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Autore: Nyssa    19/05/2008    9 recensioni
L'amore non è solo come una rosa che sboccia o una pesca delicata, l'amore è anche una mela selvatica dal sapore un po' asprigno che nasce al freddo e tra le spine.
L'amore è fatto di tante cose, anche di imprevisti, esattamente come quello che colpisce Draco Malfoy ed Hermione Granger durante una delle loro solite litigate, ma che cosa gli è capitato veramente? E quali sono i tanti misteri della Londra babbana (ma non troppo) che Hermione è più che mai decisa a scoprire? E quali sono gli altrettanto sconosciuti motivi che spingono (o costringono?) Draco Malfoy a seguirla?
Prima classificata al Never Ending Story Awards - Terzo Turno secondo la scelta del pubblico.
Vincitrice nelle categorie: Best Saga, Best Romance, Best Plot e Best Couple (Draco/Hermione)
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Dopo che Silente fu uscito dalla stanza Hermione tornò a sdraiarsi sulle coperte bianche e guardò il soffitto immacolato

Dopo che Silente fu uscito dalla stanza Hermione tornò a sdraiarsi sulle coperte bianche e guardò il soffitto immacolato.

Se non altro c’erano due aspetti positivi della questione, se così si potevano definire: il primo era che le avrebbero permesso di combattere anche in quelle condizioni, era già qualcosa visto che, se la situazione fosse stata diversa, né il preside né Malferret avrebbero acconsentito a lasciarle tenere una bacchetta in mano in uno scontro con i mangiamorte; l’altro fattore su cui avere fiducia era Draco.

Si sentiva terribilmente in colpa nei suoi confronti, ma se non altro non sarebbe dovuto rimanere a scuola a farsi ammazzare, era una fortuna che, come ultimo Black, Grimmauld Place fosse ancora un rifugio per lui, di sicuro avrebbe potuto impiegare il tempo solitario mentre lo cercavano a chiacchierare con la matrigna di Sirius. Sapeva che Draco provava un’avversione tutta particolare per Walburga prima ancora di venire a conoscenza di ciò a cui aveva condannato i figli di suo marito: Sirius, Honor e Georgiana.

Ricordava la prima volta che era stata in quel luogo, a prima vista avrebbe creduto che fosse abbandonato e il viale d’ingresso sovrastato dalla scritta in ferro battuto “La molto antica e sempre rispettata casata dei Black” incuteva un certo timore, soprattutto ad una sporca mezzosangue quale innegabilmente era.

Con un po’ di ristrutturazione sicuramente sarebbe diventato un posto più abitabile, per prima cosa avrebbe tolto l’oscena tappezzeria a fiori dalla scala, la detestava con tutto il suo cuore e anche la fantasia vistosa a gigli fiorenti che adornava la camera principale.

Ovviamente non aveva neppure scordato i non poco velati insulti che la purosangue madre di Sirius le aveva lanciato ogni volta che aveva attraversato il corridoio. Anche il quadro avrebbe fatto la fine della tappezzeria, bruciati entrambi nel bellissimo camino di marmo bianco e granato che stava nel soggiorno. Le poltrone, poi, erano la cosa più comoda che avesse mai provato, quante volte vi si era accoccolata per leggere qualche tomo prima di andare a dormire, finendo immancabilmente per addormentarvisi, cullata dalle dolci pieghe di velluto rosa e verde che l’avvolgevano come le braccia materne? Non lo ricordava con precisione, ma erano state senza dubbio moltissime e altrettante erano le costernate espressioni di Ron e Harry quando, al mattino, la scoprivano lì appisolata e notavano il titolo del libro che le era caduto di mano, qualcosa come “Storia delle rivolte dei troll. Volume 7”.

Chissà come doveva essere, però, vivere davvero tra quelle mura antiche, non essere sola di fronte al camino e condividere la stanza al piano di sopra con qualcuno, non rimanersene nel grande letto a baldacchino a fissare la seta delle cortine o la grande specchiera ornata di trine e pizzi che stava nell’angolo.

Quella casa era il suo sogno proibito.

E con ogni probabilità anche la figura che si stava formando accanto a lei nella poltrona o al tavolo della sala da pranzo o… sì, anche nella camera da letto.

Ma che cosa diceva?

Doveva essere impazzita. Con ogni probabilità non sarebbe uscita viva da quella battaglia e sognava di futuri rosei e amore.

Eppure… c’era un sottile filo, c’era un’idea che si stava formando nella sua mente, qualcosa che non avrebbe dovuto fare e neppure pensare.

 

Non era mai stata una persona avventata e raramente si era lasciata trasportare da una speranza inesistente, forte del fatto che, se non ci si aspetta nulla, non si potrà rimanere delusi.

Era una filosofia non giudicabile, come la storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.

Per quanto la riguarda, bisognava cercare un modo di riempirlo di nuovo perché non lo era, questo era ciò che contava.

Per questo si stupiva di se stessa quando faceva qualcosa che non avrebbe mai pensato di fare; non aveva mai agito seguendo un pensiero appena passato per la mente, questo era quello che la rendeva diversa dalla Hermione Granger che era stata fino ad allora, compiva il suo dovere, faceva ciò che c’era da fare e non aveva futuro. Almeno, qualunque cosa sarebbe successa sarebbe andata bene.

