedette a sua volta accanto ad Allison, e fu imitato in silenzio da Trevor, che si trovò di fronte alla ragazza, riparato solo in parte dalle fiamme, in mezzo a quel cerchio che avevano formato.
Dopo qualche istante, pezzi di carne secca vennero prontamente distribuiti da Lefas, e Allison dopo averne addentato una parte, cercò di mettere in pratica il suo piano.
-Hai mai visto Kaa, Lefas?- chiese, senza il bisogno di simulare un falso interesse solo per ottenere una risposta. Posto ad una domanda così diretta, l'uomo non poté che rispondere di malavoglia. -Sì- borbottò infatti, ma la ragazza non fu soddisfatta.
-Com'è?- chiese ancora.
Lui sbuffò di nuovo, più sonoramente -Sicuramente meno curiosa di te.- borbottò scocciato. La custode fece un'espressione seccata, perciò si arrese. -é molto bella. Mmh... ha i capelli lunghi , neri e lisci, molto simili ai tuoi. E degli occhi che... sono assurdi. Magnetici.- Concluse, come se quelle poche parole fossero  sul serio bastate a descriverla.
Shon incrociò le braccia annoiato. -E di carattere? - chiese. Allison alternò improvvisamente vigile, lo sguardo da lui all'uomo. Thyya le aveva detto che era parlando di Kaa, che gli uomini cambiavano, ma fino ad ora le parole di Lefas si erano limitate ad una semplice descrizione abbastanza oggettiva, della donna.
-Molto determinata.- Rispose lui. -Ha un'ottima padronanza del proprio potere...- aggiunse.
Bene.. parla ancora  lo esortò mentalmente lei -...è sempre comprensiva, ma sa essere di ferro...- Continua... voglio sapere di più...
-ed è senza dubbio coraggiosissima. Insomma, quale donna riuscirebbe a ribellarsi ad un dio crudele come il fuoco?- crudele? Ma che diamine sta dicendo?
-Kaa è riuscita a sottrarsi alle spire dell'avidità che l'elemento le stava inculcando, e già questo non è da tutti ...- E no...non va decisamente bene...
-E poi, il fatto che sia una donna. Che abbia un cuore così puro. ..- Un cuore puro? Di purè, vorrai dire. Un purè fatto di tutte le cavolate che vi racconta.
-é stato un grande onore essere stato chiamato nelle sue armate, un onore che non avrei mai immaginato di ricevere. - Concluse.
Allison inarcò le sopracciglia, incapace di spostare l'attenzione dalla prima parte della frase.  - Essere chiamato nelle sue armate?- ripetè basita.
Ma come diamine ha fatto quella donna? Ha forse migliaia di uomini che credono a tutto ciò che dice, convinti di aver ricevuto una normalissima chiamata di leva, e non di essere stati rapiti dalle proprie case... uomini che parlano di lei come un bambino parla di babbo natale... innalzandola quasi a divinità stessa.
Lefas sembrò non badare alla sua ripetizione, di nuovo chiuso nel suo silenzio, e la ragazza non volle forzarlo eccessivamente. -Shon? Mi passi quel pezzo di carne? - chiese invece, indicando la porzione di cibo posta troppo lontano perché potesse afferrarla. Trevor fu più veloce, porgendole ciò che chiedeva da sopra le fiamme, e sfiorandole la mano nel movimento.
La ragazza trasalì al contatto con la sua pelle fredda. -Grazie.- Disse freddamente, senza fissarlo, ma fu proprio quel gesto, quell'evitare contatto sia fisico che visivo -per tutta la giornata come in quel momento- , che non era mai passato inosservato a Shon, il quale li guardò entrambi.
-C'è qualcosa che non va, ragazzi?- li apostrofò. -Anzi.. c'è qualcosa che non va, Trevor? Ho notato che Allison oggi non ti ha degnato di uno sguardo.-
Il guardiano lo fissò con rabbia -All..-
-Taci Shon.- Allison lo bloccò prima che potesse ribattere, messa sull'attenti dai suoi pugni stretti, e dalla mascella rigida. -Non sono affari che ti riguardano.-
Si alzò in piedi, allontanandosi di qualche passo dalle fiamme della piccola pira e rabbrividendo per il freddo della sera ormai inoltrata.
