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Autore: A n o n y m o u s Rei    26/12/2013    1 recensioni
DanteeElia, che si pronunciano tutto d’un fiato perché:”Nemmeno le parole possono dividere quello che siamo.” dice una volta Elia, con la sigaretta in bocca, mentre fissa Dante con gli occhi luminosi e un sorriso storto che lo rendono più bello di quanto lo possa già essere. [..]
Dante/Elia|Gaia|Romantico|Drammatico
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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“Ci si innamora sempre delle supernove e mai delle stelle.”
 
 
-000 Prologo.-
La chiamano solidarietà giovanile, quel muto silenzio fatto di troppe parole, dove una massa di ragazzi si affianca ma non parla.

C’è chi si fuma una sigaretta, chi si controlla le doppie punte strappandole e strappando pezzi di anima e poi c’è chi, le doppie punte, le strappa solo per noia.

Forse era stato quello stato di “solidarietà giovanile” che aveva spinto Dante a sedersi vicino ad Elia, mentre aspettavano il pullman che li avrebbe portati a casa.

Non c’erano state molte parole anzi il silenzio più totale silenzio ma avevano, comunque, sentito l’appoggio che uno dava all’altro.

Si erano seduti vicini, senza parlare, per le quattro volte successive poi Elia aveva tirato fuori un pacchetto di Lucky Strike e aveva allungato la mano per offrirne una a Dante.

Ed era risaputo su scala mondiale che Dante Ferri, studente del quarto anno del liceo tecnico Martino Bassi(1) non fumasse.

Eppure aveva allungato la mano verso le sigarette e ne aveva presa una, frugando tra l’astuccio, il libretto e il portafogli, nella speranza che, quella smemorata di sua sorella, si fosse dimenticata l’accendino.

Fumarono in silenzio o meglio Elia fumò, Dante tentò disperatamente di non morire tra un tiro e l’altro.

Poi era arrivato il pullman e ci erano saliti in religioso silenzio.

Solo dieci secondi prima che Elia fosse sceso alla sua fermata Dante prese il coraggio, togliendo la cuffietta da un orecchio del ragazzo e aprendo la loro prima conversazione.

Non che fosse stata tutta questa grande conversazione, alla fine.

L’unica parola pronunciata fu “Grazie” e un “Di nulla Ferri, a domani” seguito dal primo sorriso che Elia gli aveva dedicato, con le fossette, appena accennate, agli angoli della bocca.

In quel momento, Dante, aveva pensato che il suo cognome pronunciato da Elia, suonava molto meglio che pronunciato da chiunque altro.
 
-001-

Gaia frequenta la terza superiore e la sua aula si trova una porta prima di quella di Elia, che frequenta la quarta, come Dante.

Frequenta il terzo anno dell’istituto commerciale Primo Levi(1) e la prima volta che vede Dante è alla fermata del pullman.

Il Martino Bassi e il Primo Levi condividono la struttura, il cortile interno e quello esterno, il bar, il parcheggio delle macchine e delle moto ma Gaia si accorge di Dante alla fermata, visto che condividono pure quella.

È seduto, in religioso silenzio, di fianco a quello che la Moni gli spiega essere “Elia Lorenzo Goldoni(2), classe 1996”, “Attualmente single e non in cerca di ragazza” aggiunge Silvia.

“E quello lì di fianco?”

“Dante Ferri(2), classe 1996, quarto anno, frequentante Martino Bassi..”

La Moni continua a dare informazioni sul ragazzo seduto dall’altra parte della strada e Gaia sarebbe quasi tentata dal chiederle se sa anche il suo gruppo sanguigno, ma l’idea che possa risponderle positivamente la inquieta e non poco.

E mentre vaga con gli occhi si accorge che Dante la sta fissando e gli sorride, il primo sorriso che dona a Gaia e le piace l’effetto che ha le fa, si sente apprezzata.

“Questo è uno scandalo” borbotta la Moni e Gaia le rivolge un’occhiata chiedendo spiegazioni che non tardano ad arrivare.

“Dante non fuma. Se esiste una persona che darebbe fuoco a tutte le tabaccherei del mondo quello sarebbe proprio lui.”

Lo osserva mentre fuma o meglio mentre cerca di non morire tra un tiro e l’altro.

Poi arriva il pullman e se lo porta via, lontano dai suoi occhi e la ragazza ha come la sensazione che gli manchi già.

 
-002-
Il giorno dopo, Elia e Dante, si incontrano in cortile.

Quello condiviso tra il Martino Bassi e il Primo Levi.

Nessuno dei due è mai stato più contento di dover condividere il cortile con un’altra scuola.

