Dopo che Silente fu uscito
dalla stanza Hermione tornò a sdraiarsi sulle coperte bianche e guardò il
soffitto immacolato.
Se non altro c’erano due
aspetti positivi della questione, se così si potevano definire: il primo era
che le avrebbero permesso di combattere anche in quelle condizioni, era già
qualcosa visto che, se la situazione fosse stata diversa, né il preside né Malferret avrebbero acconsentito a lasciarle tenere una
bacchetta in mano in uno scontro con i mangiamorte;
l’altro fattore su cui avere fiducia era Draco.
Si sentiva terribilmente in
colpa nei suoi confronti, ma se non altro non sarebbe dovuto rimanere a scuola
a farsi ammazzare, era una fortuna che, come ultimo Black, Grimmauld
Place fosse ancora un rifugio per lui, di sicuro
avrebbe potuto impiegare il tempo solitario mentre lo cercavano a chiacchierare
con la matrigna di Sirius. Sapeva che Draco provava
un’avversione tutta particolare per Walburga prima ancora di venire a
conoscenza di ciò a cui aveva condannato i figli di suo marito: Sirius, Honor e Georgiana.
Ricordava la prima volta che
era stata in quel luogo, a prima vista avrebbe creduto che fosse abbandonato e
il viale d’ingresso sovrastato dalla scritta in ferro battuto “La molto antica
e sempre rispettata casata dei Black” incuteva un certo timore, soprattutto ad
una sporca mezzosangue quale innegabilmente era.
Con un po’ di
ristrutturazione sicuramente sarebbe diventato un posto più abitabile, per
prima cosa avrebbe tolto l’oscena tappezzeria a fiori dalla scala, la detestava
con tutto il suo cuore e anche la fantasia vistosa a gigli fiorenti che
adornava la camera principale.
Ovviamente non aveva neppure
scordato i non poco velati insulti che la purosangue madre di Sirius le aveva lanciato ogni volta che aveva attraversato
il corridoio. Anche il quadro avrebbe fatto la fine della tappezzeria, bruciati
entrambi nel bellissimo camino di marmo bianco e granato che stava nel
soggiorno. Le poltrone, poi, erano la cosa più comoda che avesse mai provato,
quante volte vi si era accoccolata per leggere qualche tomo prima di andare a
dormire, finendo immancabilmente per addormentarvisi, cullata dalle dolci
pieghe di velluto rosa e verde che l’avvolgevano come le braccia materne? Non
lo ricordava con precisione, ma erano state senza dubbio moltissime e
altrettante erano le costernate espressioni di Ron e
Harry quando, al mattino, la scoprivano lì appisolata e notavano il titolo del
libro che le era caduto di mano, qualcosa come “Storia delle rivolte dei troll. Volume
Chissà come doveva essere,
però, vivere davvero tra quelle mura antiche, non essere sola di fronte al
camino e condividere la stanza al piano di sopra con qualcuno, non rimanersene
nel grande letto a baldacchino a fissare la seta delle cortine o la grande
specchiera ornata di trine e pizzi che stava nell’angolo.
Quella casa era il suo sogno
proibito.
E con ogni probabilità anche
la figura che si stava formando accanto a lei nella poltrona o al tavolo della
sala da pranzo o… sì, anche nella camera da letto.
Ma che cosa diceva?
Doveva essere impazzita. Con
ogni probabilità non sarebbe uscita viva da quella battaglia e sognava di
futuri rosei e amore.
Eppure… c’era un sottile
filo, c’era un’idea che si stava formando nella sua mente, qualcosa che non
avrebbe dovuto fare e neppure pensare.
Non era mai stata una persona
avventata e raramente si era lasciata trasportare da una speranza inesistente,
forte del fatto che, se non ci si aspetta nulla, non si potrà rimanere delusi.
Era una filosofia non giudicabile,
come la storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Per quanto la riguarda,
bisognava cercare un modo di riempirlo di nuovo perché non lo era, questo era
ciò che contava.
Per questo si stupiva di se
stessa quando faceva qualcosa che non avrebbe mai pensato di fare; non aveva
mai agito seguendo un pensiero appena passato per la mente, questo era quello
che la rendeva diversa dalla Hermione Granger che era stata fino ad allora,
compiva il suo dovere, faceva ciò che c’era da fare e non aveva futuro. Almeno,
qualunque cosa sarebbe successa sarebbe andata bene.
Poi però tutto si era
rivoltato e, ritrovandosi in una situazione anomala aveva scoperto che quel
vivere non le piaceva e c’era qualcosa che davvero voleva fare, lo dimostravano
tutti i piccoli ricatti che aveva fatto a Malfoy, lo dimostravano tutte le
confessioni fin troppo spontanee che gli aveva fatto e anche quei maledetti
sorrisi riconoscenti che le scappavano ogni volta che lui la consolava o la
incoraggiava o le dava della stupida per una follia.
Una follia che, con ogni
probabilità, aveva fatto solo per sentirsi dire che non avrebbe dovuto. Però
non c’era biasimo nella voce della serpe perché era il primo ad aver compiuto
la sciocchezza più grande del mondo ed anche la più saggia, quella che, con
ogni probabilità, aveva salvato la loro pelle per qualche mese in più,
condannandolo, tuttavia, ad un periodo assai gramo.
