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Autore: Dream_world    25/12/2013    3 recensioni
Storiella di Natale in cui un Kakashi di soli dodici anni viene disturbato di mattina dal proprio maestro e dei compagni che vengono a visitarlo a casa sua.
Il regalo che riceverà da uno di questi però, gli cambierà qualcosa dentro, e da acido e saccente ragazzino diventerà un eccellente maestro capace di insegnare ai propri studenti qualcosa di più di semplici tecniche ninja.
Piccola nota: "under the mistletoe" vuol dire "sotto il vischio" ♥
Buona lettura a tutti e Buon Natale! ♥
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kakashi Hatake, Minato Namikaze, Obito Uchiha, Rin, Team 7
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Naruto prima serie
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Salve a tutti! 
Colgo l'occasione di questo piccolo spazio autrice per fare gli auguri a tutti di un felice Natale e in particolar modo alla mia amica Eugenia (detta Sasori o Shinda, come la conosce il popolo di efp) a cui questa one-shot e dedicata e senza cui non avrebbe forse mai visto la luce. 
Il resto delle note sono in fondo, dopo la storia! 


Under the mistletoe~
 

Il rumore di qualcuno che bussava alla porta fece aprire lentamente gli occhi assonnati di un irritato, giovane Kakashi di appena dodici anni, che si alzò dal proprio letto borbottando un "ma chi cavolo è che rompe?" e, nonostante l'irritazione, andò ad aprire la porta senza neanche disturbarsi di chiedere chi fosse il visitatore che continuava imperterrito a fare rumore.

Si ritrovò davanti una ragazza di circa la sua età e un uomo biondo che gli sorrideva con un pacchetto incartato in mano.

Kakashi li riconobbe subito, erano Rin e il maestro Minato.

«Che stavi facendo? Eri ancora a letto, dormiglione?» chiese scherzando la ragazzina guadagnandosi un'occhiataccia dell'interpellato, che rispose: «Dopotutto abbiamo la giornata libera, no? Pensavo di essere libero di fare ciò che preferivo, nei limiti delle regole imposte dalla legge, ovviamente...»

«Ma siete proprio barbosi, tu e le tue regole! Ma rilassati un po' ogni tanto, dai!» esclamò Rin, un po' scocciata.

«Era quello che stavo facendo, nel caso non fosse chiaro!» ribattè acido il ragazzo dal volto coperto.

«Smettetela voi due! Rin, ricordati perchè siamo qui! E... Kakashi, non ci inviti ad entrare?» si intromise Minato per evitare che scoppiasse una lite fra due dei suoi alunni, guadagnandosi occhiate sorprese e vagamente imbarazzate.

«Ah già, scusi maestro!» rispose Kakashi, facendo segno con la mano che potevano accomodarsi nel salottino di casa sua.

Appena i due furono dentro, il ragazzo chiuse la porta dopo aver dato un'occhiata fuori, controllando che non ci fosse nessun altro.

Vedendo che Rin e Minato erano soli, una domanda si presentò nella sua mente:"Dov'è quel rompiscatole di Obito? E perchè Rin e il maestro sono venuti a trovarmi? Mi devono forse dire qualcosa?" e per trovare le risposte che gli servivano si avvicinò ai due ospiti e li fece sedere su dei cuscini sul pavimento intorno ad un tavolino.

Dopo che si furono tutti messi comodi, Minato prese la parola: «Kakashi, sai dirmi che giorno è oggi?».

«Il venticinque dicembre, perchè?» rispose subito il ragazzo.

«E questa data non ti dice niente?» si intromise Rin.

«Uhm... è forse il mio compleanno? No, aspetta... io lo faccio a settembre» pensò ad alta voce Kakashi, rassegnandosi al fatto che non lo sapeva: «Cosa mi dovrebbe dire?».

«Oggi è Natale! Io e il maestro siamo venuti a portarti il regalo» sorrise la ragazza dolcemente.

«Ah, vero... Ormai il tempo mi sembra scorrere così velocemente che neanche mi accorgo del passare degli anni...» sospirò il ragazzino, ricordandosi improvvisamente una cosa: «Ma io non vi ho ancora preso niente, scusatemi!».

«Kakashi, non preoccuparti, fa niente! A Natale il regalo più grande che si possa fare agli amici è passare un po' di tempo insieme dimostrando l'affetto reciproco» affermò con convinzione il maestro, guadagnandosi un'occhiata sorpresa dell'allievo: «Ma, maestro... I regali non dovrebbero sempre essere cose utili da poter usare in battaglia?»

