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Autore: _Branwen_    25/12/2013    2 recensioni
«Come mai sei scappata così velocemente in cucina? La fame ti ha assalita all'improvviso?» chiese.
«Avevo voglia di una mela, tutto qui» fece la ragazza, cercando di mentire al meglio. Non è mai stata brava a mentire al suo compagno, però sperava che, una volta ogni tanto, per non imbarazzarsi più di tanto, lui facesse almeno finta di credere alle sue innocenti bugie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dante, Lucia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Unnecessary words'
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Sweet child o' mine.


"She's got a smile that it seems to me
Reminds me of childhood memories,
Where everything
Was as fresh as the bright blue sky.
Now and then when I see her face
She takes me away to that special place,
And if I stared too long
I'd probably break down and cry."

Sweet child o' mine, Guns N'Roses.


Lucia aveva preso un plaid per avvolgere Dante che si era assopito sul divano, quando le venne un'idea.
Sul suo viso si tratteggiò per un istante un sorriso sghembo che aveva spesso visto sul volto dell'uomo ora addormentato, con la variabile sostanziale che era lui a non poter vedere lei.
Prese il bloc-notes e una matita. Prese anche una penna nera, ma riflettendoci non se la sentiva di usare l'inchiostro in quel frangente; era da tanto che non si cimentava in un'attività che le piaceva così tanto.
Doveva sbrigarsi e approfittare del momento propizio.
Fece un abbozzo schematico del divano con delle linee guida e si concentrò sul soggetto principale.
Si sentiva bene, il disegno faceva parte di lei... le era mancato così tanto tratteggiare qualcosa con calma, meticolosità e bruciante passione.
Il cuore le batté forte non appena iniziò a marcare con tratti più decisi il volto dell'uomo, studiando anche i pieni e i vuoti che la luce le stavano mostrando sull'incarnato della persona raffigurata sul taccuino.
Sfortunatamente la luce del sole le giocò lo scherzo di posarsi sugli occhi di Dante che, stizzito, si svegliò, senza che Lucia ebbe l'occasione di terminare il lavoro.
Chiuse di scatto il notes e si alzò dalla poltrona, andando in cucina e prendendo una mela che sciacquò sotto il getto d'acqua del lavabo.
Fece in tempo a mettere il blocco in borsa, per non lasciare tracce; avrebbe finito il disegno più tardi in quanto tutto quello che le serviva lo aveva già impresso nella mente e nell'animo.
Diede un morso alla mela, verde, del colore complementare a quella che aveva appena preso Dante, il quale le cinse la vita in un morbido abbraccio.
«Come mai sei scappata così velocemente in cucina? La fame ti ha assalita all'improvviso?» chiese.
«Avevo voglia di una mela, tutto qui» fece la ragazza, cercando di mentire al meglio. Non è mai stata brava a mentire al suo compagno, però sperava che, una volta ogni tanto, per non imbarazzarsi più di tanto, lui facesse almeno finta di credere alle sue innocenti bugie.
«Giusto, giusto, ne hai prese tre. Si vede che hai fame. Una verde che stai mangiando e due rosse. Una... e due» ribatté lui, carezzandole le guance che al suo tocco si fecero più roventi.
“Non l'ha bevuta nemmeno questa volta” si ritrovò a pensare Lucia “sono così prevedibile?” domandò poi a se stessa.
«Oh, queste...» iniziò lei «è perché abbiamo i riscaldamenti accesi, cosa vai a pensare, idiota?»
«Penso che tu abbia in mente qualcosa che non vuoi dirmi o che stai già tramando delle cose che mi vuoi nascondere, per esempio... hai la mano sporca, proprio qui» incalzò Dante togliendole la mela dalla mano destra e soppesandola «sembra... matita o sbaglio?» proseguì osservandola bene negli occhi per capire meglio Lucia, che le sembrava una sorpresa costante.
Le sfiorava la mano con tocchi delicati, ricambiati a loro volta dalla ragazza.
“Accidenti... ma che sta giocando al Tenente Colombo o a Detective Monk?”
«Colpevole, vostro onore!» iniziò la giovane dopo aver riso della grossa «Sono colpevole di innocenza, stavo disegnando, nulla di speciale, ma non avendo finito l'opera non voglio che nessuno guardi quello che stavo facendo. Quando termino... chissà.»
«Okay, mi sta bene, non sia mai che Leonardo poi mi dia la colpa di averle rovinato il disegno» ribatté sarcastico.
Ironia che fu ripagata con un tentativo di Lucia di dargli un calcio nello stinco... andato a male.
L'acchiappa-demoni bloccò la gamba di lei per poi accarezzarla lentamente constatando che effetto facesse a entrambi quel contatto, sempre così ricercato.
«Artista permalosa... non sarai uno di quei pittori che quando il disegno fa schifo distrugge un atelier intero?»
«Ma per chi mi hai preso? Penso che potresti stupirti e poi... a dirla tutta, tu hai reso il mio disegno speciale» rispose Lucia sincera.
Dante si abbassò all'altezza del suo viso «Ma cosa stai...?»
La domanda non fu più formulata perché Lucia lo baciò con trasporto, mordendogli le labbra, come le piaceva fare.
«Ho ritratto te, ecco» fu la rivelazione appena sussurrata in un filo di voce «dormivi così bene sul divano e mi sono sentita ispirata.»
«Io in un ritratto... che gusti strani hai per i soggetti da disegnare, fattelo dire» era stupito, non si sarebbe mai aspettato che la sua donna riprendesse a dipingere dopo tanto tempo e ritraesse proprio lui.
Il suo ego ne era solleticato, senz'alcun dubbio, ed era felice perché desiderava con tutto se stesso che Lucia non smettesse di coltivare le sue passioni, ma pensò anche che non riusciva a capacitarsi del fatto di aver incontrato e trovato una donna meravigliosa e che fosse al suo fianco.
Si reputava fortunato e si sentiva sereno, dopo tanto tempo passato nell'inquietudine che sempre bussava alle porte dell'anima. Sia di lui sia di lei.
Ma si facevano forza a vicenda e vivevano al meglio delle loro possibilità, assieme.
Lucia si accorse che Dante era immerso in una qualche riflessione e attese prima di rispondergli.
«Sono esigente in fatto di uomini, che ci puoi fare. Sei disponibile per un ritratto integrale?» le parole della ragazza lo riscossero e lo fecero ridere di gusto, pregustando la scenetta come la immaginava lui.
«Ci sto, mia ritrattista ufficiale.»
«Pallone gonfiato che non sei altro.»
«Cosa ti aspettavi da me? Dici che sei esigente parlando di uomini, con me hai fatto un terno al lotto!» esclamò tronfio, ma stringendo ancora di più Lucia tra le sue braccia.
«E tu hai sbancato il jackpot con me» fu la risposta di lei, scoccandogli un bacio sul collo.
«Es verdad.»