Poi però tutto si era rivoltato e, ritrovandosi in una situazione anomala aveva scoperto che quel vivere non le piaceva e c’era qualcosa che davvero voleva fare, lo dimostravano tutti i piccoli ricatti che aveva fatto a Malfoy, lo dimostravano tutte le confessioni fin troppo spontanee che gli aveva fatto e anche quei maledetti sorrisi riconoscenti che le scappavano ogni volta che lui la consolava o la incoraggiava o le dava della stupida per una follia.

Una follia che, con ogni probabilità, aveva fatto solo per sentirsi dire che non avrebbe dovuto. Però non c’era biasimo nella voce della serpe perché era il primo ad aver compiuto la sciocchezza più grande del mondo ed anche la più saggia, quella che, con ogni probabilità, aveva salvato la loro pelle per qualche mese in più, condannandolo, tuttavia, ad un periodo assai gramo.

Quante voleva aveva sofferto la maledizione dell’Inferno? Lei l’aveva vista due volte, ma quante, per davvero, ce n’erano nell’oscuro passato di uno come lui, tenuto sigillato ermeticamente?

Aveva fiducia adesso nel mondo e nei suoi amici, per questo aveva paura.

Generalmente rimaneva calma e tranquilla e rare erano le situazioni in cui si agitava, ma… c’era qualcosa di nuovo dentro di lei, in quel momento ed è ciò che viene chiamato paura.

Quando non si ha niente da perdere non si può avere paura e si vergognava di se stessa che, per tanti anni, non l’aveva capito e non se n’era accorta.

Aveva pianto quando la nonna era morta e le mancava tremendamente, eppure, prima di quel triste giorno, aveva sempre creduto che le cose non sarebbero cambiate mai, non aveva mai pensato di poterla perdere e di non averla vicina.

Dava per scontato che Harry, prima o poi, si sarebbe fatto ammazzare, era cosa risaputa che i guai se li andasse a cercare, ma adesso era diverso, anche se quella era la pura e semplice verità non voleva che Harry la lasciasse, tantomeno Draco.

Non aveva avuto paura al primo anno, quando il troll di montagna era arrivato a scuola e l’aveva sorpresa nel bagno delle ragazze e non ne aveva avuto neppure quando aveva saputo che per le tubature della scuola girava un basilisco, ma aveva valutato attentamente la situazione munendosi di specchietto e appunti. Era stata pietrificata, ma era ancora viva.

Anche quando c’era stato il torneo TreMaghi aveva corso dei rischi, ma sapeva che difficilmente Silente l’avrebbe lasciata morire sul fondo del lago Nero, eppoi Viktor voleva vincere perché ci era abituato, avrebbe tentato tutto il possibile.

Tanti ricordi terribili affollavano la sua mente, ma in quel momento uno solo era segno di attenzione ed era quando aveva salvato Sirius e l’ippogrifo da morte certa.

 

Rigirò la Giratempo tra le mani e percorse col dito il contorno cesellato e uno dei quattro cerchi concentrici che racchiudevano il cuore di quell’oggetto; a nessuno era consentito sfilarglielo dal collo se non fosse stata lei stessa a levarselo, era una condizione che aveva posto il preside quando, dal quarto anno, aveva continuato a tenerla senza usarla.

Non l’aveva più adoperata da allora, ma era rimasta sempre con lei, come un talismano portafortuna.

 

*          *          *

 

Qualcuno bussò piano alla porta e lei si svegliò di scatto, udì un suono violento provenire da sotto, con ogni probabilità i mangiamorte stavano ancora tentando di oltrepassare le difese dei professori, ma, dato che qualcuno era venuto a cercarla, le avrebbero abbattute molto presto.

 

Draco varcò per primo la soglia seguito dalla McGranitt nell’abito di velluto rosso e verde che le aveva visto anche quel pomeriggio. La donna teneva le mani rigidamente composte nel grembo e la guardava, vide brillare la stanghetta degli occhiali.

-          Signorina Granger – disse piano la prof di Trasfigurazione – è ora che io accompagni il signor Malfoy. So che Silente mi ha detto di non farvi più incontrare fino alla fine della battaglia, ma credevo che fosse buona cosa che vi salutaste

Doveva essere ammattita del tutto, oppure era un altro dei sogni balordi che le procurava qualche allucinazione, la Chips doveva averla senz’altro drogata.

Non ricordava che mai, neppure una volta, Minerva McGranitt avesse trascurato un ordine che veniva direttamente dal suo unico superiore: Albus Silente.

Perché lo faceva?

 

La donna scambiò un’occhiata con il ragazzino e lo mandò avanti, vicino al letto.

La prof si sistemò dall’altro capo e le aggiustò i cuscini dietro la testa, Draco si sedette sulla branda affianco, facendo attenzione a rimanere il più distante possibile, ma, allo stesso tempo, vicino a lei quanto più poteva.

 

Aveva paura, ma non si sarebbe tirata indietro.

Adesso sapeva cosa era davvero giusto fare, al di là che lo fosse per tutti o per nessuno: lo era per lei. Ragionava con la sua testa, non più in termini di bene generico come era uso pensare.

Stava per fare la follia più grande dell’universo, ma lo faceva perché la persona a lei più cara potesse avere un futuro sereno. Una come lei, che al futuro non aveva mai pensato, che si sarebbe accontentata di una miseria, non poteva continuare: c’era una persona, forse anche una sola, più meritevole di lei.

E che aveva il diritto di un futuro quando non c’era stato passato.

Eccolo lì quel qualcuno.

Sapeva cosa doveva fare.

Aveva paura, ma lo avrebbe fatto lo stesso.