Quante voleva aveva sofferto
la maledizione dell’Inferno? Lei l’aveva vista due volte, ma quante, per
davvero, ce n’erano nell’oscuro passato di uno come lui, tenuto sigillato
ermeticamente?
Aveva fiducia adesso nel
mondo e nei suoi amici, per questo aveva paura.
Generalmente rimaneva calma e
tranquilla e rare erano le situazioni in cui si agitava, ma… c’era qualcosa di
nuovo dentro di lei, in quel momento ed è ciò che viene chiamato paura.
Quando non si ha niente da
perdere non si può avere paura e si vergognava di se stessa che, per tanti
anni, non l’aveva capito e non se n’era accorta.
Aveva pianto quando la nonna
era morta e le mancava tremendamente, eppure, prima di quel triste giorno,
aveva sempre creduto che le cose non sarebbero cambiate mai, non aveva mai
pensato di poterla perdere e di non averla vicina.
Dava per scontato che Harry,
prima o poi, si sarebbe fatto ammazzare, era cosa risaputa che i guai se li
andasse a cercare, ma adesso era diverso, anche se quella era la pura e
semplice verità non voleva che Harry la lasciasse, tantomeno
Draco.
Non aveva avuto paura al
primo anno, quando il troll di montagna era arrivato
a scuola e l’aveva sorpresa nel bagno delle ragazze e non ne aveva avuto
neppure quando aveva saputo che per le tubature della scuola girava un
basilisco, ma aveva valutato attentamente la situazione munendosi di
specchietto e appunti. Era stata pietrificata, ma era ancora viva.
Anche quando c’era stato il
torneo TreMaghi aveva corso dei rischi, ma sapeva che
difficilmente Silente l’avrebbe lasciata morire sul fondo del lago Nero, eppoi Viktor voleva vincere perché ci era abituato, avrebbe
tentato tutto il possibile.
Tanti ricordi terribili
affollavano la sua mente, ma in quel momento uno solo era segno di attenzione
ed era quando aveva salvato Sirius e l’ippogrifo da morte certa.
Rigirò la Giratempo
tra le mani e percorse col dito il contorno cesellato e uno dei quattro cerchi
concentrici che racchiudevano il cuore di quell’oggetto; a nessuno era
consentito sfilarglielo dal collo se non fosse stata lei stessa a levarselo,
era una condizione che aveva posto il preside quando, dal quarto anno, aveva
continuato a tenerla senza usarla.
Non l’aveva più adoperata da
allora, ma era rimasta sempre con lei, come un talismano portafortuna.
* * *
Qualcuno bussò piano alla
porta e lei si svegliò di scatto, udì un suono violento provenire da sotto, con
ogni probabilità i mangiamorte stavano ancora
tentando di oltrepassare le difese dei professori, ma, dato che qualcuno era
venuto a cercarla, le avrebbero abbattute molto presto.
Draco varcò per primo la
soglia seguito dalla McGranitt nell’abito di velluto
rosso e verde che le aveva visto anche quel pomeriggio. La donna teneva le mani
rigidamente composte nel grembo e la guardava, vide brillare la stanghetta
degli occhiali.
-
Signorina Granger
– disse piano la prof di Trasfigurazione – è ora che io accompagni il signor
Malfoy. So che Silente mi ha detto di non farvi più incontrare fino alla fine
della battaglia, ma credevo che fosse buona cosa che vi salutaste
Doveva essere ammattita del
tutto, oppure era un altro dei sogni balordi che le procurava qualche
allucinazione, la Chips doveva averla senz’altro
drogata.
Non ricordava che mai,
neppure una volta, Minerva McGranitt avesse
trascurato un ordine che veniva direttamente dal suo unico superiore: Albus Silente.
Perché lo faceva?
La donna scambiò un’occhiata
con il ragazzino e lo mandò avanti, vicino al letto.
La prof si sistemò dall’altro
capo e le aggiustò i cuscini dietro la testa, Draco si sedette sulla branda
affianco, facendo attenzione a rimanere il più distante possibile, ma, allo
stesso tempo, vicino a lei quanto più poteva.
Aveva paura, ma non si
sarebbe tirata indietro.
Adesso sapeva cosa era
davvero giusto fare, al di là che lo fosse per tutti o per nessuno: lo era per
lei. Ragionava con la sua testa, non più in termini di bene generico come era
uso pensare.
Stava per fare la follia più
grande dell’universo, ma lo faceva perché la persona a lei più cara potesse
avere un futuro sereno. Una come lei, che al futuro non aveva mai pensato, che
si sarebbe accontentata di una miseria, non poteva continuare: c’era una
persona, forse anche una sola, più meritevole di lei.
E che aveva il diritto di un
futuro quando non c’era stato passato.
Eccolo lì quel qualcuno.
Sapeva cosa doveva fare.
Aveva paura, ma lo avrebbe
fatto lo stesso.
Se poi Qualcuno avesse deciso
di aiutarla, beh, tanto meglio, forse il futuro ci sarebbe stato anche per lei.
La nonna le diceva sempre che
era giusto credere ai miracoli, ma era sbagliato contarci su.
Non si aspettava niente,
voleva solo dare un futuro a lui.