Si presentano ufficialmente, si stringono la mano, parlano di quanto sia pallosa la scuola, di quanta poca voglia abbia Elia di studiare e del sogno di
Dante di diventare architetto e “chissà, un giorno potresti anche costruire casa mia.”

Dante nemmeno ci prova a spiegargli la differenza tra architetto e ingegnere perché sa che sarebbe inutile, la campanella è suonata e Elia ha una verifica di tedesco.

Si incontrano alla fermata due ore dopo e questa volta, quando Elia offre una sigaretta a Dante, questo rifiuta con un sorriso di cortesia e una
smorfia schifata sul volto al ricordo di tutto il catrame e la nicotina che il suo corpo ha assorbito tempo prima.

 
Ci vuole veramente poco prima che diventino grandi amici e si scambiano i numeri di telefono, con un po’ di imbarazzo che colora le guance chiare di entrambi.

Il primo a scrivere all’altro è Elia, nei primi giorni di novembre, dopo essersi ripreso dall’influenza.

Ciao Dante, sono Elia. Ti andrebbe di bere una birra insieme, sabato sera? :D

La risposta non tarda ad arrivare come nemmeno il sabato dell’uscita dove, entrambi passano venti minuti davanti allo specchio, prima di uscire.

Si divertono, parlano un sacco, bevono birra e brindano ai cortili e alle fermate del pullman in comune, tra il Martino Bassi e il Primo Levi.
 
-003-

La prima volta che Gaia rivolge la parola ha Dante è una mattina di fine ottobre.

Non sa bene quale coraggio la spinga a farlo, ma quel giorno Elia non c’è e quindi evita di sentirsi la terza incomoda, dall’inizio.

Che poi a lei Dante piace, quindi non capisce perché si dovrebbe sentire la terza incomoda, quando Elia è solo il miglior amico del ragazzo, almeno così crede lei.

All’inizio ha quasi paura che le rida in faccia, ma quando si accorge che Dante la sta osservando, mentre gli si avvicina, si fa coraggio.

Per fortuna, o per qualche tipo di Dea Bendata particolarmente bendisposta, la scusa del:”ehy scusa, sai che assomigli tantissimo al mio migliore amico?” funziona e quindi si ritrovano a parlare, del più e del meno, mentre il ragazzo l’accompagna in classe, con il casco e le chiavi della moto in mano.

Quando gli chiede di chi è quel casco scopre che Dante ha una moto e quel giorno esce due ore prima e non la usa mai per fare compagnia a Elia in pullman.

La trova una cosa totalmente carina e un segno di grande amicizia.
 

È solo quando tornano dalle vacanze di Natale, nel nuovo anno, che nota qualcosa di diverso.

O meglio è la Moni che glielo fa notare mentre scendono le scale per andare a casa.

Ma non comprende a pieno il significato delle sue parole prima di due giorni, quando sta aspettando Dante e Elia al bar, quello condiviso tra il Martino Bassi e il Primo Levi, seduta in un tavolino da quattro.

Non che la presenza di Elia sia proprio tollerata, ma va bene così, si ripete in continuazione.

Quando entrano nel bar Gaia riconosce subito la risata di Dante e alza gli occhi dal suo cappuccino osservando una scena che le fa stringere lo stomaco, o il cuore?

Elia indossa una felpa di Dante, ne è sicura sia dell’altro ragazzo perché ce l’aveva su la settimana prima e Gaia ha un ossessione per quell’indumento, e si spingono in modo giocoso, ridendo ma c’è qualcosa di nettamente diverso dal solito.

Ogni tocco è più complice, intimo e Gaia vorrebbe tanto dire ad Elia di smetterla di toccarlo così perché vorrebbe farlo lei, lei e solo lei.

Quando si siedono al tavolo Dante le da un bacio sulla guancia e Elia la saluta, più infastidito del solito.

E sembra quasi voler marchiare il terreno tutte le volte che sfiora Dante con la più totale nonchalance di cui è fornito.

 
-004-
Il primo bacio, Elia e Dante, se lo danno la notte di capodanno, un po’ ubriachi e un po’ lucidi, ma nessuno dei due si tira indietro, nemmeno quando Elia decide di approfondirlo.

Non c’è imbarazzo, la mattina dopo, quando si svegliano uno accoccolato all’altro, ancora vestiti.

Anzi, la prima cosa che fanno è scambiarsi un bacio che sa ancora di alcool e tartine.

Non si definiscono “fidanzati” ma nemmeno “amici”, sono in una fase intermedia dove si baciano timidamente, sfiorandosi quando possono.

Ogni tanto si abbracciano, davanti agli altri, ma cercando di non metterci troppo sentimento.

