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Autore: Dafne    16/11/2004    31 recensioni
Dove gli amici sembrano nemici, dove un semplice cristallo puo' sembrare un diamante, dove morire risulta piu' facile che vivere, ricordate, sarete voi le luci che guideranno i vari popoli ad una nuova alleanza. IN STATO DI RISTRUTTURAZIONE E INTERROTTA QUINDI FINO A DATA DA DESTINARSI
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Pai Ikisatashi, Ryo Shirogane/Ryan, Taruto Ikisatashi/Tart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Morire

Morire.
Che vuol dire, in realtà?

Che i battiti del cuore cessano e tu ti abbandoni in quel buio freddo e allo stesso tempo accogliente? Che la vista ti si annebbia, rendendoti cieco? Che persino l'aria che respiri ti sembra troppo pesante?

No. Questo non è morire. Questa è libertà.

Morire è peggio: è perdere la voglia di continuare, perdere l'amore per ciò che ti circonda, perdere i ricordi che ormai sono solo foto sigillate dietro una parete di vetro...
Perdere quella sensibilità del tatto che un tempo ti dava la forza di sorridere, e che adesso è stato sostituito da un inutile, fastidioso, insignificante...

...torpore

Quel senso di vuoto che ti conferiva il potere di essere insensibile al dolore, mentre il male vero in quel momento ti rodeva l'anima; questo era morire.

Ed era troppo da sopportare, anche per uno come Tart.

Protetto dal buio della sua stanza, l'alieno era disteso per terra su un fianco, gli occhi fissi su un oggetto terrestre che aveva resistito per tutto quel tempo al caldo e al cambiamento di aria; eppure, non era rimasto altro che un oggetto... proprio come lui.
Il cigolio sinistro della porta lo distolse dai suoi pensieri, seguito da passi leggeri e delicati; Tart avrebbe voluto prendersela con la bella aliena che era entrata per non aver bussato, ma ormai aveva capito quanto fosse inutile prendersela con tutto l'Universo.

- Tart? - lo chiamò una voce dolcissima, seguita da una mano che gli accarezzò la fronte, sistemandogli la frangia. - Va tutto bene? -

Lui  si limitò a guardarla per un attimo, chiedendosi se mentire avrebbe portato i suoi frutti; poi, con un sospiro stanco, tornò a guardare il vuoto davanti a sè. - No, mamma. - la sua voce si incrinò leggermente. - per niente... -

La donna aprì la bocca per parlare, ma un altro rumore di passi risuonò nell'aria, costringendola a tacere;  un'ombra si fermò proprio davanti alla porta, facendo scricchiolare le vecchie assi di legno del pavimento.

- Madre... -

Pai era sulla soglia, la mano bianca appoggiata alla porta e un'espressione terribilmente seria. - Io... -

Si fermò, cercando di trovare le parole giuste senza risultato; la donna scosse la testa, stringendo i lembi grembiule bianco.

- Dovete andare, vero? - chiese, celando nella domanda il desiderio di ricevere un no, ma Pai incrociò le braccia, facendo un cenno d'assenso con la testa.

Tart sembrò risvegliarsi da un lungo sonno. - Andare dove? - chiese, quando il fratello maggiore gli fece segno di uscire.

La madre si sedette sul davanzale, impallidendo, sorridendo amaramente. - Non l'hai ancora capito, Tart? Siamo di nuovo in guerra... - girò leggermente la testa, spostando lo sguardo sul cielo stellato. - di nuovo in guerra... -
 

ab

 

Di nuovo in guerra…

Finirà mai questa stupida battaglia?

E se questo fosse solo un incubo?

Voglio aprire gli occhi…

Voglio fuggire da questa prigionia…

Sì… è soltanto un incubo…

 

- Kisshu? -

 

Ma si sa, sono sempre i piccoli dettagli che ti fanno tornare alla realtà…

 

- Kisshu? – ripeté una voce, alzando il tono; non ricevendo risposta, perse la pazienza. - KISSHU IKISATASHI! MI STAI ASCOLTANDO? -

L'alieno sembrò risvegliarsi, scuotendo la testa e guardandosi intorno, spaesato. Sentì tutti gli sguardi su di lui e gli ci volle un po' per ricordarsi di essere ad un allenamento.

I suoi occhi si posaronosu una ragazza, una soldatessa a dire il vero, dai lunghi capelli arancioni e le iridi color del ferro che lo stavano trapassando come lame fredde e spietate; batteva il piede per terra nervosamente, portando le mani sui fianchi e chinandosi su di lui.

- Dimmi un po', tu... - sibilò, arrabbiata. - con chi credi di avere a che fare? -

- Ehm… è una domanda un po’ difficile…. – ironizzò lui,facendo ridere i compagni di addestramento.

Eppure era vero, quella ragazza di femminile aveva ben poco, ma all'alieno il pensiero di dirglielo non passò neanche per la testa, perché si ritrovò un'arma davanti al viso che gli cancellò il sorrisetto stampato sulle labbra.

- Solo perché sei carino pensi di poter affascinare anche me oltre alle altre mie compagne? - continuò lei, pungente, agitando il frustino contro la sua faccia, minacciosa.