Si sporse velocemente dal
letto e, con un movimento repentino, afferrò le mani del ragazzo biondo seduto
incautamente sul bordo. Non gli avrebbe dato la possibilità di parlare, così
non si sarebbe sentita in colpa e non avrebbe avuto ripensamenti.
Coi suoi soliti riflessi
pronti, Draco si spostò all’ultimo momento, ma, facendo uno sforzo, lei riuscì
ad afferrargli la mano sinistra e la strinse con tutte le dita, chiuse gli
occhi.
Udì vagamente delle urla e le
immagini confuse di colori in movimento, come nel film di Pocahontas,
sentì tremare le mani di Draco tra le sue e avvertì come una scarica che si
aggirava irrequieta per il suo corpo.
Sapeva di che cosa si
trattava, era la magia, quella che le permetteva di fare incantesimi e di
richiamare formule, di preparare pozioni e di stare a Hogwarts.
Quella che le aveva permesso
di essere FELICE.
Chiuse gli occhi e si lasciò
andare all’indietro percependo le forze venirle meno.
L’ultima cosa che vide fu il
viso diciottenne di Malfoy che, costernato e infuriato, rimaneva impassibile
accanto a lei, incredulo di essere tornato adulto, ma più che cosciente di
quello che ciò aveva rappresentato per lei.
* * *
Non se l’era aspettato,
maledetta stupida, che decidesse di fare qualcosa di così folle.
Le aveva detto di non
compiere pazzie e credeva che, vista la sua natura riflessiva e ragionevole,
una simile ipotesi non sarebbe mai stata presa in considerazione, ma erano
cambiati troppo, tutti e due, durante quel periodo passato insieme a Londra e
adesso che c’era bisogno, quel qualcosa che apprezzava da matti, la sua
strampalata irruenza, si rivelava la peggiore arma che lei avesse tra le mani
per farsi del male e per farne a lui.
Alzò gli occhi costernati su
quelli ancor più orripilati della McGranitt
che aveva seguito il tutto gridando come un’aquila.
Povera donna, sapeva che
l’aveva fatto per loro, ma come lo giustificava, adesso, un fatto simile con
Silente? Era la prima volta che riusciva a provare della simpatia nei suoi
confronti e anche del rammarico: si sentiva in colpa.
Non aveva potuto intervenire
perché, se li avesse toccati, in quel momento anche la sua energia magica
sarebbe stata risucchiata dalla pozione.
Hermione giaceva, come addormentata,
tra le lenzuola bianche del letto, ma sapeva fin troppo bene che no stava
dormendo.
E una lacrima furtiva gli
scivolò traditrice per la guancia.
Quanti cadaveri aveva visto?
Tantissimi, purtroppo, per avere solo diciotto anni, ma… nessuno l’aveva
colpito tanto quanto quello di lei.
Tutti quelli che riusciva a
ricordare erano un macabro spettacolo, un tripudio di sguardi sbarrati e
sangue, di pelle e carne che pareva ancora viva.
Lei, invece, aveva le mani
intrecciate e pareva
Uno di loro due non lo era
mai stato, ma non seppe rispondere chi.
Erano ormai troppo adulti,
non nel corpo ma nello spirito, per credere che quel gesto apparentemente
casuale fosse stato davvero un incidente.
Quanto ci aveva pensato
quella ragazza degenere? Per quanto tempo quell’idea malsana aveva fatto spazio
tra gli altri suoi pensieri?
Probabilmente un po’ troppo
se era addirittura arrivata a metterla in pratica a costo della sua vita.
E Silente glielo aveva pure
detto! Ma sì che lei le regole le rispettava solo quando le girava…
Si sentiva in colpa,
terribilmente in colpa perché sapeva che l’aveva fatto per lui, perché lui
potesse combattere.
L’aveva fatto per non
vedergli quell’aria patita e impotente sulla faccia e perché era a conoscenza
di quanto lui desiderasse prendere parte a quello scontro.
Quanto era stato pazzo, anche
lui, a parlargliene?
Si sarebbe tagliato una mano
pur di cancellare quelle parole, pur di sopprimere quel dolore.
Lei, per cui aveva fatto le
cose più assurde e stupide del mondo, non c’era più.
E l’aveva scelto da sola.
Ancora una volta si era
comportata come se fosse stato l’unico essere sulla terra.
Ma ora la comprendeva,
piccola e sciocca mezzosangue: per troppo tempo era rimasta sola al mondo per
curarsi di qualcuno accanto a lei, per troppi anni aveva dovuto badare a se
stessa senza sostegni e, si sa, le cattive abitudini sono dure a morire tanto
che neppure San Potter, alla fine della storia, era riuscito a cancellargliele
del tutto.
Sapeva badare a se stessa e
sapeva badare agli altri, ma non considerava necessario che qualcuno badasse a
lei.
Probabilmente, al primo anno,
se Potty e Lenticchia non fossero arrivati, se la
sarebbe cavata ugualmente quando quel troll era
arrivato a scuola.
E, tanto per cambiare, al
secondo anno, quando il basilisco faceva le sue passeggiatine serali, mentre i
suoi amici erano a scervellarsi nelle punizioni, lei aveva già capito di che
cosa si trattava, come si spostava, quali erano gli effetti del suo sguardo.
Che cosa avrebbe detto di sé,
la piccola mezzosangue, se si fosse potuta vedere allo specchio in quel
momento?