L’unica che sembra accorgersi del loro cambiamento è Gaia e Elia la odia.

Dovrebbe seriamente imparare a stare zitta o “chiudersi quella fogna che si trova al posto della bocca” citando testualmente le parole che dice Elia prima di mordere il labbro inferiore di Dante.

E il ragazzo ride, un po’ perché è felice che Elia di geloso di lui e un po’ perché crede sia un pelino paranoico e dica tutte quelle cose su Gaia semplicemente perché le sta antipatica.
 
-005-

La prima volta che Gaia vede Elia e Dante baciarsi è il 27 marzo, è un giorno insolitamente caldo e l’intervallo non è ancora cominciato.

Sta andando in bagno, quando si sporge dalla finestra per vedere quello che succede al di fuori dell’istituto quando li vede sotto un albero, quello che
delinea, l’ipotetico confine tra il cortile del Martino Bassi e quello del Primo Levi.

Confine che nessuno ha mai rispettato e che mai nessuno rispetterà.

È solo uno sfioramento di labbra, quasi insicuro e Gaia ha l’illusione che non stia succedendo davvero.

Ma, il secondo dopo, Elia posa le mani sui fianchi di Dante e lo bacia, lo bacia davvero.

Il bacio, in se, dura poco ma a Gaia sembra passata un’eternità da quando le labbra di Elia si sono poggiate su quelle di Dante a quando si sono
staccati.

La cosa peggiore in tutto quello che ha appena visto è stato come Dante ha ricambiato e come le sta sorridendo, dal basso e la sta salutando con la mano.

Gaia vorrebbe scoppiare a piangere, sente il cuore battergli troppo in fretta e le lacrime che minacciano, prepotenti, di uscire dagli occhi, ma ingoia a vuoto e lo saluta di rimando.

Il pomeriggio, tra le braccia della Moni piange tutte le lacrime che ha in corpo.
 
-006-
 
Quello di cui ben presto si accorge Dante è che Elia è la cosa più simile ad una supernova che abbia mai visto.

E per quanto voglia ignorare tutto quello che sa su questo particolare tipo di stella proprio non ci riesce e sa, lo sa fin troppo bene, come andrà a finire.

Elia è bello, bello da star male, nel suo metro e ottantacinque, capelli caramello e occhi chiari, fossette appena accennate quando gli mostra il suo più vero sorriso.

Ma la vera bellezza di Elia sta nei suo difetti che sono il doppio dei suo pregi e che a lui piacciono, tutti, indistintamente.

La prima volta che fanno l’amore, o sesso dipende tutto dal punto di vista, Dante scopre che Elia ha un tatuaggio sulla caviglia: un triangolo dove
solo i contorni sono definiti in nero marchiato e sotto presenta la scritta “Ikigai”, che in giapponese rappresenta il motivo per cui una persona si alza tutte le mattine continua a vivere, nonostante tutto.

E glielo dice, quando è prossimo all’orgasmo, che è il suo Ikigai.

Allora Dante lo bacia piano e sente la pelle del suo ragazzo, suosuosuo, iniziare a bruciare e capisce che il processo è irreversibile e che sta per vedere la parte più luminosa e splendete di Elia e della sua vita con lui, per poi abbandonarsi all’illusione di una scia di luce che andrà sbiadendo, anno dopo anno.

Vorrebbe tanto piangere ma quando alza gli occhi verso il viso di Elia nota che è sereno, rilassato e felice e non può che esserlo anche lui.

Gli lascia un bacio sul petto e poi uno sul collo, sulle labbra e sulle palpebre chiuse.

Si ritrovano a rotolarsi tra le coperte grigie, “come il cielo di Londra” chiarisce Elia, per la seconda volta in poche ore.
 
-007-

Non l’hanno mai detto a nessuno, nemmeno a Gaia e Dante sa che lei sa tutto di loro ma non dice nulla.

Gliene parla, durante un intervallo di metà maggio, quando Elia è a casa con l’influenza perché ha corso sotto la pioggia per arrivare in orario al loro appuntamento.

Perché il suo ragazzo sta iniziando, lentamente, a brillare e Dante ha paura.

Una fottuta paura di perderlo troppo, troppo, presto.

Gliene parla mentre sono seduti ai tavolini del bar, che ormai sono messi all’aperto, bevendo una spremuta d’arancia godendosi i loro venti minuti di pausa della mattina.

“Io e Elia stiamo insieme.”

Quando Gaia sente quelle parole capisce che non può più vivere nell’illusione che non arriveranno mai e che quel bacio fosse solo uno stupido gioco.

Capisce che deve smetterla di credere ai suoi castelli in aria dove Dante si dichiarerà a lei dicendole che è il suo primo amore e gli piacerebbe se fosse anche l’ultimo.

