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Autore: DawnArisu12    26/12/2013    1 recensioni
Octavia non aveva la minima idea di dove si trovasse.
Le uniche cose di cui era certa era che aveva molto freddo (talmente tanto da farle battere i denti) e che doveva essere notte fonda, perché riusciva a vedere le stelle.
Tutto attorno lei era nero: dal cielo alla strana polvere nera che sembrava ricoprire tutto di quel mondo.
Genere: Dark, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cameron Briel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AnGeLo cUsToDe



-Voi ci credere negli angeli custodi?- esordì Claire, attirando l'attenzione degli altri su di sé. Si erano riuniti lì in biblioteca per fare i compiti, ma alla fine i libri erano stati chiusi e i ragazzi avevano cominciato a chiacchierare, stando attenti a mantenere un tono di voce accettabile per non disturbare gli studenti che si trovavano lì per studiare. Il gruppo era costituito da: Roland e i suoi bellissimi dreads, Cam il rockettaro, la simpatica Arriane, e due nuove arrivate alla Sword & Cross Octavia e Claire.
-Non credo di averci mai pensato seriamente...Sono un po' scettica...- rispose Octavia, inclinando la testa da un lato come per concentrarsi meglio, poi rivolse la stessa domanda a Roland -E tu che ne pensi?-
-Credo sicuramente che ci sia qualcuno che ci aiuta e ci protegge nella vita...-  rispose lui, dopo essersi scambiato alcuni sguardi complici con Arriane e Cam e intanto, mentre Claire diceva la sua, si sistemò un dread ribelle che era sfuggito dall'elastico per capelli rosso.
-Mia madre mi ha sempre detto che ognuno ha il suo angelo, lei crede molto in queste cose.-
-Chissà se esiste un modo per mettersi in contatto con il proprio angelo...-
-Non credo.- commentò Cam, che se ne stava seduto con le gambe allungate sotto il tavolo e le braccia incrociate -Il tuo angelo custode alberga nel tuo cuore e, anche se non lo vedi, sai che c'è e che ti aiuterà- Octavia ascoltò con attenzione le sue parole e, quando lui si volse verso di lei e i loro sguardi si incontrarono, per un attimo le parve di perdersi nel verde dei suoi occhi.
-Ma come siamo profondi oggi!- commentò Roland, dando una spintarella a Cam, il quale sorrise.
Decisero di finire i compiti così ripresero tutto il necessario: c'era chi era alle prese con i numeri, chi con ricerche storiche. Impilati davanti a Roland e Cam c'erano dei libri molto grossi con le pagine ingiallite dal tempo e le copertine rovinate di un color marrone scuro, mentre Arriane, Octavia e Claire consultavano il libro di matematica e dividevano una calcolatrice arancione shocking.
Quando Cam si alzò per andare a cercare un altro libro da aggiungere alla pila che già si era creata sul tavolo, Octavia notò con sorpresa che sulla nuca aveva il tatuaggio di un sole e, istintivamente, si chiese se per lui fosse stato doloroso farlo. Il ragazzo tornò al suo posto, soddisfatto di aver trovato ciò che cercava e, quando si sedette, il suo sguardo incontrò quello incuriosito di Octavia e un leggero sorriso increspò le sue labbra, lei ricambiò il sorriso con un velo d'imbarazzo.
Dopo un'ora abbondante tutti avevano finito i loro compiti e se l'erano svignata, dirigendosi dritti nelle loro stanze. Solo Octavia se ne stava ancora lì a raccogliere le sue cose, impilò i libri e li sollevò, tenendoseli stretti al petto e,quando alzò lo sguardo, vide che Cam era appoggiato al grande tavolo su cui prima avevano fatto i compiti e attorno al quale si erano riuniti e la stava aspettando, anche lui con i libri in mano.
-Oh- le sfuggì, quando i loro sguardi si incontrarono -Grazie per avermi aspettato-
-Di nulla- e le fece l'occhiolino
Si diressero verso l'uscita e lui, con un gesto galante, tenne la porta aperta per far passare prima lei. Andarono in direzione delle loro stanze e ,mentre camminavano, Cam osservava la ragazza e notò un curioso braccialetto attorno al suo polso: una brillante catenina d'argento con un ciondolo a forma d'angelo.
-Avevi detto di non credere negli angeli...- commentò indicando il gioiello
-Oh, questo. Me l'ha dato una mia amica prima che venissi trasferita qui- raccontò lei, guardandosi distrattamente intorno, mentre si perdeva nei ricordi -Mi ha detto che  mi avrebbe protetto. E comunque non ho detto che non ci credo, sono solo un po' scettica all'idea, ma chissà, magari esistono davvero e ci seguono giorno per giorno, aiutandoci...- e così dicendo si sistemò gli occhiali blu elettrico sul naso
-Hai sempre gli amici- disse lui, avvicinandosi alla ragazza e passandole un braccio attorno alle spalle. Lei rimase stupita da questo so gesto, ma colse l'occasione per godersi la vicinanza di Cam , il quale continuò dicendo: -L'amicizia è un legame molto importante-
-Già, i veri amici ci sono sempre- Octavia abbassò lo sguardo -Anche se non ne ho mai avuti molti...-
-Non solo io, ma anche Roland, Arriane e tutti gli altri, ci saremo sempre, ricordatelo- disse, guardandola intensamente nei suoi profondi occhi castani, che avevano delle curiose screziature dorate.
-E ovviamente anche io per te!- gli rispose lei sorridendogli sinceramente. La ragazza si portò istintivamente una mano alla tasca sinistra, per poi realizzare ,con una certa tristezza, di non avere più con se il suo fedelissimo Nokia, così sbuffò e ,sconsolata, riportò la mano a sorreggere i libri.
-Non è facile scrollarsi di dosso le vecchie abitudini, eh?-
-Già-
-Se sei interessata, conosco qualcuno che può procurarti un nuovo cellulare...- le disse Cam all'orecchio
-Oh, Cameron. Non serve che ti metti nei guai...- rispose lei.
-Era da un po' che qualcuno non mi chiamava “Cameron”- Le confessò con un'espressione sorpresa dipinta sul volto.
-Lo preferisco al soprannome, io di solito sono una che chiama le persone con il loro nome completo. Comunque chi sarebbe questo tuo amico?-
-É Roland- rispose Cam, passandosi distrattamente una mano tra i capelli neri
-Grazie, buono a sapersi- disse lei con un sorriso
Il caso volle che le loro stanze fossero vicine: Cam la 44 e Octavia la 43.
Così i due si ritirarono entrambi nella propria stanza.


