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Autore: MeiyoMakoto    24/12/2013    7 recensioni
Il finale di Bastardi Senza Gloria ha raccolto l'entusiasmo di molti e l'idignazione di molti altri. Sentiamo cosa ha da dire il diretto interessato.
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Il Fuhrer è stravaccato sul divano, una smorfia di puro disgusto illuminata dalla luce azzurrina dello schermo. Il suo ministro della propaganda dà un’occhiata: ah bene, siamo già ai titoli di coda.
Una scritta bianca in grassetto recita: SCRITTO E DIRETTO DA QUENTIN TARANTINO
‘Mein Fuhrer,’, esordisce Goebbels. ‘Visto che il film è finito, che ne direste di…’
‘Una porcheria.’, ringhia Adolf. ‘Una vera porcheria.’
‘Mein Führer…?’
[...]
‘Passi fare la figura del pazzo, dell’assassino, del cattivone dei cattivoni.’, sibila Hitler. ‘La Storia è scritta dai vincitori, e poi fin qui è solo roba che, diciamocelo, mi sono andato a cercare. Ma del cretino no, per Dio!’
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~In qualche girone dell’Inferno, dove bugiardi e assassini rantolano nell’oscurità, echeggiano lamentele da ogni parte.
No, non lamenti.
Lamentele.
‘Neanche si può più dormire in questo posto.’, brontola Stalin rigirandosi nel suo letto di chiodi.
‘Ti sembra l’ora di metterti a guardare la TV?!’, sbraita Lucrezia Borgia.
‘E sta un po’ zitta!’, ribatte la voce di Hitler dall’altra stanza.
‘Ci vado a parlare io.’, sospira Goebbels.
I dannati manifestano la loro approvazione con un vocio d’incoraggiamento.
‘Digli che se non spegne quell’affare glielo faccio ingoiare!’, gracchia Mussolini.
‘Sì, lo fai tremare di paura.’, fa derisoria Lucrezia. ‘Neanche in vita riuscivi a minacciarlo, figurarsi all’Inferno.’
Goebbels li lascia bisticciare e s’infila nell’altra stanza.
Il Fuhrer è stravaccato sul divano, una smorfia di puro disgusto illuminata dalla luce azzurrina dello schermo. Il suo ministro della propaganda dà un’occhiata: ah bene, siamo già ai titoli di coda.
Una scritta bianca in grassetto recita: SCRITTO E DIRETTO DA QUENTIN TARANTINO.
‘Mein Fuhrer,’, esordisce. ‘Visto che il film è finito, che ne direste di…’
‘Una porcheria.’, ringhia Adolf. ‘Una vera porcheria.’
‘Mein Führer…?’
‘Il film, imbecille. Altro che quelli che facevi tu, questo è immondo.’
Joseph sospira: anche stasera niente meritato riposo. Spegne il televisore in modo che almeno le altre anime riescano a starsene un po’ in pace (alla lunga si sviluppa un certo spirito di cameratismo quando si condividono torture incessanti) e si siede accanto all’altro sul divano.
‘Cosa c’è che non va?’, domanda premuroso.
‘Passi fare la figura del pazzo, dell’assassino, del cattivone dei cattivoni.’, sibila Hitler. ‘La Storia è scritta dai vincitori, e poi fin qui è solo roba che, diciamocelo, mi sono andato a cercare. Ma del cretino no, per Dio!’
Goebbels sussulta e si fa schermo con le mani, aspettandosi un fulmine a ciel sereno per l’imprecazione. Ma a quest’ora, perfino il Padreterno è a nanna.
‘Del cretino, mein Fuhrer?’, continua Goebbels ricomponendosi. ‘E perché mai?’
‘Ti sembro uno che va al cinema, Joseph? Da che mi conosci, sono mai andato al cinema?’
‘Non che io sappia, mein Fuhrer.’
‘Certo che no, diamine! E c’è una ragione!’
‘Ovvero?’
