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Autore: wolfsbane97    26/12/2013    1 recensioni
E' una specie di diario, e voi, cari lettori, probabilmente mi conoscerete meglio di chiunque altro.
Spero di non annoiarvi, e se avete critiche naturalmente mi farebbe piacere sentirle, anche se volete dirmi che fa schifo. Qualsiasi cosa, davvero.
Enjoy.
S.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Potevate sentire un secco "crack" se in quel momento vi foste avvicinati a me. Un "crack" proprio in mezzo al petto. Assemblea scolastica, concerto in palestra. "Un'ottima occasione per farmi notare, del resto, mi saluta, se mi vede potrebbe anche sparare un ciao" pensavo. Che ingenua. Lui, L., che cercavo con gli occhi ogni due minuti, sperando di incontrare il suo sguardo, sperando in uno stupidissimo "ciao", era avvinghiato a una ragazza. Ma non una ragazza qualsiasi. Era LA ragazza, J.: non molto alta, capelli rossi lisci e lunghi, occhi chiari, lentiggini, fisico perfetto e uno stile impeccabile. Praticamente tutto quello che io non riuscirò mai a essere. Erano in mezzo alla folla, appena fuori dalla massa affinchè io riuscissi a vederli molto, molto chiaramente, a guardare il concerto. Che poi, non è che lo seguissero, era solo una scusa per intrecciare le mani e muovere insieme le braccia a ritmo di musica. Poi lei si gira verso di lui, lui le sposta una ciocca di capelli dal viso, si avvicina lentamente e le sussurra qualcosa all'orecchio. Distolgo lo sguardo. Stavolta anche il cuore si rifiuta di soffrire tanto. I miei amici notano che il mio atteggiamento è cambiato, e mi chiedono se vada tutto bene. Fingo un sorriso, e riesco a stento a dire "certo", mentre dentro di me tutto sanguina. È come se una fredda lama di ferro mi avesse trapanato il cuore, e una mandria di cavalli lo avesse calpestato mille volte. Mi ferisce che i miei cosiddetti "amici" abbiano creduto al mio "sto bene".  Mi giro nella direzione di L. e J., tentando di vederli. Non ci sono più. Disperatamente spero di trovarli in un altra posizione in mezzo alla folla, ma nulla. Non sono in palestra. Passano due minuti. Cinque. Dieci. Venti. Finalmente riesco a vedere lui entrare dalla porta posteriore della palestra. Il cuore si risolleva per un nano secondo. Dopo due secondi entra lei, abbottonandosi l'ultimo bottone della camicetta sotto il maglione, e si aggiusta il colletto. Poi controlla che il trucco sia intatto con il suo telefono. E riecco la lama ghiacciata. Le loro mani si intrecciano di nuovo, mentre si riavvicinano al concerto. Mi volto verso i miei amici. Comincia a mancarmi l'aria, ho bisogno di urlare, migliaia e migliaia di pensieri affollano la mia mente, la tormentano, le scene di loro due insieme si ripetono all'infinito nella testa, c'è confusione, sto per scoppiare, mi gira la testa. Solo una mano amica riesce a interrompere il caos della mia mente. Tutto si calma, per quei dieci secondi. Si avvicina a me. "Hai visto, non è vero?" le dico cercando di sorridere. Lei annuisce con un aria dispiaciuta. Sospiro. "Fa nulla", dico con il filo di voce che mi è rimasto. Riesco a sentire le lacrime che disperatamente tentano di uscire dai miei occhi, ma riesco a tenerle a bada. Riesco a continuare il resto della mattinata con una forza tale che ancora mi chiedo da dove l'abbia presa. Ma quando torno a casa, mi madre nota che c'è qualcosa che non va. "Che è successo?" mi chiede con quell'unico tono di voce che mi fa sentire amata. "Sono distrutta" dico con la voce strozzata, e poi le lacrime mi sommergono.
S.

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