-é ora di andare a dormire.- Affermò all'improvviso Lefas. -Domani sarà una giornata lunga. - L'uomo tirò fuori dal proprio bagaglio una stuoia pieghevole, fatta da rami intrecciati, e la stesse sul terreno, coricandovisi.
Quello fu il segnale che, nonostante fossero ancora molte le cose da dire, da chiarire , e da spiegare, per quel giorno il tempo era finito. I ragazzi e Allison, posizionarono le stuoie a loro fornite da Sinzie, dandosi  la schiena l'un l'altro mentre si sdraiavano in silenzio.
La custode tenne gli occhi aperti nel buio, ascoltando il frinire dei grilli, mentre una strana inquietudine si faceva strada nel suo petto. Una morsa fredda, maligna, come il preludio di ciò che sapeva sarebbe avvenuto una volta arrivata da Kaa. Il freddo della notte sembrava farsi ogni istante più pungente...
-Allison- Un sussurro la fece scattare a sedere, disorientata. I suoi occhi scandagliarono l'oscurità, e la ragazza si rese contro che a chiamarla era stato Trevor, sdraiato sulla schiena, con lo sguardo fisso sul cielo senza stelle.
-Cosa vuoi, Trevor?- cercò di sembrare scocciata, di mantenere le distanze.
Il ragazzo restò in silenzio per un'istante. -Io... sentivo che non stavi dormendo... Credevo...- la voce gli morì in gola, mentre anche lui abbandonava la posizione sdraiata, e la guardava.
E quello sguardo le le leggeva l'anima senza che lei si potesse sottrarre,  che la lasciava nuda, con solo i propri pensieri. E quello sguardo la fece infuriare, perché l'unica ad aver diritto di capirci qualcosa in quel suo essere tremendamente lunatico, era lei. L'unica che avrebbe dovuto riuscire a leggere i suoi pensieri era lei. Lei, che ogni istante passato quel ragazzo fosse un mistero, e che nel rendersene conto si sentiva sempre più frustrata.
-Cosa credevi?- lo riprese con un sussurro arrabbiato.
-Credevo che anche tu stessi provando quello che stavo provando io.- mormorò il ragazzo, lo sguardo che tentennava sotto la sua durezza.
Allison sussurrò di nuovo, il cuore che le si stringeva nel petto. -Non so di cosa tu stia parlando Tre...-
-Si che lo sai. - La interruppe rabbioso a sua volta, mentre quel mormorio tenuto basso per non svegliare Lefas e Shon, non riusciva a contenere le sue parole  - Quella sensazione di incompletezza... di essere vicino a ciò che ti completa ma non poterlo raggiungere...come... come un incubo senza fine. Mi dispiace, okay? Non avrei dovuto perdere il controllo, e non sai come ci stia... e non posso biasimarti se sei arrabbiata con me, lo so. Ma prova a metterti nei miei panni, costretto a dover restare immobile quando Shon ti provoca... continuamente frustrato... non posso fare nulla per paura di compromettere il tuo ruolo, eppure ogni istante, ogni singolo istante, mi rendo conto che tu sei mia, e non nel senso di proprietà, ma come un singolo pezzo appartiene ad un puzzle intero... come la linfa vitale di una pianta... tu sei la mia linfa, ed io non posso farne più a meno. Non è qualcosa che posso controllare o che posso ignorare, e ieri... ieri era più forte che mai. Mi dispiace, mi dispiace per tutto, e non smetterò mai di ripetertelo. Non pretendo che tu mi perdoni... non sono neanche nella condizione di potertelo chiedere, dopo come ti ho trattato ieri... ma...- abbassò lo sguardo sulle proprie mani mentre il suo petto si alzava e si abbassava velocemente.