Se poi Qualcuno avesse deciso di aiutarla, beh, tanto meglio, forse il futuro ci sarebbe stato anche per lei.

La nonna le diceva sempre che era giusto credere ai miracoli, ma era sbagliato contarci su.

Non si aspettava niente, voleva solo dare un futuro a lui.

Si sporse velocemente dal letto e, con un movimento repentino, afferrò le mani del ragazzo biondo seduto incautamente sul bordo. Non gli avrebbe dato la possibilità di parlare, così non si sarebbe sentita in colpa e non avrebbe avuto ripensamenti.

 

Coi suoi soliti riflessi pronti, Draco si spostò all’ultimo momento, ma, facendo uno sforzo, lei riuscì ad afferrargli la mano sinistra e la strinse con tutte le dita, chiuse gli occhi.

 

Udì vagamente delle urla e le immagini confuse di colori in movimento, come nel film di Pocahontas, sentì tremare le mani di Draco tra le sue e avvertì come una scarica che si aggirava irrequieta per il suo corpo.

Sapeva di che cosa si trattava, era la magia, quella che le permetteva di fare incantesimi e di richiamare formule, di preparare pozioni e di stare a Hogwarts.

Quella che le aveva permesso di essere FELICE.

 

Chiuse gli occhi e si lasciò andare all’indietro percependo le forze venirle meno.

L’ultima cosa che vide fu il viso diciottenne di Malfoy che, costernato e infuriato, rimaneva impassibile accanto a lei, incredulo di essere tornato adulto, ma più che cosciente di quello che ciò aveva rappresentato per lei.

 

*          *          *

 

Non se l’era aspettato, maledetta stupida, che decidesse di fare qualcosa di così folle.

Le aveva detto di non compiere pazzie e credeva che, vista la sua natura riflessiva e ragionevole, una simile ipotesi non sarebbe mai stata presa in considerazione, ma erano cambiati troppo, tutti e due, durante quel periodo passato insieme a Londra e adesso che c’era bisogno, quel qualcosa che apprezzava da matti, la sua strampalata irruenza, si rivelava la peggiore arma che lei avesse tra le mani per farsi del male e per farne a lui.

 

Alzò gli occhi costernati su quelli ancor più orripilati della McGranitt che aveva seguito il tutto gridando come un’aquila.

Povera donna, sapeva che l’aveva fatto per loro, ma come lo giustificava, adesso, un fatto simile con Silente? Era la prima volta che riusciva a provare della simpatia nei suoi confronti e anche del rammarico: si sentiva in colpa.

Non aveva potuto intervenire perché, se li avesse toccati, in quel momento anche la sua energia magica sarebbe stata risucchiata dalla pozione.

 

Hermione giaceva, come addormentata, tra le lenzuola bianche del letto, ma sapeva fin troppo bene che no stava dormendo.

 

E una lacrima furtiva gli scivolò traditrice per la guancia.

Quanti cadaveri aveva visto? Tantissimi, purtroppo, per avere solo diciotto anni, ma… nessuno l’aveva colpito tanto quanto quello di lei.

Tutti quelli che riusciva a ricordare erano un macabro spettacolo, un tripudio di sguardi sbarrati e sangue, di pelle e carne che pareva ancora viva.

Lei, invece, aveva le mani intrecciate e pareva la Bella Addormentata nel Bosco. Quanto avrebbe voluto risvegliarla con un bacio, quanto lo sperava, ma… la realtà era diversa dalla fiaba zuccherina che si racconta ai fanciulli e né lui né la mezzosangue lo erano più, sfortunatamente da parecchio.

Uno di loro due non lo era mai stato, ma non seppe rispondere chi.

Erano ormai troppo adulti, non nel corpo ma nello spirito, per credere che quel gesto apparentemente casuale fosse stato davvero un incidente.

Quanto ci aveva pensato quella ragazza degenere? Per quanto tempo quell’idea malsana aveva fatto spazio tra gli altri suoi pensieri?

 

Probabilmente un po’ troppo se era addirittura arrivata a metterla in pratica a costo della sua vita.

E Silente glielo aveva pure detto! Ma sì che lei le regole le rispettava solo quando le girava…

Si sentiva in colpa, terribilmente in colpa perché sapeva che l’aveva fatto per lui, perché lui potesse combattere.

L’aveva fatto per non vedergli quell’aria patita e impotente sulla faccia e perché era a conoscenza di quanto lui desiderasse prendere parte a quello scontro.

Quanto era stato pazzo, anche lui, a parlargliene?

Si sarebbe tagliato una mano pur di cancellare quelle parole, pur di sopprimere quel dolore.

Lei, per cui aveva fatto le cose più assurde e stupide del mondo, non c’era più.

E l’aveva scelto da sola.

Ancora una volta si era comportata come se fosse stato l’unico essere sulla terra.

Ma ora la comprendeva, piccola e sciocca mezzosangue: per troppo tempo era rimasta sola al mondo per curarsi di qualcuno accanto a lei, per troppi anni aveva dovuto badare a se stessa senza sostegni e, si sa, le cattive abitudini sono dure a morire tanto che neppure San Potter, alla fine della storia, era riuscito a cancellargliele del tutto.

Sapeva badare a se stessa e sapeva badare agli altri, ma non considerava necessario che qualcuno badasse a lei.

Probabilmente, al primo anno, se Potty e Lenticchia non fossero arrivati, se la sarebbe cavata ugualmente quando quel troll era arrivato a scuola.