Ricordava l’espressione che
aveva quando era stata pietrificata, ma… non c’era né paura né terrore nei suoi
occhi.
Adesso, l’unica cosa che
riusciva a sentire di lei era la fiducia.
Stupida, stupida e ancora
stupida!
Se l’aveva fatto per lui
l’avrebbe ammazzata.
Poteva minimamente capire il
dolore che gli stava causando?
Non esisteva Marchio Nero né
fuoco dell’inferno che lo consumasse più di quel senso di colpa, più di quella
frustrazione.
Non c’era vendetta che lo
rodesse tanto quanto il non essere stato in grado di allontanarsi.
E adesso non gli restava che
affrontare tutto quello.
Come poteva, però, battersi
in uno scontro se la sua testa stava altrove e se i suoi pensieri erano tutti
per lei?
Gli occhi azzurri erano bassi
e leggermente umidi, il viso sconvolto in una maschera di tristezza.
-
Vada, signor
Malfoy, non c’è tempo per queste cose. Non più, ormai.
Alzò lo sguardo su di lei e
annuì, tristemente. Era l’unica cosa che potesse fare.
-
Professoressa,
che devo dire agli altri? – un sospiro uscì dalle labbra di lei che scosse il
capo
-
Silente capirà.
Gli altri lo sapranno a tempo debito. Vada, rimarrò io a vegliare su di lei per
un poco
Un’ondata di rabbia lo
assalì, odio feroce e bruciante contro quella setta di pazzi che erano stati
alla causa della prematura scomparsa dell’unico essere che, per quanto lo
riguardava, avrebbe dovuto vivere in eterno.
Si appuntò il mantello nero
sulle spalle, prese la bacchetta e, lanciandosi appena un’occhiata dietro,
chiuse la porta.
* * *
Un drappello di persone
proveniente da Serpeverde, da Corvonero,
da Tassorosso e dal Grifondoro
era riunito fuori dell’infermeria con le bacchette in pugno e gli occhi lucidi.
Loro non potevano sapere,
piangevano per altri motivi, avevano paura, autentico terrore, ma niente che
avesse a che vedere con i sentimenti che, invece, infuriavano dentro di lui.
Harry Potter si alzò per
primo dalla panca sulla quale era seduto, lo sguardo era vagamente sorpreso
-
Ci avevano detto
di aspettare che uscisse Hermione – informò domandandogli con gli occhi perché,
invece, fosse uscito Malferret – dovevamo scendere
tutti insieme – aggiunse titubante
Draco prese un respiro.
-
Seguirete me, è
un ordine della McGranitt – mentì e non aspettò che
gli altri chiedessero o facessero altre domande, non attese di sentire i loro
passi dietro la sua schiena, ma partì a rotta di collo per il corridoio facendo
svolazzare artisticamente il mantello scuro dietro di sé in un incedere
signorile e quantomai deciso.
I corridoi sembravano
silenziosi come non ricordava lo fossero mai stati, la notte di Hogwarts è popolata di versi sinistri, cigolii e lamenti
spiritati, ora invece tutto taceva.
Passò di fronte alla porta
aperta della cucina dove un gruppo consistente di elfi domestici, capeggiati da
quel traditore di Dobby, erano posizionati brandendo
pentole, padelle e scolapasta come elmi.
Dobby lo guardò negli occhi
-
Dalla cucina non
passerà nessuno – disse come se stesse parlando al suo signore – Dobby e gli altri difenderemo Hogwarts!
Un coro da stadio si levò dal
raduno di servitù mentre spiedi e forchettoni si sollevavano in segno di
appoggio, su ciascuna delle cenciose federe che indossavano gli elfi erano
appuntate le spille che Hermione aveva fatto fare anni addietro per i suoi
amici e che recitavano C.R.E.P.A.
Un significato discutibile si
poteva leggere con quelle lettere, ma non era il caso di mettersi a fare
filosofia degli acronimi, soprattutto se l’acronimo in questione era stato
creato da una Hermione che ormai giaceva immobile su in infermeria.
Harry Potter lo raggiunse
-
Sostituisci tu Herm? – gli domandò mettendogli una mano sulla spalla, fermandolo
e guardandolo fisso con gli occhi smeraldo
Un accenno
-
Da che parte
stai? – chiese ancora
-
Dalla mia
Era di gran lunga la risposta
più soddisfacente che potesse aspettarsi da uno come il Principe degli Slytherin.
Proseguirono ancora e, al
termine del corridoio, una coppia di ragazzi presidiava la porta, le bacchette
in pugno; a differenza degli altri, Pansy e Blaise stavano ghignando come se non aspettassero altro
dalla vita.
Forse era così, non
aspettavano altro che liberarsi del passato e vivere come avevano scelto e
quello era il loro primo passo nel mondo.
-
Ce ne avete messo
di tempo – frecciò Zabini guardando Malfoy camminare
come un dannato
Aggregandosi al gruppetto,
anche i due serpeverde proseguirono.
Hogwarts pareva molto più grande e sembrava che ci volessero
chilometri prima di raggiungere
Si fermò un attimo e osservò il
tutto, stava per cominciare la sua vendetta.