whv


Octavia non aveva la minima idea di dove si trovasse.
Le uniche cose di cui era certa era che aveva molto freddo (talmente tanto da farle battere i denti) e che doveva essere notte fonda, perché riusciva a vedere le stelle.
Tutto attorno lei era nero: dal cielo alla strana polvere nera che sembrava ricoprire tutto di quel mondo.
Non sapendo dove andare, la ragazza cominciò a camminare a vuoto, abbracciandosi le spalle in un vano tentativo di scaldarsi. Inciampò su una pietra nera e riuscì a prendere al volo gli occhiali da vista prima che facessero, di conseguenza, una fine rovinosa.
Ad un certo punto la consapevolezza che non ci fosse niente e nessuno lì la schiacciò come un macigno, e Octavia si sentì talmente pesante che dovette accasciarsi a terra. Si appoggiò  le mani sul petto e cominciò a respirare affannosamente come se qualcuno l'avesse chiusa in una stanza e la stesse progressivamente privando dell'ossigeno.
-Okay, niente panico. Calmati- si disse, cercando di riprendere il controllo. Annuì, appoggiò le mani a terra e si risollevò, per poi battersi le mani sui pantaloni, per pulirle da quella strana polvere nera.
Improvvisamente sentì un rumore dietro di lei. Octavia tese l'orecchio e tentò di capire cosa fosse. Le sembravano tanti battiti d'ala ma, quando quel suono si avvicinò, si rese conto che non era ciò che si aspettava: ciò che produceva quel rumore erano delle schegge di ghiaccio appuntite che brillavano e si stavano dirigendo verso di lei fluttuando, pronte a trafiggerla.
Spaventata, si mise a correre il più velocemente possibile, con il cuore in gola e le si mozzò il respiro quando si trovò davanti ad un baratro. Si guardò intorno e terrorizzata e notò che c'era una grande scala a chiocciola di pietra nera che scendeva e finiva nel buio disegnando una grande spirale. Decise di scendere e per un attimo, soltanto un momento si sentì al sicuro.
Finché l'imponente scala non cominciò a sgretolarsi.
Octavia rimase lì, immobilizzata dalla paura, finché anche il gradino sotto i suoi piedi crollò.
Ma qualcuno afferrò la sua mano prima  che precipitasse nel buio.
-Ti prego, non farmi cadere!- Urlò terrorizzata la ragazza
Lo sconosciuto la sollevò con tale naturalezza che sembrava che per lui il peso della ragazza fosse equivalente a quello di una piuma.
Quando fu di nuovo a terra, alzò lo sguardo per vedere il suo salvatore, ma lui le aveva già voltato le spalle. Lo sconosciuto guardò il cielo nero punteggiato da stelle bianche, allargò le braccia e dispiegò delle ali, ma non erano bianche come quelle degli angeli, avevano dei riflessi dorati che le rendevano estremamente luminose.
Una luce abbagliante investì Octavia e lei fece appena in tempo a notare che sulla nuca del ragazzo c'era il tatuaggio di un sole che sembrava brillare di luce propria.

  
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