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Autore: coco95    24/12/2013    2 recensioni
A volte capita di essere in turno la notte di Natale e vedere come la Morte si aggiri non curante fra i malati. Ma in questa notte particolare la Morte forse farà un compromesso con la Vita...
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carla Espinosa, Christopher Turk, Elliott Reid, John 'J.D.' Dorian
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La mia vigilia di Natale

 
A volte è dura quando sei al Sacro Cuore goderti le feste: Natale, Capodanno, Pasqua, il Ringraziamento… Sono tutti giorni qualunque per la morte che si nasconde sempre dietro l’angolo pronta a colpire.
Questa sera sono in turno, e con me ci sono Elliot, Turk e Carla.
Mi giro in torno e vedo un sacco di gente malata distesa sui letti e io che cerco di tenerli in vita, io che le provo tutte per farli sfuggire al male che li affligge.
Una mia paziente è Cheryl, malata di una rara malattia cardiaca che la può portare solo alla morte. Anni 16.
Questo pomeriggio ha avuto un principio di infarto ma sono riuscita a tenerla in vita. Non so però quanto ancora durerà.
 
Carla: Hey J.D., sei depresso?
J.D.: Carla, dimmi, quando vedi una paziente di 16 anni in quelle condizioni a cosa pensi che possa pensare? Secondo te come si sente? E se tu fossi al suo posto cosa faresti?
Carla: Io penso che se Laverne fosse ancora qui ti saprebbe dare la risposta giusta, penso che ti direbbe che se ti trovassi su quel letto dovresti affidare la tua anima a Gesù.
Per il resto penso che anche lei abbia dei progetti, dei sogni o dei desideri come chiunque altro…
J.D.: Dici che anche se sa di dover morire lei ha comunque un progetto per il suo futuro?
Carla: Tu non lo avresti?
 
Già, io non lo avrei? Non lo so, probabilmente però lotterei con tutte le mie forze per la vita, nessuno rinuncia mai ai propri sogni. Non è giusto farlo, tutti abbiamo diritto a realizzarli.
 
Entrai nella camera di Cheryl per guardare le sue condizioni: il battito, la saturazione, il respiro… Era stazionaria.
Mi sedetti sul suo letto e le parlai un po’.
J.D.: Cheryl, quali sono i tuoi sogni?
Cheryl: Beh, a Babbo Natale ora come ora chiedo un nuovo cuore ora che mi serve e poi… Penso che mi piacerebbe rivedere mia sorella. Sa, lei è in Alaska che lavora con un gruppo di ricercatori, non sa che sono qui.
J.D.: I tuoi genitori non l’hanno avvertita?
Cheryl: No, è una scenziata, dicono che non debba essere disturbata.
J.D.:…Ora vado Cheryl, devo ordinarti degli esami.
 
Non potevo crederci, come potevano due genitori non avvertire la figlia maggiore quando la sorella era in fin di vita?
 
Mi avviai verso la finestra vicino al banco delle infermiere e mi persi a guardare fuori: luci, neve, macchine che sfrecciano per le vie… Felicità.
Fuori dall’ospedale il mondo è completamente diverso. La gente è diversa, ignora le disgrazie, o almeno finge di ignorarle… Diciamo che le allontana per non doverci pensare proprio a Natale.
Non è ipocrita?
Si dice sempre di essere più buoni a Natale ma nessuno viene mai a visitare, a salutare, i propri cari in questa notte che per alcuni è anche sacra, vedo la mia paziente di sedici anni piena di sogni con un agocanula sul braccio sinistro e un altro su quello destro, un sacco di macchinari per farle funzionare il cuore ma che comunque non servono a niente contro la Morte che lentamente incombe.
 
Elliot: J.D., potresti anche smettere di stare la a sognare a occhi aperti e aiutarmi, la paziente della stanza 809 sta morendo e tu sei li che guardi fuori dalla finestra!
J.D.: Scusami Elliot, ma stavo pensando alla mia paziente della stanza 1003 che ha una malattia rara al cuore e che la porterà alla morte in poche settimane, massimo due.
Elliot: Mi dispiace J.D. ma di certo sognando non la salverai.
J.D.: Come posso aiutarti Elliot?
Elliot: Per favore, vai a darmi conferma dell’esame oncologico che ho appena eseguito alla mia paziente, credo che il linfonodo sentinella sia positivo, ma non sono del tutto sicura. Non voglio dare alla paziente una notizia sbagliata.
J.D.: Va bene, ma prima devo assolutamente fare una cosa.
Elliot: Uh… Va bene, ma cerca di verificare entro un paio di ore.
J.D.: Certo.
 
