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Autore: Hunterwolf    26/12/2013    2 recensioni
questo è il mio tributo speciale a Lars Ulrich che oggi compie esattamente 50 anni, non temere Lars qualche anno in più non ti sminuirà !!! una breve one-shot che ho creata tutta di getto e non credo ci sia altro da dire. solo... buon compleanno Lars !!!!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole non era ancora sorto, o poco ci mancava.
Aspettava.
Da almeno quindici minuti.
Se ne rimaneva seduto su una panchina ad aspettare ed ad ascoltare la musica degli Iron Maiden nel cellulare, muoveva i piedi a ritmo di batteria e spostava lievemente le foglie secche sulla ghiaia di quel parco.
Gli avevano chiesto di presentarsi lì, prima che il sole sorgesse, ma a che scopo ?
Perché trascinarlo il giorno di Santo Stefano a quell’ora del cazzo e farlo aspettare al freddo e sotto la neve.
Cercava di stringersi in più possibile per trattenere quel poco di calore che aveva in corpo, si era chiuso nel chiodo di pelle e nei jeans invernali ma sentiva il freddo che si faceva strada sotto la maglietta e dentro le scarpe, sotto il cappello e la sciarpa pesante.
Teneva le mani nelle tasche e gli occhi bassi, c’era parecchia neve quell’anno e tutto era ricoperto da una coperta di soffice candore, troppo lucente per i suoi occhi verdi.
Avrebbe dovuto mettersi degli occhiali da sole.
Gli sarebbero serviti anche per non farsi riconoscere.
“Che… cosa… vorranno…” pensò sbadigliando, una lacrima gli scese lungo la guancia sinistra e gli riscaldò un po’ la pelle congelata.
Si guardò l’orologio.
Le 5.30 del mattino.
Troppo presto.
Avrebbe dato qualunque cose pur di tornarsene a casa, nel suo letto, con sua moglie ed i suoi figli.
Era perfino riuscito a liberarsi dal lavoro appunto per stare con loro.
“Che… palle…”
Chiuse un attimo gli occhi ed abbassò la testa, li riaprì dopo qualche secondo, riascoltando il brano che aveva nelle orecchio.
Si ricordò della prima volta in cui aveva comprato un loro CD, quando viveva ancora in Danimarca.
Sinceramente, gli mancava quella terra e la casa in cui era cresciuto per metà della sua infanzia.
Nella neve bianca, notò degli anfibi neri davanti a lui, dei jeans strappati e delle mani inguantate ; alzò lo sguardo, vide un chiodo a cerniera laterale aperto ed una maglietta nera con la cover “Master of Puppets”, una sciarpa nera e il volto di un ragazzo giovane, giovanissimo dai capelli castani corti e dagli occhi neri che lo fissava.
Lo fissava.
Insistentemente.
-Scusa, posso sedermi accanto a te ? Non aspetti nessuno ?- chiese timidamente indicando il posto vuoto accanto lui.
-Prego. Aspetto qualcuno, ma non è ancora arrivato.-
-Grazie.-
Il ragazzo si sedette e mise lo zaino che aveva in spalla accanto a lui, lo aprì e prese una penna ed un quaderno a spartiti musicali, rannicchiò le gambe verso il petto e si mise a scrivere.
Lui lo guardava con la coda degli occhi.
A volte era sicuro di quello che scriveva, ma poi ci ripensava e cancellava nervosamente le note e ricominciava da capo, ricominciava e ricominciava.
Ne poteva quasi sentire il suono, poteva quasi percepire il suono delle note che quel ragazzino scriveva e sapeva che non erano note da chitarra o da basso, non era un piano e neanche un violino, non era da flauto e neanche da tromba.
Erano note puramente ritmiche.
Note da batteria.
Voltò gli occhi e si mise a fissare il cielo oltre gli alberi innevati, stava per diventare rosso e si mescolava con il blu che rimaneva della notte, quel residuo di oscurità che non poteva rimanere a lungo lì, non era abbastanza forte da rimanere.
Poi, sentì il tocco di una mano sul suo orecchio sinistro ed il freddo che glielo prendeva, si mise dritto con la schiena e guardò affianco a lui : il ragazzino gli aveva preso una cuffia e se l’era messa al suo orecchio, ascoltando con attenzione quel brano metal graffiate.