Silente gli aveva detto che,
per proseguire, i mangiamorte avrebbero dovuto
sconfiggere tutte le persone presenti in una stanza, quindi la maggior parte
del combattimento si sarebbe svolto in Sala Grande dove era raccolta la
maggioranza di coloro che avevano scelto di restare.
In quel momento, però,
potevano essere diecimila contro uno che avrebbe voluto ucciderli tutti; adesso
capiva perché Auror e consorti, figli e maghi fossero
sempre in lacrime, quanti erano scomparsi per mano più o meno diretta dei mangiamorte? Quanti si erano sacrificati per la salvezza
delle loro famiglie?
Dietro di lui, affianco a
Harry Potter, riconobbe la figura di Neville Paciock:
i suoi genitori erano stati torturati alla follia da Bellatrix
e Rodolphus, ma avevano preferito soffrire come cani
piuttosto che rivelare i segreti degli Auror.
E James
e Lily Potter? Loro si erano entrambi sacrificati per quel bambino.
Era vero, l’avevano
condannato ad un’esistenza orribile, schiavizzato da quella famiglia di babbani, eppoi perseguitato da Voldemort
e compagnia per tutto il tempo che era rimasto a scuola, ma… non sapeva dire se
sarebbe stato meglio morire subito o continuare, come lui, a camminare dritto e
a testa alta.
C’erano persone, tra loro,
che poco avevano a che spartire con gli adepti del Lord Oscuro, ma che avevano
scelto quella battaglia per le persone che avevano care, come Blaise, eppoi c’erano altri che, invece, avevano
deliberatamente scelto di tradire la setta e schierarsi con Silente e l’Ordine
della Fenice, erano lui e Pansy.
Gli angeli caduti.
Tra tutti, probabilmente,
erano quelli che si sarebbero fatti meno problemi a lanciare un’Avada Kedavra, un po’ perché
l’avevano visto fare fin dalla culla e un po’ perché avevano molto da perdere o
molto per cui combattere.
Se la battaglia fosse andata
male, Pansy sarebbe morta, ma lo avrebbe fatto con la
consapevolezza che i suoi genitori e, soprattutto, sua madre Nicolaa, sarebbero stati torturati fino alla pazzia dagli
altri seguaci per l’alto tradimento di cui si erano macchiati.
E se i Paciock
erano sopravvissuti, seppur ricoverati al San Mungo, di sicuro la bionda ultima
Black non sarebbe stata altrettanto fortunata.
Lui ormai non aveva molto da
perdere: se fosse morto avrebbe dovuto solo pregare che i mangiamorte
non prendessero Hogwarts, in modo che
Ma se morire rappresentava un
modo per raggiungere la mezzosangue, aveva la fredda e calcolata consapevolezza
che non si sarebbero potuti incontrare, rinchiuso per sempre, lui, tra le
fiamme infernali assieme ai suoi sanguinari parenti, mentre lei sarebbe stata
nell’idilliaco purgatorio a scontare la pena per quella specie di suicidio che
aveva messo in pratica pur di mandarlo a combattere quello che sognava da
tempo.
Non si sarebbero incontrati
neppure dall’altra parte.
E allora, vivere per vivere,
avrebbe usato quella battaglia per combattere finalmente quanto detestava, per
vendicare i suoi genitori rinchiusi nel castello avvolto dalle fiamme, per la
morte di Hermione, per il dolore che aveva provato nel perderla e per quello
che avrebbe continuato a sentire sapendo che lei non sarebbe stata con lui. Per
la maledizione infernale che lo colpiva e per essere stato costretto a vivere
un decenne per tutto quel tempo.
Per essere stato educato in
quella maniera terribile, per il Marchio che Bruciava ogni minuto di più sul
suo braccio, per l’infanzia che non aveva avuto e gli amici che non c’erano
stati.
Per la vergogna di dover
invidiare Harry Potter.
Per le insulse idee che gli
avevano inculcato e che gli avevano impedito di dire a Blaise
che era il suo migliore amico.
Per tutto quello e molto,
molto di più avrebbe impugnato la bacchetta e combattuto con sua zia e,
possibilmente, l’avrebbe anche distrutta.
Mosse un passo e poi un altro
finchè la mano protesa non arrivò a toccare il
metallo della maniglia, si fermò un istante, ma non guardò dietro di sé;
sbirciò appena oltre l’uscio, poi prese un respiro profondo e spinse la porta.
* * *
L’infermeria ora pareva vuota
e grigia.
Guardò la ragazza stesa
supina, la sua studentessa, forse la sua preferita: Hermione Granger.
Per tanto tempo aveva pensato
che
Lei non era mai stata una
ragazza espansiva e, a dirla tutta, neppure Hermione, ma
In realtà, e se n’era accorta
troppo tardi, era solo solitudine.
Aveva ricevuto degli
insegnamenti sbagliati su di essa, lei era la prima che avrebbe potuto dirle
parecchio a tal proposito, per questo avrebbe dovuto impedirglielo e ne aveva
avuto la possibilità più degli altri, perché LEI sapeva che avrebbe potuto
compiere una follia simile, ma non ce l’aveva fatta ed era stata proprio lei la
causa di quel disastro.
Per questo sentiva di avere
in parte fallito come educatrice.
Sapeva che Hermione era
innamorata di Malfoy, come essere così ciechi da non notarlo? A lei, almeno,
pareva cosa palese. Lo amava così tanto da scegliere addirittura di avverare un
suo desiderio a scapito della propria vita.