Improvvisamente ebbi un’idea, mi sentivo un mostro, ma non mi interessava, quella ragazza adolescente malata di cuore andava salvata, a qualunque costo, ma prima bisognava informare non sono la famiglia, ma anche la sorella maggiore: Jennifer.
 
J.D.: Carla, posso chiederti un favore?
Carla: Sono molto indaffarata Bambi.
J.D.: Lo so, ma so che sei anche un’infermiera fantastica che cerca di rendere felici i pazienti.
Carla: Cosa vuoi Bambi?
J.D.: Vorrei che tu chiamassi Jennifer Thomson, si trova in Alaska, dille che sua sorella è ricoverata qui e che la vuole vedere il prima possibile e controlla quando è il primo volo di domattina dall’Alaska a qui.
Carla: Ma…
J.D.: Questo è il regalo di Natale che Cheryl ha chiesto, cerchiamo di farglielo avere.
Carla: D’accordo Bambi.
 
Così mi diressi con gran foga al laboratorio dove erano conservati i campioni delle cellule linfonodali della paziente di Elliot.
Controllai al microscopio…
Positivo.
La paziente di Elliot aveva il cancro e non c’era più nulla da fare.
Questa era la mia vittoria.
A breve sarebbe dovuta cadere in coma profondo e da li avremmo staccato la spina…
Corsi a dirlo a Elliot.
 
J.D.: Elliot, la tua paziente è positiva.
Elliot: Cancro a entrambi i polmoni?
J.D.: Esatto.
Elliot: Questo significa che per le medicine che le ho dato cadrà in coma profondo… Avevo sbagliato diagnosi all’inizio. Ho sbagliato a curare la mia paziente e la sto portando dritta alla morte.
J.D.: Mi dispiace Elliot.
 
Non mi dispiaceva, ma non sarebbe stato bello dirlo a lei che si era tanto impegnata per salvare la vita alla sua paziente. Chissà come mi sarei sentito io nei suoi panni.
Arrabbiato con me stesso? Probabilmente si.
Ma questo non era il momento per fantasticare su chi avrebbe provato cosa, era il momento di agire. Tornai al banco delle infermiere.
 
J.D.: Carla, hai sent…
Carla: Si, Jennifer Thomson arriverà qua al Sacro Cuore domani alle 15. Il primo volo dall’Alaska è alle 5.05 e ora che arrivi all’aeroporto e dall’aeroporto all’ospedale ci vorranno parecchie ore.
J.D.: Grazie Carla, davvero. Sei un’infermiera fantastica.
Carla: Ho a cuore i tuoi pazienti Bambi, ma soprattutto mi piace molto il fatto che tu cerchi sempre di renderli felici.
 
Come immaginai la paziente di Elliot andò in coma in poco tempo, non c’era nulla da fare per lei.
Preparai Cheryl all’operazione e corsi da Turk per dire di fare del suo meglio, non era ammesso nessun errore. Neanche il più piccolo.
Trapiantammo il cuore della paziente di Elliot a Cheryl, l’operazione durò 13 ore ma andò tutto bene, non mi allontanai un attimo dal vetro della sala operatoria, i genitori di Chery rimasero assieme a me e tutti e tre ci tenemmo per mano, loro non sapevano però dell’imminente arrivo della loro figlia maggiore, non glielo dissi, doveva essere una sorpresa. Per tutti.
 
J.D.: Cheryl, mi senti?
Cheryl:…Mmmhh.. Mmmh.
J.D.: Sai che hai un cuore nuovo?
Cheryl: Mmmh?
J.D.: Si, ma c’è un’altra sorpresa.
Jennifer: Ciao sorellina. Che spavento mi hai fatto prendere, il dottore qui mi ha fatto chiamare in Alaska.
J.D.: Buon Natale Cheryl.
 
 
Oramai era pomeriggio inoltrato del giorno di Natale e mi ritrovai a pensare come a volte fosse strana la Vita e quali strani meccanismi aveva la Morte.
Vita e Morte la notte di Natale si erano barattate una vita umana, avevano trovato un compromesso: un cuore usato per tenere ancora un po’in vita una ragazza e darle la possibilità di avverare i sogni.
Dimmi Morte, sei scesa a compromessi perché era la notte di Natale?
Quanto a Elliot era triste per aver perso la sua paziente, si sentiva fallita come medico ma quando vide che la vita della sua paziente aveva salvato quella della mia aveva smesso di lamentarsi e aveva tornato a sorridere… Dopo tutto non è forse questa la magia del Natale?
  
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