E capisce che non può più vivere in quella bellissima illusione quando sente il cuore frantumarsi e le schegge di tutto quello che ha sempre creduto, conficcandoci le unghie dentro per non rendersi conto della realtà, perforare la pelle tanto profonde quanto sono le speranze e per un attimo ha paura di iniziare a sanguinare, tanto è il dolore.

“Sì, l’avevo intuito” gesticola, tentando di nascondere al suo interlocutore quanto sia nervosa e stia per piangere.

Ma sembra che Dante non si accorga dei suoi occhi troppo lucidi o dei denti troppo affondati nelle labbra, semplicemente continua a parlare.

“È una supernova, ‘Ga. Elia è una supernova che sta iniziando a brillare.”
Gaia non capisce ma lo lascia parlare, per il tempo che rimane prima che la campanella suoni e ognuno debba tornare nelle rispettive classi.

Prima di andarsene Dante l’abbraccia e Gaia prova l’illusione, seppur momentanea, di essere ancora intera e di non aver perso nessun pezzo, di se stessa durante tutta quella chiacchierata dove il tema è stato Elia e le paure di perderlo.

In quella frazione di secondo sente Dante un po’ suo e un po’ meno di Elia, come c’è scritto a pennarello, sul braccio del ragazzo.
DanteeElia.

Nessuno spazio tra le parole, nessuna pausa nella lettura, solo una parola detta insieme, tutta d’un fiato, come a far capire al mondo che nemmeno la scrittura può separarli.
 
-008-

Incomincia l’estate e Dante sa, se lo sente, che quello sarà il momento di maggior splendore di Elia, di DanteeElia, dove vedrà bruciare e mostrare al mondo intero quanto sia perfetto per poi scomparire, inesorabilmente.

E allora Dante se lo gode a pieno, il suo Elia.

Lo presenta ai suoi genitori otto mesi dopo che stanno insieme, escono praticamente tutti i giorni, vanno a fare un sacco di gite, mangiano il dolce
che ha preparato Alice, la sorella di Elia e imparano a fare le crèpe e poi tocca ad Anna, la madre di Dante, pulire la farina che si trova ovunque in cucina.

Fanno picnic sotto le stelle, scommettono sui nomi delle costellazioni ed Elia le sbaglia tutte, dormono nel letto ad una piazza di Elia e in quello matrimoniale di Dante, fanno una fila di due ore davanti all’entrata dell’Albero, per assaggiare quello che viene considerato il gelato più buono d’Europa, girano per Seregno, Meda, Cesano e Lissone a tutte le ore del giorno e Dante lo ringrazia tutte le sere prima di andare a dormire.

Il massimo dello splendore Elia lo raggiunge la settimana di fine agosto che i ragazzi passano, da soli, in Abruzzo.

Hanno una casa in affitto con una cucina piccola, una doccia dove ci entra una persona e mezza ma in compenso un enorme letto con le lenzuola che profumano di mare e una vista dalla finestra stupenda.
 
 
Vanno al mare presto, osservano l’alba, si fanno in bagno quando ancora c’è poca gente in spiaggia e poi uniscono i lettini e dormono tenendosi per mano, si svegliano verso le due e mangiano i panini che si sono fatti la mattina stessa e poi vanno a fare una lunga passeggiata in riva al mare, mano nella mano.

Un po’ perché Elia ama quel gesto e la sensazione che gli dona e un po’ perché Dante sta diventando estremamente geloso di lui.

Camminano finché la spiaggia non diventa porto e durante il tragitto di ritorno chiacchierano e scherzano buttandosi, vicendevolmente, in acqua, come se avessero cinque anni e non quasi diciannove, e ridendo così forte da far girare qualche passante che osserva curioso la scena, qualche volta si baciano anche.

Poi tornano ai lettini, recuperano i loro zaini e si avviano verso casa.

Dante cucina, Elia si infila in doccia e ci sta ore.

Per questo, la seconda sera, dopo aver cucinato, Dante si infila in doccia con il suo ragazzo.

Lo spazio è ristretto, nonostante il box doccia sia grande abbastanza per due persone della loro statura.

Si ritrovano a farlo in doccia, mentre lo shampoo cola dai capelli di Elia e Dante geme senza inibizione.

Dopo la cena si vestono “bene”, nulla di particolare solo un paio di jeans e una maglietta con qualche stampa, e vanno a fare una passeggiata in centro, si fermano in gelateria, ordinano due coni da tre gusti diversi, ogni sera.