«Se tu la pensi così, non ti farò certo cambiare idea! Infatti guarda che ti ho portato...» disse porgendogli il pacchetto incartato con un bel fiocchetto verde in cima.

Kakashi lo scartò velocemente, curioso di sapere cosa ci fosse dentro, sebbene non lo desse affatto a vedere.

Nella piccola scatola vi era un set di kunai riposti dentro una specie di borsetta piena di tasche.

«Non si hanno mai abbastanza kunai in missione! E ricordavo che nell'ultima ne avevi persi un sacco, quindi ho pensato di regalarti questo...», fece una piccola pausa mentre osservava il viso coperto del suo studente, cercando di capire se il regalo gli fosse piaciuto. «Che ne pensi?».

Kakashi, coperto dalla sua inseparabile maschera, sorrise: «Ne avevo bisogno! Grazie, Maestro!».

«Ora è il mio turno!» trillò allegra Rin.

Kakashi la guardò in viso mantenendo un'espressione neutra, quasi annoiata, nonostante fosse interessato a sapere cosa contenesse quel pacchettino rosso che gli sventolava sotto il naso.

Quando la ragazza lasciò il dono sulle mani del suo compagno, questi lo spacchettò in fretta, scoprendo che il vero regalo erano delle bende bianchissime.

«Sono garze intrise di chakra, e servono a curare ferite profonde in poco tempo! Ad esempio, se in missione ti ferisci un braccio perchè sei stato avventato e ti sei lanciato sul nemico a capofitto - come effettivamente capita spesso - basta avvolgere una di queste e in poco tempo non avrai altro che un graffio!» spiegò con fare professionale la ragazzina, prendendo leggermente in giro l'amico. «Caspita, grazie Rin! Le porterò con me nella prossima missione» disse Kakashi con un tono che voleva sembrare annoiato, ma che mal celava la gioia di essersi sentito pensato.

I successivi minuti passarono in serenità con chiacchiere e discorsi allegri, fino a quando Kakashi non si ricordò che mancava Obito e chiese a Minato il perchè della sua assenza.

«Ah, Obito...», cominciò Minato grattandosi la testa pensando a cosa dovesse dire, «Beh... lui aveva un altro impegno, o così ha detto. Mi dispiace che non sia venuto con noi» ammise.

«Oh» disse semplicemente il ragazzo cercando di nascondere la leggera delusione che aveva provato.

«Che ore son- oh! Maestro, è tardi! Io devo andare da mia madre, sarà furiosa!» squittì Rin appena si accorse di quanto tempo fosse trascorso.

«Hai ragione! Kakashi, scusaci, ma dobbiamo davvero scappare! Ci vediamo domani al campo d'allenamento, va bene? Non c'è bisogno di dirti di essere puntuale, sono sicuro che sarai il primo ad arrivare» sorrise Minato, anch'egli di fretta.

«Non c'è problema, andate! Va bene, sarò al campo alle sette in punto...» sospirò leggermente Kakashi accompagnando gli ospiti all'uscio.

Appena quelli se ne furono andati con i dovuti saluti e auguri di un felice Natale, Kakashi rimase solo.

Non che fosse triste di non avere compagnia,oramai vi era abituato, però provava disappunto perchè quella giornata, così speciale per tutti i bambini, era per lui solo un normale mercoledì... Anzi, era perfino peggiore, perchè non aveva nulla da fare, essendo un giorno di vacanza. Non poteva nemmeno allenarsi con il maestro Minato, poichè anche lui era impegnato con la sua famiglia.

Ripose i regali nello zainetto che teneva nel suo armadio e si distese di nuovo sul letto.

"Che altro dovrei fare? Meglio che riposi un altro po'..." era il suo unico pensiero.

Continuò a pensare quello solo per altri due secondi, perchè scivolò immediatamente nel mondo dei sogni.

Non erano passati neanche dieci minuti che qualcosa - un rumore - lo scosse dal suo torpore, facendolo svegliare, più nervoso e irritato che mai.

«Giuro che stavolta ammazzo qualcuno!» mormorò sottovoce, alzandosi dal letto.

