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Autore: Deva Hughes    24/12/2013    0 recensioni
Law è bloccato nella monotonia della propria vita e tenta di fuggire dal proprio passato che, insistentemente, si affaccia continuamente nella sua testa. O almeno finché Kidd non fa la propria comparsa.
E tutto parte da lì, da quando il caro Eustass rompe la scatola di vetro che il Chirurgo aveva creato attorno a sé per difendersi dalla maledizione dei legami.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non sono una fan di Ligabue, ma amo questa canzone e vi consiglio di accompagnarla a questo brano e di riascoltarla nel caso terminasse prima di concludere la lettura: http://www.youtube.com/watch?v=u2LdEdpYg-M (La fict l'ho scritta mesi prima e, neanche a farla apposta, oggi ho trovato questa clip dove c'è un treno di mezzo.)
L'Odore del Mare

Quel venerdì il treno arrivò stranamente in orario in quella stazione ormai semivuota da anni. I pochi passaggeri che salirono andarono ad occupare i posti rimasti nei vagoni antistanti, ignorando quelli più nascosti. Nelle viscere di quell'enorme mostro metallico aveva ormai trovato rifugio Trafalgar Law, un ragazzo che tendeva a nascondersi sotto un cappello. 
Era seduto nella piccola poltroncina, la più isolata, all'estremo angolo dell'ultimo vagone.Cercava di isolarsi, non riusciva a sopportare gli sguardi che tutti gli ipocriti a bordo gli rivolgevano, ma nonostante tutto decise di continuare a viaggiare proprio su quel treno.
Aveva paura di scendere: se l'avesse fatto, avrebbe dovuto stringere legami con qualcuno e, si sa, i legami portano dolore.
Chiuse il libro che stava leggendo e guardò l'orologio. Le ventidue e sedici. Si girò verso il finestrino e guardò lontano nella notte in cerca di qualche fievole luce, come se volesse trovare qualche debole speranza a cui aggrapparsi per fuggire da se stesso e dalla sua vita.


Il rumore della porta di vetro riecheggiò nella testa del moro, invadendo i suoi pensieri.
Un ragazzo dai capelli rossi, con addosso un paio di bermuda e una camicia hawaiana entrò guardandosi intorno e andò a sedersi vicino a lui.
"È occupato?"
"Sì." Rispose freddamente. Il rosso mise la valigia sul posto di fronte e gli si sedette affianco.
"Ne dubito dato che qui non c'è nessuno e non sono previste altre fermate. Ah, comunque sono Eustass Kidd."
"Trafalgar Law." Il sorriso a trentadue denti che gli rivolse il vicino gli scatenò uno strano brivido di eccitazione. Nel vano tentativo di pensare ad altro, iniziò ad ipotizzare il suo luogo di provenienza e capì che era del Sud.
Si girò ad osservarlo e il suo occhio cadde sugli addominali scolpiti ad arte, lasciati scoperti dalla camicia. 
Come cazzo faceva a stare così, quando fuori c'erano due gradi sotto zero?
"Ehi Trafalgar, quant'è che non dormi? Hai delle occhiaie orribili."
"Almeno io non metto il rossetto, Eustass-ya." Ghignò nel sentir venire fuori quel nomignolo proprio dalla sua bocca.
"Fottiti." Prese la sua PSP e si mise a giocare mentre Law posò il capo contro il finestrino e chiuse gli occhi, cullato dall'andamento del treno sulle rotaie.