Rimase immobile per qualche secondo e poi sorrise.
-Sei un tipo chiassoso se ti piace il metal !!- commentò il ragazzo ridando la cuffia al proprietario.
-Non sono l’unico.- indicò con gli occhi la maglietta del ragazzo e quello arrossì lievemente e si strinse le ginocchia sul petto.
Quanti anni doveva avere ?
Quindici ?
No, sedici forse.
Sembrava così piccolo ma anche così grande.
-Tu sei un musicista ?- chiese a bassa voce.
-Più o meno, ragazzino. E tu ?-
-Non credo di avere l’arroganza per definirmi così… diciamo che lo vorrei essere.-
Gli occhi neri fissavano la neve, ma non risultò molto interessate, tanto che si girò e fissò direttamente l’uomo.
-Secondo te, è una cosa stupida sperare di suonare tutta la vita ?- chiese con voce malinconica, quasi temesse una risposta negativa, quasi avesse paura di sentirla quella risposta.
alzò gli occhi al cielo e sorrise.
-Tu ci credi ?-
-Cosa… ?-
-Ci credi in quello che fai, in quello che suoni ?-
Arrossì di nuovo e si mise in piedi sulla panchina, si sedette sul poggia schiena e sorrise.
-Tu ?-
“Io…” pensò perplesso.
 Era da anni che non si faceva quella domanda.
 Ci credeva veramente nella musica che scriveva, nella band che aveva fondato, nella vita che aveva scelto di seguire ?
Aveva avuto molte occasioni per mollare, le aveva avute e gliele avevano sbattute in faccia, ma non aveva mollato.
Perché ?
Perché era testardo e voleva comunque continuare a vivere come aveva scelto anni prima ?
Perché non conosceva altro modo di vivere se non quello ?
Perché era un coglione e basta ?
No…
Per nessuno di questi motivi.
Perché si era innamorato… a tredici anni si era innamorato di una batteria e non voleva tradirla per nessun motivo al mondo.
Quel ragazzino gli aveva fatto ricordare qualcosa di davvero importantissimi per lui, si era finalmente ricordato il vero motivo di tutto quello che faceva.
-Si. Ci credo. Con tutto me stesso.- rispose guardandolo intensamente.
-Ci avrei giurato !!-
-Ma tu ?-
-Io vorrei vivere della mia musica, vorrei suonare sempre e non farmi fermare, ma… ho paura…-
Paura ?
E di cosa ?
Della vita ?
L’uomo rise e si sedette anche lui sul poggia schiena, di nuovo acconto a quel ragazzino.
-E’ naturale aveva paura, ma averne della propria vita, mi sembra decisamente stupido !!-
-Lo so. Ma non posso fare a meno di pensarlo. Di pensare di star sbagliando.-
Prese il quaderno e riguardò il lavoro fatto, aggrottò nervosamente la fronte e strappò la pagina ; stava per appallottolarla, ma l’uomo lo fermò ed esaminò le note con il suo occhio esperto.
Certo, erano molto approssimato.
C’era parecchio su cui lavorare.
Ma non erano male… l’accostamento dei ritmi era buono ed armonioso, bastavo solo modificare alcuno cose.
Prese la penna dal sedile e corresse tutte le imperfezioni sullo spartito.
Ci mise pochi minuti e poi restituì il foglio al ragazzino.
-Ora dovrebbe andare.-
-Grazie.-
-Hai talento, non mi sembra giusto buttarlo solo per paura.-
-Tu ne hai avuta ?-
Bella domanda.
Aveva avuto paura quando gli avevano regalato la batteria ?
No, no di certo, quella era di sicuro euforia.
Forse non era paura, solo timore.
-Si, no ho avuta, perché ho capito di essere bravo e di poter diventare il migliore, ma se avessi sbagliato avrei mandato all’aria quell’unica cosa che sapevo fare.-
Fece una pausa e si stirò le gambe addormentate e formicolanti, quando lo guardò di nuovo, vide gli occhi del ragazzo affamati ed ansiosi.
