Oggi è il 26
dicembre, quindi Buon Compleanno Saviour.
This Is A
Rebel Love Song
-7.Fear
-
L’aula
dell’università non era mai stata fredda come in
quel
momento.
La sua voglia
di
seguire la lezione ancora minore rispetto del solito.
Faceva freddo,dannatamente freddo e
nemmeno la felpa pesante
riusciva a scaldarla.
Mancava poco più di
mezz’ora alla fine della lezione, che
era passata in modo tremendamente lento.
L’ora e mezza precedente di
lezione l’aveva passata a ascoltare
passivamente il professore mentre
spiegava annoiatamente le
opere del
rinascimento italiano, scarabocchiando sul suo quaderno per lo
più frasi senza senso,
anche se ogni tanto la sua mano si perdeva in una A, ornandola, per poi
ricalcarci sopra altro, abbastanza nervosamente,per evitare che
qualcuno
vedesse quello che stava facendo.
La lezione finì,
ed
Ashy aspetto di essere sola prima di uscire dall’aula.
Essere l’ultima ad uscire
significava incontrare meno gente
possibile nei corridoi e incontrare meno gente possibile nei corridoio
significare avere meno gente che le dava fastidio.
Mentre si stava alzando, il telefono
le vibrò nella tasca
dei pantaloni.
Doveva ricordarsi di togliere il
silenzioso, decisamente.
Era Kirsten.
“Aspetta a
disperarti, hai pensato ai gatti?”
“Quali
gatti?”
Rispose velocemente al
messaggio, infilandosi il cappotto nero pesante e uscendo.
Camminò a testa bassa per
i corridoi, cercando nervosamente
nella sua borsa il suo mp3 e le sigarette.
Quando uscì
dall’università aveva già le cuffie
nelle
orecchie, nonostante l’mp3 fosse spento, mentre come sempre
non trovava
l’accendino.
Il cellulare vibrò di
nuovo, facendola innervosire
ulteriormente.
“Genio del
male…….ci sono tre gatti in casa…..e
fino a
prova contraria tu ne hai solo uno, Ashy”
“Eh
quindi?”
L’istinto di uccidere la
sua coinquilina era davvero forte
il quel momento, che bisogno c’era di scriverle dei gatti?
Le venne un flash e
si ricordò, oltre a capire cosa intendeva la coinquilina:
Femme e Crow.
I gatti.
Andy.
Un sorrisino stupido le comparve sul
volto, che lei si
appresto a mandar via subito prima che qualcuno potesse
vederla.
“e
quindi tornerà e
non credo lo farà fra molto”
“Io
e te dobbiamo
parlare quando arrivo a casa,sappilo,stai diventando
inquietante”
Mise il cellulare in borsa in modo da
non poterlo sentire e
finalmente trovò l’accendino,con cui si accese una
sigaretta.
Per un momento fu felice di sapere
che la coinquilina quella
sera l’avrebbe passata con il suo ragazzo: avrebbe avuto il
tempo di piangere
come se non ci fosse un domani senza che nessuno potesse vederla,
ascoltando
musica al massimo volume senza che nessuno la disturbasse.
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Si era addormentata sul letto,
sfiancata dal non aver
dormito la notte prima.
Suonò il citofono un paio
di volte prima che realizzò che
fosse quello e non il frastuono che proveniva dal suo stereo.
Scese di sotto esattamente
com’era, convinta che fosse
Kirsten: i capelli scompigliati e il segno del cuscino sulla guancia.
Mentre scendeva di sotto il
campanello suonò
di nuovo con insistenza e Ashy urlò un
“arrivo,un attimo” che più che altro
sembrò un lamento indefinito e abbastanza
infastidito.
Quando aprì la porta
rimase ferma dieci minuti a osservare
la persona davanti a lei.
Andy rimase a guardarla, serio in
principio, per poi
sorriderle.
-Ciao- disse solamente.
-Ciao, entra…ma che ci fai
qui? ah, giusto i gatti..- le
rispose mezza assonata la ragazza.
Il cantante si tolse la giacca e
l’appese all’attaccapanni
dell’ingresso, per poi sedersi sul divano letto che era stato
probabilmente richiuso
poco prima.