Fanno l’amore, Dante ormai lo definisce tale, in ogni stanza dell’appartamento in affitto e in ogni luogo dove non possano essere denunciati per atti osceni: in mare, sui lettini quando sono ancora le due di mattina e in giro non c’è nemmeno un granchio, sulla sabbia, subito dopo e quando finiscono Dante esclama:”mai più, grazie tante. Ho tanta di quella sabbia nel culo che mi sembra di essere tornato a quand’ero bambino e mi sedevo sui castelli di sabbia di mio fratello per fargli un dispetto” ed Elia vorrebbe tanto rispondergli che sulla sabbia non è proprio il posto ideale dove farlo ma che Dante, mentre lo prendeva in culo, non si lamentava mica della sabbia ma poi alza gli occhi al cielo e lo bacia, piano, conducendolo in mare per lavarsi e lasciarsi coccolare, una volta lo stanno anche per fare nell’utilitaria di Ilaria, la ragazza che si è gentilmente offerta di accompagnarli a fare la spesa ma, quel minimo di buon senso, fa capire loro che non è il caso. Non che questo implichi non poter pomiciare come se non ci fosse un domani, che questo sia ben chiaro.
 
-009-

Durante l’estate Gaia e Dante si sentono poco e lei cerca di non pensarci mentre se lo immagina a baciare Elia e a stringerlo a se.

Si vedono una volta a giugno, tre a luglio e una ad agosto, poco prima che Dante parta.

Ogni volta che lo vede è una stretta al cuore, lo stomaco che si chiude e gli occhi che si inumidiscono quando se ne va.

Nonostante si sia accorta di amarlo non glielo dice e prova a farsi piacere qualcun altro.

Qualcun altro tipo Nicola.

Nicola somiglia a Dante, almeno per quanto riguarda l’aspetto fisico.

Alto, con il fisico asciutto, capelli scuri e occhi marroni. Forse Dante ha i capelli un po’ più riccioli di quelli di Nicola ma non importa, le va più che bene così.

Vive un po’ in una specie di illusione ogni volta che lo guarda e un paio di volte rischia di chiamarlo Dante e non Nicola, ma lo ama, in un modo un po’ strambo.

Poi arriva la fine dell’estate, Nicola torna in Toscana e DanteeElia tornano prepotenti ad occupare la sua vita.

Accetta anche questo, perché è scesa a compromessi con se stessa quando ha accettato di amarlo e condividerlo con Elia, anche se Elia Dante lo
divide solo con se stesso
.

Ogni tanto le manca Nicola, allora lo chiama, ci parla per ore e si fa promettere che per le vacanze natalizie la raggiunge.

E tutto sembra procedere per il verso giusto, i pezzi del puzzle si incastrano alla perfezione e la vita scorre tranquilla, tra gli alti e bassi della scuola, della sua relazione con Nicola e gli alti, sempre più alti che bassi tra DanteeElia, che si pronunciano tutto d’un fiato perché:”Nemmeno le parole possono dividere quello che siamo.” dice una volta Elia, con la sigaretta in bocca, mentre fissa Dante con gli occhi luminosi e un sorriso storto che lo rendono più bello di quanto lo possa già essere.

Gaia si sente morire ancora un po’, dopo quell’affermazione, perché lei non può dire una cosa del genere su di lei e Nicola, e grazie tante, sta cercando di dimenticare Elia, cose del genere non le fanno bene, per niente.
 
 
 
Poi succede tutto in una frazione di secondo, proprio quando nessuno si sarebbe mai aspettato l’arrivo del peggio e tutto inizia a precipitare, troppo velocemente senza che nessuno sia capace di fermare il tempo o le azioni che vengono compiute.

Elia è stato convocato in presidenza, chissà mai per quale motivo poi visto che ha una media decente, si comporta in modo rispettoso e non ha mai fatto rissa con nessuno, quest’anno.

La presidenza si trova dalla parte del Martino Bassi, appena due porte più in là dell’aula di chimica, dove un gruppo di ragazzini è appostato per lanciare una manciata di petardi per far spaventare il povero malcapitato.

Ed Elia è quel povero malcapitato, che in una mattinata di ottobre, rimane vittima di quello che doveva essere un’innocente scherzo.

Il petardo viene lanciato troppo vicino al piede di Elia, che nemmeno se ne accorge tanto è preso a pensare ad altro e quando produce la sua piccola esplosione con il forte rumore, il ragazzo è troppo vicino allo spigolo del calorifero e per lo spavento ci cade addosso e picchia la testa finendo per terra, in un corridoio che collega la presidenza del Martino Bassi e del Primo Levi con il resto dell’istituto.

C’è anche la Moni, in mezzo a quei ragazzi, e quando si accorge che il mal capitato è Elia scoppia in una risata isterica che è a metà tra un pianto e una vera e propria risata, nemmeno lei sa perché.