E, tanto per cambiare, al secondo anno, quando il basilisco faceva le sue passeggiatine serali, mentre i suoi amici erano a scervellarsi nelle punizioni, lei aveva già capito di che cosa si trattava, come si spostava, quali erano gli effetti del suo sguardo.

Che cosa avrebbe detto di sé, la piccola mezzosangue, se si fosse potuta vedere allo specchio in quel momento?

Ricordava l’espressione che aveva quando era stata pietrificata, ma… non c’era né paura né terrore nei suoi occhi.

Adesso, l’unica cosa che riusciva a sentire di lei era la fiducia.

Stupida, stupida e ancora stupida!

 

Se l’aveva fatto per lui l’avrebbe ammazzata.

Poteva minimamente capire il dolore che gli stava causando?

Non esisteva Marchio Nero né fuoco dell’inferno che lo consumasse più di quel senso di colpa, più di quella frustrazione.

Non c’era vendetta che lo rodesse tanto quanto il non essere stato in grado di allontanarsi.

E adesso non gli restava che affrontare tutto quello.

Come poteva, però, battersi in uno scontro se la sua testa stava altrove e se i suoi pensieri erano tutti per lei?

 

La professoressa McGranitt gli posò una mano insicura sulla spalla.

Gli occhi azzurri erano bassi e leggermente umidi, il viso sconvolto in una maschera di tristezza.

-          Vada, signor Malfoy, non c’è tempo per queste cose. Non più, ormai.

Alzò lo sguardo su di lei e annuì, tristemente. Era l’unica cosa che potesse fare.

-          Professoressa, che devo dire agli altri? – un sospiro uscì dalle labbra di lei che scosse il capo

-          Silente capirà. Gli altri lo sapranno a tempo debito. Vada, rimarrò io a vegliare su di lei per un poco

 

Un’ondata di rabbia lo assalì, odio feroce e bruciante contro quella setta di pazzi che erano stati alla causa della prematura scomparsa dell’unico essere che, per quanto lo riguardava, avrebbe dovuto vivere in eterno.

Si appuntò il mantello nero sulle spalle, prese la bacchetta e, lanciandosi appena un’occhiata dietro, chiuse la porta.

 

*          *          *

 

Un drappello di persone proveniente da Serpeverde, da Corvonero, da Tassorosso e dal Grifondoro era riunito fuori dell’infermeria con le bacchette in pugno e gli occhi lucidi.

Loro non potevano sapere, piangevano per altri motivi, avevano paura, autentico terrore, ma niente che avesse a che vedere con i sentimenti che, invece, infuriavano dentro di lui.

 

Harry Potter si alzò per primo dalla panca sulla quale era seduto, lo sguardo era vagamente sorpreso

-          Ci avevano detto di aspettare che uscisse Hermione – informò domandandogli con gli occhi perché, invece, fosse uscito Malferret – dovevamo scendere tutti insieme – aggiunse titubante

Draco prese un respiro.

-          Seguirete me, è un ordine della McGranitt – mentì e non aspettò che gli altri chiedessero o facessero altre domande, non attese di sentire i loro passi dietro la sua schiena, ma partì a rotta di collo per il corridoio facendo svolazzare artisticamente il mantello scuro dietro di sé in un incedere signorile e quantomai deciso.

 

I corridoi sembravano silenziosi come non ricordava lo fossero mai stati, la notte di Hogwarts è popolata di versi sinistri, cigolii e lamenti spiritati, ora invece tutto taceva.

Passò di fronte alla porta aperta della cucina dove un gruppo consistente di elfi domestici, capeggiati da quel traditore di Dobby, erano posizionati brandendo pentole, padelle e scolapasta come elmi.

Dobby lo guardò negli occhi

-          Dalla cucina non passerà nessuno – disse come se stesse parlando al suo signore – Dobby e gli altri difenderemo Hogwarts!

Un coro da stadio si levò dal raduno di servitù mentre spiedi e forchettoni si sollevavano in segno di appoggio, su ciascuna delle cenciose federe che indossavano gli elfi erano appuntate le spille che Hermione aveva fatto fare anni addietro per i suoi amici e che recitavano C.R.E.P.A.

Un significato discutibile si poteva leggere con quelle lettere, ma non era il caso di mettersi a fare filosofia degli acronimi, soprattutto se l’acronimo in questione era stato creato da una Hermione che ormai giaceva immobile su in infermeria.

Harry Potter lo raggiunse

-          Sostituisci tu Herm? – gli domandò mettendogli una mano sulla spalla, fermandolo e guardandolo fisso con gli occhi smeraldo

Un accenno

-          Da che parte stai? – chiese ancora

-          Dalla mia

Era di gran lunga la risposta più soddisfacente che potesse aspettarsi da uno come il Principe degli Slytherin.

 

Proseguirono ancora e, al termine del corridoio, una coppia di ragazzi presidiava la porta, le bacchette in pugno; a differenza degli altri, Pansy e Blaise stavano ghignando come se non aspettassero altro dalla vita.

Forse era così, non aspettavano altro che liberarsi del passato e vivere come avevano scelto e quello era il loro primo passo nel mondo.

-          Ce ne avete messo di tempo – frecciò Zabini guardando Malfoy camminare come un dannato

Aggregandosi al gruppetto, anche i due serpeverde proseguirono.