"Her hair reminds me of a warm safe place
Where as a child I'd hide
And pray for the thunder
And the rain
To quietly pass me by."




L'angolo di Layla.

Questa è la storiella dell'ultimo capitolo di "Underneath my skin".
Ho deciso di separarla dalla raccolta perché a parte che non sono le due righe che sto scrivendo al momento, è un po' più profonda delle altre.
Questa coppia mi ispira, lasciatemelo dire liberamente.
Vedo bene questi due personaggi assieme, mi piacciono e... ci scrivo.
E, come sempre, penso che anche un uomo come Dante possa essere capace di amare e non come uno smargiasso strafottente che fa il galletto di turno con ogni donna che passa, ma un uomo maturo e capace di provare sentimenti a modo suo.
Non vi nascondo che nel mio immaginario lui assomiglia a Harry Bosch, l'eroe di molti romanzi di Connelly.
Non immaginate quanto adori quel protagonista, dico davvero.
La canzone... è una delle mie preferite da sempre e se non fosse per gli occhi azzurri, tra quelle righe ci vedo Lucia.
Beh, la smetto di ciarlare.
Critiche, commenti, suggerimenti e altro sono e saranno sempre ben accetti, lo sapete.
Tanti auguri a tutti e buone feste.
Grazie davvero.
Un abbraccio forte,
Barbara.
   
 
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