Non lo dirà mai a nessuno, che anche lei a collaborato alla distruzione di tre vite, si porterà questo segreto in tomba e si lascerà morire nei sensi di colpa fino alla fine della sua vita.
 
-010 Epilogo.-

Dante è seduto sulla sedia di plastica verde dell’ospedale di Desio, da ore. Sta aspettando che qualcuno si degni di spiegargli cosa sta succedendo al suo ragazzo.

Sa solo che la mattina l’ha salutato con un bacio prima di entrare a scuola e si sono promessi di vedersi all’intervallo come al solito, e nemmeno un ora e mezza dopo Gaia è entrata in classe, con le lacrime agli occhi, dicendogli che stavano portando Elia in ospedale.

E in quel momento Dante l’ha sentita, la sensazione di sconfitta e la verità venire a galla, quella stessa verità che ha ignorato tutta l’estate.

Perché sa, ormai ne è anche troppo cosciente, che il momento è arrivato. La sua supernova si sta spegnendo, ha smesso di brillare.

Non si era mosso dal suo banco finché Gaia non l’aveva trascinato fuori dall’aula, dalla scuola e sulla macchina di Elia, di cui Dante aveva le chiavi.

“Perché sono così smemorato che è meglio che ne tieni un paio tu, nel caso le perdessi mentre sono a scuola!” glielo aveva detto con un sorriso talmente bello, appena dopo aver comprato la macchina che Dante non si era trattenuto da dargli un bacio davanti al proprietario del concessionario
dell’Audi che li guardava sbalordito.

 
Dopo tre ore che è lì seduto finalmente qualcuno si degna di parlargli, di parlare con la famiglia di Elia, con Alice che lo ha stretto in abbraccio e ha pianto le lacrime che Dante non riesce a piangere.

“È vivo..”annuncia appena è abbastanza vicino da non dover gridare. Dante la sente, la speranza, montargli dentro e la teoria della supernova viene quasi buttata nel cestino perché l’amore della sua vita è vivo e non potrebbe essere più sollevato “ma ha perso la memoria ha lungo termine, si ricorda a malapena come si chiama. Mi dispiace.”

Alice, Dante, Gaia, la signora e il signor Goldoni restano immobili, mentre qualcuno di loro cerca di dare un senso a quello che il dottore ha appena detto.

Qualcuno cerca di capacitarsi di quanto, quella piccola frase, ha sconvolto e sconvolgerà, per sempre la loro esistenza.

Dante non aspetta altro che Elia esca da quella porta, gli dica che sta bene, che ha pagato il dottore per fargli quello stupido scherzo e che sta bene, davvero bene.

Ma Elia da quella stanza non ci esce prima di un mese, al contrario Dante ci entra tutti i giorni.

Prima di andare a scuola, dopo la scuola e fino a quando le infermiere non lo buttano fuori perché l’orario delle visite è finito.

All’inizio Elia fa un po’ di fatica ad accettare la sua presenza, perché non sa chi sia, ma già dopo il quinto giorno parla con Dante di tutto e di tutti,
del gossip delle infermiere, del dottore carino e questo Dante non avrebbe mai voluto sentirlo dire, perché gli viene da piangere al pensiero che si
possa innamorare di un altro quando lui è ancora lì, davanti a lui e lo ama, nonostante Elia non si ricordi di loro.

Una settimana prima che venga dimesso, mentre Dante gli sta raccontando di quello che ha fatto a scuola, della sua classe e della patente appena presa, Elia si sporge per baciarlo, come a capodanno quando si sono dati il loro primo bacio.

Lo bacia e Dante resta lì, fermi immobile, con il terrore che Elia possa tirarsi indietro, ma il ragazzo non lo fa e se lo stringe addosso, continuando a baciarlo.

Si staccano soltanto quando non hanno più fiato nei polmoni e sorridono, un po’ imbarazzati ma felici, perché Elia ha trovato quello che stava cercando da quando ha smesso di ricordare tutto e Dante ha ritrovato il suo ragazzo.

Così gli inizia a raccontare di loro e tre giorni prima che esca gli presenta Gaia, cercando di creare tra loro un rapporto meno burrascoso del precedente.

Ci sono minuti in cui nessuno dice nulla, dove Dante fissa Elia e gli stringe la mano, mentre Gaia alterna lo sguardo tra Dante e Elia, poi Elia e di nuovo Dante.

Guarda sempre Dante, per tutto il pomeriggio e prima che Gaia se ne vada Elia dice una cosa che spiazza tutti.