Hogwarts pareva molto più grande e sembrava che ci volessero chilometri prima di raggiungere la Sala Grande, ma alla fine, oltre il lungo corridoio, comparve la gigantesca porta di legno e metallo che introduceva nella stanza principale e da sotto, una piccola fessura proiettava sul pavimento di pietra uno spiraglio luminoso: con ogni probabilità avevano già cominciato a combattere, infatti, prestando attenzione, si poteva udire il rombo degli schiatesimi e le grida delle persone coinvolte nello scontro.

Si fermò un attimo e osservò il tutto, stava per cominciare la sua vendetta.

Silente gli aveva detto che, per proseguire, i mangiamorte avrebbero dovuto sconfiggere tutte le persone presenti in una stanza, quindi la maggior parte del combattimento si sarebbe svolto in Sala Grande dove era raccolta la maggioranza di coloro che avevano scelto di restare.

In quel momento, però, potevano essere diecimila contro uno che avrebbe voluto ucciderli tutti; adesso capiva perché Auror e consorti, figli e maghi fossero sempre in lacrime, quanti erano scomparsi per mano più o meno diretta dei mangiamorte? Quanti si erano sacrificati per la salvezza delle loro famiglie?

Dietro di lui, affianco a Harry Potter, riconobbe la figura di Neville Paciock: i suoi genitori erano stati torturati alla follia da Bellatrix e Rodolphus, ma avevano preferito soffrire come cani piuttosto che rivelare i segreti degli Auror.

E James e Lily Potter? Loro si erano entrambi sacrificati per quel bambino.

Era vero, l’avevano condannato ad un’esistenza orribile, schiavizzato da quella famiglia di babbani, eppoi perseguitato da Voldemort e compagnia per tutto il tempo che era rimasto a scuola, ma… non sapeva dire se sarebbe stato meglio morire subito o continuare, come lui, a camminare dritto e a testa alta.

C’erano persone, tra loro, che poco avevano a che spartire con gli adepti del Lord Oscuro, ma che avevano scelto quella battaglia per le persone che avevano care, come Blaise, eppoi c’erano altri che, invece, avevano deliberatamente scelto di tradire la setta e schierarsi con Silente e l’Ordine della Fenice, erano lui e Pansy.

Gli angeli caduti.

Tra tutti, probabilmente, erano quelli che si sarebbero fatti meno problemi a lanciare un’Avada Kedavra, un po’ perché l’avevano visto fare fin dalla culla e un po’ perché avevano molto da perdere o molto per cui combattere.

Se la battaglia fosse andata male, Pansy sarebbe morta, ma lo avrebbe fatto con la consapevolezza che i suoi genitori e, soprattutto, sua madre Nicolaa, sarebbero stati torturati fino alla pazzia dagli altri seguaci per l’alto tradimento di cui si erano macchiati.

E se i Paciock erano sopravvissuti, seppur ricoverati al San Mungo, di sicuro la bionda ultima Black non sarebbe stata altrettanto fortunata.

Lui ormai non aveva molto da perdere: se fosse morto avrebbe dovuto solo pregare che i mangiamorte non prendessero Hogwarts, in modo che la Elder Wand non venisse usata per spegnere l’incendio eterno che aveva lanciato su Malfoy Manor.

Ma se morire rappresentava un modo per raggiungere la mezzosangue, aveva la fredda e calcolata consapevolezza che non si sarebbero potuti incontrare, rinchiuso per sempre, lui, tra le fiamme infernali assieme ai suoi sanguinari parenti, mentre lei sarebbe stata nell’idilliaco purgatorio a scontare la pena per quella specie di suicidio che aveva messo in pratica pur di mandarlo a combattere quello che sognava da tempo.

Non si sarebbero incontrati neppure dall’altra parte.

E allora, vivere per vivere, avrebbe usato quella battaglia per combattere finalmente quanto detestava, per vendicare i suoi genitori rinchiusi nel castello avvolto dalle fiamme, per la morte di Hermione, per il dolore che aveva provato nel perderla e per quello che avrebbe continuato a sentire sapendo che lei non sarebbe stata con lui. Per la maledizione infernale che lo colpiva e per essere stato costretto a vivere un decenne per tutto quel tempo.

Per essere stato educato in quella maniera terribile, per il Marchio che Bruciava ogni minuto di più sul suo braccio, per l’infanzia che non aveva avuto e gli amici che non c’erano stati.

Per la vergogna di dover invidiare Harry Potter.

Per le insulse idee che gli avevano inculcato e che gli avevano impedito di dire a Blaise che era il suo migliore amico.

Per tutto quello e molto, molto di più avrebbe impugnato la bacchetta e combattuto con sua zia e, possibilmente, l’avrebbe anche distrutta.

 

Mosse un passo e poi un altro finchè la mano protesa non arrivò a toccare il metallo della maniglia, si fermò un istante, ma non guardò dietro di sé; sbirciò appena oltre l’uscio, poi prese un respiro profondo e spinse la porta.

 

*          *          *

 

L’infermeria ora pareva vuota e grigia.

 

La professoressa McGranitt guardò la sagoma diciottenne di Malfoy allontanarsi dalla stanza e si risedette accanto al letto.

Guardò la ragazza stesa supina, la sua studentessa, forse la sua preferita: Hermione Granger.

 

Per tanto tempo aveva pensato che la signorina Granger le somigliasse, in fondo era solo una sua copia più giovane, ma… c’era una cosa che le distingueva profondamente ed era lo spirito.

Lei non era mai stata una ragazza espansiva e, a dirla tutta, neppure Hermione, ma la giovane Gryffindor aveva un modo di porsi di fronte alle situazioni che l’aveva sempre fatta sentire differente.