-Non dovevo andarmene così
prima, scusa-
-E di che?-
-Ma stavi dormendo?-
-Si- rispose mentre andava a
prepararsi un tazza piena di
caffè bollente.
-Scusa di nuovo-
-Non scusarti più, non ce
ne è bisogno, ok?- lo interruppe
la mora.
-Dicevo…non dovevo
lasciarti così oggi, dopo quello che hai
fatto per me in questi due giorni…più che altro
non posso-
-Non puoi?-
Andy non le rispose.
La ragazza posò la tazza
sul bancone della cucina di marmo
chiaro, per poi sorridere teneramente verso di lui.
-Vieni, ti faccio vedere una cosa-
E detto ciò, si
incamminò verso il corridoio.
Il cantante la seguì senza
proferire parola e incuriosito,
dato che durante la sua permanenza non era mai salito al piano
superiore.
La scala era a chiocciola, di legno
scuro ,in netto
contrasto con i muri chiari e di tanto in tanto scricchiolava
leggermente sotto
i loro passi.
Alla fine della scala si apriva un
corridoio stretto e corto,
che dava su quattro porte scure.
Ashy entrò nella prima,
lui la seguì.
Era buio, prima che lei
accese la luce, ma data l’ora non si vedeva
nulla nemmeno all’aperto,
probabilmente .
Lasciò che Andy andasse al
centro della stanza ,per poi
accendere la luce.
Andy si guardò attorno.
Davanti a lui c’era una
scrivania, su cui stava un computer di
vecchia generazione e una serie di cartacce con fogli più o
meno scritti.
Il muro alla sua destra era stato
totalmente ricoperto da
foto.
Loro, dei Black Veil Brides ,vecchie
e nuove ,ma la maggior
parte erano dell’epoca di We stich these wounds.
Al centro c’era la scritta
Fallen Angel, fatta a mano
,bianca, che spiccava in contrasto al muro probabilmente nero.
Un altro spazio vuoto dalle foto era
più in basso, dove
c’era la scritta “Saviour will be there,when you
feel alone” nello stesso carattere
di quella superiore.
Sparsi qua e la c’erano
altri spazi più piccoli, con testi
interi ,troppo piccoli e intricati da leggere da dove si trovava lui.
Lui la guardò a
metà tra il leggermente sconvolto e lo
stupito.
-io non credo, che poi ,tu mi debba
così tanto- proferì lei,tenendo
lo sguardo basso come suo solito.
-Ashy, io…-
-Lo so che te lo sei sentito dire
tante volte ed è banale,
ma se non fosse per te, per voi, io non sarei qui-
-Ashy…io-
-No, è troppo tardi per
scappare urlando- gli sorrise.
Il cantante rise gioiosamente, per
poi tornare serio ma continuando
a sorridere ,avviandosi verso di lei.
Ashy lo guardò, rimanendo
ferma mentre lui la abbracciava
teneramente.
La sentì tremare sotto le
sue braccia nonostante non facesse
per nulla freddo in casa.
-Che c’è?-
Ashy capì che si riferiva
al tremore che non riusciva a
controllare, ma soprattutto non le era mai capitato.
-Non lo so….credo
perché tu sia la prima persona che mi
abbraccia in 19 anni di vita dopo Kristen- lo disse abbassando lo
sguardo,
facendo in modo che lui non potesse guardarla negli occhi.
Lei rimase così, con la
testa contro il suo petto finché lui
non le alzò il mento in modo da avere contatto visivo.
Lui aveva capito da cosa poteva
essere causato quel tremore.
Qualcosa di passato ma inconsciamente
indelebile che lei non
poteva dimenticare: tutto il tempo passato, e probabilmente anche
quello presente,
ad avere paura degli altri.
-Non ti farò nulla, lo
giuro-
-Lo so-
Non le avrebbe fatto nulla, ne era
certa ,non l’avrebbe
fatta soffrire.
-Non me ne andrò-
Ashy non gli rispose, si
limitò a abbassare
la testa e stringersi a lui.
Di questo non era poi tanto sicura.