- Mah… non saprei, Seira…- un'occhiata maliziosa veloce bastò per far indietreggiare l'aliena; abbastanza, per cogliere la palla al balzo. - potremmo parlarne stasera a cena…. che ne dici?  -

La bianchissima pelle di Seira cambiò velocemente colore, diventando rossa come un pomodoro maturo; stava facendo uno sforzo sovraumano per non tirargli un pugno.

- Vai al diavolo! – imprecò a denti stretti, allontanandosi incavolata e gettandogli il frustino contro il petto.

Lui non ebbe neanche il tempo di provare dolore che la sua spalla fu raggiunta da una pacca violenta, che lo fece barcollare.

- Ehi, Kisshu! - l'interpellato si girò, cercando la fonte di quella voce che si stava facendo beffe di lui. - Ci tieni proprio ad avere vita breve, eh? –

- Molto divertente, Kent… - sibilò il ragazzo, guardando il suo migliore amico con una smorfia di dolore.

Kent Inegawa, un alieno alto, dai capelli mediolunghi castani e dagli occhi verde acqua che facevano impazzire la maggior parte delle fanciulle del pianeta.

-  Piuttosto, non te lo ha mai detto nessuno che hai una mano pesante? – sbottò, massaggiandosi la spalla dolorante.

- Sì, lo so! e ne vado fiero! - esclamò Kent, battendosi un pugno sul petto. - Cambiando discorso... ho appena visto Pai e Tart dirigersi verso il padiglione Est. -

- oh... - fece l'altro, distratto, guardandosi intorno. Poi, con un gesto fulmineo, afferrò l'amico per il colletto e lo attirò verso di sè, in modo da parlargli in privato. - Senti, Kent... - gli sussurrò all'orecchio. - Perché Alborn ci ha convocati in piazza? -

- Deve scegliere, amico mio. - rispose, allontanando la mano di Kisshu e allontanandosi di qualche passo. -  Scegliere tre comandanti che dirigano gli eserciti nei pianeti più vicini a noi: Eragorn, terra dei draghi e dei loro custodi, Nox, terra delle creature della notte, e la Terra, pianeta popolato dagli esseri umani… che tu e i tuoi fratelli conoscete già! - aggiunse, massaggiandosi il collo.

L'espressione ansiosa dell'amico lo indusse a proseguire. - Dobbiamo aiutarli, perché tra non molto saranno soggetti a invasioni nemiche da parte del regno di Seithr. Hai presente quel pianeta che tempo fa ha dichiarato guerra a Profondo Blu? -

Non ricevendo risposta, alzò lo sguardo su di lui. Lo vide impallidire a vista d'occhio.

- Kisshu? -

 

La Terra…

No… Non è possibile…

Ichigo… La mia gattina…

E’ in pericolo…

 

- Ehi, fratello! Tutto bene? – chiese Kent, sventolandogli la mano destra davanti al volto, seriamente preoccupato. Lui venne scosso da brividi freddi, ma abbozzò un sorriso. Piuttosto falso, anche.

 - S-sì... forse ho qualche linea di febbre... Comunque è tutto ok... -

- Torna nel mondo dei vivi, Kisshu… - disse Kent, prendendolo per le spalle, per poi indicare con l'indice della mano destra il grande palco al centro della piazza. - Guarda, Alborn sta per dire il nome del primo candidato. -

 

Quando ci si mette di mezzo il destino, non puoi far nulla per tornare indietro.

A volte, poche parole bastano per rovinare la speranza di pace che si custodiva gelosamente nel cuore.

Per rovinare una famiglia.

Per rovinare un’ intera esistenza.

Alborn si alzò, con portamento solenne nonostante la sua età, mentre le sue labbra pronunciavano un nome.

Un nome che riecheggiò in tutta la piazza, in quel silenzio innaturale che si era creato, portato via dal vento e assumendo sfumature sempre più diverse.

Un nome che avrebbe dato inizio ad un’ altra, pericolosa avventura.

Pai.

Subito dopo ne riecheggiò un altro, questa volta accolto con molti mormorii.

Tart.

Ed infine l’ultimo, quello che suscitò maggior scompiglio in quell’aria di attesa, di invidia, di comprensione.

Kisshu.

 

- E’ così, allora…. – sospirò Pai, raggiungendo i suoi fratelli davanti ad Alborn. – Di nuovo insieme. Un’altra missione ci attende, un’altra guerra. E stavolta, nessuno può più sentirsi al sicuro. -

 

 

 

 

HOLA!!!!! Se sono di nuovo qui, è per colpa vostra, care lettrici! ^^ Vostra e della prof di Matematica che mi fa addormentare.

Ebbene, ho sognato questa storia e ho deciso di scriverla! ^^

Ok, ok, ammetto che nel sogno c’erano anche le equazioni e i criteri di uguaglianza, ma questi ve li risparmio! ^^

Che dire…. ^^ Sono contenta che a qualcuno sia dispiaciuto sapere che avevo chiuso la prima stesura di “ Di nuovo in guerra “

Bene! ^^ sono felicissima! ç___ç Mi sono commossa!

Spero di avervi accontentati, perché ci tengo davvero! ^^

Ditemi che ne pensate, anche un commentino del tipo: vatti a nascondere

^^ Per piacere, è molto importante per me!

Bene… ci vediamo! ^^

Pai: il più tardi possibile! -.-“”””

TACI, CHE NEL PROSSIMO CHAPPY CI SEI TU! >.<****

Pai: che brivido…. -.-“””

Fancuffia! ç_____ç

  
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