Trovare le parole sembra un’impresa stasera. Sicuramente mi capirete. Lo speciale di Natale mi ha lasciato nel cuore ogni sorta di emozione e c’era questa vocina nel cervello che mi implorava di scrivere qualcosa. Non riuscivo a togliermi dalla testa questa idea, quindi ecco a voi un’ipotetica prima interazione tra Twelve e Clara. Logicamente ogni sorta di caratterizzazione per la nuova incarnazione del Dottore è frutto della mia fantasia: non abbiamo ancora modo di sapere come sarà. Quel che è certo è che mi aspetto grandi cose da Peter Capaldi e questo vuole essere il mio piccolo omaggio al suo neonato arco narrativo.
Ah, dovrei anche specificare che Doctor Who e i suoi personaggi non mi appartengono assolutamente e questa fanfiction è stata scritta per puro intrattenimento personale.
Buona lettura!
Martina
The
clock is striking twelve
«Solo una domanda: sai per caso come si pilota questa
cosa?» Chiese il Dottore. Clara boccheggiò e mosse istintivamente le braccia in
cerca di un solido appiglio. Quella domanda, se possibile, l’aveva sconvolta
ancora di più della rigenerazione in sé.
«Cosa?!» Esclamò – strillò – la giovane, senza staccare lo
sguardo dall’individuo che la fissava con aperta curiosità. Occhi
sorprendentemente azzurri e sbarrati, voce più profonda, capelli ricci, volto
sconosciuto. Una vera e propria tabula rasa.
«Ti ho chiesto se-»
«Ho sentito, intelligentone!»
«In tal caso, avresti potuto rispondermi, invece di fare
una domanda retorica.» Puntualizzò il Dottore, sollevando un sopracciglio con
aria fin troppo composta. Nel frattempo, il TARDIS pareva essersi calmato e
aveva smesso di ondeggiare; ora si limitava a ronzare
docilmente.
«Non stiamo andando da nessuna parte. E penso che non ci
muoveremo finchè non ricorderai come si pilota questa cosa, quindi non preoccuparti.»
Dichiarò infine Clara, sfiorando appena il braccio del Signore del Tempo con la
propria mano. Era nervosa, realizzò dopo qualche secondo. Il pensiero le strappò
un sorriso amaro: le numerose facce che il Dottore aveva assunto le erano sempre
sembrate familiari, ma questa volta la situazione era ben diversa. Lo aveva
visto cambiare aspetto davanti a lei, senza avere la minima idea di cosa sarebbe
successo negli istanti successivi. Non era stato così per le rigenerazioni
passate, niente affatto. Ma, d’altro canto, le aveva sempre seguite e salvate
silenziosamente.
«Perché mi stai guardando così, Clara? Ho un aspetto
particolarmente sgradevole?» Si informò lui, dissimulando il tono ansioso grazie
a una fugace strizzatina d’occhio.
«No, no, non è questo. Sei solo... diverso. E meno
giovane di quanto mi aspettassi.» Rispose cautamente. Mi mancano quel mento imbarazzante e quelle
sopracciglia inesistenti, pensò, ma non lo disse.
«Oh, i corpi troppo giovani possono essere una
seccatura. Ricordi quanto ero goffo? Ora va decisamente meglio.» Affermò il
Signore del Tempo. Fece qualche passo e ruotò su se stesso, per poi scivolare
platealmente sui vestiti disseminati per terra. Clara si morse il labbro
inferiore per non ridere, mentre una parte di lei gioiva immensamente: il suo
Dottore era ancora lì, da qualche parte.
«Stupido squilibrio post rigenerazione. Tutta
quell’energia rimescola l’endolinfa nei canali semicircolari,
sai.»
«Sono un’insegnante di inglese, non una dottoressa.»
Fece notare lei, scuotendo il capo in segno di rassegnazione. Alcune cose non
sarebbero mai cambiate.
«Naturalmente. Ma ora basta parlare di sciocchezze, ho
un quesito importante da sottoporre alla tua attenzione. Come sono i miei
capelli?»