Coraggio ed incoscienza, come
tutti i grifoni, dopotutto.
Anche lei era stata così e in
parte lo era ancora.
Non sapeva se invidiarla
oppure no, probabilmente sapeva più cose di Malfoy di quante lui avesse mai
detto loro, quindi possedeva anche elementi extra per decidere, ma addirittura
sacrificare la propria vita?
Forse era stata così stupida
da credere di sopravvivere comunque?
Non lo riteneva possibile.
Quindi quella era la classica
situazione melodrammatica delle opere che erano così di moda quando era
giovane, Saskia, la sua unica amica, l’aveva portata
qualche volta a teatro a vederle e aveva finito col piangere, esattamente come
adesso.
Senso di colpa, sentimento
d’impotenza, paura, rabbia, rimorso, biasimo.
La parte peggiore era che lei
l’aveva fatto per il bene di lui, credendo che questo, alla lunga, gli avrebbe
fatto piacere, ma aveva agito, ancora una volta, come se fosse stata l’unico
essere sulla faccia della terra, senza curarsi di quello che, generalmente, si
fa in una coppia: ci si confronta.
Loro due, Draco ed Hermione,
che litigavano così spesso e che si confrontavano così spesso, non l’avevano fatto
nell’unico momento della loro vita in cui avrebbero dovuto.
Perché lui le avrebbe detto
che ciò che stava per fare era sbagliato, perché lui lo sapeva e,
probabilmente, le avrebbe anche detto che era disposto a rimanere bambino, a
tenersi quell’età balorda per un po’, a crescere di nuovo, dopotutto ci si
sposa anche quando il marito ha quattro anni in meno, non sarebbe stato un gran
problema…
Ma…
Aveva chiesto a Malfoy di
avere fiducia in lei, ma era stata la prima a non averne in lui, non gli
avrebbe creduto, anche se fosse stata la verità.
Il tutto aggravato dal fatto
che lei non era morta per davvero.
Draco Malfoy non lo poteva
sapere, ma era complicato il meccanismo biologico che si era instaurato in lei
quando aveva scelto di dargli parte della sua energia magica, a causa di questo
non era in grado di risvegliarsi, era in coma.
In pratica, Hermione si era
levata degli anni per donarli allo Slytherin, ma
questo, che in Natura era impossibile, creava uno scompenso insormontabile,
proprio perché andava contro le leggi naturali.
Non era morte quella che
erroneamente aveva visto il giovane erede dei Black, ma un sonno eterno, a meno
che qualche altra anima pia non decidesse di darle a sua volta qualche annetto.
Lo avrebbe fatto lei, se
quella fosse stata la scelta giusta, ma non poteva.
Analogamente, però, sentiva
di potere, o almeno dovere, fare qualcosa.
D’accordo, avrebbe infranto
un’altra regola, Silente gliele doveva un paio di trasgressioni, dopotutto,
fosse anche solo per tutti gli anni di buona condotta che aveva tenuto fin da
quando era stata studentessa.
Si alzò in piedi e prese la
bacchetta, inspirò ed espirò, come se compiere un’infrazione le costasse
fatica, immaginò la brava studentessa diligente Minerva McGranitt
che era stata tanto tempo addietro a fare ciò che stava facendo, Saskia avrebbe riso, dopodiché la agitò dolcemente,
sussurrando appena una formula magica.
Una nuvoletta bianca e densa
si venne a creare accanto al letto, proprio di fronte a lei.
Ciò che stava per fare era
entrare nei pensieri di Hermione e questo era proibito dalle regole della
Scuola, l’aveva vietato proprio Albus Silente, forse
temendo che qualche buontempone potesse scoprire tutti i segreti che venivano
custoditi semplicemente sfruttando la sua incoscienza.
Rimise a posto il legno e
tirò la zip che chiudeva quella nuvoletta: era un’immagine un po’ buffa,
soprattutto se si pensava che i sogni erano ermeticamente sigillati con una
cerniera, ma la metafora risultava abbastanza calzante.
Sollevandosi le gonne entrò
nella fessura che si venne a creare e la richiuse alle sue spalle.
Poi si guardò attorno.
L’interno della mente di
Hermione era banco latte, tutt’intorno pareva che
ondeggiassero i pesi delle pendole: uno da destra a sinistra, uno dall’altra
parte, per dritto e per rovescio, orologi ovunque.
Si sentì spaesata in quel
luogo e si domandò il motivo di tutto quel tempo, quel tempo segnato da ogni
oggetto intorno.
Stupendosi vide una figura al
centro di tutto questo, una ragazza vestita con la divisa della scuola,
rigorosamente Gryffindor, aspettava ferma e
sorridendo.
Le si avvicinò
-
Meno male – disse
semplicemente Hermione
-
Sapevi che sarei
venuta
-
No – Minerva McGranitt la guardò stupita – ma speravo davvero tanto che
qualcuno arrivasse.
-
Non posso tirarti
fuori da qui – disse seria e risoluta
-
Non mi avevate
detto che mi sarei addormentata
-
Non ce n’è stato
il tempo – ribattè la prof
-
Prenda questo
La mano della ragazza resse
una catenina d’oro e appesa a questa stava una Giratempo,
la stessa che la studentessa portava sempre al collo.