In realtà, e se n’era accorta troppo tardi, era solo solitudine.

Aveva ricevuto degli insegnamenti sbagliati su di essa, lei era la prima che avrebbe potuto dirle parecchio a tal proposito, per questo avrebbe dovuto impedirglielo e ne aveva avuto la possibilità più degli altri, perché LEI sapeva che avrebbe potuto compiere una follia simile, ma non ce l’aveva fatta ed era stata proprio lei la causa di quel disastro.

Per questo sentiva di avere in parte fallito come educatrice.

Sapeva che Hermione era innamorata di Malfoy, come essere così ciechi da non notarlo? A lei, almeno, pareva cosa palese. Lo amava così tanto da scegliere addirittura di avverare un suo desiderio a scapito della propria vita.

Coraggio ed incoscienza, come tutti i grifoni, dopotutto.

Anche lei era stata così e in parte lo era ancora.

Non sapeva se invidiarla oppure no, probabilmente sapeva più cose di Malfoy di quante lui avesse mai detto loro, quindi possedeva anche elementi extra per decidere, ma addirittura sacrificare la propria vita?

Forse era stata così stupida da credere di sopravvivere comunque?

Non lo riteneva possibile.

Quindi quella era la classica situazione melodrammatica delle opere che erano così di moda quando era giovane, Saskia, la sua unica amica, l’aveva portata qualche volta a teatro a vederle e aveva finito col piangere, esattamente come adesso.

Senso di colpa, sentimento d’impotenza, paura, rabbia, rimorso, biasimo.

La parte peggiore era che lei l’aveva fatto per il bene di lui, credendo che questo, alla lunga, gli avrebbe fatto piacere, ma aveva agito, ancora una volta, come se fosse stata l’unico essere sulla faccia della terra, senza curarsi di quello che, generalmente, si fa in una coppia: ci si confronta.

Loro due, Draco ed Hermione, che litigavano così spesso e che si confrontavano così spesso, non l’avevano fatto nell’unico momento della loro vita in cui avrebbero dovuto.

Perché lui le avrebbe detto che ciò che stava per fare era sbagliato, perché lui lo sapeva e, probabilmente, le avrebbe anche detto che era disposto a rimanere bambino, a tenersi quell’età balorda per un po’, a crescere di nuovo, dopotutto ci si sposa anche quando il marito ha quattro anni in meno, non sarebbe stato un gran problema…

Ma…

Aveva chiesto a Malfoy di avere fiducia in lei, ma era stata la prima a non averne in lui, non gli avrebbe creduto, anche se fosse stata la verità.

Il tutto aggravato dal fatto che lei non era morta per davvero.

Draco Malfoy non lo poteva sapere, ma era complicato il meccanismo biologico che si era instaurato in lei quando aveva scelto di dargli parte della sua energia magica, a causa di questo non era in grado di risvegliarsi, era in coma.

In pratica, Hermione si era levata degli anni per donarli allo Slytherin, ma questo, che in Natura era impossibile, creava uno scompenso insormontabile, proprio perché andava contro le leggi naturali.

Non era morte quella che erroneamente aveva visto il giovane erede dei Black, ma un sonno eterno, a meno che qualche altra anima pia non decidesse di darle a sua volta qualche annetto.

Lo avrebbe fatto lei, se quella fosse stata la scelta giusta, ma non poteva.

Analogamente, però, sentiva di potere, o almeno dovere, fare qualcosa.

 

D’accordo, avrebbe infranto un’altra regola, Silente gliele doveva un paio di trasgressioni, dopotutto, fosse anche solo per tutti gli anni di buona condotta che aveva tenuto fin da quando era stata studentessa.

Si alzò in piedi e prese la bacchetta, inspirò ed espirò, come se compiere un’infrazione le costasse fatica, immaginò la brava studentessa diligente Minerva McGranitt che era stata tanto tempo addietro a fare ciò che stava facendo, Saskia avrebbe riso, dopodiché la agitò dolcemente, sussurrando appena una formula magica.

Una nuvoletta bianca e densa si venne a creare accanto al letto, proprio di fronte a lei.

Ciò che stava per fare era entrare nei pensieri di Hermione e questo era proibito dalle regole della Scuola, l’aveva vietato proprio Albus Silente, forse temendo che qualche buontempone potesse scoprire tutti i segreti che venivano custoditi semplicemente sfruttando la sua incoscienza.

Rimise a posto il legno e tirò la zip che chiudeva quella nuvoletta: era un’immagine un po’ buffa, soprattutto se si pensava che i sogni erano ermeticamente sigillati con una cerniera, ma la metafora risultava abbastanza calzante.

Sollevandosi le gonne entrò nella fessura che si venne a creare e la richiuse alle sue spalle.

Poi si guardò attorno.

 

L’interno della mente di Hermione era banco latte, tutt’intorno pareva che ondeggiassero i pesi delle pendole: uno da destra a sinistra, uno dall’altra parte, per dritto e per rovescio, orologi ovunque.

Si sentì spaesata in quel luogo e si domandò il motivo di tutto quel tempo, quel tempo segnato da ogni oggetto intorno.

Stupendosi vide una figura al centro di tutto questo, una ragazza vestita con la divisa della scuola, rigorosamente Gryffindor, aspettava ferma e sorridendo.

