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Autore: Fiamma Erin Gaunt    24/12/2013    0 recensioni
Finnick è orfano, non ha mai conosciuto i suoi genitori e la prima cosa che ha visto quando i suoi occhi si sono aperti sono state le mura grigie e spoglie dell’orfanatrofio del Distretto 4. Finnick è solo, almeno fino a quando non incontra lei: Ocean, ragazza misteriosa tanto quanto il nome che porta. Ma ci sono i Giochi di mezzo e Finnick sa che in un modo o nell’altro non ci sarà un lieto fine per loro.
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri tributi, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Cap 1

 

La luce dell’ alba si rifletteva sul mare dipingendolo di un lieve colorito rosato, le onde s'infrangevano lentamente sulla spiaggia in un moto continuo e instancabile, bagnando la riva con la loro spuma bianca. In lontananza, fin dove si perdeva l'occhio, il mare e il cielo si fondevano creando un unico sfondo. Il sole tingeva il cielo di varie sfumature di rosa, giallo e viola,  così come le nuvole, e tutto diventava un quadro perfetto.

Ocean aveva passato la notte in spiaggia, cullata dal rumore delle onde, incurante dell’umidità e della salsedine che le si era appiccicata alla pelle. Era il giorno della Mietitura, il giorno della paura per tutti i giovani del Distretto. Per lei però era diverso, non temeva la sua estrazione, ciò che la preoccupava davvero era la possibilità che questa toccasse a Teti, la sua sorellina. Erano rimaste solo loro due a dare una mano alla madre, era così da quando il loro papà era morto durante un incidente in barca.

- Ocean! Ocean, la mamma ti ha cercato da tutte le parti, devi tornare a casa. –

Eccola Teti, uno scricciolo di bambina di dodici anni, la pelle ambrata di chi passa perennemente il suo tempo a giocare sulla spiaggia in compagnia degli amici. Esile, innocente e inerme. Troppo giovane per essere estratta, troppo giovane per andare incontro a una morte certa.

- Sto arrivando, sto arrivando. – replicò, alzandosi e togliendosi di dosso la cerata da pesca che aveva preso in prestito da una delle barche ormeggiate. Si spolverò gli ultimi resistenti granelli di sabbia che le aderivano alle gambe e si avvicinò alla sorella. La trasse gentilmente a sé, stringendola tra le braccia snelle e toniche.

- Ehy, che succede, come mai tutto quest’affetto? – scherzò Teti, guardandola con un pizzico di stupore negli occhi dello stesso verde dei mari tropicali.

- Mi andava, ma non farci troppo l’abitudine, pulce. –

Le scompigliò i ricci ramati, sorridendo davanti ai suoi sbuffi di protesta.

- Forza, andiamo a casa, dobbiamo darci una sistemata. – decretò, incamminandosi verso la discreta abitazione dalle pareti bianche e azzurre che distava appena un centinaio di metri dalla spiaggia.

Teti le veniva dietro, in religioso silenzio, come se stesse aspettando solo una sua parola per riprendere a chiacchierare ininterrottamente come faceva di solito.

Avevano raggiunto la porta di casa quando prese la parola, la voce esile e incerta propria della bambina che era.

- Ocean … –

- Sì? –

- Ho paura. – ammise, puntando lo sguardo a terra, imbarazzata.

La ragazza sentì una stretta al cuore davanti a quell’ammissione. Le si avvicinò, chinandosi per poterla guardare dritta negli occhi, e le strinse con decisione le mani. Quella era l’ultima spinta che le serviva per prendere una decisione.

- È normale avere paura, ma ti giuro che non ti accadrà nulla. Tu non verrai estratta, non lo permetterò. –

- E se succede? – mormorò, il labbro inferiore che le tremava senza controllo. Stava per cedere, Ocean riconosceva bene quei segni.

