Ciao a tutti! Vi posto questa One Shot dedicata ad Alice. Sono molto affezionata a questa storia, è credo l'unica che mi piaccia rileggere, non so mi incanta. Spero faccia questo effetto anche a voi, ma spero soprattutto che vi piaccia!
E, come sempre, vi prego lasciate un commentino ino ino ino ino ino! Tanto avete perso 5 minuti per leggerla, che vi costa perdere due secondini per lasciarmi qualche riga scritta? Anche perchè mi fa sempre molto piacere leggere i vostri commenti ^^
Rebirth
Rinascita
Negli
ultimi cento anni l’unica
cosa che ero riuscita a ricordare della mia vita umana era stato il
dolore subìto
durante la mia trasformazione in vampira.
Questo
fino ad un anno fa,
prima che James incontrasse Bella.
Nonostante
non
avessi avuto intenzione di vedere la videocassetta che lo ritraeva
mentre la torturava, ero stata sopraffatta dalla mia
curiosità. Sapevo, perché
mi era stato accennato da Bella, che lì avrei finalmente
trovato le risposte
alle mie domande. Così premetti play ed ascoltai le parole
del vampiro…
manicomio ed elettroshock dunque. Interruppi la visione del nastro, mi
appoggiai allo schienale del divano e chiusi gli occhi. Non ero sola, percepivo
Jasper avvicinarsi.
“Lo sapevi di aver sposato
una pazza?”.
Sentii
il suono della sua
risata, “Avevo sospettato qualcosa di simile, in
effetti”. Aprii gli occhi ed
il mio sguardo si intrecciò al suo, caloroso.
Desideravo soltanto che spazzasse via da me il gelo,
avvolgendomi. Jasper
si sedette sul divano, al mio fianco, e mi attirò nel suo
abbraccio. Mi sentivo
a casa, accettata ed amata per tutto quello che ero, in ogni mia
singola
sfaccettatura. Sapevo che lui poteva percepirlo, per questo tra noi non
c’era
bisogno di parole.
“Va
meglio?”.
“Si,
grazie”, sospirai e sciolsi
il nostro abbraccio, “Ed ora andiamo a scuola, non sia mai
che un Cullen arrivi
a lezione in ritardo!”.
Sogghignando si alzò ed
insieme ci incamminammo verso la Forks
High School. Una volta arrivati, fu per me un sollievo separarmi da lui
per
andare in aula. Odiavo mentirgli, ed averlo vicino rendeva tutto
più complicato.
La
verità era che non andava
affatto meglio, volevo stare sola con quel poco di vita umana che mi
era stata
restituita.
Non
seguii la lezione e mi
concentrai per ricordare. L’appiglio fornitomi da James aveva
fatto riaffiorare
alla memoria frammenti della mia vita passata. Per certi versi erano
simili
alle mie visioni, però erano miei e di nessun altro, inoltre
erano già accaduti
molto, troppo, tempo prima.
Immagini
di una stanza spoglia,
di una finestra chiusa da una grata e di un letto preparato con
lenzuola
bianche mi scorrevano davanti agli occhi. Dovevo aver vissuto
lì gran parte dei
miei diciannove anni mortali. Ricordai di essere rimasta a lungo in
piedi, di
fronte ad una sedia, ad aspettare che qualcuno occupasse quel posto
vacante. Ero
titubante ad incalzare ulteriormente la mia memoria poiché temevo ciò che
avrei potuto scoprire. Ma non
ero mai stata codarda, e sapevo che avrei rievocato ogni cosa mi fosse
stata possibile.
Un’immagine ne richiamava a sé un’altra,
io dovevo soltanto seguirle.
Questa
volta mi vidi: stavo
osservando dal letto la sedia vuota, ero sempre in attesa di qualcuno e
mentre
aspettavo la paura mi assaliva… mi sentivo circondata dagli
oggetti presenti
nella stanza, soffocata da quelle mura. Ebbi un ricordo molto vivido
del panico
che provai quella notte.
Sapevo
che era un giorno speciale ma non riuscivo a ricordarne il motivo. Ero unicamente certa di
aver temuto il dolore e la
morte. Evidentemente dovevo aver previsto che in poche ore sarei
diventata una
vampira. Dunque la mia angoscia era del tutto motivata.
Credevo
che i ricordi si
sarebbero interrotti proprio in quel punto, poco prima della mia
trasformazione, ed invece non fu così. Un’altra
immagine mi apparì
distintamente.
Erano
le labbra di un uomo.
Erano
bianche, le più pallide
che avessi mai visto, ed erano perfette, irresistibili. Mi stavano
sorridendo,
non era affatto un ghigno feroce, piuttosto pareva un sorriso carico
d’amore.
Mi
scaldò il cuore come solo
un’altra cosa vi riusciva:
lo sguardo di
Jasper.
Sapevo
però che non erano sue
quelle labbra. Lui non era mai stato solo con me in quella stanza.
Quelle
labbra appartenevano al vampiro che mi aveva trasformata e che per
questo
motivo James aveva ucciso.
Erano
il ricordo più prezioso
che potessi conservare della mia umanità.
Sino
alla fine dell’ora, e poi
della giornata, non riemersero altre immagini. Non ne riaffiorarono
neppure
nelle settimane e nei mesi successivi. I miei ricordi terminavano con
quell’amorevole sorriso.
Anche
adesso,
a distanza di un anno da quando lo rievocai,
ne conservo la memoria con cura.
Ed
ancora oggi mi ritrovo a pensare: la paura che provai, quella notte,
era legata al mio dolore ed alla mia morte imminente… o invece
temevo per
la futura sorte del vampiro dall’indimenticabile sorriso?
Tuttora
non riesco a trovare la
risposta. Non so cosa provavo per quel vampiro, so solo che riusciva a
farmi
sentire amata in ogni mia parte,
per quanto
imperfetta potesse essere, proprio come Jasper. Ma credo che, anche se
non risolverò
mai questo quesito,
mi basterà sapere che ho
avuto una persona che mi ha amata per l’umana che ero e le
sarò eternamente
grata per avermi concesso di incontrare l’uomo che ora mi ama
per la vampira
che sono.
Alla
fine è solo questo che
conta per me: che Jasper mi ami e stia al mio fianco, sempre.
Terrò
segreto il ricordo di
quel sorriso. Non c’è bisogno che lo turbi invano,
poiché non importa chi io
abbia potuto amare nell’altra vita; le anime gemelle sono
legate sin dalla
nascita e qui, ora, in questa mia nuova esistenza, Jasper è
la mia anima ed io
la custodirò in eterno.
Al
petto del mio amor sempre poggiato,
per
sentir sempre il suo morbido lato,
desto
per sempre, sempre respirare;
sempre
sempre il respiro suo sentire,
Vivo:
oppur nella morte alfin svanire.¹
¹John
Keats, Poeti inglesi, a cura di
Francesco Gargaro, Angelo Signorelli
editore, 1968.