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Autore: Sundy    20/05/2008    4 recensioni
L'epilogo dell'Esodo che ha portato alla formazione dell'Impero. L'ultimo passo, il più fatale, quello davvero indispensabile, è cambiare la mente del popolo, se non si può cambiare il suo destino. Ho cercato una sintesi plausibile del peccato e del miracolo attraverso cui questa donna così piccola ha dato un colpo d'ala tanto forte alla storia della sua gente....Ambientata circa 800 anni prima della linea temporale attuale di TB. Non so dire se sia ancora spoiler ma direi di no.
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Oltre gli Urali non c’è niente… - esalò in un unico lungo, esausto respiro.

Era la stanchezza più che la reverenza a piegare il ginocchio dell’esploratore Lubjan Sharapov, ex sergente maggiore delle forze di terra UNSF, un grado che aveva abbandonato per assumere il titolo più vago e romantico di capitano del brigantino Herebus II, e comandante della missione di esplorazione che esso aveva intrapreso negli ultimi mesi.
Del distaccamento che si era addentrato nella steppa russa, inseguendo l’ombra di una fantomatica terra baciata da un crepuscolo perenne in cui la loro gente potesse prosperare, solo il capitano e un giovane marinaio ungherese avevano raggiunto vivi il Bosforo, ma anche un’occhiata superficiale e vergine di studi medici bastava a comprendere quanto profondamente il male si fosse insinuato nei corpi emaciati di quegli uomini. Sharapov sollevò con sforzo i suoi occhi cerulei verso il Consigliere, che fremeva nell’attesa dei dettagli del suo resoconto, poi li rivolse al Comandante, e cercò dentro di sé le parole giuste per raccontarle la devastazione radioattiva, così sterile e totale, che aveva trovato oltre il mare, ma lo sguardo impassibile di lei fece sparire dal suo animo ogni vaga intenzione di giustificare il fallimento della sua missione.
L’esploratore sapeva bene che, fin dai tempi lontani in cui la sua giurisdizione copriva il solo Dipartimento di Scienze del RMP, il Comandante Supremo dei Returners – un nome che solo gli accoliti della prima ora come lui continuavano ad utilizzare - non aveva mai ammesso fallimenti assoluti e rinunce a priori. Eppure l’uomo sentiva il bisogno di un ultimo atto di sincerità nei confronti di sé stesso e del roseto di tumori che gli costellava la pelle, ingiallita dalla putrefazione del suo fegato: oltre il mare, e quelle montagne desolate, aveva visto morire insieme ai suoi compagni anche la speranza di trovare una nuova patria, lontana dalle case e dai campanili dei Terran. Decise di limitarsi ad elencare i fatti nella loro natura più essenziale, senza dare spiegazioni forbite che l’avrebbero solo irritata di più. La consapevolezza di essere comunque prossimo alla morte gli rendeva la sua collera meno spaventosa.

- Il crepuscolo che abbiamo inseguito non esiste. Le città sono cumuli di macerie, l’acqua è veleno, l’aria è cattiva, la terra contaminata. Da quella parte non si può andare.

Parlava a fatica, ogni respiro pesante come una pietra che precipita in un abisso senza ritorno, con il peso morto delle parole che pronunciava, e Seth seguiva l’agonia del suo resoconto attraverso quel respiro spezzato, le labbra serrate nella sua rabbia muta di fronte a quell’ennesimo tiro mancino che la loro Madre Terra – “perfida bagascia putrida” sillabava mentalmente - gli aveva riservato.

Fuori dal loggiato, le strade deserte di Istanbul ardevano sotto il riverbero tagliente del sole. I coloni, rinchiusi nell’ombra secca delle piccole case, e nell’umidità opulenta dei grandi palazzi dalle pareti intarsiate, attendevano sepolti vivi lo smorzarsi di quella luce accecante per procurarsi acqua e cibo, o incontrarsi frettolosamente nelle strade illuminate dal crepuscolo, prima di tornare a coricarsi. E adesso Seth, il loro Comandante Supremo, aveva la certezza che non esistesse nessun altro luogo in cui cercare una vita diversa da quella.

- Mia signora – disse l’esploratore, con una gravità e un ossequio che facevano da battistrada alla sua audacia – è finita. Per quanto grande e potente, nemmeno voi siete in grado di cambiare il corso del Sole…

Gli occhi verdi di lei, che per un banale errore di ingegneria genetica nel suo assemblaggio le permettevano di vedere chiaramente attraverso le tenebre, rincorsero le ombre della sua gente nella penombra delle loro case, e vi trovarono la paura, e la morte della sua stessa speranza.
La sua minuta figura fu scossa da un fremito di rabbia, tanto viva e desiderosa di lottare da non permetterle di arrendersi alla sconfitta, ma la lingua ardente del sole, troppo forte per i suoi occhi sensibili, le impose di abbassare lo sguardo. Socchiuse allora le palpebre e dopo aver esalato un lungo respiro, disse, con voce ferma e forte:

- Questa notte, per le strade, organizzeremo una grande festa.

Il Consigliere, incredulo, fece per dire qualcosa, ma un gesto della mano del Comandante lo bloccò.
- Abbiamo poche risorse? Non importa, investiamole per il bene del nostro popolo. Saccheggeremo i regni umani confinanti, se ne avremo bisogno!– La voce di Seth aveva assunto la posata fermezza di un ordine inappellabile. - Sradicate gli aster e piantate belle di notte nei giardini, distruggete i mosaici e ricomponeteli sostituendo la luna al sole, accendete stelle elettriche, stelle di fuoco, milioni di candele per le strade. Voglio che questa notte la città risplenda come un diamante...

Il Consigliere, attanagliato dalle sue impellenze organizzative, non osò sollevare lo sguardo, ma l’esploratore Sharapov, che sapeva di non avere più nulla da perdere, si azzardò a fissare lo sguardo nel volto senza tempo del loro Capo Supremo, che ogni giorno di più assumeva il ruolo di una sovrana assoluta. Non c’era entusiasmo per la celebrazione sul suo volto, né la disperazione di veder infrante le proprie speranze, né delirante follia. Negli occhi iridescenti di Seth brillava un disegno lucido di quello che sarebbe stato il futuro, e quella rabbia determinata che non le avrebbe mai permesso di arrendersi alla sua fallibilità.
Il suo volto infantile si contrasse appena incontrando lo sguardo dell’uomo morto a metà, libero ormai da ogni timore, ma non durò che un attimo.

- Tu hai ragione, Sharapov, non sono in grado di cambiare il corso del Sole …

Il pugno chiuso dell’eterna fanciulla si abbatté con una forza inimmaginabile su una delle antiche colonne che reggevano il loggiato, ma a far fremere la reggia tutta non fu la forza del suo braccio, ma il vibrare inappellabile della sua voce.

– E sia! Ma d’ora in avanti, invece di temerlo, prospereremo alle sue spalle!
  
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