- Se dovessi essere scelta, andrò volontaria. –

La vide sgranare gli occhi, scuotendo vigorosamente la testa. I ricci rossi rimbalzavano da una parte all’altra.

- No, non voglio, non è giusto. – protestò.

Ocean le mise un dito sulle labbra, zittendola.

- Shh, andrà tutto bene, e poi non credi che io sia in grado di vincere questi stupidissimi Giochi? – aggiunse, fissandola con aria di sfida.

In tutto il Distretto 4, Ocean Waves aveva una discreta nomina di combinaguai. Impulsiva e irruenta, molto spesso non pensava alle conseguenze delle sue azioni e finiva nei pasticci. Pasticci dai quali riusciva sempre miracolosamente a sottrarsi con qualche trovata. Perché, se era certamente vero che i guai erano il suo pane quotidiano, lo era altrettanto che la sua mente sveglia e acuta riusciva a darle sempre una mano.

Teti abbozzò un sorriso incerto.

- Sì, credo che tu possa farcela, sei una tipa in gamba. –

- Non farti sentire dalla mamma, una scavezzacollo in famiglia basta e avanza. – le sussurrò, stringendola nuovamente a sé e poi dandole una leggera spintarella, - Forza, va a farti bella. –

Un’ora più tardi, quando ormai la Mietitura stava per avere luogo, Ocean uscì dalla sua stanza. Si trovò davanti sua madre, intenta ad abbracciare Teti, e tossicchiò leggermente, attirando la loro attenzione. Gli occhi della donna, dello stesso grigio blu di Ocean, si sgranarono leggermente.

- Ocean, sei stupenda. –

- Sì, sembri una nereide. – confermò Teti, rivolgendole un timido sorriso da sotto l’elaborata acconciatura in cui erano stati domati i suoi ricci.

Si sentì arrossire, - Grazie. –

Venne il suo turno di essere stritolata dall’abbraccio materno, poi le due sorelle si diressero insieme verso la zona in cui erano stati allestiti i banchi di registrazione.

Ocean fece passare Teti davanti a sé, tenendole una mano sulla spalla finchè non fu il suo turno di registrarsi.

- Ci dobbiamo separare, sarò lì. – le disse, indicandole il gruppo delle quattordicenni del Distretto, - E ricorda, non ti accadrà nulla. –

Teti annuì, titubante, e raggiunse due sue compagne di classe tra le dodicenni.

La capitolina, Hydra, che per l’occasione sfoggiava una tinta dello stesso colore del mare del Distretto, tossicchiò leggermente.

- Benvenuti e Benvenute alla sessantacinquesima edizione degli Hunger Games. Prima di sorteggiare i fortunati Tributi, Capitol vi manda un dono. –

Ocean storse il naso, emettendo un verso disgustato. Il Pacificatore più vicino le rivolse un’occhiata minacciosa. Un dono, certo, come no. Conosceva bene quel video, era lo stesso che riproponevano a ogni Mietitura, un promemoria costante della potenza di Capitol City e dell’inermità dei Distretti.

- Magnifico, veramente magnifico. – trillò Hydra, battendo le mani con ostentata allegria, - E ora veniamo a noi. Come sempre, prima le signore. –

Ancheggiò smisuratamente verso l’ampolla con i nomi delle ragazze, sondò i bigliettini con lo sguardo e infine ne afferrò uno. In quel momento, mentre stava aprendo il foglietto, Ocean non poté fare a meno di pensare a come le sue unghie spropositatamente lunghe assomigliassero a dei mostruosi artigli rapaci.

- Teti Waves. – esclamò, sorridendo compiaciuta, - Coraggio, mia cara, non abbiamo tutto il giorno. –

Ocean scrollò le spalle, riscuotendosi dal torpore in cui era caduta sentendo quel nome. Alzò con decisione il braccio, attirando l’attenzione della capitolina.

- Sì, mia cara? –

- Mi offro volontaria come tributo. – decretò risolutamente, una scintilla di sfida le brillava negli occhi.