I raggi del sole lo svegliarono e si rese conto che Kidd non era più vicino a lui. Certo, la valigia era ancora lì, ma di lui non vi era alcuna traccia.
Si alzò per andare in bagno e, non appena entrò, venne bloccato da dietro. Una mano gli coprì la bocca, impedendogli di gridare.
"Sta' buono, altrimenti farai la stessa fine del tuo amico." Tremò quando rivide nei suoi pensieri il viso sorridente dell'amico. "Adesso mettiti in ginocchio e fa' il tuo lavoro." 
L'uomo con il viso coperto gli si mise davanti, toccandosi il pacco. Fu allora che Law ne approfittò per dargli una testata ben assestata nel suo punto debole e, rialzatosi, gli tolse il berretto dal viso.
"Porca puttana, Trafalgar! Cosa cazzo ti passa per quella testa?"
"A me? Piuttosto a te, dannato Eustass-ya!" Tornò a sedersi, ignorando il poveretto.
"Va bene, va bene... Ammetto di aver fatto una cazzata, ma neanche tu ci sei andato leggero." Irritato, gli tolse il libro dalle mani e lo gettò lontano per prendere il moro per la maglia e avvicinarlo a sé. "Dannazione, ascoltami Trafalgar!"
"Sei proprio una femmina... Cedi per nulla."
Kidd guardò nei suoi occhi e ne cadde prigioniero. Quel ragazzo stava osando sfidarlo e lui non avrebbe certamente rifiutato.
Lo baciò famelicamente, prendendolo in contropiede. Il desiderio di togliergli quella maschera di strafottenza e sarcasmo lo stava divorando dentro. Bramava scoprire il vero Trafalgar, e ormai era diventata una necessità.
Lo costrinse a schiudere le labbra per poter penetrare nella sua bocca e invitarlo in quel gioco perverso fatto di sguardi, tocchi bollenti, lingua e saliva. Il rumore del treno in corsa altro non era che la musica su cui danzavano le loro vite. Avvicinandosi. Allontanandosi. 
Law si abbandonò totalmente al rosso, assecondandolo nel suo stesso gioco. Inspirò. L'odore del mare e del sole della terra del compagno lo invase, catapultandolo in quelle terre paradisiache, dove le persone erano identiche al clima di lì. Nel freddo Nord non avevano nulla di simile. Le persone erano fredde, come la neve. Le nuvole e la pioggia si erano ormai impossessate dei cieli, portando così solo ombre e tristezza al loro popolo. 
Adesso si trovava a sfiorare gli addominali perfetti di quel cereo Dio celeste che lo guardava divertito.
"Ehi Trafalgar, siamo arrivati a Pescara Centrale. Dovrei scendere."
Si allontanò da lui, come se si fosse scottato, e si mise ad osservarlo.
                     Era caduto nella trappola dei legami, maledizione.
Vedere Kidd andarsene come se stesse uscendo dalla sua vita gli straziava l'anima.
Proprio così, quel treno altro non era che la sua vita. Ogni fermata veniva incasellata nel calendario esattamente come ogni evento nella sua vita. 
Persone che vanno. Persone che vengono. Ecco ciò che rivide Law in cuor suo.
"Ehi dottorino, vuoi venire con me?" Eustass Kidd si rivolse verso di lui, sorridendo nuovamente.
Cazzo. Perché? Lui era salito su quel fottutissimo treno per fuggire dal suo passato e dalla sua vita, che altro non era che un continuo teatro, e adesso quel ragazzo poco più giovane di lui gli stava offrendo l'ultimo misero spiraglio di speranza. Ma sarebbe stato egoista da parte sua accettare. Lo stava usando per salvarsi, ma era proprio questo il punto cardine della sua esistenza. Voleva davvero essere salvato?
"Ehi Law. Vieni a prendere qualcosa con me?" Il macchinista, un certo signor Aokiji, gli sorrise. Ormai conosceva fin troppo bene il suo ospite, anche se molti dei loro dialoghi erano fatti di monosillabi o a volte semplicemente di gesti. Il ragazzo rise, con una lacrima ricacciata dentro. Forse era riuscito a decodificare quella domanda. Disse soltanto: "Grazie, signor Kuzan." dopodichè corse dietro quello stupido.


Kidd ripensava al suo compagno occasionale, alla notte passata ad guardarlo dormire e la mattina trascorsa con lui.
Aveva visto quegli occhi spenti riaccendersi sotto quell'attimo di pura spensieratezza e libertà. Doveva averne passate molte, come lui del resto, e quel viso stanco ne era testimone.
"Eustass-ya!" Si voltò e lo vide dietro di sé, con le braccia incrociate e l'espressione leggermente scocciata. 
Allargò le braccia per accogliere la minuta figura che vi trovò subito riparo.
"Sei davvero stupido, Trafalgar. Come puoi fidarti del primo che incontri?"
"Sai, è davvero ironico. Sei così diverso da tutti gli altri, ma così simile a me. Vuoi davvero fingerti prepotente? Fà pure, ma ti prego... con me sii te stesso."
"Che stronzata." Lo strinse forte a sé e lo baciò con ancora più passione di prima. "Vuoi conoscere il vero Eustass Kidd? Allora permettimi di farlo a modo mio." Andarono in spiaggia, dentro una casa ancora vuota a causa della stagione invernale e si addentrarono nella camera da letto.
Kidd indicò la finestra. "Permettimi di presentarmi insieme al carattere irruente del mare e al suo profumo."





 
  
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