“Perché ti sei innamorato di una supernova e non di una stella, Dante? Hai visto questa stella” indicando Gaia “tutti i giorni per un anno eppure ti sei innamorato di me, che sapevi sarei finito. Hai visto tutto il suo amore per te tutti i giorni ma non l’hai mai notato davvero.”

Pronuncia queste parole con tanta di quella semplicità e ovvietà che fanno più male di quello che tutti si aspettassero.

Poi scoppia in lacrime, perché per Elia è tutto maledettamente frustrante.

È frustrante amare una persona che amava già prima e non poter ricordare di cosa sapevano le sue labbra quando sono andati al mare, cosa si prova
a fare l’amore con lui e a condividere tutte le cose che una coppia divide, ancora più frustrante è sapere che c’è una ragazza che lo ama il suo
ragazzo la metà di ciò che lo ama lui e non riesce a capire perché Dante non abbia mai fatto nulla.

O qualcosa ha fatto e lui non se lo ricorda? Possibile.

Dante lo abbraccia e piange con lui, in silenzio, mentre si fa spazio nel letto e lo stringe forte a se, baciandolo come a ricordargli che per lui esiste solo Elia.

Gaia, dalla sua poltroncina, osserva l’amore della sua vita stringere forte il suo ragazzo, il suo vero amore e piange anche lei, perché sa che non ci sarà mai la possibilità che Dante la ami come ama Elia o che Dante la ami in generale.

Dante ha passato troppo tempo a fissare una supernova, vedendola nascere, bruciare, per poi consumarsi che quando l’effetto è finito,in cielo, non
ha più visto nient’altro che la scia della supernova e non le stelle che macchiano il cielo ogni notte.

Quando Elia esce dall’ospedale tutto sembra iniziare a scorrere più o meno normalmente.

Dante finisce la scuola quell’anno stesso diplomandosi con novantadue centesimi, mentre Elia ripete l’anno.

Tutte le mattine Dante lo accompagna a scuola, scambia due chiacchiere con Gaia che è al quarto anno e poi va a lavoro.

Ci sono giorni particolarmente no, dove è difficile convincere Elia ad uscire di casa, perché la frustrazione dei ricordi perduti è troppa e allora Dante
rimane a casa con lui, si porta dietro i libri dell’università e passano la giornata insieme a guardare vecchie foto e a cercare di creare un passato
inesistente nella sua testa.

Elia esce dalle superiori l’anno dopo con un diploma da settanta centesimi e Gaia l’anno dopo ancora con sessantacinque centesimi.
Dante studia, lavora e aiuta Elia a dare un ordini alla sua vita.

Gaia si trasferisce in Toscana da Nicola e sente Dante sempre più raramente.

L’ultima volta che lo sente e lo vede è il giorno del loro matrimonio, celebrato in comune.

Elia lavora in una panetteria, Dante si è appena laureato e ha già trovato un posto come aiutante di un architetto a Milano e Gaia sta facendo tirocinio in un agenzia di viaggi.

Il giorno del matrimonio è tutto bellissimo, loro sono bellissimi mentre si scambiano le loro promesse e Elia, nel discorso, si scusa ogni due parole per tutte le cose che non può ricordare ma si impegna a costruire un futuro con Dante, fatto di nuovi ricordi.

Mentre tutti piangono Gaia sorride all’amore della sua vita che si sta sposando con un’altra persona che non è lei, stringe il braccio a Nicola e gli da un veloce bacio sulle labbra.

Quella è l’ultima volta che Gaia, DanteeElia si vedono.






Anni dopo, quando ormai è vecchia ed è diventata nonna di quattro adorabili nipotini, torna a casa, per vedere cos’è cambiato.

Passa al cimitero per salutare i suoi genitori e scopre che Elia è morto da poco.

Compra i fiori e si dirige verso la tomba del suo eterno rivale.

Nonostante siano passati quasi cinquant’anni e entrambi abbiano vissuto una vita felice, Gaia ancora un po’ lo odia, per avergli portato via l’amore della sua vita.

Li trova lì, tutte e due.

Uno sepolto sotto terra e l’altro che fissa la lapide, sorridendo tristemente.

“Ciao Dante”
“Ciao Gaia, sapevo saresti tornata prima o poi e saresti venuta qui” si gira verso la ragazza e vede che l’età non l’ha imbruttito per nulla, anzi è bello come se lo ricordava.

È solo.. più vecchio, come lei d’altronde.

“Come stai?” le chiede timidamente, come ad aver paura di poterlo rompere.