-
Cosa dovrei
farci? – chiese titubante la vicepreside
-
Lo deve decidere
lei. Ora vada, tutti l’aspettando
E senza che potesse fare
altro, col sorriso della sua studentessa preferita che si allontanava sempre
più, si ritrovò affianco alla cucitura da dove era venuta, con la zip tirata
fino in cima.
-
Addio. – disse
piano Hermione ormai distante
-
Spero che sia un
arrivederci, signorina Granger – le disse l’insegnante tirando la cerniera – ma
questa volta, mi creda, una punizione non gliela leverà nessuno
-
L’ho già avuta,
ma non sono pentita – disse appena
E subito dopo, mettendo piede
fuori, la McGranitt si ritrovò nuovamente
nell’infermeria vuota e grigia.
In mano reggeva ancora la Giratempo che le era stata consegnata.
* * *
Spazio Autrice:
ciao a tutti, eccomi tornata!
Eh no, a dispetto di quanti
accidenti mi abbiate lanciato dopo il precedente capitolo (che difficilmente
raggiungeranno il totale che avrò accumulato dopo che avrete letto questo) non
sono ancora schiattata, ma solo perché, se morissi, la fic
non avrebbe mai fine e voi rimarreste con una povera Hermione Granger mezza
stecchita e Draco Malfoy che parte per la battaglia.
Credo sia giusto fare un
discorso a parte per il titolo: Absolute right.
Ho cercato di sintetizzare le
anime contrastanti di questo capitolo: una speranza che persiste nonostante la
scelta compiuta sia praticamente eterna e mortale e un giochetto di parole su “right” che significa sia giusto che dovere.
Giusto perché tutti sono
perseguitati dalla “cosa giusta” da fare.
Diritto perché, anche se non
l’approvo, e nonostante tutto penso che sarebbe tremendamente dalla Hermione di
questa storna, Herm crede di avere il diritto di prendere
una simile decisione.
Dato che aggiungere qualcosa
farebbe diventare il capitolo un vero mattone deprimente, ho deciso di
tagliarlo in due parti così questa volta, mi dispiace davvero tanto, ma sarete
costretti a sorbirvi solo la parte lacrimevole e un po’ deprimente, ma prometto
che dalla prossima volta arrivano i mostri! Nel senso che, finalmente, si vedrà
un po’ di combattimenti.
Per chi è preoccupato, posso
dire che non ho intenzione di emulare
Poi qualcuno mi deve spiegare
perché la maggior parte dei Fred o Frederick dei romanzi muore sempre…
Va bene, il delirio è ormai
totale, ma credo sia una condizione necessaria per buttar giù il prox cappy, nel frattempo saluto
tutti e ringrazio davvero per le tantissime recensioni che mi avete lasciato,
di cuore, Grazie davvero.
Lord Martiya: eh, Mana arriverà, tranquillo,
non era solo un nome comparso a caso, ma come sai ha bisogno di
un’ambientazione piuttosto battagliera dove sfogarsi e dubito che ci sarebbe
stata in un capitolo stucchevole come questo… L’ombra del vento è uno dei
romanzi che voglio leggere, mi hanno detto che è molto bello, lo spero, poi ti
saprò dire a che livello di cervelloticità arriva,
anche se, tra quelli che giudico piuttosto contorti spiccano I Pilastri della
Terra e anche il manga del Sigillo Azzurro…
Non so dire a proposito della
precedente vita di Malfoy, ma con ogni probabilità hai ragione, anche se questa
non gliel’ha lanciata Voldemort che, poverino, in
questa fic è morto da un pezzo… probabilmente deve
essere la reincarnazione del primo fidanzatino bastardo di Bellatrix.
Spero comunque che il
capitolo ti piaccia, ciao e a presto!
Killkenny:
ciao e, intanto, bentornato!
Sono contenta di rivederti.
Già, mi sto lanciando a fare
dei piccoli crossover coi personaggi del sensei-Akamatsu solo che in questa storia Eva non c’entrava
molto e così mi sono buttata su Mana che, dopo gli
sviluppi dei numeri del Festival Mahora mi piace
moltissimo *_*
Spero anche io che Mana ne faccia fuori un po’, ce ne sono decisamente troppi
in giro… ad ogni modo grazie per il voto, sempre altissimo e, forse, immeritato,
che mi hai lasciato, thanks!
Spero che ti piaccia anche
questo cappy, a presto!
Giuliabaron:
sì sì, la fine si avvicina, ma non poteva non starci
una bella morte deprimente nel migliore stile di Cime Tempestose…
La scelta del sogno è stata
piuttosto casuale, ma mi fa piacere di essere riuscita a rendere che cosa
provasse la nostra protagonista e, grazie a quello, anche a spiegare un po’ dei
suoi contorti pensieri di questo capitolo dove arriva addirittura a compiere
un’autentica pazzia per amore!
Draco è proprio una vittima,
ma diciamo che gli riesce bene e in questo post deve cominciare a fare il
giustiziere. Spero che il capitolo ti piaccia, a presto e un bacio!
Luana1985:
Se la situazione del precedente cappy era pericolosa,
probabilmente quella di questo è DRAMMATICA.