Identificò subito la fonte del rumore, ovvero qualcosa - o meglio, qualcuno - che bussava velocemente alla finestra del salotto, dove fino a poco tempo prima Kakashi era stato seduto con il maestro e Rin.

«Ma chi cavolo è che... Obito?! Che cavolo ci fa quel cretino lì fuori?!» chiese a sè stesso appena vide il viso sorridente del compagno di squadra dall'altro lato del vetro, mentre tremava e bussava contemporaneamente.

Questi, quando si accorse della sua presenza in casa si esibì in un sorriso a trentadue denti e smise di fare rumore per far segno all'altro di aprire la finestra e farlo entrare.

Kakashi, in tutta risposta, se la prese comoda e accese il camino mettendovi dentro dei ceppi nuovi, sistemò i cuscini che erano rimasti disordinati, improvvisò perfino un piccolo albero di Natale utilizzando materiali di scarto, e tutto sotto gli occhi di un Obito infuriato che aveva ripreso a battere con tutte le sue forze su un vetro che prima o poi avrebbe ceduto.

«E basta, non ti sopporto più!» esclamò il proprietario della casa, sbloccando finalmente la finestra e facendo entrare l'infreddolito ospite.

«G-giur-ro c-che non t-ti p-p-picchio solo p-perchè m-mi ero r-riprom-messo di n-non l-litigare. Ma s-solo p-per o-oggi!» sbraitò, balbettando per il freddo e i denti che tremavano, Obito, che si era sistemato davanti al fuoco appena acceso da Kakashi.

«Ma come, avevo voglia di litigare con un perdente come te!» sorrise sarcastico quest'ultimo.

«M-molto divertente!» rispose l'Uchiha che riscaldandosi stava riprendendo colore sulle guance e sulle labbra. «Uno viene per portarti un regalo e tu lo ripaghi in questo modo? Lasciandolo al freddo e al gelo?».

«Mh... Ma alla fine ti ho fatto entrare, no?» commentò Kakashi, evitando la prima parte del discorso del compagno, anche se era felice che pure lui gli stesse portando un dono.

«Tsk! Lo dici solo perchè vuoi il regalo, ammettilo!» disse provocatorio Obito.

«Ma che dici?! Per me potresti anche tornartene a casa! Sono sicuro che il tuo regalo è qualcosa di inutile e brutto... Un peso da portare in più!» rispose acido il ragazzo dai capelli argentei, girandosi dall'altro lato.

Obito aveva ragione a dire che lui voleva il regalo, ma il giovane Kakashi non l'avrebbe certamente ammesso.

«Se non lo vuoi, allora me ne vado...» sussurrò il visitatore lentamente e scandendo bene le parole, facendo irrigidire Kakashi.

«Vai pure, esci dalla finestra o preferisci la porta?» rispose questi ostentando una sicurezza che non aveva.

Obito non se ne accorse e si offese, e quindi sgridò l'amico e rivale per l'ennesima volta: «Sei una persona terribile! Se ti comporti in questo modo nessuno ti sposerà mai e rimarrai solo come un cane!».

Kakashi non capiva cosa c'entrasse il matrimonio in quella discussione e, ignorando ciò che aveva detto prima, si precipitò a fermare Obito che stava andando via dalla finestra.

«No dai, Obito, scherzavo, resta...» sussurrò a voce così bassa che l'altro temette di essersi immaginato tutto.

«L'hai detto veramente o l'ho sognato? Il grande Kakashi a chiesto a me, la pecora nera del clan Uchiha di restare a casa sua un altro po'? Wow, o ho bevuto tanto - cosa che dubito - o tu, amico, devi aver preso una forte botta in testa!» esclamò in un misto di sarcasmo e euforia il ragazzo dai capelli castani.

«Non l'hai sognato, ma smettila di fare così, altrimenti ti caccio» lo minacciò quello con la maschera.

«Come dice lei, signore» lo schernì di nuovo l'Uchiha.

«Allora... Dicevamo?» Kakashi fece un misero tentativo di cambiare discorso, riuscendo nel suo intento.

«Ah, sì... Il regalo... Dove l'ho messo... Cavolo, non dirmi che l'ho butt- Eccolo! Tieni» sorrise Obito porgendogli un pacchettino piccolo, dalla forma irregolare ed incartato male.

«Si presenta bene, davvero!» commentò leggermente acido Kakashi, mentre liberandosi della carta regalo si ritrovò in mano un rametto pieno di foglioline verdi e piccole bacche bianche. «Oh, una piantina. Che me ne dovrei fare?» chiese.