-Allora che hai fatto ?-
-Mi sono impegnato con tutta l’anima ed alla fine ho scoperto che non volevo fare altro nella vita.-
-Ed adesso ?-
-Sono sempre di questa idea, mi sa che morirò attaccato alla mia batteria e con le bacchette in mano !!!-
Si misero a ridere e per poco non caddero all’indietro.
-Quindi… che devo fare ?-
-Non devi arrenderti. Ci devi credere.-
Non era una questione di fede, ma di consapevolezza delle proprie abilità e la convinzione di potercela veramente fare.
-Sai, non pensavo che ti avrei mai incontrato…- sussurrò a bassa voce il ragazzo.
-Infatti, non è un posto prevedibile !- scherzò lui.
Una palla di neve volò versò il batterista e lo prese in pieno collo.
Rabbrividì e si sbilanciò.
Per poco non cadde.
Un’altra palla di neve lo capì sul petto ed un’altra ancora sulle spalle.
In pochi secondi si ritrovò ricoperto fino al midollo di neve ghiacciata e bagnata, e quel ragazzino di stava solo spaccando dalle risate.
-Ehi, Lars !!- urlò una voce da lì vicino.
-Buon compleanno, nanetto danese !!!- urlò un biondo in chiodo invernale con la pelliccia sul colletto e sui polsini delle maniche.
-Un cazzo, bastardo che non sei altro, James !!! E’ per questo che mi hai fatto venire a quest’ora ?? Solo per questo ??-
-Perché non sai felice ??-
-Un regalo mi renderebbe felice, un calcio in culo, ma non questo !!!-
Il biondo rise e gli mise una mano sulla spalla, poi arrivarono altre due persone e tirarono altre palle di neve.
-Questo è il nostro regalo per te !!!- dissero all’unisono un uomo dai capelli ricci e neri ed un altro dai capelli lunghi da vichingo.
Il ragazzino si riprese da quella scena ma non poteva fare a meno di guardare il suo mito che veniva sepolto sotto un mare di neve dai suoi amici e compagni band.
Si chiese se sarebbe mai diventato come lui.
Si alzò dalla panchina e prese una pacco dallo zaino, un contenitore di cartone quadrato e piatto incartato e con un fiocco rosso.
Timidamente cercò di farli smettere e di farsi ascoltare.
-Scusate… ?-
-Scusate !!-
Ma quelli nulla, continuavano a ridere ed a scherzare come se non ci fosse.
-CHE CAZZO, ASCOLTATEMI !!!!!- urlò alla fine incazzato.
Tutti e quattro si fermarono e lo guardarono.
-Tu conosci Lars, ragazzino ?- chiese il riccio.
-Si… cioè no !! Veramente… non di vista… io sono un grandissimo fan…-
-Dei Metallica. Prevedibile.- James sorrise di nuovo e si alzò.
-No. Io sono un fan di Lars Ulrich e basta.-
Tutti rimasero spiazzati da quell’affermazione, il ragazzino si avvicinò al batterista e l’aiutò ad alzarsi.
-Oggi è il tuo compleanno e… insomma…- non riusciva a concludere la frase senza arrossire o balbettare.
-Dai, puoi farcela.-
Prese un respiro ed allungò il regalo.
-Insomma, è un pensierino per te !!!-
Lars lo prese e il ragazzino schizzò via, prese lo zaino e corse verso l’uscita del parco senza mai voltarsi, o almeno così avrebbe dovuto essere se il batterista non lo prese per il colletto del chiodo.
-Aspetta, dove corri ?-
-Non lo so, a suonare la batteria credo…-
Lo lasciò e gli diede un buffetto sui capelli.
-Grazie.- disse Lars.
-No, grazie a te, per tutto.-
Lo abbracciò e poi corse via.
Lontano fino a sparire.
Lars scartò il regalo e vide che era un disco in vinile degli Iron Maiden.
Era piuttosto vecchio.
Doveva essergli costato una fortuna.
Alzò gli occhi e da lontano le vide ancora che lo salutava.
Alzò anche lui la mano e la agitò velocemente.
Chissà se avrebbe rivisto quel ragazzo, avrebbe voluto vederlo suonare la batteria.
 
Quello fu il compleanno più strano e bello della sua vita.
Quello che lo fece crescere di più.
 
  
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