Allison lo guardava con gli occhi spalancati, incapace di proferire parola dopo quel lungo sfogo, che sembrava averlo privato di ogni forza. Ma...ma cosa Trevor?
-Io... - cominciò incerta su cosa dire, ma la sua coscienza continuò per conto proprio, prendendo una strada radicalmente opposta a quella delle sue parole. Io che ero così convinta dei miei principi...
-...ho bisogno di tempo...-  cosa credi, che ti sia indifferente?
-...non sono certa di quello che provo per te... -  sono spiazzata quanto te da queste sensazioni...
-...e dopo ieri... - ...siamo due pezzi dello stesso disegno, due mani fatte per essere intrecciate...
-io non conosco questo Trevor... così possessivo e geloso...- ti capisco... ti capisco ma non posso ammetterlo...
-...e anche prima...  tu sei sempre stato incurante di tutto...-  e mi fa paura capire quanto in realtà io dipenda da te...
-...mi fai sembrare solo un ripiego, un divertimento...- io non sono più solo Allison... sono io, e sono te... non sono più solo una maschera...
Allison si zittì improvvisamente, persa nella confusione dei suoi pensieri, che si accavallavano l'un l'altro, scambiandosi d'ordine e di posto, dando fin troppo spazio alle emozioni prorompenti che covavano dentro di lei. Prese un respiro profondo chiudendo gli occhi, lasciando che quell'agitazione scivolasse via, perdendosi tra i rami degli alberi, inerpicandosi lungo i piedi delle montagne.
Trevor era rimasto in silenzio, la mascella contratta. Sapeva di poter apparire duro, indifferente a tutto, ma non credeva di dare quell'immagine di sé.
La  ragazza si ricompose, guardandolo con rinnovata freddezza, gli occhi cupi a causa dei ricordi della notte prima. -Dormiamo.- Mormorò solo, stendendosi nuovamente sulla stuoia. Non si girò indietro ma sentì Trevor imitarla, e lo immaginò mentre stringeva i pugni e le fissava la schiena frustrato, conscio come lei che non sarebbe bastato far finta di nulla per poter andare avanti. Che avrebbero dovuto lottare, per poter avere un qualcosa che fosse più di semplici parole, più di parole o promesse vane, più di litigi o frasi urlate in un momento di esasperazione. E allora combatteremo. Combatterò per te*.






Nota d'autrice. 
Buon Natale a tuttiiiiiiii :D so che sono in anticipo, ma sono riuscita, dopo mille peripezie, a pubblicare oggi. So che avrei dovuto pubblicare sabato, ma durante la settimana ero stata così piena di impegni... credetemi, mi ho passato gli ultimi tre giorni a scrivere, ed ecco cosa ne è venuto fuori. 
 Credo che questo sia stato uno dei capitoli più difficili da scrivere, e sono veramente felice di essere riuscita a postarlo, senza arrivare a sabato e quindi saltare un'altra settimana. Questo litigio tra Trevor e Ally non era previsto, ma i miei personaggi spesso mi sfuggono di mano, e anche se decisamente non è stato piacevole come episodio, ho apprezzato io per prima questo fuoriprogramma (... okay, tranquilli, sono io che non sto bene...). Spero che la parte a fine capitolo dove si alternano le frasi che Allison dice ad alta voce e i suoi pensieri vi sia sembrata comprensibile , ed in ogni caso mi scuso, ma a mia discolpa dico che quell'effetto confusionario era esattamente ciò che volevo ottenere, per cercare di farvi capire come si sentiva lei in quel momento. Beh che dire, spero che abbiate apprezzato quest'ultimo capitolo. Ringrazio chi mi ha recensito allo scorso capitolo, I love_september_98, e BlueBerries98, olte che tutte coloro che leggono in silenzio, e mi seguono costantemente.... Grazie e buone feste :D
Ninriel

*Combatterò per te, traduzione del titolo della canzone Fight for you di Jason Derulo
  
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