Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: JoiningJoice    24/12/2013    6 recensioni
I loro nasi quasi si toccavano, poteva sentire il suo fiato. Con un sorriso ampio e sincero, Jean gli porse ciò che aveva prelevato da sotto il materasso. 'Buon...Natale, Marco!'
Marco osservò ciò che Jean gli aveva appoggiato tra le mani. In un primo momento rimase fermo, gli occhi fissi su quell'oggetto; poi iniziò a boccheggiare, rosso dall'emozione. Prima di potersene rendere conto stava piangendo, le dita strette ad accarezzare il regalo di Jean.
'M-ma come hai fatto?'
Fluff Natalizia; Buone Feste a tutti!
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buon Natale, ragazzi!

Ecco la fluff tanto promessa...che fluff non è. Non del tutto x°

Spero passiate un buon Natale e una buon fine dell'anno!

Un pensiero particolare a tutti i recensori di VeMaV e AbaC, vi amo, davvero <3

- Joice



Kind




Le tombe dei soldati erano coperte di neve fresca. Jean si fece spazio in mezzo a quel candore, attento a non scivolare, sfregando le mani guantate a causa del freddo.

Si fermò di fronte a una lapide che, in mezzo a tante altre, risultava quasi anonima. Vi si sedette di fronte, insensibile al fatto che la neve gli fosse entrata negli stivali e sotto la camicia.


'Ehi, Marco.'

Rimase a fissare il nome di Marco inciso nella pietra, unico indizio dell'identità del ragazzo lì sepolto. Per la maggior parte delle persone, Marco sarebbe rimasto solo un milite ignoto, un nome in mezzo a molti altri, una vita strappata troppo presto.

Non era il suo caso.

Jean portò la mano alla tasca e vi prelevò qualcosa. Guardò ciò che aveva tra le mani assentemente, carezzandone le cuciture, poi lo appoggiò accanto alla tomba, sistemandolo in modo che non venisse calpestato.

Inalò l'aria fredda e silenziosa, rilasciandola sotto forma di nuvola di vapore. Un sorriso triste si stirò sul suo volto.


'Buon natale.'


* * *



Aveva nevicato più forte di quanto Marco avesse mai visto in vita sua, nelle ultime ventiquattr'ore. Appoggiò la mano al vetro della finestra del dormitorio, ritirandola subito dopo, colpito dal gelo.

Alle sue spalle, Jean scoppiò a ridere.


'Non faceva così freddo a Jinae, vero?'

Marco scosse la testa.


'Ho già visto la neve, ma...non così.' si voltò verso il compagno. Jean era sdraiato sul proprio letto. 'Credi ci faranno uscire ad allenare comunque?'

'Che ci provino. Io è già tanto se mi alzo dal letto.' rispose Jean, sbadigliando.


Marco alzò gli occhi al cielo, lievemente deluso. Conosceva Jean da mesi, ormai, e conosceva anche quanto potesse essere indolente e scansafatiche. Lo raggiunse sul letto e gli si sedette accanto, ritirando le ginocchia verso il petto.

'Peccato che tu non voglia uscire. Volevo proporre a tutti una battaglia a palla di neve...'

'Dio, Marco, certo che per avere tredici anni sei proprio un bambinone.'


Marco si strofinò il naso con un dito, spingendolo scherzosamente. Jean rispose con un altro spintone, ridendo, poi si fermò e prese a fissare il soffitto, serio.


'Marco... anche i tuoi genitori avevano l'abitudine di scambiarsi doni, in questo periodo dell'anno? La mia famiglia non lo ha mai fatto, ma ho sentito dire che è un abitudine comune, tra i cittadini del sud.'

Marco annuì, sorridendo. 'Alcuni di noi lo facevano. È un'usanza che deriva da un'antica festa chiamata Natale, e risale a prima dell'avvento delle Mura. Perchè me lo chiedi?'


Jean lo fissò per un po', occhi piccoli e ambrati persi nei propri pensieri. Si tirò su, poggiando i gomiti al materasso, e sospirò.