«Sai da che pianta è preso questo rametto?» sospirò Obito.

«Ho l'aria di essere uno appassionato di botanica e giardinaggio? Certo che non lo so!» esclamò l'altro.

«Mai sentito parlare di vischio?» chiese retorico l'Uchiha, e vedendo che l'amico scuoteva la testa, passò alle dovute spiegazioni: «Il vischio è una pianta che da millenni è considerata di buon auspicio. Si credeva che con un rametto si potesse perfino intenerire gli dei dell'aldilà per passare ed andare a trovare i propri cari» e così dicendo si guadagnò l'interesse di Kakashi che spalancò gli occhi sorpreso, e poi continuò: «Ma purtroppo credo che questa sia solo una leggenda. Ciò che è vero, è che scambiarsi un bacio sotto il vischio in questo periodo dell'anno porti fortuna e... la coppia che lo fa il giorno di Natale rimarrà insieme per sempre!» concluse in bellezza l'ospite.

«Sciocchezze! Come fai a credere ancora a queste favole, Obito?» chiese Kakashi, quasi fosse realmente interessato a sapere la risposta.

«Se non mi credi, dammi un bacio sotto a questo vischio e vediamo se staremo insieme per sempre! Tanto se non è vero come dici tu non hai nulla da perdere!» propose d'un tratto l'audace Uchiha, scatenando la stizza e l'orgoglio dell'Hatake: «Invece ho tutto da perdere! La mia dignità per prima cosa... poi-» e venne interrotto dall'altro: «Rimarrà fra noi due, prometto che non ne farò parola con nessuno!».

Kakashi non seppe che fare per un po' e rimase imbambolato a guardare l'amico, poi si girò e si rese conto di quanto egli fosse vicino alla sua faccia e di come lo guardasse con quegli occhi neri e lo sguardo da eterno bambino arrabbiato. Era così vicino che forse era perfino un peccato non colmare la distanza e sfiorare delicatamente quelle labbra morbide irrigidite per fare una smorfia di delusione, che si trasformò in sorpresa quando entrambi si resero conto di starsi baciando mentre Kakashi teneva il rametto di vischio sopra le loro teste vicine.

«Kakashi...» strascicò Obito staccandosi dall'altro.

«Che c'è?» chiese scocciato l'amico, forse irritato per l'interruzione.

«Mi sa che non vale se tieni addosso la maschera...»

«Io non me la tolgo»

«Allora perdi la sfida!»

«Non c'è nessuna sfida!»

«Invece sì!»

«Facciamo così... tu metti questa sugli occhi, e io mi abbasso la maschera, ma tu non togli la benda fin quando non te lo dico io, perchè altrimenti sarò costretto ad ucciderti, okay?» si rassegnò il padrone di casa, prendendo un pezzo di stoffa scuro e preparandolo per coprire parte del volto dell'altro.

«Va bene... Ahi! Non la stringere così tanto!» si lamentò Obito quando l'altro gli strinse la benda intorno agli occhi.

Obito non aveva mai avuto tanta pazienza, e in quel momento sentiva di poter scoppiare.

Percepiva ogni singolo movimento dell'amico, che stava lentamente calandosi quell'orrida copertura che aveva sempre fin sul naso.

Era così impaziente di sentire un contatto, un solo, misero, debole, contatto fra loro due che non fosse per lottare o ferirsi reciprocamente.

Un contatto che avrebbe significato suggellare la loro amicizia e forse qualcosa di più.

Obito sapeva che non avrebbe potuto chiedere nulla a Kakashi, il massimo sostenitore delle regole. Sapeva che non avrebbe approvato una storia fra loro due, per un doppio motivo: principalmente, l'Hatake non voleva legarsi a nessuno per paura di perderlo come era capitato con sua madre e suo padre, e in secondo luogo, una relazione fra due maschi andava contro ogni regola del villaggio e tutti i compaesani avrebbero commentato e sparlato di loro a vita, portandolo alla depressione come era accaduto al padre.

Per queste ragioni, Obito sapeva che quel bacio, quel contatto che tanto agognava sarebbe stata l'unica cosa che avrebbe potuto ottenere.

Quando questo avvenne, rude e delicato come nulla prima di quel momento, il cuore di Obito battè più forte che mai.