‘Ovvero che al cinema c’è folla, pezzo d’asino! Ti pare che io possa partecipare a una première, un evento notoriamente imbottito di gente? Tanto vale uscire per strada disarmato e senza scorta urlando: terroristi accorrete numerosi! Perfino quel pagliaccio di Gheddafi si procurava delle controfigure per questo genere di eventi!’
Goebbels non commenta. Ha solo una vaga idea di dove l’altro voglia andare a parare, ma sa per esperienza che è più consigliabile lasciarlo sfogare a ruota libera invece che tentare di seguire il discorso. Ma Hitler si accorge di questo silenzio e lo adocchia sospettoso.
‘Tu hai visto Bastardi senza Gloria, non è vero, Goebbels?’
Il ministro esita.
‘Sì, l’ho visto.’, ammette infine.
‘A-ha! Allora sai di cosa sto parlando! Che ne pensi di quel maledetto finale, eh, Goebbels?’
‘Non saprei…’
‘Ti pagavo per fare cinema o sbaglio?’
‘Non si sbaglia, mein Fuhrer, ma…’
‘Ma niente. Non fare la checca, non ti mangio mica.’
Il tono non ammette repliche. Goebbels prende un respiro profondo prima di rispondere.
‘Non era male.’
Non era male?!
‘A dire il vero l’ho trovato poetico. Il grande antagonista degli ebrei non muore braccato dalla legione straniera,’ -s’interrompe vedendo il colorito violaceo dell’altro e cerca di rimediare all’uso della parola braccato- ‘o come un eroe tragico che preferisce la morte al disonore, ma vittima degli stessi ebrei. Un’ebrea francese, un gruppo di ebrei americani… Sono loro a vendicarsi. La vittoria è loro, non delle potenze straniere.’
Contro ogni aspettativa, Hitler scoppia a ridere. Una risata maniacale, vero, ma pur sempre una risata.
‘Appunto per questo non avrei mai messo piede in quel cinema, razza di imbecille! Con tutta quella gente che tentava di farmi saltare in aria! Perché avrei dovuto espormi per vedere un filmetto del cavolo, “simbolica” e “significativa” che fosse la mia presenza al tributo a un eroe di guerra? Ce n’erano a vagonate, sia di eroi di guerra sia dei tuoi film strappalacrime. Perché proprio questo film, questo eroe? E soprattutto, perché a Parigi? Già se fossi stato a Berlino, circondato da un’intera popolazione che si sarebbe fatta ammazzare per me, magari avrei potuto farci un pensierino. Ma Parigi! Dove tutti mi volevano morto, io e gli altri invasori tedeschi! Con chi crede di aver a che fare questo Tarantino? Sono pur sempre uno stratega e un politico, sangue di Dio! Non sono uno che corre incontro a una trappola ben nascosta quanto un negro su una montagna innevata!’
‘Vi fidavate del responsabile della sicurezza, mein Fuhrer.’, obietta Goebbels, che ha un debole per Christoph Waltz. ‘Se Landa non vi avesse tradito nessuno avrebbe potuto toccarvi. Era il migliore, un cacciatore di ebrei infallibile.’
‘Che aveva lasciato andare una ragazzina ebrea senza ragione apparente.’
‘Sì, ma voi non lo sapevate.’
‘D’accordo, ma perché avrebbe dovuto fare qualcosa di potenzialmente pericoloso, seppur minimamente? Per pura arroganza? Per pietà? Non regge. Era troppo meticoloso.’
‘Pericoloso, mein Fuhrer? Io l’ho interpretata più come una dimostrazione di potenza davanti al suo sottoposto. Voleva dimostrare al soldato e al pubblico di avere potere di vita o di morte su quella ragazzina, e di aver acciuffato così tanti ebrei che una di più o di meno non faceva troppa differenza.’
‘E poi la mia presenza non era neanche prevista!’, cambia discorso Hitler. ‘Avevano già deciso di far saltare il cinema senza di me, e io gli faccio questo regalino inaspettato! Ma dico…’
Goebbels sospira: andrà avanti per le lunghe.
  
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