Le si avvicinò

-          Meno male – disse semplicemente Hermione

-          Sapevi che sarei venuta

-          No – Minerva McGranitt la guardò stupita – ma speravo davvero tanto che qualcuno arrivasse.

-          Non posso tirarti fuori da qui – disse seria e risoluta

-          Non mi avevate detto che mi sarei addormentata

-          Non ce n’è stato il tempo – ribattè la prof

-          Prenda questo

La mano della ragazza resse una catenina d’oro e appesa a questa stava una Giratempo, la stessa che la studentessa portava sempre al collo.

-          Cosa dovrei farci? – chiese titubante la vicepreside

-          Lo deve decidere lei. Ora vada, tutti l’aspettando

E senza che potesse fare altro, col sorriso della sua studentessa preferita che si allontanava sempre più, si ritrovò affianco alla cucitura da dove era venuta, con la zip tirata fino in cima.

-          Addio. – disse piano Hermione ormai distante

-          Spero che sia un arrivederci, signorina Granger – le disse l’insegnante tirando la cerniera – ma questa volta, mi creda, una punizione non gliela leverà nessuno

-          L’ho già avuta, ma non sono pentita – disse appena

E subito dopo, mettendo piede fuori, la McGranitt si ritrovò nuovamente nell’infermeria vuota e grigia.

In mano reggeva ancora la Giratempo che le era stata consegnata.

 

*          *          *

 

Spazio Autrice: ciao a tutti, eccomi tornata!

Eh no, a dispetto di quanti accidenti mi abbiate lanciato dopo il precedente capitolo (che difficilmente raggiungeranno il totale che avrò accumulato dopo che avrete letto questo) non sono ancora schiattata, ma solo perché, se morissi, la fic non avrebbe mai fine e voi rimarreste con una povera Hermione Granger mezza stecchita e Draco Malfoy che parte per la battaglia.

 

Credo sia giusto fare un discorso a parte per il titolo: Absolute right.

Ho cercato di sintetizzare le anime contrastanti di questo capitolo: una speranza che persiste nonostante la scelta compiuta sia praticamente eterna e mortale e un giochetto di parole su “right” che significa sia giusto che dovere.

Giusto perché tutti sono perseguitati dalla “cosa giusta” da fare.

Diritto perché, anche se non l’approvo, e nonostante tutto penso che sarebbe tremendamente dalla Hermione di questa storna, Herm crede di avere il diritto di prendere una simile decisione.

Dato che aggiungere qualcosa farebbe diventare il capitolo un vero mattone deprimente, ho deciso di tagliarlo in due parti così questa volta, mi dispiace davvero tanto, ma sarete costretti a sorbirvi solo la parte lacrimevole e un po’ deprimente, ma prometto che dalla prossima volta arrivano i mostri! Nel senso che, finalmente, si vedrà un po’ di combattimenti.

Per chi è preoccupato, posso dire che non ho intenzione di emulare la zia Row con una battaglia piena di cadaveri, soprattutto dei miei personaggi preferiti e, sottolineo, Fred Weasley NON morirà in questa fic, anzi, probabilmente si farà una bella e lunga vita.

Poi qualcuno mi deve spiegare perché la maggior parte dei Fred o Frederick dei romanzi muore sempre…

Va bene, il delirio è ormai totale, ma credo sia una condizione necessaria per buttar giù il prox cappy, nel frattempo saluto tutti e ringrazio davvero per le tantissime recensioni che mi avete lasciato, di cuore, Grazie davvero.

 

Lord Martiya: eh, Mana arriverà, tranquillo, non era solo un nome comparso a caso, ma come sai ha bisogno di un’ambientazione piuttosto battagliera dove sfogarsi e dubito che ci sarebbe stata in un capitolo stucchevole come questo… L’ombra del vento è uno dei romanzi che voglio leggere, mi hanno detto che è molto bello, lo spero, poi ti saprò dire a che livello di cervelloticità arriva, anche se, tra quelli che giudico piuttosto contorti spiccano I Pilastri della Terra e anche il manga del Sigillo Azzurro…

Non so dire a proposito della precedente vita di Malfoy, ma con ogni probabilità hai ragione, anche se questa non gliel’ha lanciata Voldemort che, poverino, in questa fic è morto da un pezzo… probabilmente deve essere la reincarnazione del primo fidanzatino bastardo di Bellatrix.

Spero comunque che il capitolo ti piaccia, ciao e a presto!

 

Killkenny: ciao e, intanto, bentornato!

Sono contenta di rivederti.

Già, mi sto lanciando a fare dei piccoli crossover coi personaggi del sensei-Akamatsu solo che in questa storia Eva non c’entrava molto e così mi sono buttata su Mana che, dopo gli sviluppi dei numeri del Festival Mahora mi piace moltissimo *_*

Spero anche io che Mana ne faccia fuori un po’, ce ne sono decisamente troppi in giro… ad ogni modo grazie per il voto, sempre altissimo e, forse, immeritato, che mi hai lasciato, thanks!

Spero che ti piaccia anche questo cappy, a presto!

 

Giuliabaron:, la fine si avvicina, ma non poteva non starci una bella morte deprimente nel migliore stile di Cime Tempestose…

La scelta del sogno è stata piuttosto casuale, ma mi fa piacere di essere riuscita a rendere che cosa provasse la nostra protagonista e, grazie a quello, anche a spiegare un po’ dei suoi contorti pensieri di questo capitolo dove arriva addirittura a compiere un’autentica pazzia per amore!