Le labbra di Kakashi erano forti e morbide al tempo stesso, e gli davano l'impressione di sapere di qualcosa di dolce che non sapeva identificare.

L'inesperienza dei due li portò ad avvicinarsi goffamente cercando di abbracciarsi, ma l'istinto di Kakashi salvò la situazione: guidò il cieco Obito con una sola mano (perchè l'altra era impegnata a reggere il vischio) e gli fece poggiare una mano sulla spalla e l'altra fra i capelli, sulla nuca argentata.

L'Hatake non aveva mai avuto occasione di sperimentare come fosse baciare una bambina o ragazza, e doveva dire che Obito per essere un maschio era un'interessante prima volta, difatti sentì quasi immediatamente la necessità di approfondire quel "qualunque cosa fosse" e cercò di aprire la bocca, mostrandosi più delicato di quanto fosse in realtà e di quanto volesse esserlo.

Obito non fece nessuna resistenza, anzi, dischiuse immediatamente le labbra e con la lingua andò ad assaporare quelle dell'altro, che - stranamente - rimase fermo ad aspettare e godersi quel momento.

"Anche se non staremo mai più insieme, ne è valsa la pena!" pensò Obito accarezzando quelli che percepiva come una massa morbida e setosa - ma che in realtà erano i capelli dell'Hatake -, mentre Kakashi cominciò a ricambiare quanto ricevuto esplorando con la propria lingua la bocca dell'altro.

Entrambi erano a corto di aria e avevano bisogno di riprendere fiato, ma sapevano che se si fossero staccati non avrebbero più avuto il coraggio di riprendere da dove avevano interrotto, così forzarono un altro po' i loro polmoni e si scambiarono quanto più affetto si poteva, e quando non ne potè proprio più, fu Obito ad allontanare Kakashi.

«Mh. Nulla di speciale... Mi sa che hai ragione tu, Kakashi, questa storia del vischio è tutta una balla!» mentì spudoratamente Obito, ancora con la benda sugli occhi.

«Te l'avevo detto, tu non mi credi...» sospirò Kakashi alzandosi di nuovo la maschera sul viso e sfilando il tessuto scuro dal viso di Obito e restituendogli i suoi soliti occhialoni arancioni.

«Sì, dovrei cominciare... Ma non lo farò! Comunque, devo andare... Tieni il vischio e magari bacia una ragazza la prossima volta!» squittì nervoso l'Uchiha mentre raccoglieva le sue cose e si avvicinava alla finestra da dove era entrato.

«Obito!» esclamò Kakashi.

«Che c'è?» rispose questi senza girarsi.

«Perchè stai piangendo?»

«Mi è entrato qualcosa negli occhi...» sussurrò Obito tirando fuori la sua solita scusa.

«Wow, ci deve essere una falla nei tuoi occhiali... Dovresti farli riparare» rispose Kakashi, fingendo di credere a ciò che aveva detto l'altro.

«Hai di nuovo ragione, seguirò il tuo consiglio... Ma solo per questa volta!» sospirò sollevato l'altro, uscendo dalla finestra che aveva aperto.

«Arrivederci, Obito» sussurrò Kakashi dopo che questi si era allontanato di parecchi metri.

 

 

 

 

Konoha, un numero imprecisato di anni dopo.

 

 

 

«Salve, maestro Kakashi! Dove sta andando con tutta questa fretta?» chiese quell'impertinente di Naruto.

«Oh beh... Sto andando... Ad aiutare una vecchietta ad attraversare, sì!» rispose il maestro.

«Ma... Come fa a sapere che dove sta andando ci sarà una vecchietta che deve attraversare?» chiese sarcastico quel moccioso saccente di Sasuke Uchiha.

A Kakashi ricordava tanto - decisamente troppo - sè stesso da piccolo.

«Lo so perchè... Beh, lo so e basta! Ora lasciatemi, ci vediamo dopo per scambiarci i regali e per fare tutte quelle cose... Natalizie» sospirò Kakashi, cercando di scrollarsi di dosso i suoi alunni che si erano aggrappati alle sue gambe a mo' di koala.

«Sù Sakura, tu mi sembri una ragazzina coscenziosa capace di tenere a bada i propri compagni!» cercò di convincere almeno una dei tre.

«Ma maestro, noi vogliamo stare con lei oggi che è Natale!» si lamentò la bambina dai capelli rosa.

