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Autore: Amy_Streghetta    24/12/2013    2 recensioni
- Buongiorno, signora Green, come andiamo?
La signora Green salutò gentilmente il commesso del pasticciere dietro il bancone colorato. La porta di vetro sbattè alle sue spalle, facendo tintinnare dei campanellini. Si avvicinò alle vetrine con i dolci e le torte, sempre sorridendo.
- Cosa prende, signora?
- Una crostata alla frutta e una delizia al limone.
- La delizia al limone la incarto?
La signora lo guardò, per un attimo spaesata.
- Come ha detto?
- Ho detto: vuole che le incarti la delizia al limone?
[...]
- Si, grazie molte. – e poi, mentre si avvicinava alla cassa per pagare: - sa, è per mio marito.
Sorrise e arrossì come una ragazzina. Il pasticcere pensò che fossero davvero una bella coppia, anche se non li aveva mai visti insieme. Con un ultimo sorriso la signora prese il pacchetto e uscì dalla pasticceria nel vento freddo di Novembre, con una mano stringendosi di più la sciarpa intorno al collo. Le campanelle del negozio continuarono a tintinnare per un po’, dopo che fu andata via.
Oddio, sono una frana con le introduzioni, perciò mentirò a fin di bene dicendo che la storia è migliore di ciò che sembra :'D
Buona lettura :3
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Have you ever felt hopeless?'
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- Buongiorno, signora Green, come andiamo?
La signora Green salutò gentilmente il commesso del pasticciere dietro il bancone colorato. La porta di vetro sbattè alle sue spalle, facendo tintinnare dei campanellini. Si avvicinò alle vetrine con i dolci e le torte, sempre sorridendo.
- Cosa prende, signora?
- Una crostata alla frutta e una delizia al limone.
- La delizia al limone la incarto?
La signora lo guardò, per un attimo spaesata.
- Come ha detto?
- Ho detto: vuole che le incarti la delizia al limone?
Il commesso era incuriosito dal comportamento della signora Green. Ogni domenica la giovane donna si recava alla pasticceria e comprava sempre gli stessi due dolci, uno per lei e, quasi certamente, uno per il marito. Che forse fosse successo qualcosa? Un litigio, oppure il divorzio? Stava per chiederglielo, quando la signora sembrò tornare in sé.
- Si, grazie molte. – e poi, mentre si avvicinava alla cassa per pagare: - sa, è per mio marito.
Sorrise e arrossì come una ragazzina. Il pasticcere pensò che fossero davvero una bella coppia, anche se non li aveva mai visti insieme. Con un ultimo sorriso la signora prese il pacchetto e uscì dalla pasticceria nel vento freddo di Novembre, con una mano stringendosi di più la sciarpa intorno al collo. Le campanelle del negozio continuarono a tintinnare per un po’, dopo che fu andata via.

La signora Green si diresse verso la panetteria, traballando leggermente sulle sue scarpe col tacco nere di vernice della domenica. Middlebourne era una piccola cittadina di campagna del Massachusetts, sopravvissuta chissà come, in quel mondo continuamente in cambiamento, in maniera quasi identica a come era quasi cent’anni prima: non c’erano telefoni, se non un paio di cabine a gettone molto malmesse che quasi nessuno usava; rete internet neanche a parlarne, macchine praticamente quasi inesistenti e l’utilizzo degli elettrodomestici era quasi pari a zero. Per fortuna, almeno c’era la corrente elettrica. Quando la signora Green ci si era trasferita da New Plymouth per stare vicino al marito, aveva creduto che lì le persone andassero ancora a dormire a letto col tramonto e che vivessero a lume di candela. Invece, con sua gradita sorpresa, aveva scoperto che le case dei paesani più “all’avanguardia” erano dotate di lampadine e riscaldamenti.
Ad ogni modo, a Middelbourne si conoscevano tutti. La signora Green non era partita proprio con il piede giusto, all’inizio: troppo spigliata, troppo libera, troppo indipendente, troppo cittadina per i gusti della tranquilla gente del paese. Le donne la squadravano dall’alto in basso, le vecchie le lanciavano occhiate malevole, gli uomini la evitavano come se avesse avuto la peste. Soprattutto, tutti temevano la sua abilità nel parlare, la sua lingua sciolta. Molte volte, per i primi tempi, aveva notato come le persone bisbigliassero alle sue spalle al suo passaggio in strada. Una volta aveva sentito dei bambini giocare e insultare una loro coetanea, dicendo che sembrava la figlia della “strega” del paese. Si vociferava addirittura che avesse poteri magici e che avesse fatto chissà quali strani incantesimi a quel bravo giovane per convincerlo a sposarla per i suoi malvagi scopi.
La signora Green aveva molto sofferto, per i primi tempi. Il marito le aveva promesso che dopo sarebbe andata meglio, ma lei non riusciva a sperarci. Poi, tuttavia, pian piano aveva cominciato a capire e alla fine era diventata l’abitudinaria paesana che tutti avevano voluto che fosse. Si era trasferita nella parte più periferica della cittadina. Alla fine, gli abitanti avevano perfino dimenticato suo marito, che non usciva quasi mai di casa, preso dai suoi esperimenti, ed erano finiti con l’affezionarsi a lei.
Perciò, eccola lì che eseguiva il suo abitudinario giro di spesa domenicale, vestita con il suo abitudinario cappotto di velluto nero domenicale, le sue scarpe di vernice e la borsa nera.
Aprì la porta del panificio con un gesto secco. Olga, la proprietaria del negozio, la accolse con un caloroso sorriso.
- Signora Green, che piacere! Stamattina è uno splendore, lasci che glielo dica.
Allargò le braccia grassocce in un gesto d’affetto e le baciò le guance.
- Mi dica, cara, come posso aiutarla? Abbiamo del pane fresco, sissignore, appena sfornato da quel rimbambito di mio marito – alzò la voce per farsi sentire dall’anziano signore che lavorava vicino ad un grosso forno, da cui provenivano forti sbuffi di vapore e ventate di aria calda, di cui si intravedeva solo un braccio muscoloso – NON E’ VERO, GEORGE?
Da lontano arrivò una risposta, soffocata dagli sbuffi della fornace.
- Ah, gli uomini! – sospirò la donna, scuotendo la testa con fare teatrale. Una ciocca di capelli biondi unticci le si appiccicò sul volto. La scansò con un pratico gesto della mano e tornò a sorridere alla signora Green.
- Allora, mia cara?
- Credo che prenderò i panini.
- Ah, si, i panini, ottima scelta! Nessuno fa i panini come la vecchia Olga, glielo dico io! Chieda a suo marito, concorderà con me – e ammiccò.
La signora rise.
- Sono sicura di si.
- Molto bene, molto bene – Olga si strofinò le mani untuose.
Battè le sue ditine tozze sulla cassa, poi le consegnò la busta con i panini.
- Buon appetito! – le augurò, ma ormai la porta si era già chiusa e la signora Green era già lontana.