- NO! – una voce maschile si levò dalle fila dei sedicenni, ma Ocean la ignorò.

Hydra sembrava essere letteralmente in brodo di giuggiole.

- Oooh, una volontaria. Eccellente, eccellente. Coraggio, mia cara, raggiungici e dicci il tuo nome. –

Si fece strada tra le sue compagne, che la guardavano con un guizzo di tristezza mista ad ammirazione. Si stava incamminando verso il palco quando una mano le afferrò il braccio, fermandola. Un ragazzo alto e muscoloso, con ciocche corvine che gli ricadevano scompostamente sugli occhi, donandogli un’aria di distratta eleganza. Tritus.

- Ocean, ti prego … -

Gli occhi blu del ragazzo la fissavano supplicanti.

- Devo farlo, ci vediamo dopo. – replicò freddamente, liberandosi dalla sua presa e lasciando che i Pacificatori riprendessero a scortarla.

Sentiva su di sé lo sguardo di Tritus, ma cercò di ignorarlo.

Quel video sarebbe stato visto da tutta Panem e lei aveva un’idea precisa di come voleva che gli altri la considerassero. Doveva comportarsi come una Favorita: fredda, spietata e arrogante. Accettò distrattamente la mano che Hydra le porgeva.

- Il tuo nome, mia cara? –

- Ocean Waves. – replicò con tono deciso.

L’incertezza, l’agitazione e la paura erano scomparse. Non c’era spazio per altro che non fosse la volontà di vincere. Avrebbe ucciso, sarebbe tornata a casa come vincitrice e la sua vita avrebbe ripreso a scorrere normalmente.

- Scommetto i miei favolosi capelli che la bambina era una tua parente. –

- Sì, mia sorella. –

- Che coraggio, che coraggio. Un applauso per questa giovane. –

Non ci furono applausi, solo un silenzio carico di tensione, finchè Tritus non alzò la mano per salutarla, baciando le tre dita. Il resto della piazza lo imitò all’istante, e per una volta Ocean avvertì davvero l’affetto e il rispetto di tutta quella gente.

Li salutò a sua volta, stando attenta a non lasciar trapelare la commozione.

- E ora è il turno dei ragazzi. Vediamo chi abbiamo … –

Hydra si avvicinò questa volta all’ampolla maschile ed estrasse con molta più rapidità di quanto avesse fatto precedentemente.

- Finnick Odair. –

Ocean trasalì leggermente. Finnick. Odair. Finnick Odair.

Lo conosceva di vista, come tutti del resto lì al Distretto. Era un suo coetaneo, orfano dalla nascita, un abile combattente e provvisto di una bellezza paradisiaca. Finnick Odair era esattamente  il tipo di avversario che Ocean sperava di non incontrare durante i Giochi.

Lo osservò mentre saliva sul palco, abbagliando Hydra con un sorriso portentosamente artificioso. La capitolina sbattè vezzosamente le ciglia e ridacchiò compiaciuta.

Ocean gemette disgustata e Finnick si voltò verso di lei, strizzandole l’occhio con aria complice.

- Che giovane affascinante. Coraggio, ragazzi, stringetevi le mani. – li esortò.

Non ce n’era bisogno, Finnick le aveva già porto la sua, con quel sorriso smagliante ancora saldamente al suo posto. Accettò la stretta, impassibile, e vide con compiacimento che la sua freddezza sembrava averlo colto di sorpresa. Non si sarebbe fatta ammaliare da lui. No, neanche morta.

 

 

 

 

 

 

 

                       

Spazio autrice:

Bè, che dire, spero che questa mia idea vi sia piaciuta. La long verrà raccontata in parte dal punto di vista di Ocean e in parte da quello di Finnick (non so se saranno un capitolo per uno, oppure metà e metà, devo ancora decidere). Spero vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima e buon Natale.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

  
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