Draco è proprio una vittima, ma diciamo che gli riesce bene e in questo post deve cominciare a fare il giustiziere. Spero che il capitolo ti piaccia, a presto e un bacio!

 

Luana1985: Se la situazione del precedente cappy era pericolosa, probabilmente quella di questo è DRAMMATICA.

Il melodramma non è il mio forte, ma qui ci stava proprio, era come se mi chiedessero di far succedere qualcosa, ad ogni modo gli sviluppi arriveranno presto.

Come puoi vedere, lui non starà buonino a Grimmauld Place, anzi spero che menerà un po’ quella bacchetta e seccherà qualche mangiamorte che intanto se lo meritano.

So di aver postato un capitolo shock quindi sono curiosa di sapere che cosa ne pensi, ciao e un bacione!

 

Flagola1991: beh, mi fa comunque piacere sapere che, anche di fretta, hai trovato il tempo di leggere la mia storia e anche di lasciarmi una piccola recensione, sappi che lo apprezzo moltissimo!

Quindi ti ringrazio e mi auguro che approverai anche questo nuovo aggiornamento, a presto allora, un bacio!

 

Vavva: come avevo già detto, si è trattato di un’idea casuale che è venuta mentre scrivevo, all’inizio doveva essere solo per introdurre il cappy, ma poi ci ho preso la mano ed ecco che cosa è uscito fuori =P

Tutto si sistemerà? È un po’ presto per dirlo, lo vedremo alla fine della storia, dopotutto potrebbe sempre cascargli un meteorite sulla loro romantica casetta la notte della luna di miele…

Ok, non ammazzarmi, era solo per dire ^^

Ecco qui il nuovo capitolo, spero di non averti scossa più di tanto e mi auguro anche che ti piaccia… ciao e un bacione grandissimo!

 

Potterina_88: no problem, è solo un’esigenza narrativa per arrivare alla tragedia di questo post.

Ok, mi sono lasciata trasportare, ma dopotutto ve l’avevo detto che la storia avrebbe avuto dei risvolti cupi, chissà, magari poi torna tutto a posto… forse…

Herm in effetti sta uscendo un personaggio strambo, però in questo capitolo dà il massimo di se stessa compiendo addirittura una follia per quello che lei ritiene essere il bene di Draco!

Tranquilla, non intendo ripetere lo strazio della Rowling, per me è ancora sufficiente quello, non credo che potrei ammazzare tutta quella gente: Lupin, Tonks (appena diventata mamma), Fred (buuuuheeeeee) e tutti quanti gli altri… per quanto crudele non lo sarò mai fino a quel punto, in compenso spero di augurare qualcosa del genere ai mangiamorte.

Mi auguro che il cappy ti piaccia, aspetto di sapere, ciao e un bacio!

 

Falalula: sì, sono molto sfortunati, diciamo che i guai non arrivano mai tutti da soli ed eccoci con una Hermione mezza stecchita, Draco furibondo, la McGranitt che tra un po’ dà di matto, Hogwarts sotto assedio, gli studenti impauriti, i mangiamorte alle costole e Silente che deve gestire tutto questo: una bella insalata.

Beh, se nel precedente cap non avevo risparmiato nulla, c’era ancora una cosuccia shock che doveva accadere e che invece è arrivata con la posta di oggi e questo deprimente capitolo.

Spero comunque che ti piaccia, aspetto di sapere! Ciao e un bacione

 

Akiko: innanzi tutto ti ringrazio per tutti i complimenti che mi hai fatto, wow, sono davvero lusingata! Mi fa piacere sapere che le mie storie ti piacciono e spero che anche questa, che ormai è in dirittura di arrivo, continui ad appassionarti fino alla fine!

Anche io spesso mi trovo indietro con le recensioni (e più ancora coi capitoli), sono sempre superimpegnata e chi legge lo sa perché ogni tanto ritardo un po’ con le consegne, soprattutto con capitolo shock come questo, ma io mi auguro che nonostante i piccoli difetti di un’autrice che, nonostante tutto, è ancora alle prime armi, le mie storie continuino a piacermi e spero anche di leggere presto qualche altra tua recensione ^_^

PS: mi piace sia il tuo nome che il tuo nick, sono entrambi molto graziosi

 

Shavanna: se il precedente ti ha lasciata di sale, non oso immaginare cosa accadrà con questo! So già che mi augurerai cose terribili… penso che in confronto lo scherzetto del primo aprile fosse una bazzecola anche perché, a differenza del precedente, questo cap non finisce poi così bene… diciamo che mi sono lasciata trasportare e un po’ di storia strappalacrime non poteva non esserci, soprattutto se la trama offre degli spunti così irresistibili.

Ti assicuro che non voglio uccidere nessuno dei miei lettori, ma non preoccuparti, manca ancora qualche capitolo alla fine, magari mi faccio perdonare…

Ti mando un bacio e spero che, nonostante tutto, il cappy ti piaccia quindi aspetto di sapere! Ciao

 

Hanon: ciao e benvenuta! Innanzi tutto tanti complimenti per il nick, mi piace moltissimo, poi tranquilla, non c’è nessuna fretta di recensire, ad ogni modo grazie del pensiero di avermi lasciato questo messaggio, spero che quando avrai terminato la storia ti piacerà ancora, anche dopo questo capitolo shock che ho appena postato.

Aspetto quindi la tua recensione finale, quando avrai tempo e sarai ispirata (secondo me anche x scrivere una rec bisogna essere ispirati) quindi un bacio e a presto! Nyssa

 

 

 

   
 
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