“Bene, Elia non c’è più e io sono qui a dargli un ultimo saluto prima di andare a trovare mia figlia e i suoi bambini. Si chiama Annika, la mia bambina. L’abbiamo adottata tre anni dopo il matrimonio, è finlandese, quando è arrivata qui non sapeva nemmeno scrivere il suo nome, tant’era piccola e ora si è sposata e ha due gemelli e un figlio più grande, è davvero una ragazza stupenda.”

Non glielo chiede nemmeno come sta, Dante sa che Gaia sta bene, è viva e dopo tutti questi anni si è fatta una famiglia che la ama e che lei ama.
Prima di andarsene, Dante posa un bacio sulla foto del marito e una sulla guancia a Gaia.

Quella è davvero l’ultima volta che Dante e Gaia si vedono. Da quel momento le loro strade non si rincontreranno mai più.

La prima cosa che Gaia nota quando posa gli occhi sulla bara è che la frase che, Dante, ci ha fatto incidere è:”Sei stata una supernova, amore mio.”

E si sente quasi di impiccio a stare lì, come se fosse ancora la terza incomoda, nonostante Elia non sia più lì e Dante si sia allontanato pochi minuti prima.

Poggia i fiori sulla lapide, da un ultimo saluto a Elia Goldoni in Ferri e torna da suo marito, con la sensazione sulla pelle che varcando la soglia del cimitero lasci indietro, per sempre, un pezzo della sua vita.


 
 
 
Fine.
 
 
 
Angolo autrice.


(1)Martino Bassi e Primo Levi sono due scuole realmente esistenti, con tutte le caratteristiche descritte nella storia.
Giardino in comune, fermata, bar, parcheggio in comune.
Sono due istituti, che presi singolarmente, contano circa quattrocento studenti.
 
(2) Dante e Elia non esistono o almeno, non si chiamano così. Si chiamano Alessandro e Luca. In prima battuta di ispirazione sono stati le persone, reali, a cui mi sono ispirata.
In seconda battuta ho preso ispirazione da tante coppie che shippo, ovviamente gay, che hanno reso Dante e Elia molto caratteristici, come personaggi.
Quindi sì, Elia Lorenzo Goldoni e Dante Ferri, sono miei personaggi e ne ho pieni diritti d’autore, anche se questa storia non è scritta a scopo di lucro.

(3) Gaia, non dovrebbe esistere nemmeno lei, visto che Elia e Dante sono un po’ la fusione di tutto. Gaia però esiste, ho preso spunto da una mia compagna di classe, non frequento nessuno dei due istituti citati, ma ho preso un po’ di lei e l’ho messo all’interno di questo racconto.
Spero che non ti succederà mai una cosa del genere, davvero. E che tu non me ne voglia, nel remoto caso leggerai mai questa storia, di averti preso come stampo per un personaggio come lei.

(4) La Moni e tutte le amiche di Gaia sono un chiaro esempio di cosa può diventare una pettegola, giuro di conoscere gente del genere, che risulta molto spaventosa, a volte.

(5)L’ultimo pezzo, quello dove Elia perde completamente la memoria è ispirato ad un film, a sua volta ispirato ad una storia vera, di cui adesso mi sfugge il nome, perdonatemi.



Non mi pare di aver dimenticato nulla nelle note, ora, questa storia è stata scritta più di un mese fa, mentre ero a casa perché non stavo bene ed è partita in un momento di più totale delirio, scrivendosi da sola, in pratica.
Non chiedetemi perché ora, che sono le 00.22(adesso sono le 12.23, ieri notte internet non andava.), proprio a Santo Stefano e non perché così, quando potrei aspettare l’anno nuovo e regalarvi qualcosa di decente.
Ok, all’ultima una risposta ce l’ho, ma so anche che ho un capitolo della long da scrivere e non ho un briciolo di ispirazione in corpo.

Tutta colpa di Nine, oh si cazzo, tutta colpa del Dottore. Sto facendo una maratona di Doctor Who per rimettermi in paro per agosto, ho iniziato il 23 e sono alla 12 puntata della seconda stagione, quel telefilm mi ha tolto tutta l’ispirazione, bloodyhell.

Spero abbiate passato un natale un po’ migliore del mio e che i regali siano stati quelli che vi aspettavate.

Non sapete lo smadonnamento di avere ancora fame dopo tutto quello che ho mangiato oggi, dio.
Buon Santo Stefano a tutti e buona mangiata, per chi ha ancora spazio nello stomaco, tipo me. AHAH

Tornando, per un ultimo momento alla storia, vorrei scusarmi, e sarei grata a chiunque, per gli errori, se li trovate segnalatemi e li correggerò immediatamente.

È la prima ‘storia’ di questo tipo che scrivo, quindi le critiche sono ben accettate sotto qualsiasi punto di vista.
 
Ora vado a leggere,
Rei.

 
  
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