Il melodramma non è il mio
forte, ma qui ci stava proprio, era come se mi chiedessero di far succedere
qualcosa, ad ogni modo gli sviluppi arriveranno presto.
Come puoi vedere, lui non
starà buonino a Grimmauld Place, anzi spero che menerà un po’ quella bacchetta e
seccherà qualche mangiamorte che intanto se lo
meritano.
So di aver postato un
capitolo shock quindi sono curiosa di sapere che cosa ne pensi, ciao e un bacione!
Flagola1991:
beh, mi fa comunque piacere sapere che, anche di fretta, hai trovato il tempo
di leggere la mia storia e anche di lasciarmi una piccola recensione, sappi che
lo apprezzo moltissimo!
Quindi ti ringrazio e mi
auguro che approverai anche questo nuovo aggiornamento, a presto allora, un
bacio!
Vavva:
come avevo già detto, si è trattato di un’idea casuale che è venuta mentre
scrivevo, all’inizio doveva essere solo per introdurre il cappy,
ma poi ci ho preso la mano ed ecco che cosa è uscito fuori =P
Tutto si sistemerà? È un po’
presto per dirlo, lo vedremo alla fine della storia, dopotutto potrebbe sempre
cascargli un meteorite sulla loro romantica casetta la notte della luna di
miele…
Ok, non ammazzarmi, era solo per dire ^^
Ecco qui il nuovo capitolo,
spero di non averti scossa più di tanto e mi auguro anche che ti piaccia… ciao
e un bacione grandissimo!
Potterina_88:
no problem, è solo un’esigenza narrativa per arrivare
alla tragedia di questo post.
Ok, mi sono lasciata trasportare, ma dopotutto ve
l’avevo detto che la storia avrebbe avuto dei risvolti cupi, chissà, magari poi
torna tutto a posto… forse…
Herm in effetti sta uscendo un personaggio strambo, però
in questo capitolo dà il massimo di se stessa compiendo addirittura una follia
per quello che lei ritiene essere il bene di Draco!
Tranquilla, non intendo
ripetere lo strazio della Rowling, per me è ancora
sufficiente quello, non credo che potrei ammazzare tutta quella gente: Lupin, Tonks (appena diventata
mamma), Fred (buuuuheeeeee)
e tutti quanti gli altri… per quanto crudele non lo sarò mai fino a quel punto,
in compenso spero di augurare qualcosa del genere ai mangiamorte.
Mi auguro che il cappy ti piaccia, aspetto di sapere, ciao e un bacio!
Falalula:
sì, sono molto sfortunati, diciamo che i guai non arrivano mai tutti da soli ed
eccoci con una Hermione mezza stecchita, Draco furibondo, la McGranitt che tra un po’ dà di matto, Hogwarts
sotto assedio, gli studenti impauriti, i mangiamorte
alle costole e Silente che deve gestire tutto questo: una bella insalata.
Beh, se nel precedente cap non avevo risparmiato nulla, c’era ancora una cosuccia
shock che doveva accadere e che invece è arrivata con la posta di oggi e questo
deprimente capitolo.
Spero comunque che ti
piaccia, aspetto di sapere! Ciao e un bacione
Akiko:
innanzi tutto ti ringrazio per tutti i complimenti che mi hai fatto, wow, sono
davvero lusingata! Mi fa piacere sapere che le mie storie ti piacciono e spero
che anche questa, che ormai è in dirittura di arrivo, continui ad appassionarti
fino alla fine!
Anche io spesso mi trovo
indietro con le recensioni (e più ancora coi capitoli), sono sempre superimpegnata e chi legge lo sa perché ogni tanto ritardo
un po’ con le consegne, soprattutto con capitolo shock come questo, ma io mi
auguro che nonostante i piccoli difetti di un’autrice che, nonostante tutto, è
ancora alle prime armi, le mie storie continuino a piacermi e spero anche di
leggere presto qualche altra tua recensione ^_^
PS: mi piace sia il tuo nome
che il tuo nick, sono entrambi molto graziosi
Shavanna:
se il precedente ti ha lasciata di sale, non oso immaginare cosa accadrà con
questo! So già che mi augurerai cose terribili… penso che in confronto lo
scherzetto del primo aprile fosse una bazzecola anche perché, a differenza del
precedente, questo cap non finisce poi così bene…
diciamo che mi sono lasciata trasportare e un po’ di storia strappalacrime non
poteva non esserci, soprattutto se la trama offre degli spunti così
irresistibili.
Ti assicuro che non voglio
uccidere nessuno dei miei lettori, ma non preoccuparti, manca ancora qualche
capitolo alla fine, magari mi faccio perdonare…
Ti mando un bacio e spero
che, nonostante tutto, il cappy ti piaccia quindi
aspetto di sapere! Ciao
Hanon:
ciao e benvenuta! Innanzi tutto tanti complimenti per il nick,
mi piace moltissimo, poi tranquilla, non c’è nessuna fretta di recensire, ad
ogni modo grazie del pensiero di avermi lasciato questo messaggio, spero che
quando avrai terminato la storia ti piacerà ancora, anche dopo questo capitolo
shock che ho appena postato.
Aspetto quindi la tua
recensione finale, quando avrai tempo e sarai ispirata (secondo me anche x
scrivere una rec bisogna essere ispirati) quindi un
bacio e a presto! Nyssa