«Bambini, lasciatemi o vi rispedisco all'accademia ninja dal maestro Iruka!» Kakashi dovette ricorrere all'ultima arma, il ricatto, per ottenere ciò che sperava: i tre si scollarono immediatamente mormorando delle scuse e si allontanarono in fretta sparendo dalla sua vista e intimandogli di presentarsi all'appuntamento per la merenda in tempo.

«Ah, finalmente! Sono dei cari ragazzi, ma mi fanno davvero disperare!» borbottò il maestro fra sè e sè rimettendosi in cammino verso la sua meta.

 

Pochi minuti dopo si trovò davanti un monumento di pietra alto e dalla forma irregolare, su cui erano scritti i nomi di tutti i caduti di Konoha.
Quella era la tomba anche di Obito, e Kakashi andava ogni mattina a visitarla, e a volte anche la sera per poter raccontare all'amico ormai scomparso quanto era successo durante la giornata.

Dopotutto che senso aveva possedere il suo occhio se poi non gli raccontava cosa questo gli avesse permesso di vedere?

Per questo motivo pure quella mattina di Natale si era recato lì, portando con sè un dono: un rametto di vischio che poggiò sulla lastra di marmo.

Per prima cosa rimase in silenzio con l'unico occhio scoperto chiuso, in un momento solenne di rispetto e preghiera, durante cui qualcuno si nascose dietro un albero lì accanto, aspettando l'attimo giusto per fare la propria mossa.

«Obito, mi manchi. Io quel giorno ho tanto sperato di sbagliarmi, che avessi ragione tu... Che il vischio davvero ci permettesse di stare insieme... invece avevo ragione io, come al solito...» cominciò a parlare con il caro amico.

La persona nascosta aprì bene le orecchie e non si perse una parola, decidendo che poteva attendere un altro po'.

Dopotutto l'organizzazione Alba non aveva tutta questa fretta di vedere Kakashi Hatake morto.

«Sai, gli anni passano, e sto invecchiando, ma non ho ancora dimenticato quel momento, quando ci siamo baciati. Non sono riuscito a dirti quello che ho provato, e come ormai sai, non riesco a perdonarmene. Provo un tale rimpianto che se potessi tornare indietro butterei il mio stupido orgoglio nel cesso e ti bacerei di nuovo, davanti a tutti, e non me ne importerebbe nulla» continuò il maestro, mostrandosi fragile, ma allo stesso tempo forte e sicuro di sè davanti a quel blocco di pietra ed allo spettatore improvvisato, i cui occhi avevano cominciato a lacrimare sotto la maschera arancione a spirale.

«Obito, non te l'ho potuto dire quando eri in vita... Io ti amo» disse fermamente Kakashi, guardando intensamente il rametto di vischio come se lo potesse aiutare a riportare in vita l'amico.

Tobi, da dietro l'albero, osservava commosso la scena. Non sapeva che fare: obbedire agli ordini del capo ed eliminare Kakashi per poter catturare più facilmente il novecoda, oppure lasciarlo vivere per questa volta e magari...

«Buon Natale, Obito» sussurrò l'ormai uomo dai capelli argentei, un secondo prima di girarsi per andarsene.

Tobi doveva decidere in fretta.

Mentre l'Hatake stava uscendo dalla radura per tornare a casa udì o forse immaginò qualcosa, ma quelle parole gli scaldarono il cuore: Buon Natale, Kakashi.







Note autrice: Eccoci giunti al termine di questa storia e come al solito spero che almeno a qualcuno sia piaciuta! 
Quando Eugenia mi ha chiesto di scriverle una KakaObi mi sono messa le mani nei capelli e ho detto "Ora come faccio?!", ma mi pare che alla fine il risultato non sia tanto brutto, quindi... Buon Natale! (L'ho scritto tipo tre volte, devo smetterla xD) 

Ps: so già che quando Sasuke era ancora al villaggio Tobi non era nell'organizzazione, ma concedetemi questa licenza poetica, perchè volevo creare un futuro idillico in cui il team 7 era riunito e Tobi decideva di risparmiare il suo vecchio amico.

Pps: spero davvero di non aver reso troppo OOC i personaggi, andrei a piangere in un angolino se dovesse essere successo. 

Detto ciò, do a tutti un saluto e un caldo abbraccio! 
Buon Natale! (Di nuovo xD)


 
  
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