'Non ha senso aspettare oltre. Anzi, meglio approfittare del fatto che c'è poca gente in giro.'


Confuso, Marco lo guardò voltargli le spalle e frugare sotto il materasso, sul volto un'espressione seria e furtiva. Risalì sul letto e gli fece cenno di avvicinarsi.

I loro nasi quasi si toccavano, poteva sentire il suo fiato. Con un sorriso ampio e sincero, Jean gli porse ciò che aveva prelevato da sotto il materasso. 'Buon...Natale, Marco!'

Marco osservò ciò che Jean gli aveva appoggiato tra le mani. In un primo momento rimase fermo, gli occhi fissi su quell'oggetto; poi iniziò a boccheggiare, rosso dall'emozione. Prima di potersene rendere conto stava piangendo, le dita strette ad accarezzare il regalo di Jean.

Tra le sue mani, ancora fredde a causa del contatto con la finestra congelata, c'era uno stemma della Polizia Militare, il cui destino originale era probabilmente l'esser cucito su una divisa dell'esercito. Marco guardò Jean, gli occhi pieni di lacrime calde.

'M-ma come hai fatto?'

Il sorriso di Jean divenne una smorfia furba. 'I turni passati a cucire divise non sono stati sprecati, allora. L'altro giorno sono arrivate delle divise della Polizia Militare, tu ne parli continuamente e ho pensato...ho pensato che...' Jean alzò gli occhi al cielo, deglutendo. 'Che sarebbe stato gentile, da parte mia...'

'Gentile? Questo...questo...' Marco guardò di nuovo lo stemma. 'Jean, questa è la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per me.'

Si asciugò le lacrime con la manica del maglione e si protese verso Jean, poggiando le proprie labbra sulla sua guancia e scostandosi subito dopo. Jean rimase a fissarlo, arrossendo rapidamente.


'E quello cos'era?'

Fu il turno di Marco di sfoggiare il proprio sorriso-da-schiaffi, anche se non era cosa che fosse abituato a fare. 'Parte della tradizione, Jean. Davvero non lo sai?'

Jean lo fissò sott'ecchi, incupinandosi. '...no.'

Marco alzò un dito verso di lui, saccente. 'Se l'inverno è stato troppo rigido per far sì che io possa permettermi di ricambiare il tuo dono, un bacio sarà ben accetto e apprezzato come ringraziamento.'


Jean lo guardò scettico per qualche secondo, poi scoppiò a ridere, ignorando gli sguardi curiosi degli altri ragazzi presenti. Spinse Marco, che cadde sul letto e iniziò a ridere a sua volta. Jean si buttò accanto a lui, l'eco di un'ultima risata ancora nell'aria. Gli sguardi di entrambi si posarono sullo stemma, che Marco aveva levato sopra le loro teste. L'unicorno verde sembrava quasi risplendere, illuminato dalle lanterne del dormitorio.


'Un giorno.' sussurrò Marco. 'Un giorno questo sarà il simbolo sul nostro petto, sulle nostre braccia, sulla nostra schiena.'


Jean lo guardò. Gli occhi di Marco brillavano, osservando quel pezzo di tessuto; la sua pelle spruzzata di lentiggini era arrossata dall'emozione, e dalla bocca uscivano piccole nuvolette di fiato. Ripensò al calore delle sue labbra sulla propria guancia.


'Marco.'

'Uh?'

'...Se l'anno prossimo ti portassi un altro regalo, mi baceresti nuovamente?'

Marco spalancò gli occhi, fissandolo sorpreso. Sorrise.


'Jean,' sussurrò. 'Non devi aspettare Natale per chiedermi di volerti bene.'


* * *


'Jean' sussurrò una voce gentile. 'Il Caporale ha detto che dobbiamo andare.'

Jean si voltò; Armin lo aveva raggiunto. Annuì e lasciò che si allontanasse, prima di voltarsi di nuovo verso la tomba ed eseguire il saluto militare e voltarsi, inghiottendo le lacrime.

Sulla tomba riposava lo stemma dei Corpi di Ricognizione.

   
 
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