L’ultimo negozio in cui andò fu il fioraio. Non c’erano campanelli sulla porta, ma ghirlande di fiori profumati. All’interno l’odore la stordì. Si guardò intorno alla ricerca del signor Howard, il proprietario. Lo trovò in fondo a quella che era una vera e propria giungla di piante e fiori, alcuni a lei completamente sconosciuti, che innaffiava una piccola piantina dai boccioli azzurri.
- Salve, signor Howard – salutò la giovane, con cordialità.
- Salve a te, Monica – ricambiò l’ometto, ammiccando dietro alle lenti spesse.
La signora Green sorrise. Nessuno la chiamava mai col suo nome di battesimo.
- Che pianta è?
- Oh, mia cara, questa è la Nocturna o Fiore della notte.
- Mai sentita.
- Questo perché è una piante incredibilmente rara. Anzi, in realtà, fino a qualche giorno fa, prima di trovare questo sacchetto di semi ad un mercatino dell’antiquariato, pensavo fosse solo una storia, e invece eccola qui. – la guardò con affetto. - La leggenda – proseguì, alzando l’indice e sistemandosi meglio gli occhiali sul naso – narra che un tempo la terra rimase a lungo oscurata, al buio. Il sole era come scomparso. Si diceva che Dio avesse voluto punire gli uomini per la loro malvagità, per la loro avidità, per il loro egoismo senza limiti e per le macchie nere come pozzi senza fondo a cui si erano ridotte le loro anime. Senza il sole, l’umanità piombò nel caos. Non era più possibile coltivare piante, non c’era più cibo. Ma soprattutto, non c’era più speranza, non si poteva più guardare al cielo, che era diventato come lo specchio di ciò che ognuno era dentro di sé. L’unica pianta che crescesse era lei, la Nocturna. Al buio brillava e le campagne erano disseminate di questi fiori meravigliosi dai mille colori. La leggenda non racconta come il sole tornò a splendere. Semplicemente, dicono che un giorno gli uomini si svegliarono colpiti da raggi di luce e dal calore che questi infondevano ai loro visi freddi e disperati.
Il signor Howard tacque a lungo, perso in chissà quali pensieri. Poi, con calma, si asciugò una lacrima solitaria dal volto rugoso e guardò la signora Green dritto negli occhi. Prese un bocciolo azzurro, lo travasò in un vaso di terracotta più piccolo, ci mise terreno umido tutt’intorno, poi lo diede alla signora Green.
- Non è mai tardi per la speranza.
Quelle parole accompagnarono la donna per tutta la via del ritorno.

Buttò i dolci al primo cestino che incontrò. Un mendicante le chiese una moneta e lei gli regalò il pane, ancora caldo, che aveva comprato da Olga. Quello sorrise con riconoscenza, un sorriso stanco e sdentato. Tutto ciò che pensò la signora Green, allontanandosi, fu che avrebbe voluto dargli di più. Salì in macchina, imboccò la solita strada poi, a metà percorso, quando fu certa che nessuno avrebbe potuto vederla, fece una brusca inversione a destra. Fermò l’auto davanti al cimitero, la piantina stretta convulsamente tra le mani, unica fonte di vita intorno a lei, alla quale cercò di aggrapparsi disperatamente. Le parole del signor Howard le risuonavano nella mente mentre percorreva i sentieri deserti, come ogni domenica. Si fermò davanti ad una lapide.
WILLIAM GREEN 21 Dicembre 1975 – 15 Febbraio 2007

Sotto c’era la foto di un ragazzo, i capelli biondi mossi dalla brezza estiva, gli occhi verdi pieni di vita, pieni di speranza. Speranza. La signora Green scoppiò a piangere, cadde in ginocchio sull’erba, scossa dai singhiozzi. La piantina le cadde di mano e il vaso andò in frantumi, ma non le importava. Il signor Howard aveva tanto parlato di speranza, ma tutto ciò che riusciva a vedere lei, in quel momento, era un enorme baratro in cui, lo sentiva, era ormai prossima a cadere.
  
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