«I tuoi... capelli?» Gli fece eco Clara, scrutando
attentamente la sua chioma brizzolata e mossa, poi aggiunse: «Beh, sono
inusuali.»
«Mi stai dicendo che sono finalmente rossi?» Sussurrò lui, per tutta
risposta.
«Temo di no. Sono grigi.»
«Ah.»
Il volto del Dottore pareva la perfetta definizione
della parola delusione. La giovane si abbandonò a una risata spontanea e
irrefrenabile, ignorando le occhiatacce dell’altro. Sapeva benissimo che le sue
guance erano ancora umide a causa delle lacrime, ma non importava, non in quel
momento. Stava parlando con un estraneo, ma anche con un vecchio amico. Era una
sensazione particolare, non molto semplice da accettare, eppure non era
negativa.
«Come ti senti?» Domandò infine, guardandolo negli
occhi. Col tempo aveva imparato a interpretare ogni scintillio delle vecchie
iridi verdi – anche se il Dottore restava un bugiardo di prima categoria, pieno
di misteri e segreti. Era frustrante sapere che ora avrebbe dovuto ricominciare
daccapo.
Ha occhi
guardinghi, ma più giovani, si ritrovò
a pensare, incredula. Non c’era traccia della pacata stanchezza che sembrava
accompagnare la precedente rigenerazione. Quello che non mancava era proprio la
vivacità.
«La mia ragazza impossibile, sempre così premurosa.» Si
limitò a commentare lui, regalandole il primo sorriso del suo nuovo volto. I
suoi lineamenti severi si addolcirono per un attimo. Clara avrebbe voluto
abbracciarlo, ma si trattenne, perché non era sicura di avere il permesso di
farlo – non ancora, perlomeno. Il
Dottore parve accorgersi della sua insicurezza e le posò una mano sulla spalla
mentre armeggiava con la consolle.
«Sto bene, anzi, benissimo! Magnificamente.
Bell’avverbio, non trovi? C’è così tanto materiale da collaudare ed esaminare in
questo corpo. Chissà come sono ora i miei gusti culinari.» Affermò,
occhieggiando con sospetto la ciotola che aveva ospitato il peculiare binomio di
crema pasticcera e bastoncini di pesce.
«Già, immagino che avrai molti viaggi in
programma.»
«Per prima cosa dovrò fare un giretto inaugurale con la
mia fidata nave. Anche lei ha bisogno di tempo per conoscere il nuovo me. E ho
una quantità spropositata di questioni da sistemare!» Il Signore del Tempo si
carezzò il mento con fare pensieroso, dopodiché guardò Clara e propose: «Credo
che per un po’ non avrò bisogno di te. Potrei passare a riprenderti da casa tra
un mesetto o due, cosa ne dici?»
La ragazza spalancò gli occhi e cercò di mascherare lo
sconforto che aveva invaso il suo volto. Le aveva promesso di non lasciarla più
indietro. Aveva promesso.
«M-ma non... non puoi!» Sbottò in tono offeso. La sua
parlantina sembrava averla abbandonata; eppure non le capitava spesso di
balbettare, anzi.
«Ha! La brillante Clara Oswald si fa ingannare in un
batter d’occhio da questo vecchio furbastro?» Esclamò il Dottore con un ghigno
soddisfatto. La giovane tirò uno dei sospiri di sollievo più sentiti della sua
intera esistenza, ridendo della propria stupidità. Subito dopo decise che, tutto
sommato, non aveva mai avuto
bisogno di alcun consenso per gettare le braccia al collo del Dottore. Quindi lo
fece senza ulteriori esitazioni. E, davvero, non c’era nulla di diverso nella
stretta del Dottore, o nella sua presenza rassicurante.
«Clara, Clara, abbiamo molto da fare.» Mormorò lui. Per
un attimo la sua voce suonò morbida e provata come un
tempo.
«Non c’è fretta. Andrà tutto magnificamente.»